mercoledì 31 maggio 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA RICETTA

La mia fabbrica, Chihiro Takeuchi
Sinnos, 2016




ALBI ILLUSTRATI (dai 3 anni)

" È un nuovo giorno di lavoro...
Si accendono le macchine.
Bastoncini di zucchero, calzini colorati, caramelle e foglie. Cosa fanno?
Serpenti!
Mele, bastoncini di zucchero, banane e ciambelle. Cosa fanno?
Scimmiette!"



La fabbrica continua a produrre nella sua catena di montaggio. E a ogni ingrediente che si somma ad altri corrispondono ogni volta ricette diversissime. Per fare un leone occorrono insospettabilmente gomitoli di lana, biscotti, scope, arance e spazzole.


La fabbrica non produce solo animali ma anche bambini, nella fattispecie il fratello della piccola protagonista che ci ha introdotto alla grande fabbrica e qualcun altro di piuttosto importante.

Un complesso e articolato ingranaggio nero, con stantuffi, ruote, manopole, snodi, rubinetti occupa per intero la copertina che preannuncia allo sguardo qualcosa di davvero insolito. Una sorta di trina asimmetrica nera su cui si muovono elementi colorati, pochi e piccoli, riconoscibili questi, per forma: mela, macchinina, dinosauro...bambino.
La mia fabbrica, il titolo, allude a una fabbrica che appartiene a un bambino o a un fabbrica che ha prodotto un bambino? Se dovessimo valutare dalla copertina penseremmo che il bimbetto che occupa l'angolo in basso sia il prodotto di tutti quegli ingranaggi...ma la certezza non c'è. Che la produzione della suddetta sia improntata a generare infanti, parrebbe però dimostrato dai risguardi in cui si avvicenda un multicolore repertorio di bambine e bambini, messi in bell'ordine e in fila.


Ed è proprio l'ordine il criterio che attraversa le inconsuete immagini costruite da questa giovane illustratrice giapponese. Mai simmetriche, le singole fabbriche di creature viventi sono frutto del certosino lavoro di paper cut che caratterizza la sua, seppur acerba, produzione editoriale.
In entrambi i titoli che vanta al suo attivo (a questo si aggiunge Can you find my robot's arm?) domina sempre il gusto per la meccanica. E ulteriormente il gusto per la forma, potrebbe dirsi per la silhouette, degli ingranaggi, ma ancor di più delle forme geometriche in sé. Anche nel suo primo titolo in lingua inglese si gioca sulla forma del braccio perduto del suo robot. E di ogni oggetto che si incontra la prima cosa che ci sia abitua a notare è proprio il profilo.
Il gioco e il valore di questo strano libro sta proprio nel tentativo di far mettere testa al lettore sulla forma degli oggetti, che può alludere - ed è qui il colpo di genio - a una loro composizione multipla e ulteriore che dia risultati terzi. 


In questa prospettiva i gomitoli di lana, se disposti simmetrici sulla testa, diventano grandi orecchie, mentre scope e spazzole possono alludere alla criniera. Le arance, ovvio, sono un richiamo e una allusione cromatici: ed ecco la ragione degli ingredienti per creare un leone. Così come i lecca lecca e le ciliegie sono necessari nella coda a ruota di un pavone.
Scoperto questo primo criterio, il libro diventa miccia per accendere innumerevoli altre possibilità di creazioni zoologiche. Tuttavia nelle ultime due pagine il libro sterza ancora una volta e da esercizio di costruzione per inventori di animali, diventa libro per la costruzione di sé. Ulteriore fattore interessante. La scelta degli ingredienti non è più solo connessa ad aspetti formali, ma si muove - se così si può dire - nella direzione della consapevolezza di ciò che ognuno di noi è o sarà, o vuole o vorrebbe essere. 


