C’è una questione sul bullismo che viene raccontata poco, ed è: come vivono gli amici, i genitori, i fratelli delle vittime.
Cosa pensano? Come agiscono? Cosa dicono? Cosa sentono? Cosa vedono?
Ecco, è quello che ho pensato leggendo L’unica via d’uscita di Oskar Kroon, autore svedese per ragazzi.
La storia è narrata da Kaj, fratello minore di Krister, un ragazzino occhialuto, solitario e studioso. Krister è continuamente preso di mira da Sacke e dalla sua squadretta di amici. Kaj e Kristen condividono la scuola, la passione per Star Wars, la mancanza della mamma.
Il libro è costruito con un classico climax ascendente in cui l’arroganza e la cattiveria di Sacke spingono la narrazione tanto quanto l’impotenza di Kaj e della sua amica Naima di fronte all’inazione di Kristen. Sacke si spingerà tanto avanti da arrivare a un punto di non ritorno, costringendo tutti ad agire in modo scomposto, come avviene quando ci si trova non più sotto un sasso che rotola, ma sotto una valanga.
Diversi sono gli aspetti interessanti introdotti da Kroon.
Il primo è l’ambientazione: non è certo la Svezia di un immaginario stereotipato quella qui descritta, anzi, i luoghi sono ostili, disturbanti. D’altro canto fin dall’incipit del libro, Kroon ci toglie ogni dubbio:
“Era tutto così triste. Con il fango e il freddo e tutte le cose che non servivano. Tutti gli oggetti che venivano buttati in un mucchio nella discarica, oppure venivano schiacciati in un container blu.”
La discarica infatti è uno dei luoghi protagonisti, che fa da riparo a Krister: luogo di scarto e di creazione, luogo di periferia e da cui partire.
La neve sporca, il fango della primavera che a stento avanza, la discarica, tutto ciò unito a quell’epiteto “topo di fogna”, che in modo alternato andrà di bocca in bocca, che passerà dal carnefice alla vittima, come fossimo davanti a un loop linguistico che non può essere risolto, proprio a testimoniare come guerra chiama guerra.
Ed è qui l’altro punto interessante che Kroon descrive in modo molto realistico, ossia l’idea di vendetta. Piano piano nella mente di Kaj e Naima, angosciati dall’inazione del fratello, nasce l’idea di vendicarsi. Le vendette muovono azioni strane, spesso scomposte, è un attimo passare dalla parte della ragione a quella del torto: di questo fanno esperienza Kaj e Naima e il paradosso è che di nuovo è Krister a farne le spese.
Kaj racconta della tristezza nel vedere il fratello sottomesso, suo fratello maggiore, allo stesso tempo cova rabbia e rancore, ma non ha gli strumenti per aiutarlo, è piccolo: Krister continua stoicamente a sottrarsi allo scontro diretto e Kaj non capisce. A un certo punto tutti stanno male e stanno tutti male in modo diverso, anche il padre coi suoi vani tentativi di venire a capo del comportamento dei figli.
E’ proprio in questi passaggi che il libro scende in profondità e tocca il lettore. Perché Krister parla poco in tutto il romanzo, è tutto un racconto di Kaj che, portato all’esasperazione, si chiede perché il fratello sia così tanto strano.
Perché è goffo? Perché non ha amici? Eppure loro due, i fratelli Kaj e Krister, venuti su a Moomin (il libro è pieno di riferimenti al mondo e ai libri della Jansson), sanno che ognuno ha diritto a essere ciò che è, e che non c’è bisogno di spiegarle certe cose.
In questo lungo racconto di Kaj, ogni tanto si sente il bisogno della voce del fratello bullizzato. E questa mancanza, voluta e sottolineata dall’autore, è proprio ciò che manca ai suoi cari, la voce di Krister non c’è, lui continua a vivere subendo, e come Kaj, anche noi perdiamo la testa chiedendoci continuamente perché.
Un evento catastrofico accade, una catarsi si potrebbe dire, dopo la quale il fumo che si era alzato, comincia a calare su tutti gli eroi tragici di questo atto, portandoci a una fine illuminante.
La natura arriva, arriva sempre ed è salvifica. Ci sono questi fiorellini, che si chiamano anemoni dei boschi, che a un certo punto fioriscono, anche se c’è ancora neve sporca anche se il tuo mondo è bruciato un po’.
E’ un libro sul bullismo, sì. Ma è soprattutto un libro sulla ricostruzione, sul richiamo della natura che timida appare, sull’amore tra fratelli.
Un libro per chi ha 11 anni o anche di più.
Kaj e Kristen la sera leggono I fratelli Cuordileone, della Astrid Lindgren, che per me è il suo capolavoro. Racconta la storia di due fratelli che si salvano in tutti i mondi che oltrepassano. Che è esattamente quello che hanno fatto Kaj e Kristen.
Valentina
"L’unica via d’uscita", Oskar Kroon, trad. Samanta K. Milton Knowles, Terre di Mezzo, 2024
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