venerdì 30 marzo 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL DIFFICILE MESTIERE

IL MIO AMICO TARTATTA', Béatrice Fontanel, Marc Boutavant
La Nuova Frontiera Junior, 2012

NARRATIVA PER MEDI (dai 6 anni)

"Arrivò a scuola all'inizio dell'anno con dei capelli selvaggi da non credere. Si capiva che aveva cercato di appiattirli con l'acqua, ma il risultato erano tante ciocche tutte incollate che si raddrizzavano di continuo. Solo a guardarlo, io e i gli altri compagni dovevamo trattenerci per non scoppiare a ridere."

Il suo problema non sono solo i capelli selvaggi, ma anche il suo balbettare davanti a certe sillabe particolarmente difficili per lui: sulle Ta, sulle Ba, sulle Po, sulle Do. Il nuovo bambino in questa scuoletta francese è una vittima predestinata. Tutti lo prendono in giro sulla balbuzie, gli affibbiano subito un soprannome -Tartattà- e a lui diventano rosse le orecchie e la faccia si copre di macchie grandi come continenti. E' timido, goffo e impacciato. Persino la maestra lo maltratta, mandandolo dal direttore ingiustamente. Ma proprio in quell'occasione Basilio Tamburo, per tutti ormai Tartattà, trova un' insperata piccola mano tesa...
Sebbene, la cattiva sorte continui ad accanirsi contro di lui (un corso di teatro pieno di sillabe 'scivolose') e sebbene il nascondersi nel bagno non sia la soluzione migliore, Tartattà ora non è più solo. E, soprattutto, dalla cima di un tetto della scuola le cose si vedono con la giusta distanza...

In un microcosmo di una classe elementare di una scuola francese si ambienta questa piccola storia così autentica ed esemplare allo stesso tempo. Le mille difficoltà a farsi accettare, le molte paure di sembrare diverso, le tante insicurezze quotidiane sono -a ben vedere- non solo del piccolo Tartattà, ma patrimonio comune.
Chi non ricorda della propria infanzia certe paure, certi pudori e certe timidezze: io per esempio sono stata chiamata per cinque lunghissimi anni con un cognome sbagliato dall'omino dell'autobus che mi riportava da scuola a casa. Ma non glielo ho mai detto. Mi rifiutavo di fare pipì a scuola perché c'era un buco nella parete devisoria con il bagno dei maschi e così alla fine delle otto ore camminavo con le gambe incrociate per riuscire a trattenerla. Mia madre mi faceva l'orlo ai pantaloni troppo corto e tutti mi sfottevano per questo. A casa mia si diceva 'ma va, che roba!' perché dal nord arrivavamo e anche per questo a Roma venivo presa in giro. Speravo sempre che i miei compagni non notassero troppo i capelli bianchi del mio papà quando veniva, di rado, a prendermi a scuola. Ma invece lo notavano, eccome. Mi inventavo i fidanzati e mi scrivevo da sola appassionate lettere d'amore che puntualmente venivano smascherate.
Ecco, anche di questo è fatta l'infanzia.
Béatrice Fontanel racconta e Marc Boutavant illustra il difficile mestiere di fare il bambino.
Questo pare essere il primo titolo per l'Italia di una serie che, almeno in Francia, conta già almeno quattro puntate.
Marc Boutavant, per suo conto, ci aveva già introdotto nel piccolo ma frenetico universo dei bambini attraverso una fortunata (?) serie di fumetti che avevano come protagionista principale Ariol. Magnifici ed esilaranti.

Carla

mercoledì 28 marzo 2012

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)


SE EU FOSSE UM LIBRO, José Jorge Letria, André Letria
Pato-Lógico 2012


Se eu fosse um libro,
Nao gostava de saber logo no principio
como é que a historia vai acabar.

Se fossi un libro
non mi piacerebbe sapere fin dall'inizio
come va a finire la storia*

Se eu fosse um libro,
gostava de tornar livre e indomavel
o leitor que me escolhesse.

Se fossi un libro
mi piacerebbe rendere libero e indomabile
il lettore che mi scegliesse*

Se eu fosse um libro,
gostava de ouvris alguem dizer:
"Este libro mudou a minha vida"

Se fossi un libro
mi piacerebbe sentir dire a qualcuno:
"Questo libro mi ha cambiato la vita"*

ILLUSTRATO PER MEDI E GRANDI (dai 7 anni)

Ventotto diverse aspirazioni di un libro dalla copertina nera e dalle molte pagine bianche...
Abbandonato su una panchina sogna di diventare il tuo libro, e di venire via con te. Con una palma che gli cresce sul piatto di copertina sogna di esserti compagno su un'isola deserta. Con un manico di valigia sulla costa può farti da guida a Roma e a New York. Sigillato da una cerniera che ne attraversa i tagli sa essere custode discreto dei tuoi segreti di lettore.
In questo e in molto altro può trasformarsi un libro.
Un gioco sottile, raffinato tra immagine e testo dove l'immagine è ancora più poetica delle stesse parole.
Un libro fatto di tanti piccoli stupori che si generano con il girare delle pagine.
Ogni volta quel grande libro nero diventa qualcosa d'altro: lampione, scopa, cavallo, aeroplano.


Non a caso, Se eu fosse um libro segna l'inizio di una nuova avventura: una piccola casa editrice portoghese indipendente si fa conoscere al mondo attraverso questo piccolo ma impellente inno alla lettura. E' un omaggio dichiarato e appassionato da parte di chi i libri li ama, li inventa, li costruisce e infine li mette in giro.

