IL CAVALLO VINCENTE
#Logosedizioni 2025
ILLUSTRATI
"Dietlinde vuol fare carriera.
Elfriede legge ad alta voce.
Flora dorme profondamente.
Gerhild scatta foto delle vacanze a casa.
Heike fa conoscenza con un ippopotamo.
Irmgard non vuole essere disturbata."
Dietlinde, quella che vuole fare carriera, è davanti allo specchio sull'anta di un armadio. Ha un paralume (o è uno scaldateiera?) in testa una coperta lunga che tiene sulle spalle come se fosse un mantello, sull'avambraccio tiene un canovaccio. Indossa una gonnellina scozzese come scozzesi sono anche i suoi calzettoni. Ha gli occhi socchiusi e con la mano destra impartisce una benedizione.
Elfriede, quella che legge ad alta voce, è seduta a un angolo di un tappeto. Tiene sulle ginocchia un libro aperto e lo sta leggendo a pupazzi (un coccodrillo marionetta, un pinocchio, un orsetto, un bambolotto e a due creaturine fantastiche). All'angolo opposto della camera, girata inn modo da darle le spalle, con un walkman sulle orecchie, c'è un'altra bambolina che ascolta qualcos'altro.
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© Nikolaus Heidelbach |
Flora, quella che dorme profondamente, è nel suo lettino verde nella sua camera verde, dove un enorme pesce verde fluttua nell'aria guardandola intensamente, con la bocca accostata al suo piccolo naso.
Gerhild è accanto al fratellino. Lei indossa il costume da bagno e vistosi orecchini ed entrambi hanno la ciambella salvagente, ma il fratellino ha quella con il collo di cigno ed è senza costume. Entrambi in testa hanno un bracciolo salvagente bello gonfio. Dietro di loro un poster di sfondo con spiaggia e mare. La presa elettrica all'estremità della parete lo testimonia.
Heike, quella dell'ippopotamo, è su una curva di una strada asfaltata, immediatamente dietro la linea che segna la corsia d'emergenza ed è piegata a quattro zampe e ha gli occhi chiusi. Al centro della strada, quasi di spalle, l'ippopotamo.
Irmgard, quella che vuol stare in pace, siede composta su una poltrona, troppo grande per lei. Tiene in mano un libro, nell'atto di leggerlo, illuminata da una piantana a due faretti. Sul pavimento bruno, quasi indistinguibili, centinaia di topi brulicano avanti e indietro, tutti a testa bassa, alcuni a coda alta.
Era il 2010, precisamente il 23 ottobre, quando a Roma, a via Savoia, nelle sale del Goethe Institut al primo piano di dove oggi sorge la Biblioteca Europea, fu allestita una mostra dedicata alle tavole di Nikolaus Heidelbach per presentare l'uscita di questo stesso libro. che all'epoca era stato appena pubblicato da Donzelli.
Io c'ero e c'era anche Nikolaus Heidelbach. Abbiamo fatto un po' di chiacchiere assieme, in particolare su una tavola del libro, la prima, Antraut mangia un panino. Senza entrare qui nel dettaglio, forse val la pena di ricordare che discutemmo di come in quel disegno lui fosse riuscito a riassumere in un unico gesto colto nell'attimo in cui avviene, uno dei più atavici e per questo congeniti vizi dell'umanità: l'invidia.
Chi sa come io la pensi sulla letteratura illustrata sa anche che Heidelbach è l'autore che meglio di chiunque altro abbia saputo dare forma a detta idea. O forse sarebbe più corretto dire che il modo di raccontare l'infanzia da parte di Heidelbach mi corrisponde del tutto: sono le mie fondamenta.
Nessun altro autore riesce a muovermi corde tanto profonde e sostanziali.
E per essere ancora più circostanziati: i due libri, tra loro speculari, Cosa fanno le bambine? e Cosa fanno i bambini? sono, a mio avviso il non plus ultra di come un albo illustrato di poco più di 26 pagine (quante sono le lettere dell'alfabeto tedesco) possa essere enorme e senza fondo.
Le ragioni le metto in elenco dopo.
Prima credo sia importante vedere la storia editoriale di questo libro.
Viene pubblicato in Germania dal suo editore storico, Beltz & Gelberg nel 1993.
Trentadue anni fa.
Nel 1995 vince il Bologna Ragazzi Award.
Heidelbach in quegli anni ronza intorno all'idea di un suo modo di raccontare l'infanzia. Su questa falsa riga pubblica Kinderparadies (1994) e ancora nel 1999 la versione al maschile di Cosa fanno le bambine?: Was machen die Jungs? Poi ancora una decina di anni fa torna sulla questione e di entrambi ne dà una versione, diciamo così, aggiornata (Was machen die Mädchen, heute?, 2014; Was machen die Jungs, heute?, 2014).
Nel frattempo fa altri magnifici libri.
Quando Donzelli fa approdare questo strepitoso catalogo di ragazzine è appunto il 2010.
Nonostante siano passati quasi 17 anni dalla sua prima pubblicazione in terra tedesca, il pubblico italiano pagante, ossia gli adulti che dovrebbero comprarlo, se ne tengono a debita distanza.
I pochi e fortunati bambini a cui il libro arriva davanti sono, ovviamente, felicissimi di provare a ogni giro di pagina una piccola scossa, un piccolo brivido gelato lungo la schiena. Ridacchiano soddisfatti, perché qualcuno finalmente dice la vera verità su di loro. Sono contenti di essere considerati dall'autore del libro creature pensanti e senzienti. Sono contenti di essere messi alla prova ogni volta nel creare quel nesso che esiste tra la scarsa riga di testo a sinistra e la tavola grande a destra. Sono incuriositi dai dettagli che creano senso, si sentono a casa nel vedere che anche altri bambini e bambine possano pensare come loro "incantevoli cattiverie" senza per questo essere immediatamente rieducati, magari con un altro libro edificante.
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© Nikolaus Heidelbach |
Ma, si sa, i libri devono convincere prima di tutto i grandi e loro con quelle bambine che mettono trappole, si sposano in gran segreto, fanno roteare per aria i fratellini o li usano come buche per il loro minigolf, e soprattutto sono in grado di volare, no, non possono accettarli, non possono farci pace, non possono riderne o ragionarci.
E poi quegli occhi sempre un po' socchiusi, sornioni, nascondo di certo un imbroglio.
Così il libro langue, per anni.
Poi arriva #Logosedizioni che decide di mettersi a testa bassa e andare avanti come un ariete.
Sfondare il pregiudizio, aprire una breccia nelle teste dei benpensanti. incrinare le consuetudini, minare le convenzioni e tentare di svelare con autori come questo il magnifico orizzonte.
Scommette su Heidelbach come si potrebbe fare su un cavallo vincente.
I suoi libri finalmente si vedono in giro: Da grande sarò una foca, e poi Marina, ora il suo catalogo del mondo delle bambine, in una veste grafica possibilmente ancora più sobria, e tra poco più di un mese ancora altri due titoli.
Nel frattempo si spera che in questi trentadue anni il pubblico pagante italiano abbia raggiunto una consapevolezza maggiore rispetto a ciò che si può trovare negli albi illustrati. Si spera che in questi trentadue anni abbia raggiunto una maturità di giudizio e una capacità di discernere tra la qualità e la mediocrità, tale da non dover più titubare. Al contrario, precipitarsi (e non per finta) a comprarne una copia.
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© Nikolaus Heidelbach |
Si spera.
Carla
[continua]
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