Per intenderci: per costruire un fratello occorrono dinosauri, trenini e navi, perché con quelli lui gioca, coleotteri perché quelli li osserva e li studia, le caramelle semplicemente perché è un bambino...
La mia fabbrica costringe al ragionamento, all'attenzione alla sensibilità.
Il libro quindi si conferma bello sotto il profilo strettamente estetico, con quella pagina tanto bianca su cui scarrellano ordinati i vagoncini di ingredienti e con quei colori accesi degli ingredienti; insolito per il tipo di tecnica utilizzata, un traforo sapiente; ma soprattutto efficace per il 'fattore ricetta', che tanto ci appassiona.
Solo, si fa per dire, cinque mesi fa ho visto come un libro del genere possa 'funzionare': ho sentito chiedere a bambini e bambine di forme ed età anche molto diverse, cosa sarebbe stato necessario loro per costruire se stessi e ho visto bambini e bambine accendere la propria miccia dell'immaginazione per ragionare in modo così trasversale su se stessi.*
E' stato emozionante. E lo portà essere ancora, volendo, tutte le volte che lo si riaprirà per leggere e ragionare.

Carla

*A cura di Laboratorio d’arte–Palazzo delle Esposizioni

lunedì 29 maggio 2017

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

IL VERO COLPEVOLE


Un buon giallo deve funzionare come il meccanismo di un orologio e tutto, l'intreccio, le descrizioni dei personaggi, i colpi di scena, deve convergere verso un'unica direzione. Se l'autore o l'autrice sono bravi, si potrà constatare a posteriori, una volta raggiunta la conclusione, che sì, effettivamente, c'erano indizi sparsi qua e là che il lettore più attento avrebbe potuto cogliere.
Con questo genere letterario, quasi suo malgrado, si confronta Marie-Aude Murail in Persidivista.com, pubblicato da poco da Giunti nella bella collana Extra.
Il punto di partenza dell'autrice, così come spiega nella postfazione, era un altro: parlare degli inganni del mondo virtuale, in cui si può essere chiunque, gestendo un'immagine virtuale. Ed ecco che il meccanismo immaginato dall'autrice si innesta su un mistero: un omicidio, o forse due, avvenuto molti anni prima.
Cominciamo dall'inizio: la protagonista, Ruth, quattordicenne inquieta come tante, orfana di madre, vive col padre Martin Cassel e la sorellina. Scopre per caso una foto di classe ai tempi del liceo, in cui compare la madre, Marie-Eve, accanto alla sorella gemella Eve-Marie, che verrà uccisa poco tempo dopo.
Ruth, con l'ingenuità e l'incoscienza propri dell'età, pubblica su un sito online, Persidivista.com, proprio questa foto, fingendosi il padre, con l'idea di chiarirsi le idee sulle vicende di quegli anni. Comincia così una giostra di personaggi, di sentimenti nascosti, di amori e di rancori coltivati segretamente. La notizia, falsa, che Martin Cassel sta cercando di mettersi in contatto con gli ex compagni di scuola raggiunge anche il nonno materno di Ruth, intimamente convinto che il genero sia responsabile della morte di Eve-Marie. Tutto sembra convergere verso la colpevolezza di Cassel, compreso un secondo omicidio, avvenuto con le stesse modalità del primo.
Come evolverà la vicenda, non posso certo dirvelo, anche se posso dire che il meccanismo narrativo, la trama da romanzo poliziesco tiene perfettamente.
Ma appare subito evidente che questo, come gli altri romanzi dell'autrice, è molto più di quel che sembra.
Sicuramente c'è la tematica legata al mondo virtuale, all'intreccio di inganni e di finzioni che lo caratterizza; ma c'è sicuramente, al centro, il rapporto fra un padre single di fronte all'adolescenza della figlia più grande. Ogni adulto ha dei lati oscuri, delle ambiguità, degli aspetti della propria vita che non vuole o non può condividere con i figli. E in questo limbo i ragazzi percepiscono la minaccia di scoprire qualcosa di veramente inconfessabile. Ridimensionare i genitori, vederli come persone qualsiasi fa parte del doloroso processo di crescita, al cui termine il legame acquista un valore diverso.
Ci sono, poi, personaggi secondari portatori di altri drammi, componendo così un affresco complesso di storie e di sentimenti, che spesso non sono quello che sembrano.
Ma, come sempre, Marie-Aude Murail è una maestra nel saper affrontare tematiche difficili, delicate, complesse, con leggerezza, che non è affatto superficialità, ma guardare con affettuoso distacco le vicende, i drammi dei suoi personaggi.
Persidivista.com ha un contenuto drammatico: per quasi tutto lo svolgimento del testo la protagonista combatte con il sospetto che il padre possa essere un omicida; per questo il romanzo alterna atmosfere differenti, il dramma con la commedia. Richiede sicuramente una lettrice e un lettore maturo dai tredici anni in poi. E merita di essere letto.