 
E' una vera e propria dichiarazione di intenti iniziale e come tale porta in sé la domanda: e tu sarai dalla mia parte?
E' un libro senza una storia ma con tante potenziali storie al suo interno.
E' un libro che sa essere al contempo molto personale, intimo, ma anche collettivo. Un libro che può diventare il centro di una discussione su significati e valori di libri e lettura. Valori e significati che purtroppo vanno ribaditi ben più spesso di quanto si pensi e che non vanno dati troppo per acquisiti.
Un libro da utilizzare come passpartout per introdurre bambini e ragazzi ad una lettura, oppure per farli parlare delle loro esperienze di lettura, per farli riflettere sul senso che assume l'atto di leggere un libro.
Se in molte delle sale da congresso della Fiera di Bologna l'editoria digitale si è dimostrata incombente e pericolosamente gigantesca, piccoli libri a forma di libro, eroici nel loro essere minuscoli come questo, fanno la parte di Davide, piccolo ma coraggioso ragazzetto/libretto, di fronte all'enorme Golia.
Sembra proprio essere un libro-bandiera che sventola davanti a tutti il suo simbolo di appartenenza, appartenenza a un popolo, a una tribù, a un clan, sempre più sparuto...di tenaci lettori.


Carla

*per gentile concessione dell'editore, traduzione di Valeria Lalli.

martedì 27 marzo 2012

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)


PAPIERSCHIFF AHOI!, Jorge Luján, Julia Friese
Bajazzoverlag 2009


ILLUSTRATO PER PICCOLI, MEDI, GRANDI (dai 5 anni)

Una barchetta di carta la possono fare tutti
 

ma salirci sopra e salpare, è un'altra cosa
poco importa se piove
o se le rocce degli scogli svettano
e le onde si scatenano selvagge
io raggiungerò il tuo approdo, suonando forte la sirena
e tu non crederai ai tuoi occhi

Promesso. Lo giuro.
Contro o in favore di vento io navigherò.
Nell'uragano o in bonaccia io remerò.


Piena d'acqua e molle, la mia barca ti incrocerà


e potremo finalmente abbracciarci e sarà bellissimo
vedrai...


Non è una novità, va detto. Pubblicato nel 2008 dall'emerito FCE (Fondo de Cultura Economica) messicano, Il barco de papel è stato pubblicato l'anno successivo dall'altrettanto emerita casa editrice svizzera Bajazzo.
La scelta di segnalarlo è dettata da un motivo principale e dal relativo rammarico.
E' un libro ad alto contenuto poetico. Una bella poesia di Jorge Luján è il testo del libro su cui Julia Friese ha trasformato in un albo illustrato.
La barchetta di carta ha navigato dalle coste del Messico per approdare fin sulle montagne della Svizzera. Ma lì si è fermata. Nonostante nei disegni di Julia Friese soffi spesso un gran vento, questo libro non è riuscito a varcare le Alpi. E qui parte il rammarico.
Il rammarico nel constatare la paura che da noi genera pubblicare la poesia. Filastrocche tante, ma poesie pochine.
In Italia si contano sulla punta delle dita di una mano le case editrici che pubblicano con una certa costanza testi poetici per bambini e ragazzi. Penso, rigorosamente in ordine alfabetico, a quanto erano belli i libri della collana di Einaudi I pesci d'argento, ora quasi del tutto sparita...penso a Lapis, Motta junior con la recentissima collana Il suono della conchiglia (curata da Teresa Porcella con intelligenza e amore), che ha già 2 titoli all'attivo e altri 2 in arrivo, a Orecchio acerbo,Topipittori. E penso a quanto bello era il libro Una sera d'inverno con un'altra poesia di Lujan, illustrato in modo toccante da Mandana Sadat e pubblicato ancora nel 2007 da Bohem Press.
Intorno il vuoto.
Che dire?

Carla

Noterella al margine. Il testo che leggete è una mia goffa traduzione. Abbiatene pietà.


sabato 24 marzo 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL PENSIERO DIVERGENTE

NEI GUAI, Oliver Jeffers
Zoolibri, 2012

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Questa storia ebbe inizio quando l'aquilone di Leo finì tra i rami d'un albero.
Leo provò a tirare e a farlo oscillare.
Ma quello rimase bloccato.
I veri guai cominciarono quando Leo lanciò la sua scarpa preferita per liberare l'aquilone e anche quella rimase incastrata tra i rami! Leo lanciò l'altra scarpa preferita."

Beh, avrete intuito che anche la seconda scarpa rimase appiccicata lassù. Così come il gatto, la bici dell'amico, la porta di casa, per un totale di ventotto corpi più o meno inanimati, il più voluminoso dei quali è una balena passata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Il povero Leo sta tentando di tirare di nuovo a terra il suo aquilone appiccicato lassù e tutto quello che trova, in un sempre più esilarante crescendo, può rivelarsi utile. Ma quello stupido albero tiene tutto per sé...persino il titolo di questo divertente libro, nuovo nuovo.

