venerdì 14 gennaio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA VOCE DELLA VERITA'

Ellen e il leone, Crockett Johnson (trad. Sara Saorin) 
Camelozampa 2022 



NARRATIVA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 5 anni)
 
"Ellen si sedette sul poggiapiedi e osservò pensierosa il leone, steso a terra a pancia in giù. 'Ogni volta che noi due facciamo conversazione, parlo sempre io, vero?' gli disse. Il leone rimase in silenzio. 'Non ti lascio mai dire una parola' disse Ellen. Il leone non disse una parola. 'Il mio problema è che parlo troppo' continuò Ellen. 'Immagino di non essere stata troppo educata. Ti chiedo scusa.' 'Oh, non ti preoccupare, Ellen' disse il leone. Ellen balzò in piedi e cominciò a fare i salti di gioia. 'Hai parlato!'" 

Grande è lo stupore di questa bambina quando sente il suo leone di pezza parlare. Lo stupore, prosegue lei rispondendo al leone che si schermisce con modestia e la mette in guardia su dove saltare, sta soprattutto nel constatare che il leone ha una voce calda e profonda. 
Sebbene il leone pensi che la sua voce sia molto simile a quella di Ellen, lei sostiene il contrario. Ne nasce un piccolo battibecco ed Ellen ha di nuovo paura di aver urtato i sentimenti del leone, che la rassicura anche questa volta, dicendole che lui è di pezza e di sentimenti non ne ha. 
Per alleggerire l'atmosfera, Ellen propone di cantare qualcosa assieme, Nella vecchia fattoria, ma non funziona: o si sente la voce di Ellen o quella del leone nel ritornello... 

Comincia così il primo dei dodici racconti che nel 1959 fu pubblicato da Harper con il titolo Ellen's Lion, con una magnifica quanto insolita copertina nera. 
La storia editoriale di questo libro che ora Camelozampa mette con grande merito a disposizione anche dei bambini italiani è presto detta. Johnson in principio aveva scritto solo quattro di questi racconti, li aveva sottoposti a Ursula Nordstrom, l'editor di Harper che aveva pubblicato le sue storie di Harold, e il suo immediato entusiasmo lo convince a scriverne altri: dodici in tutto. 
C'è da presumere che il modo di raccontare l'infanzia di Johnson ancora una volta collimi con quello della Nordstrom, sebbene su Spiaggia magica - di poco posteriore - i due la pensino in modo molto diverso e non riescano a trovare un accordo.
In questo primo racconto si concentra gran parte della poetica di Johnson, di cui ampiamente si è detto a proposito di Harold e del Seme di carota
Ma se in Harold tutto passa per il disegno che è decisamente preponderante rispetto all'impatto della parola, qui accade l'esatto contrario. Sono le parole qui a fare la differenza. 
E ancora una volta il silenzio che sta loro intorno fa il resto. 
Se in Harold il ruolo di demiurgo di quel bambino in pigiamino è subito evidente, qui la questione è più sottile e rimbalza di continuo fra un fuori e un dentro la storia che lascia senza fiato per 'intelligenza emotiva' dell'autore. 
Cerco di spiegare, attraverso questo primo racconto che non a caso apre il libro, e che è esemplare per individuare i singoli passaggi tra quello che accade nella storia e quello che accade nella testa di chi legge. E se chi legge è un adulto, in questa osmosi si può anche arrivare alle lacrime di commozione. Tutto comincia con Ellen che si rivolge al proprio leone di pezza. 


Lui lo abbiamo già visto con lei in copertina e da solo nel frontespizio. Attraverso quello che lei gli dice non si dice espressamente che lui è un pupazzo, ma si capisce che lei sa che lui non parla e si capisce anche che lei imputa questo suo silenzio a un ipotetico malessere del leone provocato dal suo parlare, parlare, parlare. 
Il lettore bambino si allinea con lei: il leone non parla perché non ne ha voglia. 
Il lettore adulto pensa che il leone non parli perché è di pezza. 
Quando il leone in modo del tutto inaspettato parla, scompiglia le supposizioni di tutti, quelle di Ellen con tutti i bambini e quelle dell'adulto. Non siamo neanche alla fine della prima pagina e già c'è stata la prima capriola. 
Si gira pagina e arriva la prima immagine di quello che sta avvenendo, ma nulla toglie o cambia nella nostra percezione di come stiano andando le cose. Il dialogo prosegue e il lettore capisce qualcosa di più di Ellen e del suo leone di pezza. 
Il piccolo lettore è sempre allineato al pensiero di Ellen e segue i suoi ragionamenti sul tono di voce del leone. Mentre l'adulto inevitabilmente si gode le risposte sottili del leone, il quale si assume l'onere di essere 'la voce della verità', ossia dalle sue parole si può cominciare a sospettare un altro fatto sottaciuto: l'unica voce che si sente in quella stanza è quella di Ellen che sta parlando per sé e anche per il leone, in un dialogo tutto inventato. 
Se Harold era un demiurgo con la voce, ma soprattutto con la matita in mano, Ellen è una demiurga che crea con il suono, con la sola voce. Seconda capriola. 
Terza giravolta la si fa quando il leone dice a Ellen che 'il re è nudo': lui è di pezza e non ha sentimenti. A questo punto un adulto è già lì commosso (in uno con il leone che tira su con il naso) a pensare la delusione che tra un momento proverà Ellen, ma Ellen -e con lei tutti i bambini che se lo sentono dire - va diritta per la sua strada di creatrice di mondi e ignora la verità, perché poco interessante e produttiva per il suo progetto. 
Ellen decide di cantare Nella vecchia fattoria con il leone. Il testo si dilunga per ben undici righe prima che il leone instilli un secondo dubbio alla domanda perentoria di Ellen, non possiamo cantare tutti e due assieme? E lo fa rispondendo con un'altra domanda, proprio come avrebbe potuto esprimersi una sibilla o un bravo psicanalista: "Non credo che potremmo. Tu ci riesci?" 
Nuova accelerazione in avanti della geniale Ellen, che suggerisce di ricominciare a parlare, perché è più facile. E i bambini, tutti dietro a lei. Gli adulti si commuovono nuovamente. 
Sul vero e proprio finale si può tacere, sapendo però che si sta assistendo a un'altra autentica rappresentazione di quello che è l'infanzia: si è davanti a un repentino quanto silenzioso abbandono del gioco nella testa di un bambino, pronto a fare posto, come se nulla fosse accaduto, a qualcosa d'altro. 


E questo è solo il primo dei dodici, alcuni dei quali altrettanto magnifici (Due paia di occhi, su tutti). 
Ma è quello che più di tutti rende onore all'infanzia. 
Tirando due somme, in queste prime tre pagine e mezzo di testo (+ una figura) conosciamo una bambina e il suo leone di pezza. 
Lei incarna la verità ma si nutre di immaginazione, lui 'incarna' l'immaginazione, ma racconta appena può la verità. 
 Questa è la storia, ma dietro c'è qualcuno che ha concepito tutto questo: semplicemente un genio. 
Libro necessario. 

 Carla

Nessun commento:

Posta un commento