IL DISEGNATORE DI DRAGHI
Il Castoro 2025
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Fu così che iniziò: tra i rami del vecchio albero, il piccolo drago imparò a volare, a cacciare, a dare un nome a tutte quante le stelle.
Conobbe la pioggia, il sole e la neve.
Non erano soli però: c'erano molti animali intorno a loro e, tra tutti, i più pericolosi erano le persone che costruivano le case con i tronchi e usavano la legna per scaldarsi. E tra tutte le persone, le più pericolose erano i cuccioli, che non stavano mai fermi.
Al piccolo drago piacevano un sacco..."
Nessuno lo può dire con certezza, ma pare che l'uovo che si trovò un giorno ai piedi dell'albero, fu rotto proprio da un bambino. l'albero stava lì e dava informazioni, consigli, suggerimenti. E il drago esplorava, talvolta bruciava e soprattutto collezionava oggetti. Il tempo passava e il drago cresceva e cambiava pelle, ma non abitudini, finché un giorno l'albero gli disse che era arrivato il momento di andare. Doveva volare lontano e lui, nel frattempo, avrebbe aspettato.
Così il drago volò e andò per il mondo: solo, con solo l'ombra a seguirlo, non si voltò mai indietro. Quando era stanco si fermava e quando c'era da andare andava. Imparò molto: a difendere e ad attaccare ad avere amici di cui fidarsi e anche qualche nemico. Vinse e perse, fu felice e anche molto triste fino al giorno in cui capì che era arrivata l'ora: l'ora di tornare.
E così fece, giusto in tempo...
Mettete insieme una buona penna con una buona storia di draghi in testa e un illustratore che è un mostro di bravura in generale, ma in particolare quando si racconta di creature fantastiche, come per esempio un drago, dà il meglio di sé; ecco metteteli insieme e difficilmente verrà fuori un libro mediocre.
L'albero e il drago è proprio una bella storia rotonda, ossia ha un preciso punto di partenza che diventa, come per incanto, anche punto di arrivo. Nel suo centro ne succedono diverse, ma la sua bellezza sta proprio in quel suo mordersi la coda. In quel suo acciambellarsi sul finale proprio nello stesso punto da cui tutto è nato.
Ma come è giusto che sia, tanto è cambiato da quell'inizio con un drago cucciolo e goffo e un albero saggio, pieno di consigli e di suggerimenti. Ora alla fine della storia abbiamo un drago che si è fatto coraggioso e leale e un albero rimasto fedele alla sua consegna di fare da rifugio sicuro a chi vorrà sedercisi sotto.
Che Baccalario sia una penna felice lo darei come fatto assodato.
Qui in particolare si cimenta in una cadenza che non pratica di frequente: un albo illustrato. Una storia breve breve che deve essere costruita lasciando la giusta aria aperta, il giusto spazio all'altro racconto, quello fatto per immagini.
E che Chris Riddell sia un pennino felice lo darei altrettanto per assodato. E a proposito di quello spazio che l'illustrazione deve pretendere per sé, parrebbe evidente che Riddell non se lo faccia dire due volte e si prenda una bel po' di libertà nel raccontare ciò che il testo solo accenna.
Quattro pagine in cui le parole si ritraggono allo stretto necessario e il disegno che fino a un attimo prima era tavole a doppia pagina, ora accelera e si trasforma in panels, ossia vignette in cui quello che accade sono solo le immagini a raccontarlo e si appoggiano sulla giusta vaghezza del testo.
Con lo stresso piglio da grande illustratore, Riddell conquista il finale del libro con una tavola che è lì a dire molto di più del finale del testo che, peraltro, è già bellissimo e pieno di senso.
La tavola finale suggerisce un'apertura inaspettata, davvero una piccola capriola che fa dire al lettore: ah!.
Come è saggio che accada in un buon libro illustrato, testo e immagini raccontano porzioni del racconto che non sempre coincidono, le due voci, quella di Baccalario e quella di Riddell, si alternano con una grazia rara e una velata ironia.
E chi ne gode è il lettore che contemporaneamente legge con gli occhi e ascolta con le orecchie.
Con la stessa generosità e vaghezza il testo lascia che sia Riddell a scegliere un contesto, un tempo preciso, un ambiente in cui dare casa all'albero e al drago. Sono davvero minuscoli gli indizi che suggeriscono un tempo e un luogo circoscritti: "era un tempo in cui le case si costruivano con i tronchi e la legna si usava per scaldarsi..."
Ma Riddell, a parte il suo indubitabile talento, è inglese al mille per mille e il suo immaginario non può non avere radici nel mondo del fantastico tolkeniano e il Medioevo è il suo tempo ideale.
A parte tutti i draghi della Terra di mezzo, ce ne è uno in particolare che con il drago di Baccalario condivide una certa indole guascona e bonaria che me lo fa amare più degli altri: Crysophylax, il drago scaltro ma anche a suo modo fedele che con il contadino Giles si contende il sorriso del lettore durante tutta la lettura del racconto Il cacciatore di draghi.
E così da drago nasce drago...
Carla





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