Eric, Shaun Tan
Templar
Publishing 2010
Ho il rammarico, nel presentarvi questo delizioso libro, di non poter rendere al meglio le illustrazioni a causa della scannerizzazione. Inevitabilmente – ahimè, nonostante prove su prove – lo scanner penalizza appiattendolo il magistrale bianco-e-nero (virato a seppia) del pluripremiato Shaun Tan. La matita in questo caso, è davvero tutto. E lo è in un certo senso anche per il testo, di rara perfezione, scritto senza mai troppo calcare la mano appunto. Con un lapis dalla punta morbida, ma mai sbavata, dunque strettamente imparentata al tratto minimalista, iperrealista e sopraffino delle tavole.
Eric è una minuscola
foglia di edera, identica come potete constatare a quella che ho
incollato al risguardo e che vedete qui sotto (frutto di un magico ed
emozionante inciampo la mattina stessa in cui Amazon mi ha recapitato
il libro).
Il racconto è narrato in
prima persona, chi parla è forse un coetaneo di Eric, un ragazzo o
una ragazza che s’interroga sui sentimenti reconditi della tenera
foglia. Non li lascia facilmente trasparire, ma è evidente lo
stupore che prova per ogni cosa. Ed è divertente scrutarla mentre
osserva e studia piccoli oggetti di uso quotidiano che in lei
suscitano grande curiosità. Un intero mondo di cose per noi banali e
scontate, nelle sue delicate manine diventa un universo di forme
interessanti, complesse e uniche. Che si tratti di una presa
elettrica col suo codice numerico (una vera cabala per Eric), di un
frammento di carta con un fiore scarabocchiato, o di un semplice
bottone, tutto appare molto misterioso al misterioso ospite, che
trascorre giornate piene ed intense esplorando gl’infiniti
ammennicoli di cui l’uomo si circonda.
Fa tante domande Eric e
non sempre è facile trovare una risposta. L’io narrante confessa
di restare spiazzato il più delle volte… In realtà, nessuno di
noi conosce in dettaglio il funzionamento e l’origine delle cose,
viviamo immersi in una salamoia di oggetti grandi e piccoli di cui
sappiamo ben poco! E sono proprio le minutaglie che attirano Eric,
indubbiamente più facili da maneggiare data la sua stazza, anche
quando i suoi ospiti si fanno scrupolo di portarlo in gita. Fuori
casa il mondo annovera tante cose davvero enormi, pure il corredo di
piccoli frammenti e dettagli si moltiplica e Eric passa più tempo
con gli occhi a terra che a rimirare le amenità del paesaggio. Al
principio la sua è un’attitudine un po’ esasperante, raccoglie e
scruta minuziosamente così un tappo di bottiglia come una carta di
caramella. Ma presto ci si fa l’abitudine e poi, in fondo, è pur
sempre vero che “Si deve trattare di una questione culturale”.
Vale la stessa
considerazione il giorno in cui la foglia se ne va. Senza preavviso,
senza cerimonie, un mattino presto Eric vola via dalla finestra, solo
con un cortese cenno di saluto. Un velo di tristezza adesso si
accompagna alla vaga perplessità con cui gli abitanti della casa
hanno convissuto accanto a lui, sono spiazzati dalla sua repentina
dipartita e la sera a cena danno sfogo a una serie di dubbi. Era
forse triste? Gli sarà piaciuto soggiornare lì? Lo rivedranno mai
più?
Che dire ragazzi? La
classe non è acqua… La linfa di Eric il misterioso, il piccolo, lo
strambo si rivela un concentrato di arte e sapienza, un puro
distillato di eleganza. Il suo millimetrico passo non lascia tracce
sul terreno, ma il naso che per giorni ha tenuto a terra ha fiutato
la bellezza delle forme, la variegata complessità dei dettagli, la
ricchezza di frammenti che noi umani consideriamo il più delle volte
scarti. E lo ha assemblato con il raffinato talento che alberga in
coloro che mantengono la purezza dello sguardo. Certamente, a volerla
studiare bene, la faccenda porterebbe ancora una volta a dire che
“Si deve trattare di una questione culturale”. E c’interroga,
va da sé, sul senso del nostro rapporto con quanto ci circonda, con
tutto ci che fa la nostra vita, di più… con ciò che noi possiamo
fare di essa.
Un
inno sornione alla creatività, alla semplicità, alla discrezione e
all’intelligenza. Un libro 10x15 cm che considero – lasciatemelo
dire – un imperdibile capolavoro.
Daniela (Tordi)
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