Eleonora

“Persidivista.com”, M.A. Murail, Giunti 2017


sabato 27 maggio 2017

ECCEZION FATTA!


NOVE PISTE DI LETTURA


BIBLIOGRAFIA PER UN INCONTRO CON EDUCATRICI DI NIDO E INSEGNANTI DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA (Roma 26 maggio 2017)



Ritratto di bambino


Giacomo Agnello Modica, Anita e il suo reame, Edizioni corsare, 2017

Con la medaglia


Komako Sakai, Hatsue Nakawaki, Aspettami, Babalibri 2016
Attilio, Cappuccetto Rosso, Lapis 2017

Senza parole


Eric Battut, Il cappello di Topolina, Bohem Press 2016

Invisibili e introvabili


Georgina Ponce Blasco, Ilaria Dal Canton, Ghirighiri, passabao 2017

Sembra questo sembra quello


Agnese Baruzzi, Guarda qua guarda là, Lapis 2017
Silvia Borando, Nascondino, Minibombo 2017
Ramadier&Bourgerau, Apri bene gli occhi, Babalibri 2017

Nonsense


Chihiro Takeuchi, La mia fabbrica, Sinnos 2016
Milton e Shirley Glaser, Se le mele avessero i denti, Corraini 2017
María José Ferrada, Gaia Stella, Il segreto delle cose, Topipittori 2017

Cataloghi e liste


Philip Giordano, Giovanna Zoboli, Nel cielo, Topipittori 2017
Mariana Ruiz Johnson, Lungo il cammino, Kalandraka 2017


I classici


Judith Kerr, Una tigre all'ora del tè, Mondadori 2016


I cattivi


Francoise Diep, Magali Le Huche, il lupo e la zuppa di piselli, Clichy 2016
Stéphane Servant, Cécile Bonbon, Ma che roba è? Terre di mezzo 2016


venerdì 26 maggio 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


GIOCO DI SQUADRA
 
Il Gigante Salterino, Julia Donaldson, Helen Oxenbury 
(trad. Chiara Carminati)
Mondadori 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Un giorno Coniglio stava saltellando verso casa, quando dì una voce tonante che veniva da dentro la tana: Sono il GIGANTE SALTERINO non osare venire più vicino!' 'Aiuto! Aiuto!' gridò Coniglio. 'Cosa succede, Coniglio' chiese Gatto. 'C''è un Gigante Salterino nella mia tana!' 'Non preoccuparti' disse Gatto. Entrerò di soppiatto e gli balzerò addosso!' Così Gatto strisciò fino alla tana. Ma proprio quando stava per entrare di soppiatto sentì una voce tonante che diceva: 'Sono il GIGANTE SALTERINO e ti spappolo come un moscerino.'"


Ora è il turno del gatto che, atterrito e orripilato, grida aiuto.



Al sentirlo, giunge Orso e anche lui si offre di infilare la sua zampona nella tana di coniglio per 'bonificarla'. L'urlo dall'interno è sempre lo stesso, o quasi. Questa volta ad attendere orso ci sono i denti dell'usurpatore di tane, più feroci di quelli di un mastino. Dall'orso all'elefante cui viene urlato dalla grotta 'se ti tocco ti riduco ad un grissino' e poi arriva lei, buona ultima, in perfetta controtendenza all'aumento di mole, Mamma Rana che non si spaventa davanti all'ignoto minacciatore...