Il piccolo Leo, nella determinazione per risolvere il suo problema, mi pare rappresenti molto bene la bambinità: la mancanza di un qualche senso di razionalità, il gusto per l'assurdo, la passione per i 'crescendo', la propensione verso l'esagerazione, la spensieratezza nel godere del risultato, sono sono alcuni caratteri tipici del bambino-pensiero che in questo libro convergono.
In tale prospettiva questo libro si può leggere come un gioco a chi la spara (sull'albero) più grossa. Un gracile bambinetto, dalle gambe secche, esasperato dai continui fallimenti per riavere il suo aquilone, intuisce che la giusta pratica per riavere indietro il suo giocattolo è quella di smuoverlo con altri corpi contundenti. La sua logica è ferrea e poiché sa che è la strategia vincente, persiste. Ma tra realtà e fantasia, si sa, la linea di demarcazione è sottile e se ci si distrae per un attimo ecco che l'assurdo prende il sopravvento.


Un adulto avrebbe diligentemente preso una scala, la avrebbe appoggiata all'albero e in quattro e quattr'otto avrebbe recuperato l'aquilone...ma che gusto c'è nel fare le cose così diligentemente?
Non è forse mille volte più divertente sfidare il buon senso, la sorte tentando una via traversa? E non è forse così, attraverso il pensiero divergente, che le grandi intuizioni di scienza e letteratura hanno avuto origine, generando grandi scoperte e grandi capolavori?
Leo, sei un genio!



Carla

Noterelle al margine:
1) Esempio illustre di scrittore che ci ha abituato a saper varcare 'allegramente' il limite del pensiero logico, e che per questo così bene ha raccontato i bambini ai bambini, è Rodari: i pezzi persi da Giovanni nella Passeggiata di un distratto, ne sono uno dei manifesti. 
Jeffers, come già in altri titoli precedenti  (L’Incredibile bimbo mangia-libri, Zoolibri 2009), proprio in questa direzione va raccontando.
2) Bravi a Zoolibri per la scelta del titolo, ma Stuck!, portatore di un'onomatopea ineguagliabile, è irraggiungibile in italiano.

giovedì 22 marzo 2012

ECCEZION FATTA....


IL LIBRO CHE VERRA'

Una delle cose più emozionanti di questa rutilante fiera è stata la mostra MASTER IN MOSTRA, ovvero una ricca panoramica delle opere dei giovani illustratori che hanno frequentato il Master in illustrazione che si tiene ogni anno a Macerata, organizzato con tanta competenza e altrettanta gioia da Ars in fabula.
Al Teatro Testoni Ragazzi di Bologna, un teatro che è già di suo bellissimo, accogliente e pieno di curiosi oggetti appesi alle pareti, spiccano le numerose tavole, che un giorno forse saranno libro.
Fin dal manifesto, di Gabriel Pacheco, si annuncia qualcosa di speciale: un'immagine di forte carattere evocativo, una bambina che con le braccia indietro, il naso all'insù e gli occhi chiusi, nell'inquadratura di una luminosa finestra, sembra voler spiccare il volo, o farsi avvolgere della luce, circordata da pagine bianche sul pavimento, sparse.


Le tavole esposte meritano una visita da parte di chi per tutti questi giorni ha 'incamerato' illustrazioni già diventate pagine. In questo, è una occasione avere la fortuna di vedere cosa c'è prima che la pagina di un foglio di dimensioni, di peso, di lucentezza diverse ne diventi il supporto ideale.
Purtroppo sono ancora rare le case editrici che considerano le tavole per l'illustrazione vere opere d'arte tout court e offrono loro un'opportunità di 'mettersi in mostra', di essere ammirate dal pubblico, una volta diventate illustrazioni di un libro.
Questa attenzione, fortunatamente, la si riscontra anche altrove. Nell'ambito della fiera stessa è possibile vedere tavole di illustratori appartenenti a uno stesso paese, quest'anno il Portogallo. E più in generale nella Mostra degli illustratori. Ma ancora nelle tante piccole ma ricche esposizioni che in questi giorni pullulano a Bologna, per lo più organizzate da Hamelin. Ma in questo caso si tratta di tavole che hanno già visto segnato il loro destino: sono tutte entrate in un libro e sulla pagina si sono già fermate.
Ma le tavole di MASTER IN MOSTRA hanno qualcosa di più. E quella posa sognante della bambina nel manifesto ce la racconta tutta: sono tutte portatrici di un'incertezza, di una palpitazione, di una vaghezza, di un interrogativo, di un chissà, di un sogno...
...di diventare libro.

Giacomo Garelli

Carla
Leggere cose dietro ai nomi: la Fabbrica delle favole che organizza il master, è  un nome che fa riferimento al fatto che è un corso di illustrazione, ma io lo leggo anche come allusivo a quel senso di sospensione e attesa da parte di chi lo frequenta, che con il 'favoloso' ha molto a che fare. 
Se andate a vedere nel dettaglio, l'offerta formativa dei master e dei corsi organizzati da Ars in Fabula-La fabbrica delle favole vi renderete subito conto del livello di qualità. Rapidamente scorrete i nomi dei docenti: c'è da restare a bocca aperta e ogni anno che passa pare proprio che all'ottimo si aggiunga l'ottimo.

domenica 18 marzo 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA FIABA SIAMO NOI

I MUSICANTI DI BREMA, Jakob e Wihelm Grimm
Orecchio Acerbo, 2012

 ILLUSTRATI PR MEDI (dai 7 anni)

"L'asino, accortosi che tirava una brutta aria, se la svignò e prese la via per Brema, progettando di entrare nella banda cittadina. Cammina cammina, si imbatté in un cane da caccia steso sulla strada, che ansimava come se fosse stremato per la corsa. 'Ehi, perché ansimi così, Can-da-presa? chiese l'asino."



