mercoledì 19 marzo 2025

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

MUMBLE MUMBLE 


Ecco che Beisler ci presenta la prima infanzia di Rico, un bambino di cui abbiamo letto pensieri, amicizie e avventure nei tre titoli pubblicati tra il 2012 e il 2014 e qui () puntualmente recensiti con l’ammirazione che sempre Andreas Steinhöfel si merita. 
Piccolo è Rico e piccoli sono i lettori e le lettrici a cui è destinato questo breve racconto super illustrato e stampato in maiuscolo ad alta leggibilità. Ma andiamo con ordine e facciamo conoscenza con il nostro simpaticissimo protagonista. 
“Rico pensa in modo diverso dagli altri bambini. Più lentamente, ad esempio. E intorno agli angoli.” Ecco come


Dunque Rico rischia di perdersi ad ogni svolta del pensiero come a ogni angolo della città di Berlino in cui vive con una mamma attenta, e allegra quanto lui. Ma se fino ad ora non ha potuto frequentare l’asilo a causa dei frequenti trasferimenti della suddetta mamma ora arriva il momento di iscriversi alla scuola primaria: si dovrà dunque passare dalla psicologa (o qualcosa del genere) e poi assicurarsi che a scuola ci possa arrivare da solo, e senza perdersi. Questo il filo su cui si svolge la storia narrata in sei brevi capitoletti nei quali potremo scoprire, per esempio, che un triangolo può nascondersi più o meno dappertutto e che se ad un triangolo togli prima un angolo, poi un altro, diventa in punto. Ed ecco spiegato il triangolo. O anche, come abbiamo visto nella pagina riprodotta in alto, come è possibile descrivere una rana. 
Bella bella questa infanzia raccontata con lingua semplice e ritmo veloce che coinvolge chi legge con ironia e affetto. Belle anche le illustrazioni di Lena Winkel che si intrecciano al testo e con il testo camminano.


Così testo e immagini ci accompagnano nei percorsi di Rico, in quelli urbani come in quelli mentali raccontandoci che il triangolo, come la rana, come il mondo, lo si spiega passo dopo passo, con deduzione e immaginazione, mai l’una senza l’altra. 


Quanti problemi, Arvo! Anche Arvo, protagonista della storia di Anti Saar pubblicata da Sinnos, è alle prese con una marea di cose da spiegarsi, di domande sul mondo e su come farlo funzionare, e anche Arvo lavora di deduzione e di immaginazione per arrivare a trovare la quadra. Risultato: Arvo si trova ogni volta con un sacco di pensieri nella testa fatti di constatazioni, ipotesi, desideri, tentativi, successi e fallimenti, e relativi stati d’animo da gestire dignitosamente. 
Cinque episodi della vita quotidiana di un bambino di otto anni alle prese con un’amichetta che sa saltare molto meglio di lui e per giunta lo canzona, con una fila alla cassa del supermercato da gestire da solo perché il papà è dovuto tornare indietro a prendere il lievito, con il desiderio irrefrenabile di accaparrarsi legittimamente un secondo pezzo di torta, con la necessità di rientrare a casa avendo mancato la giusta fermata dell’autobus e infine con i tentativi per arrivare a prendere (sarà rubare?) una succosissima prugna appesa al ramo di un albero che non è suo. 


Anche qui l’impaginazione tiene ben legato il testo alle immagini con il risultato di rendere la lettura facile e divertente. Ecco due storie che raccontano come l’infanzia (ma non solo) sia costantemente impegnata in un pensiero investigativo che potremmo dire filosofico nello sforzo di tenere insieme desideri, obiettivi, regole, azioni e reazioni. E che il percorso necessario per spiegarsi il mondo potrà girare intorno ad angoli, piroettare intorno a cerchi o avvilupparsi in spirali senza fine, potrà andare dritto lungo una linea retta, andare lento, a singhiozzo o veloce come una saetta ma tutti/e siamo impegnati/e a mettere insieme pezzi di mondo e a tenerli in piedi come meglio possiamo. 

Patrizia 

Noterella al margine 1. Mi si conceda una piccola divagazione autobiografica che la lettura di questi racconti ha illuminato dal mio passato di bambina: potevo avere tra i sei e i sette anni, ogni domenica si partiva da Bari, dove vivevamo, per arrivare a Barletta, paese d’origine della famiglia. Io avevo appena imparato a leggere e dall’abitacolo dell’auto che mi trasportava riuscivo a leggere le insegne su cui posavo lo sguardo, quella dei bar era forse la più facile da cogliere al volo e dopo tante ricorrenze (c’erano i bar a BAR-i e c’erano i bar a BAR-letta) mi spiegai la cosa dicendomi che si dovevano chiamare così per via dell’assonanza con i nomi delle città! Dunque se a Bari e a Barletta quei posti si chiamavano BAR, chissà a Genova o a Lecce come si chiamavano! 
Ero certo sulla strada sbagliata ma il mio pensiero lavorava di deduzione e immaginazione. 
 Noterella al margine 2. Quanta invidia questi genitori nord europei così complici e comprensivi! 

“Rico e il mistero dell’angolo triangolo”, Andreas Steinhöfel, Lena Winkel (trad. Chiara Belliti), Beisler editore 2024 
“Quanti problemi, Arvo!”, Anti Saar, Anna Ring, (trad. Daniele Monticelli), 
Sinnos 2024 


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