In un'accoppiata che fa scintille di per sé, Donaldson e Oxenbury rivisitano uno dei topoi fiabeschi più conosciuti e diffusi (per esempio, ne esiste un'altra versione illustrata che ha per titolo: Il piccolo coniglio bianco ed è pubblicato da Kalandraka). E lo fanno da par loro.
La grande armonia che si instaura subito tra testo, che in origine era una pièce teatrale, e figura dipende sia dal grande spessore delle due autrici, sia dal grande lavoro di squadra condotto a monte dell'editore che, lo dichiara in un'intervista, le ha volute entrambe intorno a un tavolo per discutere le criticità. La prima fra tutte la copertina con il titolo che allude a una creatura misteriosa che non poteva essere svelata. La scelta della Oxenbury vira quindi verso gli animali protagonisti. 
Metterli tutti insieme in una unica tavola significa fare i conti con la differenza di mole di ciascuno. E allora come armonizzarli? Facile: ritraendoli seduti, attutendo di fatto così le differenze d'altezza, e mettendoli in dialogo corporeo: il gatto che tocca la zampa sinistra dell'elefante, il coniglio che si appoggia a quella di destra, l'orso che si tira a sé le ginocchia.
Sono magicamente diventati un gruppo di amici. E allora, e questo è un non detto nel testo che invece si delinea solo nelle figure, accanto alla paura c'è subito il gioco di squadra.
La narrazione è molto equilibrata e punta sulla ripetizione, tema caro e congeniale ai più piccoli.
La Donaldson con sicurezza entra immediatamente in media re, affermando che il coniglio non riesce a riconquistare la sua casa perché occupata da una creatura misteriosa e nella triplice ripetizione l'ilarità sorge spontanea nel constatare che ogni volta l'animale chiamato in causa è sempre più grande.


Se da un lato si gode della semplicità ed efficacia del testo, perfetto per una lettura ad alta voce, tradotto con la consueta sensibilità e musicalità da Chiara Carminati, dall'altro tanta morbidezza la si ritrova nelle figure dei sei animali protagonisti. Che, come di solito nel repertorio oxenburiano, hanno contemporaneamente qualcosa di animalesco ma anche molto di umano: nelle posture, nello sguardo...


Questa circostanza è quella che crea la chiave del successo che dura da oltre 50 anni delle illustrazioni di Helen Oxenbury. Pur nella loro compostezza classica, i suoi acquerelli sono sempre in grado di rendere il lettore protagonista al tempo stesso. Si pensi al suo ben noto capolavoro A caccia dell'orso. Qui come altrove, come per esempio nel recente E' ora di andare a nanna, la Oxenbury raffigura piccoli eroi coraggiosi che sfidano le loro paure e le vincono. Lo schema è pressoché lo stesso ma perché abbandonarlo se si rivela vincente? Creare un luogo di avventura, sia costruito in uno scatolone di cartone, sia un bosco fitto, farci agire i protagonisti, fargli valicare la paura e quindi ricondurli in salvo. Questa rilettura in chiave 'anfibia' concepita dalla Donaldson di una fiaba costruita sullo spavento e sul terrore dell'ignoto è assolutamente perfetta per la sensibilità dell'illustratrice britannica.


E infatti il risultato è sotto gli occhi di tutti. Spassatevela.

Carla

giovedì 25 maggio 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CATALOGARE L'INFANZIA

Avete visto Anna? Susanna Mattiangeli, Chiara Carrer
Il Castoro, 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Anna può essere morbida. Si muove morbida, si siede morbida.
Se ascolta una storia, per esempio, sta stesa a sentire, si tiene la faccia, è soffice e liscia.
Ma tutto può cambiare. L'aria, i pensieri, l'umore.
Se si indurisce, cammina dritta, si sposta di scatto, urta gli oggetti, è tutta compatta."

Al mercato, al banco della frutta mamma e bambina stanno per scegliere i mandarini. Un attimo, uno sguardo che si distrae e Anna sparisce alla vista. 


