mercoledì 30 ottobre 2013

ECCEZION FATTA (ovvero tutto quello che ruota intorno al libro ma libro non è)


A CHE COSA SERVONO I LIBRAI?
A un passo dal finale che ogni anno ci vede travolti dall’avvento del natale commerciale, vorrei proporre qualche riflessione.
Un altro anno di crisi, un altro anno di chiusure, o di situazioni al limite del sostenibile. Il panorama delle librerie italiane uscirà, forse, da questo tunnel probabilmente mutato, con meno librerie indipendenti, soprattutto piccole e specializzate. E quindi meno occasioni di incontro fra lettori ed editori.
Quello che soprattutto balza agli occhi sentendo i discorsi fra colleghi/e o ex colleghi/e, è che sia venuto meno, progressivamente, il ruolo che una volta si sarebbe detto del ‘libraio’, ovvero quella figura professionale che si forma con molta fatica e altrettanta dedizione e che si pone come filtro fra libro e lettore.
A cosa serve, davvero, un libraio, una libraia, se non a filtrare il mare magnum della produzione editoriale e a fornire una sia pur parziale bussola che consenta al lettore di orientarsi? Serve, ovviamente anche a gestire la merce, a spostare mucchi, pile, muri di libri, a cambiare le vetrine, a fare pacchetti, ovvero tutte quelle oscure e invisibili operazioni che rendono fruibili i libri. La professionalità , ovvero la capacità di intermediazione fra libro e lettore sembra essere diventato un ostacolo, un limite, rispetto alla capacità di adeguarsi alle direttive e alle scelte di marketing delle ‘teste pensanti’. E’ spesso l’esperienza frustrante di chi fatica a muoversi da un posto di lavoro e l’altro perché la grande esperienza e le capacità professionali finiscono per essere un handicap, nelle librerie di catena come in quelle indipendenti.
Ci guardiamo sconsolati, noi vecchi/e, cresciuti con tutt’altra idea di lavoro e con tutt’altra idea del rispetto e della dignità; meglio fingersi cretini, mi hanno detto alcuni ragazzi reduci da colloqui.
Avete presente le scempiaggini che ci hanno raccontato per anni, la meritocrazia e via dicendo; qui vedo solo, per usare termini desueti, il comando del capitale, la ridefinizione di rapporti di forza all’interno dei posti di lavoro, vedo lavori dequalificati, intelligenze mortificate, capacità che invece di essere incoraggiate, sono sminuite e svalorizzate. Come potrà mai crescere un paese che vive il lavoro in questo modo?
Noi vecchie querce, pieghiamo i rami e cerchiamo di sostenere ancora la crescita di chi dovrebbe continuare il nostro lavoro; ma ci sarà ancora spazio per librai preparati, aggiornati, appassionati? E l'onestà intellettuale, con cui ogni giorno affrontiamo le richieste dei lettori e costruimo percorsi, bibliografie, consigli i più vicini possibili alle esigenze di chi si rivolge a noi? Appunto, onestà intellettuale, merce rara. Viene da sentirsi come orsi bianchi, su una banchisa che si fa sempre più stretta.
Ma anche in questo caso, dipende da tutti che questo patrimonio di professionalità non vada disperso.
Quindi, anche questo natale, se pensate ai regali, scegliete un libro consigliato da un libraio.
Eleonora
Ps.
Dedicato a chi ci ha provato o ci sta provando, a Roberta, Pierpaolo e alle altre/i.




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