L'ETA' D'ORO
Sinnos 2025
E per di più farlo in tutta onestà, ossia avendo il coraggio di mettere anche i lati più selvatici di un cane, senza cedere all'idea che in un libro per bambini la ferocia di un cane si possa omettere...
NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 9 anni)
"Kix percorse qualche metro del vialetto avvicinandosi al cane bianco. Emilia lo seguì.
La mamma invece rimase vicino alla macchina.
Il cane lo teneva d'occhio.
Guardava e guardava, ma sembrava che cercasse di affondare sempre più le zampe anteriori nella ghiaia.
Kix non si muoveva, e anche Emilia non si muoveva.
'Emi' bisbigliò Kix 'anch'io voglio tenerlo'.
'Sì' disse Emilia a bassa voce.
A quel punto Kix cadde in ginocchio. Non sapeva perché, ma lo fece spontaneamente. 'Voglio tenerti', sussurrò Kix al grande cane bianco. 'Io voglio tenerti'.
E allora accadde."
Accade quello che i due fratelli sperano accada: il cane fa due passi verso di loro. Si fa toccare e guardare molto da vicino. Ma quando la madre dei due li raggiunge, allora il cane si allontana. Trotterellando attraversa la strada e va verso la fattoria dei Jones. La madre, che ha molta dimestichezza con i cani, capisce che quel grande cane bianco non è un randagio, ma appartiene ai Jones. E questa non è una bella notizia, per Kix ed Emilia che quel cane da favola lo avrebbero tanto voluto. Sebbene in casa ci siano già due cani - la vecchia e dolce Holly di sua madre e la vivacissima Springer del padre - i due bambini vorrebbero un cane che fosse solo loro.
E quel grande cane bianco dagli occhi tristi che i fratelli chiamano già Sam potrebbe essere quello giusto.
Questa è la storia di quel magnifico pastore dei Pirenei che un bel giorno decise del proprio destino.
Che decise di lasciarsi alle spalle la vita passata e che si diede una seconda possibilità. Ma è anche la storia di tutti gli umani che gli girano intorno e non sempre con buone intenzioni...
Perché i bambini, una volta cresciuti, possano guardare indietro alla loro infanzia come al più bel periodo della propria vita, è necessario che durante detta infanzia loro possano aver avuto tra i piedi un qualche tipo di animale (escluderei quelli in gabbia o in vaschetta). Vanno bene i cavalli e anche i gatti, ma in assoluto sono i cani quelli che rendono le loro infanzie autentiche età d'oro.
E questo è un fatto incontrovertibile, che che se ne possa dire.
Ed è forse questa la ragione per cui tutti i libri che raccontano di bambini o bambine cresciute con un cane sono libri speciali. Questo in particolare ha il grande pregio di essere una storia vera, circostanza che rende tutto molto più toccante nella sua concretezza, quando lo si scopre a storia conclusa.
Van de Vendel di nuovo di fronte a un fatto realmente accaduto, come era successo con Misha.
Qui come lì si riconosce la qualità della sua scrittura, qui come lì si percepisce con chiarezza che la storia lievita con il passare del tempo e con l'intrecciarsi dei fatti.
Ma qui la materia è meno certa: Van de Vendel deve raccontarci il pensiero di un cane.
Non solo quello dei due bambini, dei loro genitori, o dei loro scostanti vicini di casa che in fondo è cosa nota.
Mettersi nella prospettiva di un pastore dei Pirenei, ovvero dare ai suoi comportamenti un senso che diventi leggibile, non credo sia stata una passeggiata.
E così come dimostra di saper raccontare con grande onestà le scelte di quel cane, altrettanto onestamente mette in scena un vero e proprio duello tra le due famiglie che si stanno contendendo il possesso del cane (salvo poi far arrivare il lettore alla sacrosanta conclusione che spetti al cane, e non ad altri, decidere del proprio destino).
A quaranta pagine dal finale il ritmo tutto sommato cadenzato, che vedeva un cane sempre più felice di far parte della nuova famiglia e ovviamente la sempre maggiore consapevolezza di questo da parte degli adulti, si interrompe bruscamente e tutto diventa maledettamente concitato, ossia la tensione schizza a mille e si precipita a un centimetro dal baratro.
In una notte buia, compare un mozzicone di sigaretta che arde, compare un ragazzino in pigiama che se la fa sotto, compaiono due contendenti parecchio aggressivi, compaiono due fucili e un cane.
E soprattutto compare in tutta la sua chiarezza l'ottusità umana, che solo la lucida assenza di sovrastrutture e preconcetti, la determinazione e la purezza di un ragazzino riescono a smontare e rendere inoffensiva.
Bravo Van De Vendel a metterlo nero su bianco!
Carla



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