ALLA MIA PEONIA CHE È BELLA
Che bello!, Antonella Capetti, Melissa Castrillon
Topipittori 2017
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Conosceva
bene i ramoscelli: spesso c'erano delle foglie attaccate. Ma questa
volta il ramoscello, corto e stretto era nudo e, cosa mai accaduta
prima, si era alzato da terra a velocità vertiginosa. Di fronte a sé
il muso di una bestia sconosciuta.
Aveva uno
strano odore , non il solito profumo di bosco, muschio e terra
bagnata.
'Come sei
bello', disse.
Poi posò a
terra il bastoncino e, come era venuta, se ne andò."
A parlare è un bruco. Un bruco che ha
appena incontrato qualcuno che, come Mary Poppins, arriva dal nulla,
sconvolge la sua esistenza, e poi se ne va via, riassorbita dal
medesimo nulla. Un incontro che ti cambia la vita.
La vita condotta finora dal bruco lo
aveva visto impegnato nelle attività di demolizione di foglie. Le
mangia, le buca, le assaggia, ci sale, ne scende. Ci dorme. Insomma
una tranquilla routine da bruco, appagante, con testa sempre vuota e
leggera.
Poi arriva lei e gli dice Come sei
bello. Sarebbe facile se il bruco sapesse cosa è il bello. Ma non lo
sa e quindi parte per indagare, chiedere e capire. Così animale dopo
animale, incontra tutti gli abitanti del bosco in cui vive, sempre
tampinato da una petulante cornacchia, attenta misuratrice di mondo e
lessico, e fa a tutti la stessa domanda: cosa vuol dire bello? L'orso
allude al favo di miele, che però è buono e non bello, gli
scoiattoli che scorrazzano tra le foglie alludono al gioco, che però
è divertente ma non bello, il topo che si ripara dalla pioggia
indica il fungo che gli protegge la testa dall'acqua, che però
sembra piuttosto essere utile, ma non bello...Come un mantra, fa a
tutti la stessa domanda e ogni volta la risposta porta in sé un
sottile distinguo e al bello assoluto sembra non arrivarci mai.
Intanto si fa scuro: il sole tramonta, il cielo si
riempie di stelle, sorge la luna, e gli animali, riunitisi sotto la
volta, sdraiati con il naso all'insù, sono tutti d'accordo di
trovarsi davanti a qualcosa di bello!
La domanda è gigante. Ma ieri è
fiorita la mia peonia e io ho pensato, come sei bella. Da lì ho
avuto chiaro che fosse arrivato il momento di ragionare su questo
libro. Ma prima di ogni riflessione filosofica su bello e bellezza,
occorre sottolineare come il punto di partenza di questa storia
racchiuda in sé una verità incontrovertibile: gli incontri con le
parole, e con le persone che le pronunciano o le scrivono, sono
talvolta fatali. Contribuiscono a darci una forma.
La definizione di bello ha a che fare
con la filosofia, in particolare con l'estetica che svolge il
difficile compito di fissarne i caratteri.
Leggermente più evoluta del bruco, io
stessa spesso mi trovo a desiderare di trovarne una definizione, ma
fatico. La cosa che mi riesce di fare è quella di associarvi alcuni
concetti che con il bello hanno a che fare: l'armonia, l'equilibrio.
Ma non basta, il bello è arduo da oggettivare, mentre risulta
piuttosto semplice rendere soggettiva la sua definizione. In questo
caso è il gusto, a sua volta frutto di un insieme di fattori
culturali e ambientali, a determinare che cosa effettivamente possa
dirsi bello. Ma non solo: c'è l'affetto, la sensibilità, l'attesa,
lo stupore e mille altre sfumature emotive che contribuiscono a fare
di un oggetto, di una persona, di un luogo, di una storia, di un
tempo qualcosa di bello.
Stando così le cose, ho atteso con curiosità la risposta di Antonella Capetti alla grande
questione.
Forse aveva davvero trovato la pietra
filosofale?
Per nulla. Anche lei, insieme al bruco,
deve convenire che il bello, in quanto tale, esiste nella sua rarità,
ma il cercare di imbrigliarlo in una definizione è davvero una
cattiva idea.
A Renzo Piano, che di bellezza prodotta
da mano e testa umana se ne intende, una volta sentii dire che il
bello sparisce nell'istante in cui si cerca di descriverlo. Come
dargli torto.
Ed ecco quale è la posizione che
prende Antonella: in un processo 'ermeneutico' va diritta come una
freccia, nonostante il contesto barocco che la Castrillon le
costruisce intorno, attraverso una sequenza di aggettivi puntuali,
verso la definizione di ciò che erroneamente si assimila al bello,
ma che bello non è. Le sue parole hanno il passo di una camminata
decisa, mentre le illustrazioni si attardano in riccioli e intrecci e
volute, dalla forte connotazione decorativa, che mi sembra cifra
costante in Castrillon. Il contrasto di andatura, da un lato
l'incedere sicuro da maestra montanara, e dall'altro, la leggerezza
di una giovane illustratrice sensibile al colore, mi convince.
E se, parola dopo parola, ci dice cosa
non sia il bello, per converso fa convergere tutti nel gran finale a
constatare, di fronte a una luna piena che prende la pagina, dove la
bellezza effettivamente faccia mostra di sé, in tutto il suo nitore.
Per poi tacere.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento