MAI ABBASTANZA
Edizioni Clichy 2022
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"'Non voglio più essere uno scoiattolo. Mai più!
Del resto nessuno sogna di diventare uno scoiattolo. Nessuno vuole passare le sue giornate da solo, saltando da un ramo all'altro in cerca di pigne.
No, sul serio, non voglio più essere uno scaoiattolo!
Se avessero chiesto il mio parere, avrei scelto di essere un'altra cosa.
Un castoro, per esempio.'"
Nella testa dello scoiattolo essere un castoro avrebbe significato rispettabilità, in nome della proverbiale dedizione al lavoro. Salvo poi doversi ricredere, dopo una sola giornata di faticoso spostamento di tronchi sulla schiena e di piedi nel fango. Nessuno ne parla, ma la vita di un castoro è esageratamente faticosa. Forse, continua il ragionamento dello scoiattolo (che adesso ha denti e coda da castoro), sarebbe più dignitoso essere cervo. Se nasci cervo sei simbolo di nobiltà, salvo poi doversi ricredere, perché un cervo è preda ambita dai cacciatori e passa il suo tempo a nascondersi, altro che sole in una radura. Forse, continua a ragionare a voce alta lo scoiattolo (che adesso ha denti e coda da castoro e corna da cervo) la cosa che sarebbe più desiderabile è essere riccio. Se sei riccio mangi le more succulente, ma purtroppo anche i lombrichi. Senza contare il grande pericolo che si corre a essere ricci quando si cerca di attraversare una strada...
Lo conosciamo bene, lo scoiattolo di Tallec.
Lo abbiamo visto essere p-ossessivo nei confronti del suo albero: in perenne ansia che qualcuno glielo toccasse. E dopo un anno esatto abbiamo scoperto che di quello stesso albero era determinato a prendersi cura, ma nei fatti lo depredava di tutto: dalle pigne al legno, senza misura.
Un altro anno è passato e lo scoiattolo è di nuovo qui a parlare con noi. L'ansia e quel suo approccio smanioso all'azione continuano a essere caratteristiche peculiari del suo carattere. Adesso sta attraversando una crisi di identità bella e buona. Si macera al pensiero di essere scoiattolo e ha ben chiaro nella testa il senso di frustrazione e insoddisfazione nell'essere quello che è. Quindi comincia a passare in rassegna tutta una serie di altri animali che sicuramente stanno meglio di lui.
Salvo poi doversi ricredere... e verificare che il suo problema è molto più diffuso di quanto immaginasse.
Di Tallec non ce n'è mai abbastanza. Molte cose sul suo modo di concepire le storie sono state già dette nel corso degli anni. Basta digitare Tallec come chiave di ricerca in questo stesso blog e si può passare un piacevole pomeriggio a leggere tutto il bene che ne penso.
Undici post dedicati ai suoi libri.
Forse qui val la pena mettere a fuoco qualcosa di ancora non detto: la sua capacità di lavorare sul dettaglio e di renderlo 'parlante' per il pubblico dei più grandi.
Non c'è nulla di riprovevole o furbetto a cercare di piacere, di entrare in dialogo con un pubblico di adulti e di farlo in un contesto a loro estraneo - almeno formalmente - ovvero un libro per bambini.
Au contraire.
L'albo illustrato è un terreno di confronto quasi naturale tra piccoli e grandi. Viene concepito, scritto, illustrato e poi inevitabilmente letto da persone adulte. Inutile nascondersi dietro un dito. Inutile far finta che non sia così.
Se torniamo ai dettagli per i grandi, il primo notevole lo si nota già in copertina, nella postura che assume lo scoiattolo con le sue 'braccia e gambe'. Sebbene i suoi occhi spiritati e magnetici siano lì a cercare un dialogo personale quanto disperato con il lettore, non importa quanti anni abbia, a un secondo giro dello sguardo la cosa che si nota sono quelle manine sulle ginocchia: un colpo da maestro, che forse i bambini non coglieranno, ma a un adulto difficilmente potrà sfuggire.
Nella prima pagina, il fenomeno si ripete nella postura dello scoiattolo che si specchia nell'acqua, in una sorta di Narciso alla rovescia, che proprio non riesce a piacersi. Poi si va avanti con lo sguardo alienato dei castori, poi c'è il cervo in favore di luce, attraversato da un provvidenziale raggio di sole tra la fitta boscaglia.
Poi ancora quei due segni, uno rosso e uno bianco, che segnano il tronco dell'albero dietro cui lo scoiattolo in cerca di nuova identità si nasconde al segugio che passa sullo sfondo. E se vi fosse sfuggito, lo potete notare una seconda volta nella pagina successiva.
Chiunque almeno una volta abbia fatto una passeggiata in montagna sa di cosa si tratta.
Per non parlare della chiocciola ...borgognona o ancora, proprio sul finale, dell'eloquenza del gesto dello scoiattolo di fronte a chi come lui è in cerca di una nuova identità.
Un secondo elemento di valore che forse va sottolineato, e questo ha effetti benefici su chiunque a prescindere dall'età, è la sua capacità di dare spessore quasi emotivo alla natura dentro cui ambienta le sue storie.
Attraverso un sapientissimo uso del colore sa creare una tangibile atmosfera luminosa: dal rosso di un bosco autunnale, alla lama di luce che attraversa il fitto di una foresta, da una collina resa per macchie di colore, a un prato tagliato in due da una strada asfaltata che finisce in un orizzonte corrusco di nubi che preannunciano un temporale estivo.
Una silenziosa ginnastica che ha lo scopo di allenare il gusto di ognuno nei confronti della bellezza.
Da collezione ed è confermato: di Tallec, mai abbastanza.
Carla
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