Can-da-presa e Pelogrigio sono due dei quattro protagonisti della bella fiaba dei Grimm. Tra le fiabe più conosciute dei Grimm, I Musicanti di Brema è forse una delle mie preferite, insieme al Pifferaio di Hamelin. La ragione credo risieda nel fatto che entrambe lasciano fuori fanciulle bizzose o principi sfortunati, ma soprattutto perché in entrambe io colgo un forte senso di rivincita nei confronti dell'ingiustizia.

 
Il fatto che questi quattro animali che hanno servito con impegno i loro padroni per una vita e adesso sono sull'orlo di essere fatti fuori perché inutili, è proprio un gran sopruso. 


Impossibile non schierarsi al loro fianco e seguirli nel loro percorso verso la libertà e verso il riscatto contro il destino avverso.
Il risveglio dell'orgoglio e nel contempo la volontà di coltivare un sogno, sono temi importanti da trasmettere ai più piccoli. Ribellarsi a un'ingiustizia, avere un obiettivo da raggiungere, conquistare la libertà, dare un senso a un'esistenza sono tutti i grandi argomenti che si nascondono dietro alla vicenda dei Musicanti di Brema.
A questi si aggiunge un altro grande nocciolo di senso, che a un bambino non potrà sfuggire: quello che essere un gruppo a volte fa la differenza. Ognuno di noi, ma soprattutto i piccoli, come i più deboli, conosce bene l'importanza di non sentirsi solo lungo il cammino. E' bello e confortante sapere che stai marciando con altri al tuo fianco e che con loro condividi, non solo la strada, ma anche il punto di arrivo.
Animali tra loro molto diversi, accomunati da un obiettivo comune, sanno essere vincenti nel loro stare assieme.
E così possono fare anche gli uomini.
La versione dei Musicanti di Brema pubblicata da Orecchio acerbo e così ben illustrata da Claudia Palmarucci sembra dire che tra i quattro animali e le categorie più deboli di una società il passo è davvero breve.
Claudia Palmarucci legge l'intera vicenda come una grande rivincita del mondo dei diseredati, nei confronti di chi ha il denaro e il potere. Quattro contadini, con la camicia di flanella o la maglia, uniti e determinati dal bisogno, fanno fuori un gruppo di avidi e dentati ricchi benvestiti, lupi o iene, banchieri o imprenditori, che gozzovigliano al sicuro dietro i vetri di una villa. 

 
E' la rivincita dei poveri, dei lavoratori, dei braccianti che, come nel celebre Quarto Stato, in rivolta, in sciopero marciano compatti. E se Pellizza da Volpedo mette una donna in prima fila con in braccio un bambino in piena luce, Claudia Palmarucci e Orecchio acerbo è proprio a quel bambino che paiono rivolgersi per dirgli "Ehi, guarda, che la fiaba siamo noi!" 

 

Carla

Noterella a margine: proprio come asino, cane, gatto, e gallo partiamo per B...rema, no per B...ologna. Io faccio l'asino perché son da soma e un po' zuccona, il cane sarà la fedele eleonora, a gisella tocca il gatto (ha gli occhi grandi e verdi come i gatti) e il gallo non può essere che lui, il gran paolo, in mezzo a tutte donne.
Non temete, vi aggiorneremo quasi in tempo reale dalla grande Bologna Children's Book Fair.

venerdì 16 marzo 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


LA STORIA, LE STORIE



Di solito funziona poco, raccontare la Storia, gli avvenimenti che hanno segnato generazioni, attraverso racconti d’occasione: il fine pedagogico travalica il senso narrativo. Sembrava essere proprio il caso di La stella nel pugno di Robert Sharenow, collana Freeway della Piemme, uscito in concomitanza con la Giornata della Memoria. Devo dire che il libro racconta una bella storia, basata su un episodio realmente accaduto: il pugile tedesco Max Schmeling prima sconfisse e poi fu sonoramente battuto dal pugile americano Joe Lewis, afroamericano. Questa sconfitta gli costò l’emarginazione nel regime nazista. Schmeling protesse e aiutò a fuggire due fratellini ebrei e su questo episodio viene costruita la chiave di tutto il romanzo; fin qui l’aspetto storico, ma il protagonista vero è il personaggio d’invenzione, il giovane ebreo Karl Stern, costretto a crescere nella Germania che diventava sempre più prona all’ideologia del Terzo Reich. Un ragazzino gracile, figlio di un mercante d’arte, oggetto fin da subito dello scherno e delle angherie dei bulli in camicia bruna. Un amico del padre è proprio il pugile più famoso di tutta la Germania e, dopo un pestaggio subito da Karl, promette di insegnargli la boxe. E così sarà: Karl, nell’atmosfera sempre più cupa di una Germania ormai integralmente nazista e dedita alla persecuzione sistematica degli ebrei, diventa un giovane campione, nascondendo la propria condizione grazie all’aspetto quasi ariano, fino a che il gioco si rompe e la violenza sterminatrice del nazismo cancella ogni speranza di affrancamento. Solo l’amicizia di Schmeling metterà in salvo Karl e la sorellina su una nave diretta negli Stati Uniti. L’America, d’altra parte, per Karl è un mito, patria di pugili di tutte le razze (velo pietoso sulla segregazione razziale) e di supereroi protagonisti dei suoi amati fumetti. La storia tiene, anche se con qualche stanchezza nel finale, e ha i suoi momenti migliori nel descrivere la difficile crescita di Karl, la sua volontà di affrancamento attraverso lo sport, in un mondo adulto per lo più indifferente o ostile, con poche eccezioni. Intenso e delicato il rapporto fra Karl e la sorella più piccola, con la quale imbastisce una storia a fumetti in cui loro due si rappresentano come un uccellino (Spatz) e un topolino (Winzig), personaggi di una storia di Otto Berg. Ben descritti anche i personaggi secondari, dai frequentatori del club pugilistico, alla coraggiosa Contessa, un omosessuale amico del padre. Certo, il fine è dichiarato, dimostrare che anche nei tempi più bui la solidarietà umana è l’unico collante che impedisce di cadere nel totale imbarbarimento. E forse c’è anche una certa ingenuità nel racconto, ma la storia comunque appassiona, rende in modo efficace la mutazione che un regime totalitario induce nella coscienza della maggioranza degli individui.



