I BAMBINI DIVINI
La sfida di Anton, Gudrun
Sketting (trad. Lucia Barni)
Beisler, 2018
NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)
"Spesso in questo mondo è
tutta una quastione di equilibrio.
Come quando camminiamo sull'asse,
con le braccia aperte in fuori e un piede davanti all'altro. Ine e
io, dai nostri alberi. L'asse l'abbiamo trascinata da casa sua tanto
tempo fa, quando suo papà stava rinnovando la cucina, e l'abbiamo
sistemata tra due alberi, dal ramo più basso dell'uno al secondo
dell'altro. Facciamo gli equilibristi quasi tutti i giorni."
L'equilibrio si consolida con la fiducia. E la fiducia ha a che fare con l'amicizia, infatti sono amici per la
pelle, Anton e Ine. Il rituale giornaliero prevede che entrambi
camminino sull'asse e, una volta incontratisi al centro, facciano un
ulteriore equilibrismo per lasciarsi spazio l'un l'altra per
proseguire nel loro percorso. Ed è in questo frangente che Anton le
rivela una notizia sconvolgente: la sua nascita la si deve a un
'incidente di percorso' tra suo padre e sua madre. Un profilattico
fasullo e, a seguire, una gravidanza non cercata, imprevista. A Ine
la notizia non pare travolgente, visto che lei è figlia di una
provetta.
Ma quanto si deve
sentire in colpa Anton? La madre perduta (se la è portata via
l'autobus numero 15) e un padre sempre solo e lievemente depresso...
Anton è timido e
impacciato, Ine è un vulcano di idee. Spetta a lei la organizzazione
di una vera e propria crociata per 'recuperare' alla vita sociale il
padre di Anton.
Il corso di maglia
a cui lo iscrivono produce la conoscenza di Amalia 'la prosperosa' e
una serie di magnifici equivoci e la consapevolezza quasi
istantantanea, ma ormai tardiva, che lei non può essere quella
giusta.
Tra ricerche
scolastiche sull'educazione sessuale da fare con il suo amico Ole, tra i molti fraintendimenti con Ine, Anton cerca di gestire come
meglio può la vita sentimentale del padre, ma se desse un'occhiata
anche alla sua non sarebbe male...
Quando si dice il
naso di un editore... A casa Beisler c'è da anni una ricerca attenta
verso quella letteratura di matrice nordeuropea che sappia essere nel
contempo lieve e profonda. In quest'ottica si sono avvicendati nel
tempo, apriprista travolgente, Jutta Richter con i suoi animali e i
suoi bambini, quindi Andreas Steinhöfel con l'ineffabile coppia Rico e Oscar, quindi la Parr con i meravigliosi Lena e Trille e la
splendente Tonja Valdiluce. E adesso Gudrun Skretting, al suo esordio
letterario già pluripremiato in Norvegia.
Tutti eredi della
medesima temperie, tutti nipoti della capostipite Lindgren, questi
autori fanno la loro fortuna in Italia (i libri di Richter, Parr e
Steinhöfel hanno mietuto premi su premi o quanto meno sono stati
selezionati in contesti di grande prestigio) per diverse ragioni che
li accomunano.
La prima e
incontestabile è la loro capacità di raccontare l'infanzia e
l'adolescenza per quello che è: un mondo a sé, con proprie regole
interne impermeabili al mondo degli adulti. In questo senso la
Lindgren è stata l'antesignana, se si pensa allo spessore umano
della coralità delle voci - dai 6 ai 16 anni - che raccontano,
ciascuno con la propria visuale, l'estate, la villeggiatura in quel
capolavoro che è Vacanze all'isola dei gabbiani.
Pensate a certa
selvatichezza dei bambini di Jutta Richter, o alla lettura che fanno
Rico e Oscar delle 'astrusità' dei grandi. O ancora la
Weltanschauung di Tonja o del cane Anton o della piccola Johanna.
In questo senso, è un autentico gioiello letterario il racconto dell'asse di legno che unisce i due alberi di Anton e Ine e delle loro passeggiate in quota.
La seconda ragione
risiede nel sano distacco che gli adulti si permettono nei confronti
dell'infanzia. Non si tratta di nonni, genitori o zii degeneri, ma di
adulti accudenti che nel contempo sanno dimostrare sempre nei
confronti dell'infanzia un gran rispetto e la necessaria distanza e
riconoscimento di alterità.
Ovviamente, già
queste due sole ragioni varrebbero l'interesse da parte degli
iperaccuditi bambini e bambine italiani.
Ma non basta. La
terza motivazione sta in quella levità cui si alludeva in principio,
levità che permette a chi scrive di toccare questioni altrimenti
spinose. Si pensi solo alla squadra di genitori single in difficoltà
che attraversano tutti questi romanzi. O ancora al poetico incipit in
La sfida di Anton in cui da una gomma forata si arriva a un preservativo bucato e
alla nascita di Terra e Luna. Questioni spinose, ma innegabilmente
attuali e consuete; tuttavia altrove considerate tabù.
La quarta ragione
sta nel diffuso ritmo indugiante che a tutti i piccoli protagonisti
di queste storie viene garantito, riconosciuto e tutelato (anche
questo aspetto ha a che fare con quel rispetto cui si alludeva poche
righe sopra). I bambini e le bambine dei romanzi che vengono dal Nord
si prendono il loro tempo e nessuno si azzarda a negarglielo.
La quinta ragione
sta nel loro essere bambini divini piuttosto che bambini eroi. Non
sono bambini che lottano e che affrontano il mondo con la spada, sono
piuttosto bambini creatori di mondi.
La sesta e ultima
ragione sta nella loro comune capacità di trovarsi partner
all'altezza: Rico&Oscar, Trille&Lena, Tonja&Gunnvald, cui
ora si aggiungono a pieno merito anche Anton&Ine.
Sebbene certe
ingenuità e certe ridondanze siano lì a segnalare il fatto che si
tratta di un esordio, tuttavia per tutte le suddette ragioni anche La
sfida di Anton rientra in questa felice sequenza di buona
letteratura.
C'è da gioirne.
Carla
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