Comincia la ricerca: la mamma chiede a tutti coloro che si muovono lì intorno. E come un'onda si propaga la notizia e l'intenzione di cercarla. Non si può cercare qualcosa che non si sa come sia. E nessuno sa come sia Anna, la bambina sparita. Comincia così una sua descrizione che porta un po' di qui e un po' di là: il colore della pelle che può variare, i suoi modi che sono diversi ogni minuto, da appiccicosa a pungente. Se sia grande o piccola? sa essere entrambe: quando è aperta è gigantesca, ma quando è chiusa potrebbe stare in una scatola...Tutti ormai la cercano e la chiamano tra i tanti suoni intorno ai banchi del mercato. Così come è sparita, ricompare dal nulla. O meglio da un angolo qualunque, rispunta una bambina qualunque. Che come tutte le bambine qualunque, è diversa da tutte le altre, perché come lei c'è solo lei.
Ora si può riprendere da dove abbiamo lasciato: la scelta dei mandarini.
Emilio Varrà, nel suo articolo Albo e tempo (Ad occhi aperti, Donzelli 2012) con la chiarezza che distingue i suoi scritti, mette in evidenza che la narrazione breve che è l'albo illustrato ha due caratteri fondamentali: da una parte è un racconto che si dirige in profondità, piuttosto che nella superficie dell'intreccio e dall'altro è un racconto di un tempo sospeso. Il tempo sospeso, spiega alludendo alla poetica di Beatrice Alemagna, è una sorta di respiro che si trattiene dal momento che la storia ha un suo avvio, fino al momento conclusivo. A questa modalità che non si può non riconoscere al picture book di qualità io aggiungo che la sospensione acquista maggior forza laddove la storia parta da un elemento di realtà, per poi sospendersi e far sospendere il respiro di chi legge, e in fase finale riagganciarsi a quella stessa realtà di partenza. Penso al 'prototipo' del pb rappresentato da Nel paese dei mostri selvaggi, dove partenza e arrivo sono entrambi nella vera stanza del bambino Max, mentre tutto ciò che è in mezzo è 'viaggio' sospeso in un altra dimensione che con il reale poco condivide. Penso a Fortunatamente di Remy Charlip, insomma libri così ben fatti posso diventare canone.
Avete visto Anna? a suo modo rispetta tale regola. Si parte dai mandarini e lì si ritorna.
E per di più, nella sospensione narrativa che costituisce il centro del racconto, Susanna Mattiangeli si tuffa in profondità e ci si muove con disinvoltura.
La cosa che colpisce immediatamente nel leggere Avete visto Anna? è la somiglianza di andamento della narrazione con altri due libri importanti di Mattiangeli - Gli altri (Topipittori, 2014) e Come funziona la maestra (Il Castoro, 2013). In tutti e tre i casi, assistiamo a una assenza sostanziale di trama, manca il plot come suol dirsi, in favore di una disamina dettagliata, quasi puntigliosa, del soggetto protagonista della storia: in sostanza si tratta di tre cataloghi, tre liste di elementi costitutivi o, se si preferisce, manuali di istruzioni.



Molto ben articolati, ma niente di più e niente di meno. Se in Come funziona la maestra si rideva molto nel constatare che questo essere umano veniva descritto come un oggetto qualsivoglia, già nel secondo, Gli altri, si facevano interessanti tuffi verso una profondità di analisi.
In Avete visto Anna? il tema è ambizioso, ma ancora un volta si organizza come un catalogo. Un catalogo che abbia come obiettivo di descrivere che cos'è un bambino, anzi quel bambino (chissà se in chiave polemica?), o più precisamente quella bambina.
Questo a parole, ma nel nocciolo di senso del libro, la cosa che colpisce è la sineddotica volontà di andare a fondo sul concetto di 'infanzia', attraverso un singolo esemplare: Anna.


In questo senso, a ogni domanda degli interlocutori in cerca di Anna, domande il più possibile oggettive - Come è fatta? Corre o va piano? Cosa fa? Ma è grande o piccola? - la madre trova risposte che vanno in direzione opposta e contraria all'oggettività. Dà risposte articolate, apparentemente contraddittorie, spesso meravigliosamente ambigue, ma sempre piene di emotività. E così Anna diventa unica e inimitabile.
Anna sa essere grande quando si apre tutta, ma quando si chiude diventa piccola che sta in una scatola.
Com'è Anna? In lei tutto può cambiare: sa essere dura e morbida, si agita e si accende, ma sa star ferma a guardare le formiche. Alle volte è appiccicosa, altre ha le spine per tenerti a distanza...


Questo è Anna, bandiera dell'infanzia.
Sul catalogo sembra concentrata anche una rinnovata Carrer con i pennarelli in mano sui suoi amati fogli millimetrati, a righe, a quadretti o di computisteria. Le pagine più felici sono quelle corali, che sono molte. Il tratto che al principio sembra voler alludere a un disegno infantile (ovviamente la sensibilità per la pagina è quella di una grande artista), matura in alcuni momenti e diventa rapido e impreciso per creare profondità e spessore dei volumi, molto maturi e quindi lontani dai disegni di un bambino. 



Felice la soluzione scelta per la pagina con la gente che chiama a distesa il nome di Anna. Mi pare che il registro scelto qui si allontani dalle soluzioni un po' cerebrali che avevano distinto Come funziona la maestra. Qui mi pare di cogliere una Carrer davvero nuova e felicemente più...chiara.

Carla

Noterella al margine. Un plauso va fatto alla cura minuziosa del linguaggio. Mai casuale, al contrario musicale. Sempre. Un piacere leggerlo a voce alta.



mercoledì 24 maggio 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PER CHI HA MANI CHE SANNO CERCARE...

Piccino, Elisa Mazzoli, Tatiana Gambetta


ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 18 mesi)

"Con mamma la nanna
profuma d'amore
ssss

Il latte da bere
ha un dolce sapore
mmmm

c'è cuor di papà
che batte per me
tum tum tum"


Poi in braccio alla nonna il bimbo è un po' re, poi gioca a sorpresa, si imbarca a quattro zampe in un'impresa, si gusta la vita mordendo una mela, e sa che la storia non è finita perché la sfoglia e la risfoglia, prosegue gattoni verso il mare e non si arrende poi scala una montagna uff uff...


Un librino per mani piccolissime, per orecchie nuove in cerca di ritmi, di assonanze e onomatopee. Cartonato, quadrato senza angoli vivi e soprattutto, ed è qui la novità dopo tanta e lunga latitanza, fotografico.
Rarissimi i libri di fotografia, quando invece sarebbero ideali per creare nello sguardo dei più piccoli un catalogo di oggetti, colori, forme, utilissimo al loro immaginario. Sto pensando con nostalgia ai libri di Tana Hoban, sempre irrimediabilmente modernissimi e bellissimi.
Buonanotte a tutti, di Giuseppe Mazza (Clavis 2012) oppure il tanto amato Io e il ragno di Francisco Alonso (Kalandraka 2011) sono mosche bianche in un repertorio di libri per il 99% illustrati da disegni, che in alcuni casi 'scimmiottano' addirittura la fotografia, come i recenti Quando mangio oppure Quando gioco editi da Il Castoro e illustrati dalla Possentini.


Piccino parte con immagini delicate con filtri soffusi per gli scenari dei primi giorni di vita, che via via si perdono per lasciare posto a una vivacità di colore e di movimento con bambini e bambine che cominciano a muoversi in autonomia, a correre e ad arrampicarsi.


Piccino ha un suo fratello di latte in Gioco il mondo dove però il testo è più lungo e articolato e con rime ricorrenti, vere e proprie filastrocche. Se in Piccino l'obiettivo è quello di mettere in elenco alcuni tra i gesti consueti dei lattanti e con loro le persone che li compiono: mamma, papà, nonna ecc., e di stabilire un seppur sommario percorso di crescita - dall'allattamento al seno alla conquista di una duna di sabbia - nel libro Gioco il mondo la relazione tra testo e immagine diventa più complessa, i colori delle fotografie si accendono, quasi fosse pensato per bambini e bambine impercettibilmente più grandi. Si parla di fame di conoscenza e voglia di indipendenza. Spetta però all'ironica chiave di lettura di alcune immagini il valore aggiunto di questo secondo titolo. Penso per esempio alla bimbetta che esplora le narici del pacifico cane che è seduto vicino a lei, e su cui il testo ironizza: per chi ha mani che sanno cercare...


La qualità delle fotografie di Tatiana Gambetta è alta per talento tecnico, ma anche per sensibilità nel cogliere gesti, altamente riconoscibili nella quotidianità di un bambino. Spesso ritratti di spalle o dall'alto, i piccoli fotografati non sono mai, o quasi mai, in posa e non cadono mai nell'oleografia. Al contrario, senza mai cedere al gusto per il repertorio, ci sono bambini biondi, bambini scuri, bambine calciatrici o vestite con i merletti.


Non riesco a vedere una progettazione per le singole inquadrature, al contrario una grande spontaneità. Bene così.

Carla