Tema analogo, e più vicino a noi storicamente, ne Il ragazzo di Berlino, romanzo di quel Dowswell che già aveva firmato Ausländer. Qui siamo a Berlino est negli anni ’70, il protagonista è un giovane, Alex, attratto da quel poco che sa del mondo al di là del muro e soprattutto dalla musica che riesce ad ascoltare di straforo. Su di lui e sulla sua famiglia incombe la Stasi, la famigerata polizia politica della Germania di Honecker. La storia del protagonista e della sorella, della sua fidanzata, si intreccia con quella dell’oscuro ed inquietante persecutore, un nazista che si è fortunosamente riciclato nella Stasi , appropriandosi dell’identità di un altro. Alla fine Alex e la sua famiglia riusciranno a scappare e a liberarsi dai ricatti e dalle violenze della polizia segreta, conquistandosi la speranza di una vita normale. La storia ha un ritmo incalzante, da spy story, i cattivi sono davvero cattivi e anche le comparse non scherzano, ma i riferimenti storici (compresi quelli alla Banda Baader -Meinhof) sono lontani dalle cognizioni dei ragazzi di 13/14 anni; è un libro che richiede un lungo antefatto di spiegazione storica, magari anche un po’ più articolato di quanto non si intenda nel libro. L’accenno alla Rote Armme Fraktion è troppo superficiale, così come lo è la rassicurante divisione fra buoni e cattivi. Forse è un libro troppo complicato per un ragazzino delle medie e troppo poco per chi, quattro o cinque anni dopo, ha gli strumenti e le nozioni storiche per comprenderlo a pieno.

Eleonora

La stella nel pugno”, R. Sharenow, Piemme 2012
Il ragazzo di Berlino”, P. Dowswell, Feltrinelli 2012


giovedì 15 marzo 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


MARGHERITA SI ATTACCA DOVE VUOLE

IO NON SONO COME GLI ALTRI, Janik Coat
La Margherita Edizioni, 2012

ILLUSTRATO PER PICCOLI (dai 4 anni)

i rinoceronti sono aggressivi Gianluigi è pacifico
gli elefanti sono goffi Dario si muove con grazia ed eleganza
i piranha sono carnivori Orazio è vegetariano
le patelle si attaccano alle rocce Margherita si attacca dove vuole

 
Un libro quadrato, dalla copertina cartonata, pagine di carta pesante, colori tenui, pieni e opachi, testo corrente in basso, i disegni inconfondibili di Janik Coat. Di questo si compone l'essenziale libro con cui discutere con i bambini di diversità, autodeterminazione ed identità.
Ogni pagina di sinistra è dedicata ad un animale e alla sua caratteristica peculiare che lo distingue.
Le pecore vivono in gruppo, i porcospini pungono, i bradipi sono pigri, i pipistrelli dormono a testa in giù. Tanto gli animali che sono in repertorio che le loro peculiarità sono patrimonio di tutti. Meno scontato è invece il soggetto della pagina di destra, dove all'animale inteso in senso generico se ne sostituisce uno in senso specifico. Alla pecora, o si potrebbe dire alla pecoritudine, si contrappone quella unica pecora, identificata addirittura per nome: Penelope. Così si chiama Filippo quell'unico pipistrello che ha deciso di dormire in punta di piedi o risponde al nome di Ruggero, il bradipo che si è arrampicato sulla Tour Eiffel.
Semplice, lineare ed efficace. Come semplici, lineari ed efficaci sono i disegni di Janik Coat. Una quasi invisibile linea di contorno, tagliente per quanto sottile appare, segna i profili di questi animali stilizzati e astratti, sebbene riconoscibilissimi perché colti sempre nella loro essenza.

Un libro da sfogliare che lascia molto spazio alla lettura condivisa e ragionata. Con un bambino lo si può utilizzare per fargli riconoscere l'animale, per fargli identificare la peculiarità e successivamente per 'spiazzarlo' informandolo che al mondo c'è una pecora, la famosa Penelope, che non vive in gregge, lei ha scelto un'altra strada per essere felice.


Le pagine di sinistra sono tutte di conferma, rassicuranti, raffigurano la norma, quelle di destra sono tutte inaspettate, stupefacenti, raffigurano l'eccezione. In questo percorso di alternanza il libro si dipana e il bambino impara, come una filastrocca di nomi comuni e nomi propri che si susseguono, che il mondo è popolato di singoli individui che hanno la libertà di poter scegliere per sé un destino diverso da quello assegnatogli. Impara altresì che ogni individuo fa caso a sé e che a lui spetta la scelta se omologarsi o se intraprendere un percorso nuovo. Se fin da piccoli i bambini vengono educati alla diversità forse da adulti apprezzeranno la libertà di poter essere se stessi, nella propria unicità. E così facendo, saranno in grado di garantirlo anche agli altri, si spera.

