lunedì 8 settembre 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

UNA DONNA POI!

La Regina delle Niagara Falls
, Chris Van Allsburg (trad. Valentina Vignoli) 
#logosedizioni 2024 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni)

"Immaginate di essere piccoli come una pulce, in piedi sul marciapiede accanto a un idrante aperto. È così che si sentono i visitatori delle cascate del Niagara. L'acqua scroscia da un'altezza pari a un edificio di diciassette piani rombando come una locomotiva, e produce una nube di vapore perenne schiantandosi sulle rocce e sull'acqua sottostanti. 
Dabbasso la terra trema, spaventando ed elettrizzando i presenti. 
Chi, nel lontano 1901, avesse scelto di visitare la zona, avrebbe visto cittadine costruite sui due lati delle cascate, con tanti alberghi per ospitare le vagonate di persone che vi si riversavano ogni giorno. Normalmente, marciapiedi, ristoranti e carrozze erano gremiti di turisti. Eppure, a mezzogiorno del 24 ottobre di quell'anno, in giro non si vedeva nessuno..." 

Questa è la storia di una ex insegnante di buone maniere e di danza di Bay City, nel Michigan. 
Ormai disoccupata, perché anche l'ultimo suo allievo, un rampollo di buona famiglia che era lì per imparare come comportarsi in società, se ne era andato, Annie Edson Taylor - una signora per bene di poco più di sessant'anni, rimasta vedova, leggendo sul giornale delle folle che confluivano a vedere le Cascate del Niagara, prese una storica quanto temeraria decisione per risolvere i suoi problemi economici.
Lei si sarebbe tuffata, chiusa in barile costruito ad hoc, dalle cascate del Niagara.

© Chris Van Allsburg


La gente sarebbe andata ad assistere all'impresa. E se fosse sopravvissuta - e lei ne era assolutamente certa - sarebbe diventata ricca e famosa. Avrebbe quindi girato il paese in lungo e in largo con il suo impresario, e il suo inseparabile barile. 
Le cose non andarono esattamente così. 
Alla sua impresa effettivamente assistettero in molti (alcuni vedendola così in là con gli anni, dubitarono anche), sui giornali se ne scrisse parecchio, lei in giro per il paese andò, ma la gente pareva più interessata al suo barile che al suo coraggio e piano piano, complice anche il fatto che lei non avesse il piglio di un'eroina, che fosse una signora attempata, tutti si dimenticarono di lei. E come se non bastasse il suo impresario la mollò, portandosi via anche il barile. 
Ma ancora una volta non si diede per vinta e si mise dietro un suo banchetto di cartoline a 5 centesimi e accanto al nuovo barile e, nel parco dove la gente andava ad ammirare le cascate - come aveva fatto lei da piccola, continuò per anni a sostentarsi. 
Ricca non lo diventò mai, ma convinta di aver compiuto la più grande impresa mai tentata lo fu per tutta la vita. A buon diritto. 

I libri di Van Allsburg sono sempre esperienze importanti. Difficile ignorarle. 
Principalmente per due ragioni: per le storie che raccontano e per i disegni che le illustrano. 
Partiamo dalle storie. 
Qui siamo in un campo, all'epoca dell'edizione orginale, per lui inesplorato: una storia vera. 
Dopo aver lavorato sempre su creazioni di assoluta fantasia, spesso e volentieri andando a pescare nel surreale, è lui stesso a dichiarare di essere stato in quel periodo della sua vita alla ricerca di qualcosa di realmente accaduto. Una storia che avesse a che fare con la Storia degli Stati Uniti era il suo campo di azione. E siccome si tratta di Van Allsburg la storia doveva necessariamente avere dell'incredibile. E così è stato. Molti anni prima aveva letto qualcosa a proposito dei Daredevils del Niagara, impavidi e intrepidi personaggi che in modi differenti si erano messi a confronto con le cascate del Niagara. Tra questi veniva citata Annie Edson Taylor, una vedova sessantaduenne che aveva sfidato le cascate, lanciandosi all'interno di un barile imbottito per fare un salto nelle sue acque per più di cinquanta metri, quanto un palazzo di 17 piani... ed era sopravvissuta.
 La storia, per i canoni di Van Allsburg, aveva la giusta percentuale di meraviglioso ed era una storia vincente, almeno in parte. E soprattutto gli dava modo di raccontare, senza parere, della condizioni sociali nell'America dei primi del Novecento, e in particolare quella delle donne. Lo aveva già fatto nel bellissimo La scopa della vedova. Ancora una volta, tra le righe, Van Allsburg si schiera dalla parte dei subalterni, che spesso sono donne (Il fico più dolce è un ulteriore esempio).
Così leggiamo di disoccupazione, di case di riposo misere, di pensioncine che erano topaie, di lavori umilianti...E soprattutto capiamo, con un semplice inciso in una frase, quanto le donne fossero considerate poco più che nulla nella scala sociale: 
"La sua storia apparve sui giornali da New York a San Francisco. Il popolo americano non sarebbe rimasto tanto sbalordito nemmeno se un cavallo avesse battuto un fuori campo o se un neonato fosse stato eletto un presidente. Come era possibile che qualcuno - una donna poi! - sopravvivesse a un salto delle cascate del Niagara?" 
E ancora. Interessante per dei ragazzini capire come effettivamente fosse il progetto e che fosse frutto della creatività della vedova, povera, di una non esperta - perdente -, e che lei ci credesse a tal punto da sfidare invece la perplessità degli esperti: la struttura, la scelta dei materiali, le imbottiture fatte di cuscini. 
Tutto questo, come sempre in Van Allsburg, contribuisce a dare spessore alla storia. 
Finiamo con le immagini. 
Nella sua ricerca documentaria Van Allsburg aveva trovato solo un paio di immagini in cui lei era ritratta e sulla base di quelle  - un po' poco in effetti - aveva cercato di dare una fisionomia al suo personaggio.

© Chris Van Allsburg


Così per arrivare a un risultato soddisfacente aveva chiesto all'insegnante di algebra di sua figlia  - che per età e corporatura ricordava molto la protagonista - se si sarebbe prestata a posare come modello. A tale proposito non vanno dimenticate due cose: Van Allsburg, come molti altri grandi dell'illustrazione, lavora su modelli tridimensionali (lui nasce come scultore) e in secondo luogo lavora moltissimo sull'espressione dei personaggi per veicolare precise emozioni. 
Infatti, qui come altrove, la carrellata delle espressioni della vedova, ma ancora prima della bambina al principio, sono un valore aggiunto. 
E ancora. Attraverso le immagini trasmette tutta la sua prospettiva surreale, per una vicenda che seppur vera ha molto del fantastico. In questo il grattacielo che disegna in prima pagina ne è l'espressione chiara. 

© Chris Van Allsburg


E a proposito di fantastico, mi sembra che un'altra cosa fantastica sia la sua capacità di creare visivamente - come in un film - la giusta attesa per gli eventi a venire. Nelle righe di testo, ma ancora di più nelle immagini - tutti gli astanti con il capo chino - è in grado di generare una suspense palpabile, che tocca il suo apice nella grande tavola con la sola frase Oh, Signore, e poi cadde! e riprende per poi risolversi due pagine dopo. 
Ma quant'è bravo? 

Carla

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