Novantanove volte un volto, Lucia Biancalana
Pièdimosca Edizioni 2022
ILLUSTRATI PER GRANDI (dagli 11 anni)
"Novantanove volte un volto non è altro che la traduzione illustrata degli Exercices de style - o meglio della sua versione italiana tradotta da Umberto Eco e pubblicata per la prima volta da Einaudi nel 1983. In questa atipica interpretazione, ogni esercizio acquisisce una propria fisionomia in base alle regole linguistiche che lo caratterizzano: testa, occhi, naso, bocca e orecchie diventano le lettere di un nuovo alfabeto sperimentale e dalla scomposizione e metamorfosi di questi elementi prendono vita novantanove volti illustrati, novantanove ritratti stilizzati e caricaturali."
Chi conosce il libro di Queneau, si trova in lieve vantaggio rispetto a chi non ha mai letto i suoi Esercizi di stile del 1947 quando in Francia con un altro manipolo di belle teste - Calvino, Perec, Cortázar - si occupava di letteratura sperimentale e nel 1960 fondava l'OuLiPo, se ce ne fosse bisogno: Ouvroir de littérature potentielle...
Il gioco di Queneau è molto chiaro e divertente - e c'è da credere che lo sia stato altrettanto per lui che lo ha concepito prima di giocarci lui stesso: si tratta di un esercizio 'di stile' per riuscire a raccontare la stessa piccola storia in novantanove modi differenti.
Le regole si percepiscono dopo poche pagine.
Per mettere su la sua partita Queneau si avvale di linguaggi diversi, dalle figure retoriche, agli anagrammi, dalle ampollosità alla sintesi telegrafica, dalla lingua dei gastronomi a quella maccheronica, dagli anglismi ai francesismi.
A prescindere dal divertimento dato dai giochi di parole che si creano, è molto interessante vedere in Queneau convivere pacificamente il rigore logico, la sottomissione obbediente a una regola e nello stesso tempo l'assurdità, il 'surreale' dell'esito.
Qualcosa di molto simile a quello che in quegli stessi anni Magritte andava mettendo su tela...
La regola del disegno mimetico con proporzioni di scala esagerata, oppure la regola della resa luminosa di un lampione che illumina un buio che non dovrebbe esserci in una giornata sullo sfondo tanto radiosa, o ancora la mimesi nella resa di oggetti quotidiani e riconoscibili, ma inseriti in contesti del tutto improbabili.
Ma l'altro fattore che non si può non notare è il valore 'potenziale' che il linguaggio porta con sé e che dimostra nel moltiplicarsi dei suoi crescendo.
Questo ragionamento lo si può verificare anche solo nella lettura di Queneau, ma forse può valere la pena vedere quanto 'potenzialmente' altra sia la traduzione fatta da Eco.
E quindi da uno che era il testo, adesso necessariamente ne sono due. Sul tema della traduzione è meglio qui non approfondire, ma di ragionamenti se ne potrebbero fare un bel po'.
L'idea di Lucia Biancalana parte anch'essa da un punto dato, quello di Queneau nel 1947 e poi di Eco nel 1983. Lei decide di rielaborarlo con il mezzo che le appartiene, ovvero il disegno.
Anche lei come Eco fa propria la regola e la scansione di Queneau, anche lei come Eco decide di cambiare qualcosa, ma come Eco ne dichiara i motivi. Se per Queneau e per i suoi traduttori i tasselli per comporre le diverse figure erano le parole, lei ha il disegno.
Come Queneau sceglie un modello di partenza che sia il più neutro possibile, al limite del banale: due puntini separati da una lettera U che segna la centralità del naso e una linea orizzontale a fissare una bocca, il meno espressiva possibile.
A questo strumentario di base lei aggiunge il profilo di una testa, con due orecchie che lo movimentano. Questo forse l'elemento che le permette un certo numero di declinazioni maggiori. Ma non solo: accanto all'immagine lei stessa lavora su un piccolo testo che dia senso a tutto.
Quindi da un lato anche lei sulla forma base aggiunge, sposta, toglie dettagli e tiene alto il ritmo delle scansioni di Eco: notazioni, partita doppia, litoti, metaforicamente, retrogrado, sorprese... ma dall'altro crea un corrispettivo testuale che riverbera in un'eco perenne con il disegno.
Ulteriore regola che si dà è quella della cadenza: a sinistra al centro un testo (molto disegnato anch'esso), in alto la figura guida di Queneau e poi Eco e a destra, al centro della pagina, la faccia.
Alcune eccellenze sono: parole composte, distinguo, passato prossimo, la sequenza:apocopi, aferesi, sincopi, vero? enallage, protesi, latino maccheronico, gastronomico e, ovvio, inatteso...
Un'ultima questione che Lucia Biancalana deve sempre aver presente nelle cose che fa: nelle mani di chi? Va da sé che il desiderio di innescare, o per meglio dire di mantenere vivo e attivo il processo della potenzialità di una prova del genere, è nelle corde di Lucia Biancalana, quindi decide di rilanciare il suo personale 'esercizio di stile' con delle 'pagine gialle' a fondo corsa.
Come di solito capita con i suoi libri, Cicero per esempio, c'è da augurarsi che arrivi nelle mani giuste di persone curiose, che abbiano uno sguardo originale, e che quindi sappiano vedere in tutto questo materiale una potenzialità.
Perché è indubitabile che ci sia.
Carla
Noterella al margine. Da abitante della capitale ringrazio perché alla voce Volgare il coatto autoctono è perfettamente rappresentato.
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