Carla


mercoledì 14 marzo 2012


BARCHETTE SPEZZETTATE 
CHE NAVIGANO 
DIRETTAMENTE IN BOCCA

La scorsa settimana avevo promesso la ricetta della pasta brisée, la pasta che uso maggiormente perché si prepara in fretta, in anticipo e si può congelare (basta ricordare di spostarla in frigo 24 ore prima di usarla). Eccola.

Per rivestire una teglia di 24 cm di diametro servono:

200 gr di farina tipo 0
100 gr di burro
mezzo bicchiere di acqua ghiacciata
½ cucchiaino di sale

Mettete la farina in una ciotola capiente. Al centro posate il burro che taglierete a pezzi piccoli con un coltello precedentemente messo in frigo.
Con le mani ora riducete l’insieme di farina e burro in briciole: Fate una fontana e versate l’acqua ghiacciata al centro. Aggiungete il sale e molto velocemente unite il tutto facendo una palla. Ci metterete all’incirca cinque minuti. Non dovete toccare più a lungo la pasta.
Infarinate leggermente e mettete in frigo per almeno mezz’ora (in estate almeno per un’ora). Questa sosta in frigorifero serve a far perdere elasticità al burro e alla farina.
Al momento di usare la pasta brisée (spezzettata), infarinate leggermente il piano di lavoro, appiattite un po’ la palla, dopodiché ripiegatela in quattro come fosse un fazzoletto.
Ora potete stenderla con il matterello e usarla per preparazioni sia salate sia dolci. Eventualmente, come nella torta Mele e caramello, potete aggiungere un cucchiaino di zucchero.
Oggi ve la propongo nella versione salata.



Ho ritagliato la pasta in dischi con i quali ho rivestito dei piccoli stampi in maniera da ottenere delle barchette tonde. Con i rebbi della forchetta ho bucherellato il fondo.
Per il ripieno potrete mettere al lavoro la vostra fantasia più golosa variando con le verdure di stagione.
Io le ho riempite in parte con della zucca precedentemente cotta in padella e schiacciata così da ottenere una crema. Alla zucca ho unito anche qualche pezzetto di fungo porcino secco fatto rinvenire in acqua per almeno venti minuti. Sopra il miscuglio di zucca e fungo ho messo poi del parmigiano.
Le altre barchette le ho riempite invece con i porri. Li ho tagliati a rondelle sottili, fatti saltare per qualche minuto in padella e li ho fatti raffreddare. Sopra i porri ho messo dei piccoli pezzi di gorgonzola piccante.
Ho infornato il tutto a 200 C° per 15 minuti.
Se preparate una crostata calcolate invece una mezz’ora di tempo alla stessa temperatura.
Lulli

martedì 13 marzo 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PER LE BRICIOLE DEL SULTANO!
 
IL TAPPETO DI TIGRE, Gerald Rose
Nord-Sud Edizioni, 2012

ILLUSTRATO PER PICCOLI (dai 4 anni)


"Tigre era molto magro e viveva al limitare della giungla. Era triste perché stava invecchiando e faceva sempre più fatica a procurarsi il cibo. Le scimmie gli tiravano le noci di cocco e lo prendevano in giro. Di notte guardava il palazzo del sultano e a volte, da dietro le finestre, lo vedeva che cenava con la sua famiglia nel salone caldo e confortevole. Avrebbe tanto voluto essere con loro..."

L'occasione gli si presentò quando vide, in una bella mattina di sole, un servo del sultano che batteva i tappeti in giardino. Tra questi c'era anche una pelle di tigre...Idea! E' bastato nascondere in un cespuglio la pelle logora, appendersi al suo posto sul filo dei panni e trasformarsi in tappeto, per aver accesso alle stanze e soprattutto al cibo del sultano.


Dopo essere stato con cura sbattuto dal servo che lo aveva trovato particolarmente polveroso, tigre diventò felicemente il tappeto del sultano. Ogni sera accoglieva sulla sua logora pelliccia i giochi del sultano e della sua famiglia, ma quando tutti andavano a dormire, a lui rimaneva la gioia immensa di mangiarsi le briciole avanzate e di bere una ultima tazza di buon tè. Ma si sa, mangia briciole oggi, mangiale domani, la pelliccia diventa ogni giorno più bella e in salute e le forme riprendono ad essere rotonde, e la vita da tappeto sembra essere in pericolo...ma la soluzione è lì dietro l'angolo, no, per la precisione, è lì alla finestra...

Albo illustrato esilarante per l'assurdità della storia raccontata e per l'ironia delle bellissime illustrazioni. Alludo in particolare alla vita da tappeto cui deve soggiacere Tigre per arrivare a quelle poche briciole serali...Sbattuto dalla polvere, trascinato lungo le scale, schiacciato sotto il peso dell'intera famiglia del sultano, strigliato con uno spazzolone, appeso a un filo a sgocciolare, il povero Tigre subisce serenamente (non a caso siamo in India) all'idea di quella buona tazza di tè indiano, cui oggi non rinuncerebbe più per nulla al mondo.
La storia è esilarante, ma il grande pregio della storia risiede, a mio avviso, nelle illustrazioni. I colori vivaci, la sapiente capacità di tratteggiare espressioni o atteggiamenti dei singoli personaggi della storia, fanno di Gerald Rose un illustratore di razza. Spesso attivo al fianco della moglie, ha divertito con le sue storie di animali montagne di bambini in giro per il mondo, e adesso è il nostro turno...EVVIVA!


