“La nonna abita molto lontano. La campagna è quasi in capo al mondo.
Quando ci si sposta da un punto all'altro del mondo, si fa un viaggio”
Una bambina viene accompagnata dalla madre a prendere il treno. Il lungo viaggio che segue la porterà a casa della nonna.
Una storia tanto semplice quanto può essere tracciare una linea da un punto di partenza a uno di arrivo, quella stessa linea che in effetti percorre interamente le pagine del libro, sempre da destra a sinistra, sempre a segnare il percorso sulle rotaie, compiuto da un treno a bordo del quale l'unico viso che compare è quello della piccola protagonista.
Lo spazio e il tempo sono gli assi cartesiani che definiscono il procedere in generale di un'intera esistenza e sono ovviamente la cornice entro la quale si sviluppa anche questo come tutti i racconti. Eppure in questo caso la loro importanza risulta maggiore, tanto che questo albo può essere di fatto considerato una riflessione più ampia di come lo spazio e il tempo possano essere percepiti e vissuti, a seconda dell'età e della situazione contingente attraversata.
Il formato orizzontale (cm 31 x 18,6) di questo libro è inusuale, viene normalmente scelto nel caso in cui possa fornire un importante supporto alla “narrazione” (esempi celebri sono L'onda e Ombra di Suzy Lee) e in questo caso lo fa sicuramente. La storia si sviluppa lungo il tempo di un percorco ferroviario, al centro della pagina è sempre lo stesso convoglio dalla forma allungata che conferisce all'immagine il senso di uno spostamento veloce, percepito in virtù di un ordine di lettura che va da sinistra a destra e che spinge il lettore a cercare velocemente il seguito nella pagina successiva.
Viene quasi naturale immaginare le pagine aperte e continue, come in un leporello, che mostri l'intero viaggio dalla bambina, lungo tutti i paesaggi attraversati. La linea dei binari attraversa la pagina sempre in senso orizzontale, perché il punto di vista del lettore è ortogonale alla linea di orizzonte, per cui del treno e dei binari noi abbiamo sempre presente un profilo, mai che ci sia un cambio di prospettiva che consenta per esempio di percepire una curva o lo stesso volume del treno.
Verrebbe da dire, con linguaggio in uso negli audiovisivi, una sorta di piano sequenza con camera fissa, sempre alla stessa altezza e che si muove proprio alla stessa velocità del mezzo ripreso. Non perdiamo mai di vista il soggetto, mai la sua collocazione precisa e centrale rispetto al contesto, mai ci sfugge il viso della piccola bambina.
Si parte dai panorami cittadini, affollati, ma nella loro restituzione grafica mai caotici, per passare progressivamente a scenari sempre più distesi. Le tappe sono ben scandite e tracciano con meticolosità i luoghi che solitamente si incontrano nei grandi agglomerati urbani: centro scintillante di vetrine e insegne, periferie man mano meno variegate, ma che nel disegno conservano una nota di ironia sottile (e persino i grandi raccordi autostradali finiscono per assumere l'aspetto di divertenti e tutt'altro che alienanti labirinti).
Nei luoghi sempre più lontani dal centro ecco che la natura ricompare e la storia scivola in scenari fantastici e il viaggio che la bambina compie non è soltanto verso la casa della nonna, perché per arrivarci deve attraversare dei mondi e incontrare delle creature fantastiche (castelli in bilico su dirupi improbabili, torri di difficile se non impossibile accesso, animali di natura indefinita).
Germano Zullo e Albertine hanno all'attivo moltissimi libri, di lei abbiamo imparato a riconoscere immediatamente il segno morbido e mai spigoloso, come le qualità pittoriche e cromatiche.
In questa storia invece la scelta va a favore di un grafismo pulito e di una bicromia quasi assoluta (nessun colore a eccezione di quei pochi del treno!). Le illustrazioni sono solo disegnate, la linea non è quindi solo quella che definisce e distingue un convoglio da un altro, ma è in questo albo realmente la protagonista, unica, leggera ed elastica, e definisce un movimento (un tempo) e uno spazio che non ha volume. L'impalpabile consistenza di ogni luogo attraversato da una linea che separa il sopra e il sotto ma che non definisce profondità alcuna permette all'autore di svuotare di concretezza effettiva quei luoghi e di trasformarli in sentieri lungo i quali il pensiero si snoda come il filo di un gomitolo. Un pensiero che, neanche a dirlo, si concentra sul tempo e sullo spazio! Lo sguardo fisso in avanti, totalmente aliena a quello che la circonda, nel suo monologo la protagonista riflette sulla distanza che la separa dalla casa della nonna (che insieme alla propria sono i posti che conosce meglio) e sulle distanze assai maggiori che ha voglia di percorrere durante la sua vita. La sua mente vola lontano, lontanissimo, e con l'audacia incosciente dell'infanzia arriva a includere l'ovunque, il qui e là di luogo esistente. A nulla vale la precisazione degli adulti (“Ma la mamma e la nonna dicono che è impossibile viaggiare ovunque”), perché quello del desiderio è il motore più forte e ora, ora che si è bambini, è l'unico che conta, al di là di qualsiasi ragionevole contestazione.
D'altro canto se arrivare a casa della nonna significa arrivare in capo al mondo e lei riesce a farlo tranquillamente da sola, cosa può esserci di così strano e impossibile da realizzare nel visitare tutto il mondo?
Che lo spazio e il tempo siano valori relativi e non assoluti l'abbiamo ampiamente appreso, concedere all'infanzia il diritto di esprimerlo può aiutarci a ricordarlo.
Quella della bambina è una riflessione alternata alle risposte della madre e della nonna. Come in un preciso contrappunto, a ogni pensiero connotato come infantile (nel senso dell'infanzia) corrisponde uno opposto e contrario maturato da un adulto. Ma la libertà della bambina è tutta nell'ammettere l'incomprensione di certe affermazioni, che le giungono come moniti, e l'ambizione di mantenere qualcosa di questo presente che si vorrebbe estendere all'infinito, fino a includere un'intera esistenza, che riesca a conservare il ritmo dell'infanzia come privilegio assoluto. Solo in questo modo la bambina potrebbe arrivare a destinazione nello spazio (dalla nonna e nell'ovunque) e nel tempo (l'età adulta) e riaffermare la propria verità: “Vedete! Vedete che è possibile!” E così anche lei, come la ben nota Cappuccetto rosso, compie un viaggio verso la casa della nonna.
Qui siamo in Giappone, le distanze sono maggiori, i mezzi notevolmente più potenti. Ma anche qui, come in ogni viaggio che si rispetti, si assiste a una evoluzione, anche qui come nella famosa fiaba, la protagonista vive le tappe della propria crescita in una relazione inevitabilmente stretta con il mandato del mondo adulto in qualche modo disatteso.
Teodosia
"Linea 135", Germano Zullo e Albertine. (Trad. di Francesca Novajra), Il gatto verde edizioni 2024
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