mercoledì 5 marzo 2025

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

UN LUOGO IMPOSSIBILE DA APPIATTIRE 

Essere messi all’angolo. Stare in un angolo. L’angolo del castigo. Un angolo buio. Un angolo cieco. Un carattere angoloso. Una curva ad angolo. 

Molte sono le espressioni che utilizzano questo specifico luogo geometrico e spaziale per rappresentare situazioni scomode, parziali, punitive o ristrette. 
E in effetti, talvolta, gli angoli sono problematici: sono difficili da arredare, nella loro ristrettezza si accumula la polvere, e sono sempre loro che desideriamo smussare quando si dimostrano troppo puntuti. Anche negli albi, poi: l’angolo al centro della doppia pagina, stretto nella rilegatura è un luogo critico che costituisce una sfida per illustratori, grafici e lettori. Eppure è proprio da questo incrocio di rette che convergendo interrompono la loro corsa verso l’infinito che scaturisce la tridimensionalità: è dalla gestione degli angoli sulla carta che si è generata l’illusione della prospettiva, dalle prime intuizioni di Giotto, passando per la progettazione architettonica, fino ad approdare alle illusioni di Escher e alle abbacinanti anamorfosi che il cervello non riesce a gestire liberamente. 


È qui che si posiziona Zo–O: tra illusione ottica e realtà. Questo è un albo impossibile da appiattire poiché è proprio dall’ambiguità tra l’angolo disegnato sul piano bidimensionale e l’angolo creato dalla struttura concretamente tridimensionale del libro aperto che ne scaturisce la forza. Guai se mancasse! 


Tutto ha inizio qui, su una doppia pagina suddivisa isometricamente in tre porzioni equivalenti che sono subito percepite come due pareti e un pavimento. Solo, seduto in corrispondenza del punto di convergenza di tutte le rette, un corvo contempla lo spazio a sua disposizione. 


Poi, una volta acquisite sufficienti informazioni e presa la necessaria confidenza, inizia ad arredare: un divanetto azzurro, una libreria una lampada, un tappeto. Infine una pianta, a cui dedica la prima parola. 


Ma una pianta non può crescere solo con la luce di una lampadina, e quindi ecco che il corvo inizia a decorare i muri disadorni: pennellata dopo pennellata, le pareti si travestono da enormi vetrate che, con il loro giallo paglierino, sembrano inondare l’intera stanza di luce solare. Soddisfatto il corvo si occupa delle sue cose, la pianta cresce, arriva la musica, l’angolo diventa casa. Eppure manca ancora qualcosa. 


È quando il corvo si decide, ad aprire un varco nella parete per affacciarsi effettivamente verso l’esterno che l’idea forte dell’albo si rivela. 


Zo-O maneggia concetti opposti in una dialettica che sfugge ogni polarizzazione, e restituisce nel racconto la potenza del concetto rivoluzionario di interdipendenza. 


Così come lo spazio geometrico non possiede una connotazione morale, così come a ogni angolo convesso corrisponde un angolo concavo, allo stesso modo la solitudine in cui si muove il corvo all’inizio della storia non si contrappone alla relazione con l’altro a cui si aprirà alla fine, ma ne è presupposto fondamentale; la luce della lampadina non si contrappone a quella dell’aria aperta, ma ne è il precursore. L’angolo non è ridotto a una sterile chiusura da sfuggire ma diviene luogo protetto in cui è possibile prendere le misure, costruire, un luogo in stretta relazione con l’esterno, poiché presupposto imprescindibile per l’atto di apertura. 


L’angolo può essere letto come profonda riflessione sull’immaginazione, ma proprio per come prende spunto dall’universale neutralità dello spazio geometrico può permettersi di abbandonare giudizi e contrapposizioni, per suggerire invece il sentimento di legittimità dello spazio individuale – spirito, libro, stanza o mondo che sia – promuovendolo a presupposto fondamentale alla concezione dell’intero. Un intero da cui non solo non siamo mai esclusi ma di cui facciamo parte integrante e costitutiva e verso cui siamo spinti da un senso di complementarità che più che morale è naturale. Perché che si stia dentro o fuori, si è sempre coinvolti nel medesimo processo di conoscenza. 


Giorgia

 “L’angolo”, Zo-O, (trad. Stephanie Barrouillet), Terre di Mezzo, 2025 
M.C.Escher, Concavo e convesso, 1955

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