Carla

Noterella al margine: Questo bell'albo è stato pubblicato per la prima volta nel 1976 e nel 2011 Bloomsbury ha pensato di rimetterlo in circolazione. Questo a riprova di quanto ha detto e ridetto mille volte Roberto Denti nella sua libreria: 'anche se il libro è vecchio, sono nuovi i bambini che lo leggono...'

lunedì 12 marzo 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

FOTO DI GRUPPO SENZA SIGNORA
 
GRAFFI SUL TAVOLO, Guus Kuijer
Salani, 2012

NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)


"Passano lunghi minuti, in un silenzio lugubre. Qualcuno piange. Il nonno invece non versa una lacrima. Poi la bara comincia a calare adagio adagio dentro la tomba. Scende bene, quasi senza urti.
'Come funziona, come funziona?' sibila Madelief. 'Come un ascensore' sussurra la mamma.
'Sì, è una bella cosa' brontola il nonno, 'che ci sia l'ascensore. La nonna non poteva soffrire le scale'
Madelief fa cenno di sì con la testa. Questo le è chiaro. Quando uno è morto, va seppellito nel modo più comodo possibile Senza urti. Con l'ascensore."

Seppellire qualcuno senza 'urti' non è sempre cosa facile. La nonna di Madelief è appena morta e tutti si stanno confrontando con questa scomparsa. Il marito, una figlia e questa giovane nipote che quasi non conosceva, riuniti intorno alla bara, ripercorrono il loro passato con lei: la grande assente. A questo funerale con poche persone verrebbe da chiedersi se la nonna di Madelief in vita non avesse goduto di grandi affetti. E così parrebbe. Attraverso le parole di chi l'ha amata, di chi la ha avuta vicina, di chi la ha avuta come madre, di chi la ha frequentata, si comincia a delineare il profilo di questa vecchia signora.
Una figlia poco coccolata che ancora oggi le serba rancore, un marito affaticato da troppa distanza con i bei ricordi, un figlio fuggito lontano e infine lei, una nipote che non sa nemmeno chi sia. Ed è proprio la curiosità nei confronti di questa nonna sconosciuta, a suggerire a Madelief mille domande. Il profilo che ne ricava è quello di una donna infelice, piena di durezze e di mille manie. Voleva fare l'esploratrice, voleva viaggiare, era difficile ai legami, era uno spirito libero, così la racconta il nonno: tutto questo era tua nonna, Madelief.
La vita però per lei andò in una altra direzione e questo le tolse per sempre la serenità.
Attraverso un percorso doloroso, ma anche rassegnato, il nonno, la madre e lo zio tirano le somme di quello che è stato il loro rapporto con lei. Il nonno, pur avendola sempre molto amata, ora rimpiange soprattutto gli inizi della loro storia e, con struggimento, si rammarica di non averla mai capita abbastanza. Mentre i due figli, la madre di Madelief e lo zio arrivato dal Canada, fanno i conti con la sua troppa durezza.

Un libro difficile che porta in sé molte bellezze. Provo a elencarle: la prima sta nell'idea di raccontare qualcuno, in sua totale assenza. Il personaggio principale di questa storia esiste solo nel ricordo degli altri eppure è una presenza fortissima per tutti, lettore compreso. La seconda bellezza risiede nel fatto che il libro ha il ritmo veloce di una sequenza di immagini, sembra un film. Il continuo costruire trama e personaggi quasi solo attraverso i dialoghi rende infatti la lettura leggera, nonostante il tema, e simile a una sceneggiatura. Terza bellezza sta nella lucidità estrema dell'autore nel discutere di temi molto duri: la morte, l'infelicità, la solitudine. Quarta bellezza sta nella grande onestà intellettuale e nel coraggio dell'autore nel toccare ed analizzare temi che lascerebbero spazio ad accomodamenti più rassicuranti per il lettore. Ma a questo ci aveva già abituato nel suo precedente romanzo: Il libro di tutte le cose (Salani, 2009) raccontando verità dure e tanto scomode da non essere quasi ammissibili. La quinta bellezza sta nella capacità di Kuijer di alternare momenti di grande commozione (il finale ancora una volta mi ha colto alla sprovvista...) a momenti di struggimento e tenerezza (i ricordi del nonno ne sono la più esemplare testimonianza), o di ironia, a momenti di grande asprezza, che ti lasciano graffi nell'anima.

Carla
Noterella al margine.Questo è il semetre delle riedizioni, che noia! Ne sono uscite a bizzeffe. E anche questo libro non fa eccezione. Resta comunque strabiliante vedere che Graffi sul tavolo è stato scritto nel 1978 e pubblicato per la prima volta da Salani, nella storica collana degli Istrici ancora nel 1996. 
Ulteriore nota: Guus Kuijer ha vinto per il 2012 l'Astrid Lindgren Memorial Award con la seguente motivazione: capace di raccontare sia le problematiche della società contemporanea sia di affrontare i grandi temi dell'esistenza umana. 

sabato 10 marzo 2012

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)



