mercoledì 5 luglio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

GEOGRAFIA DI UN'INFANZIA

Gladys, Ronald Curchod (trad. Fabio Regattin) 
#Logosedizioni 2023 


ILLUSTRATI 

"Attraversare i prati, le colline, 
 il bosco, il ruscello. 
Vedere in cielo 
l'Aquila & il Falco. 
Sentire in montagna 
il fischio della marmotta, 
quello del camoscio. 
Scoprire sui prati 
una jungla di giunchiglie, 
la quinta foglia della potentilla, 
la farfalla Vulcano, la Xantia e l'Orbettino." 

Gladys ha undici anni, vive in una fattoria nei monti che sovrastano la cittadina di Aigle, in Svizzera, nel cantone di Vaud, attraversata dalla ferrovia. Suo padre, un uomo robusto, sua madre, una donna alta che avrebbe tanto voluto suonare il piano, e un fratello che ha due passioni, la montagna e i camosci. Tutti insieme lavorano sodo alla fattoria - la cucina, la stalla, il pollaio, la cantina, il fienile, l'orto e le conigliere. Ci sono i campi da coltivare, i prati da curare e tra il bosco e il torrente c'è sempre un grande viavai. A tutto questo va aggiunta la scuola. 
Questa è la vita di Gladys, una ragazzina, che impara dal nonno maestro di scuola i nomi delle piante e degli insetti, che ha le gambe secche ma forti, una ragazzina cui piace stare scalza, cui piacciono i gufi, anche di legno, che fa a pallate con i cachi maturi, che non teme gli orbettini, che le strisciano anche sotto il suo vestitino a pois. Vestito che cresce con lei: lo indossa anche da grande, in copertina, dove i capelli sono stati domati. Da vecchia con i capelli bianchi, i pois sono spariti, ma gli occhi continuano a essere frecce azzurre che scoccano verso chi la guarda. 

Gladys, da lì a nove anni, si sposerà e poi sarà la madre di Ronald Curchod.
 
© Ronald Curchod

Questa è la sua storia. È a lei dedicato questo libro molto particolare. 
Particolare nella sua architettura. 
Un grande panorama visivo: l'intera vallata punteggiata di lettere dell'alfabeto, tutte le lettere dell'alfabeto, cui corrisponde un panorama testuale. 
A una tavola doppia dedicata ad Aigle, la sua valle e le sue montagne, segue una doppia pagina di solo testo in cui quelle stesse letterine sparse diventano l'iniziale di singole parole che si organizzano in una poesia, che ha l'andamento di un elenco di luoghi, azioni da non dimenticare. 
Scritti come versi, in una traduzione che ha saputo destreggiarsi con grazia tra i vincoli ineludibili di un alfabeto che non è il nostro, hanno il merito di mettere in fila, perle lungo un unico filo, molti dei ricordi di un'infanzia. 

© Ronald Curchod

L'intento sembrerebbe proprio quello di tenere a mente, mettere in una sequenza personale le cose da fare ma anche da tenere a mente: tenere d'occhio l'orto, vedere la lepre che si abbevera, annaffiare la yucca. 
Un verbo, sempre all'infinito, che scandisce il tempo: lanciare i kaki (!) quando ormai si spappolano, sentire in montagna il fischio delle marmotte. 
A ciascuna di queste perle è dedicata poi una grande tavola e un breve testo che riverbera in parte il testo iniziale, ma ha anche il pregio di farlo sbocciare, ossia maturare. Sentire in montagna il fischio della Marmotta e quindi poi desiderare da morire di dormire nella sua grotta... Ecco cose così. 
In un gioco di rimandi tra parole e parole e tra parole e immagini, ma anche a ben vedere tra immagini e immagini si ricostruisce un quadro di insieme: la storia della piccola Gladys che attraversa gli scenari che hanno ospitato la sua infanzia e, forse, una certa parte della sua vita. 
La si conosce bambina al principio, la si saluta in uscita con i suoi capelli bianchi nell'ultima pagina. Stessa specularità è data alla grande fattoria. Bella, grande, imponente al principio. 
Drammaticamente ritratta la sua fine.

© Ronald Curchod

In questo libro, come già si notava altrove per un altro bel libro di Curchod, ogni singola tavola diventa in qualche misura una visione, dove le dimensioni diventano parte di un gioco - un'enorme nocciola, delle minuscole vacche, una lepre gigante. 

© Ronald Curchod

Le cose talvolta abbandonano il loro contesto - una lampada pende nel bosco. Chi legge e osserva non non apprezzare la percezione materica di animali e piante e soprattutto non può fare a meno di partecipare al gioco che Curchod ha organizzato per lui: una continua oscillazione dal particolare al generale in cerca di conferme, in cerca di punti fermi, come lo si farebbe su una carta geografica. 

© Ronald Curchod

Una carta geografica emotiva. 

 Carla

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