La storia di Greenriver, Holly Webb, Zanna Goldhawk (trad. Clara Serretta)
La nuova Frontiera junior 2023
NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)
"Cantare era una di quelle cose che la facevano sentire diversa. Aveva cominciato a canticchiare tra sé e sé come se fosse una sciocchezza, o almeno così le avevano detto, inventando dolci e stupidi versi sulle increspature delle onde e sul vento che soffia tra i giunchi. All'inizio cantava solo per intrattenere gli altri cuccioli, ma adesso ogni tanto i più giovani le chiedevano di esibirsi durante la cena, per tutta la compagnia."
Questa era una di quelle occasioni: un piccolo gruppo di giovani castori era riuscito a tagliare e trasportare il tronco di una grande quercia che sarebbe stato utilissimo per rinforzare la Roccaforte, il loro rifugio e quartier generale, che in alcuni punti stava cedendo. Tutti erano lì a festeggiare. Serica, come al solito, era ai margini della grande impresa: lei era piccola e debole e soprattutto non aveva (ancora) i denti e la coda adatti per dare il suo contributo.
Ancora una volta, la piccola - così la chiamava suo padre, Mastro Bigio - si sentiva diversa ed esclusa dalla comunità. Amici ne aveva, Gelo e Macchia per esempio, ma non poteva non notare che tra i castori adulti era guardata con sospetto e tenuta a distanza. Anche il suo stesso padre, seppure a suo modo affettuoso e premuroso con lei, era sempre sfuggente.
Sta piovendo da giorni, il fiume si ingrossa a vista d'occhio e nella comunità dei castori c'è grande fermento. Ma anche tra le lontre che vivono lungo il corso dello stesso fiume, ma ben più a monte, c'è preoccupazione. La Signora delle sponde, lo spirito delle acque, sembra non voler ascoltare i canti di preghiera delle lontre perché tutto si plachi e non si verifichi un'altra inondazione come quella che si è portata via la piccola sorella di Falasco, Bacca di sambuco. Nonostante lui sia ancora piccolo, non può rassegnarsi all'idea di non essere riuscito a salvarla. Fior di Cardo, la sua tata, non riesce sempre a stargli dietro. Neanche quando lui decide di partire per andare a cercare questa piccola sorella che tutti ma proprio tutti, compresa sua madre, pensano morta...
Una giovane castoro e un cucciolo di lontra, una a valle e uno a monte dello stesso corso d'acqua impetuoso, entrambi con un grande peso sul cuore e un incubo notturno ricorrente. Tra loro, il grande nido del Cigno che tutto sa e una vecchia lupa, zoppa, quasi cieca e affamata.
Questa è la loro avventurosa storia.
Costruito intorno a due comunità e due scenari diversi, la tana dei castori e quella delle lontre, una a valle e una monte del grande protagonista silenzioso della storia, il Greenriver del titolo, il racconto di Holly Webb è una gradevole storia che, racchiusa in una grande bolla metaforica, mette a fuoco una serie di interessanti questioni.
La scelta di creare un microcosmo selvatico insolito e più articolato rispetto al mondo animale che popola i suoi oltre centoventi libri pubblicati, dedicati a legioni di gattini e cagnetti, le permette di poter agire con una profondità di sguardo diversa.
Infatti, sotto metafora, porta l'attenzione su una serie di questioni per i suoi lettori più attenti.
Naturalmente, con storie come queste si può fare una scelta iniziale: seguire meramente le vicende di due cuccioli che si stanno correndo incontro in una natura che si rivela tutt'altro che accogliente. Neanche per loro che ne sono i legittimi abitanti.
Oppure si può decidere di gustarne semplicemente l'aspetto avventuroso che stanno vivendo questi due personaggi destinati a ritrovarsi, quasi loro malgrado e nonostante tutto.
Oppure ancora, godersi proprio questo aspetto non dichiarato esplicitamente se non a metà del racconto, e quindi appassionarsi al gioco nascosto di una "burattinaia" che manovra i fili da dietro le quinte. Si può decidere, per almeno un centinaio pagine, di non voler vedere, di non arrivare alla palese deduzione che la non castora, altri non è che la sorella lontra, strappata via dalla corrente il giorno della grande inondazione, sgusciata dalle zampe del piccolo Falasco. Inconsolabile nel sentirsi addosso la responsabilità di averla perduta per sempre.
Oppure si può decidere di prestare orecchio al grido dall'allarme per una natura che si sta ribellando, o ancora ragionare di identità, di senso di appartenenza, ma anche di indipendenza, di perdita e di cura.
L'insofferenza di Falasco nei confronti del suo ruolo sociale che gli pesa e verso il quale comunque si sente di dover rispondere; il suo rimorso per non essere stato all'altezza della situazione durante l'inondazione e nel contempo il suo desiderio di autonomia nei confronti degli adulti e il suo desiderio di riscattarsi agli occhi della comunità; oppure ancora il senso di frustrazione di Serica nel non essere capace di essere 'come gli altri'; il suo senso di solitudine che nessuno tra i castori è in grado di lenire; la sua presa di coscienza identitaria che la rende orgogliosa del percorso fatto con tanta fatica e di conseguenza la sua attitudine a non volersi sentire prigioniera di un unico ruolo, la sua autonomia di pensiero che le ha insegnato a scegliere da sola e per sé: tutto questo è lì, avvolto nelle lucenti pellicce di due giovani lontre.
Carla
Noterella al margine. Un ulteriore merito di Holly Webb, e di chi qui l'ha tradotta, sta nella nomenclatura: Serica, Brizzo, Gelo, Macchia, Ruggine, Mastro Bigio, Pezzato, Fulvia, Falasco, Fior di Cardo, Bacca di Sambuco, Silene, Lady Spina, Sterpo, Lady Vimini, Crespino, Rio, Giglio, Selce, Ciottolo, Tormentilla, Salice, Calendula, Cenerina, Fulvio, Vellutino... e sopra tutti, Mostravento e la sua indimenticata Penna.
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