Quante volte nei libri per i più piccini ricorrono titoli, come ‘Opposti’, ‘Le forme’ e così via; raramente su questi primissimi libri si trovano novità originali, ma la collanina appena edita da La Margherita fa eccezione: si tratta di quattro libri dell’inglese Patrick George, molto curata sul piano grafico, che alterna pagine coloratissime a fogli trasparenti che modificano l’immagine sottostante. L’idea non è originalissima, caratterizzò una collana Gallimard, ora riproposta in Italia da L’Ippocampo, dedicata appunto ai più piccoli.
Nel caso dei libri de La Margherita il formato è più grande, i colori molto vivaci, con disegni semplici e di immediata comprensibilità.
C’è un ma…Non sono tutti uguali, ovvero nascondono delle trappoline che potrebbero sfuggire ad uno sguardo veloce: quello dedicato ai Numeri è piuttosto cattivello, numerando da 10 a 1, fa finire dieci moschine nelle pance di svariati animali, o sul vetro di una automobile. Per fortuna il numero zero, non è altro che un microscopico ovetto, ovviamente di mosca. Anche quello dedicato alle Forme richiede dei processi di astrazione non indifferenti giocando in contemporanea sul significato della parola e su quello del disegno.


In quello sui Colori la sovrapposizione dei fogli di acetato sulle pagine del libro consente di guardare come i colori si modificano (giallo su blu diventa verde), ma a che età questo gioco diventa divertente?


Più semplice e più immediato il libro dedicato agli Opposti, ma anche qui qualche passaggio è un po’ forzato.



Insomma, anche se questo genere di libri è di solito pensato per bambini dai due anni, qui di sicuro, come suggerisce lo stesso editore,  i bambini della scuola materna sapranno apprezzarli meglio.

Eleonora

Opposti”, “Forme”, “Colori”, “Numeri”, P. George, La Margherita 2012

Lettura consigliata a partire dai tre anni.
 


venerdì 9 marzo 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


L'OMBRELLO GIALLO, Joel Franz Rosell, Giulia Frances

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

"A quei tempi tutti gli ombrelli erano neri, marroni o, tutt'al più, blu di Prussia o verde scuro. Così quando nella bottega saltò fuori quell'ombrello giallo, tutti quanti rimasero di stucco. Un ombrello di un colore simile non era previsto né nei piani, né nei cataloghi, né negli ordini."

Tra mille ombrelli neri, o tutt'al più marroni, blu o verdi, quell'ombrello giallo spiccava un bel po'. Quell'operaio, stanco del suo solito tran tran stecche-impugnatura-fodera stecche-impugnatura-fodera, decise di dare un colpetto alla levetta del colore: giallo pulcino. E così uscì fuori, dopo una lunga serie di ombrelli neri, un unico ombrello giallo, giallo come un girasole giallo. E poi tutto ricominciò come prima: ombrelli neri, ombrelli neri, ombrelli neri.
Il responsabile del controllo qualità sbraitò un bel po', ma alla fine fu costretto ad infilare l'ombrello anomalo in un fodero regolamentare, nero anche quello.


L'ombrello giallo era nato da un colpo di fantasia dell'operaio che pensava che giallo, il colore del sole, sarebbe stato molto bene in mezzo al grigio, sotto la pioggia. E questo bel pensiero segnò la vocazione di quell'ombrello che per tutta la sua vita non smise mai di crederci. Ma giallo in un mondo di grigi, non fa fortuna e così finì in una vetrina stantia di un grande magazzino, tra oggetti in disarmo. 


Ma arrivò il giorno in cui un ometto basso, con il nasone e capelli stopposi, lo volle acquistare a tutti i costi. Sebbene non fece mai il parapioggia sotto un cielo grigio, tuttavia trovò un suo posto nel mondo ed il suo sogno di rischiarare tra tanti colori tetri continuò a scaldargli il cuore, a tal punto che, seppure non sotto la pioggia, riuscì a rischiarare comunque gli animi di tutti quelli che lo videro ondeggiare tra le mani di un pagliaccio sotto un grande tendone da circo...
Così va la vita. Non sempre il sogno si realizza appieno. Sta a noi cercare di dare un senso alle cose che ci capitano. Sta a noi non perdere la fiducia nel sogno e sta a noi saperlo comunicare agli altri. Sta a noi fare della nostra diversità una forza. Ed è esattamente quello che capitò all'ombrello. Avvolto dalla grande protagonista della storia che è l'alienazione, dopo la solitudine e l'attesa chiuso in una vetrina, l'ombrello protagonista non riuscì mai ad essere fino in fondo quello per cui si sentiva portato, non sentì mai il ticchettio della pioggia sulle sue stecche tirate e sulla sua tela tesa, ma riusci ugualmente a sembrare un sole giallo per la gente che, andando al circo, voleva dimenticare per un paio d'ore il gran grigiore della città estranea.

Realizzato all'interno del corso Ars in fabula che ogni anno 'sforna' un buon numero di talenti (penso per esempio all'esordiente Claudia Palmarucci che ha illustrato già La rosa e di recente I musicanti di Brema, Orecchio acerbo 2012), questo libro costruito su un racconto del famoso scrittore cubano, è fatto di colori ed atmosfere. Un grigio che conosce molte sfumature, che crea una patina su ogni altro colore sottostante, un grigio imperante che ha il compito di creare, per l'appunto, un'atmosfera opaca, che pervade ogni angolo di quella città ed è in grado di infiltrarsi anche sotto il tendone del piccolo circo. A ben guardare, lo stesso giallo dell'ombrello giallo, che dovrebbe essere il protagonista indiscusso, sembra intimidito da tutto quel gran grigio, come a voler ribadire anche attraverso il disegno ciò che le parole ci hanno raccontato.

Carla

Noterella a margine: brava, davvero brava,  Giulia Frances a inventare e poi giocare con quella luce ghiaccia.