I leoni non mangiano crocchette, André Bouchard
(trad. Maria Valeria Caredda)
Glifo edizioni 2022
NARRATIVA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 5 anni)
" 'Niente cani, niente gatti!' hanno detto chiaro e tondo mamma e papà.
E siccome Clementina è una bambina ubbidiente, si è portata a casa un leone.
Uscendo dal bagno, la mamma di Clementina ha visto il leone e subito ha deciso di farsi un viaggetto, senza nemmeno comprare il biglietto.
Ogni giorno, Clementina porta a spasso il leone perché faccia i suoi bisogni.
Ma è difficile convincere un leone a farla in un angolino con discrezione.
Un gattone come lui preferisce di gran lunga le lettiere belle grandi."
E cosa c'è di meglio di una limousine come lettiera per il sovrano di tutti gli animali? Anche per il cibo la piccola Clementina non deve preoccuparsi, perché il leone sa perfettamente come procurarselo, d'altronde è un leone. E non si sa come e non si sa perché ma tutti, il macellaio in testa, si dimostrano estremamente accondiscendenti con lui: dal cedergli i posti migliori sull'autobus, a offrirgli i migliori tagli di filetto...
Certo alcune accortezze con lui bisogna averle. Ne sa qualcosa il padre di Clementina, ora in un letto d'ospedale, per avergli inavvertitamente pestato la coda un giorno. Ma il leone non gli serba rancore, anzi lo va addirittura a trovare.
Ma la cosa che sembra gradire massimamente è giocare a nascondino con Clementina e i suoi amici.
Pazienza se qualcuno poi si è nascosto talmente bene, da non venire più allo scoperto...
Questo però non è successo davvero. O sì?
Come spesso succede nelle storie di Bouchard è l'ambiguità, le cose non dette a chiare lettere, ad avere il sopravvento su tutto il racconto.
Qui, al massimo livello, visto anche il finale su cui anche questa volta è necessario tacere.
La storia ha uno schema piuttosto consueto nei libri per bambini, ma con una variante che lo rende immediatamente più 'appetibile' di altri (è proprio il caso di dirlo).
Mettete accanto a un bambino un animale che sia grande, possibilmente feroce, di sicuro selvatico e fate in modo che tra i due scoppi un'amicizia e una collaborazione.
Insomma qualcosa di molto reciproco e molto equilibrato. E il gioco è fatto.
Si riderà il giusto, per esempio a vedere i grandi spaventarsi o trasecolare.
Ci si metterà a posto la coscienza, quando vedremo il serpente terrorizzare i compagni di scuola un po' bulli... Cose così.
In sostanza si tratterebbe di mettere dentro un contesto 'normale' qualcosa di anomalo e poi mettere in moto l'intero meccanismo narrativo.
Diceva bene Alexis Deacon affermando che un coniglio che guida un elicottero, fa più ridere ed è potenzialmente più interessante rispetto a un elicottero guidato da un elicotterista...
Quindi sono innumerevoli i casi di bambini e bambine che hanno nascosto nel loro armadio o sotto il loro letto, coccodrilli o tigri o elefanti.
Ma si può andare anche oltre.
Infatti esistono storie che - in controtendenza con le leggi dell'amore universale tra creature - dall'incontro con un animale 'fuori contesto', non ci ricavano altro che noie e fastidi. Due su tutte: Billy Twitters and his Blue Whale Problem di Mac Barnett e Adam Rex (mai tradotto in Italia) e L'elefante un po' ingombrante, di David Walliams e Tony Ross. Queste due - e tutte quelle come queste due - fanno molto più ridere di tutti gli altri, che propalano inverosimili amicizie tra bambini e coccodrilli...
Però André Bouchard fa un passettino ancora ulteriore.
Ossia non cede neanche un millimetro sulla natura dei suoi personaggi.
In tutta la sua ironia e in tutta la sua onestà intellettuale e correttezza nei confronti dei suoi giovani lettori, non applica sconti: se metti un leone in un centro abitato, quello cercherà di accomodarsi secondo le proprie abitudini; tutte quelle che gli si possono attribuire. Cercherà cibo, un po' di svago, e soprattutto non si dimostrerà particolarmente elastico con le usanze degli umani. A parte decidere di prendere l'autobus (i leoni d'altronde sono di indole molto pigra) e passeggiare al guinzaglio della sua piccola padroncina. Almeno per un po'.
Perché dovrebbe, è un leone o no?
Stabilita questa regola aurea, come fa Bouchard ad applicarla? Facile, con i propri strumenti: le parole e i disegni che si muovono in perfetto contrasto tra loro. Quello che in gergo si chiama il contrappunto.
Maestro indiscusso di contrappunto è Jon Klassen, nella sua trilogia dei cappelli, per capirci.
Tu senti il testo che dice una cosa e con gli occhi ne vedi tutta un'altra.
"Quel brav’uomo del negoziante lo lascia libero di servirsi al banco senza chiedergli manco un centesimo." e quello che vediamo è un leone di schiena, davanti al bancone della macelleria con le zampe sul vetro e di lato si intravede una gamba per aria... Clementina, al guinzaglio, è tutta assorta nella lettura di un libro.
L'ambiguità qui è ancora in piccole dosi.
Ma poi il fenomeno assume dimensioni più rilevanti, per esempio quando si dichiara che il leone non ama solo divertirsi, "ma ha una vera passione per la musica..." e quello che vediamo è una sala da concerto deserta con tutti gli strumenti e gli spartiti a terra e il leone soddisfatto è lì che si lecca i baffi.
Questo gesto - leccarsi i baffi - diventa per l'appunto la chiave per permettere ai lettori di intuire l'accaduto.
Ogni volta che il leone lo farà, qualcuno sparirà dalla scena. Come è giusto che sia (e con buona pace del politicamente corretto).
A puro titolo statistico: ben altre cinque volte.
Solo pochi residui al suolo sono la prova concreta dell'accaduto.
Evviva.
Carla
Nessun commento:
Posta un commento