domenica 31 maggio 2015


LIMONI AL TONNO

Io mi ritengo una Piccola cuoca. E da un po' di tempo trovo ispirazione in un'app che si chiama Piccole ricette. Di solito arriva la sera, con un breve scampanellio nel cellulare, la ricetta del giorno. La leggo, di solito a quell'ora sono al parco con la cagnotta, e verifico se mi può piacere: 98 volte su 100 è sì. Verifico quindi se ho tutti gli ingredienti richiesti: 98 volte su 100 è no, sfioro la stellina sulla schermata che si arrossa e automaticamente quella ricetta entra tra le mie preferite. Si può desumere da ciò che ce ne siano un bel tot.
Questa è una di quelle stelline rosse.

Ingredienti
2 limoni
150 gr di tonno in scatola sgocciolato ben bene
50 ml di acqua
1 cucchiaino di aceto
4-6 gr di colla di pesce
120 ml di latte
10 gr di burro
10 gr amido di mais
1/4 di dado
succo di mezzo limone.

Per prima cosa mettete i fogli di colla di pesce ad ammorbidirsi in una ciotola d'acqua. Quindi scaldate 50 ml di acqua con l'aceto. Passati dieci minuti aggiungeteci la colla di pesce ben strizzata. E lasciate lì. Passate a fare una besciamelle con il burro, l'amido di mais e il latte e il dado. Fatela cuocere per 5 minuti e lasciate lì.
Prendete il tonno sgocciolato e frullatelo per bene e poi aggiungetelo alla besciamelle e alla colla di pesce e lasciate lì.
Prendete due limoni grandi o tre piccoli, non trattati, sciacquateli con cura e tagliateli a metà, quindi svuotateli con le dita della loro polpa e, con le unghie, grattate via un po' di bianco (si chiama albedo).
Riempiteli con il composto e per tenerli in piedi metteteli dentro ciotoline o tazzine, mettete in frigo e lasciate lì.


Dopo 12 ore, il tempo che il composto si rassodi per bene, prendete i limoni e tagliateli a fette sottili 7/8 millimetri. Disponeteli con ordine sul piatto e mangiate lì.
La ricetta di Piccole ricette è stata pubblicata da Valentina. Una che ci sa fare.

Carla

Noterella al margine. Per vedere il risultato finale dovete aspettare 12 ore. Domani mattina ci sarà l'immagine a ricetta conclusa. 








giovedì 28 maggio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


LA PARABOLA DEL BULLO


Se la storia di Auggie, in Wonder, ha appassionato lettori di tutte le età, ora la storia di Julian dovrebbe farli riflettere sul tema del bullismo.
Un personaggio del precedente romanzo diventa, infatti, protagonista di quello successivo, Il libro di Julian, in cui racconta in prima persona il suo punto di vista e le sue reazioni all'arrivo di Auggie a scuola. L'intenzione dell'autrice, R.J. Palacio, è quella di porre in primo piano un altro polo della storia di Wonder, il giovane bullo. Ovviamente, Julian non è 'cattivo' per natura, è insicuro, si spaventa nel guardare film horror, che gli provocano incubi notturni. Genitori iperprotettivi, ma distratti da mille impegni, e una cerchia di amicizie complici fanno sì che il ragazzo prosegua nelle sue deprecabili imprese contro Auggie, il ragazzino dal volto deformato da un'anomalia genetica.
Ci si mette anche la gelosia, dato che il miglior amico di Julian lo abbandona per affiancarsi a Wonder, così coraggioso e pieno di risorse.
Non basta la punizione della scuola, che lo sospende, a renderlo consapevole delle proprie malefatte: il gioco della peste, che ha isolato fisicamente Wonder dai compagni di scuola, i bigliettini offensivi lasciati nell'armadietto, gli insulti quotidiani.
E' necessario l'intervento della nonna, ebrea francese, salvata dai rastrellamenti nazisti da un compagno di scuola chiamato da tutti 'granchio', per le sue deformità.
Il suo commovente racconto, il rimorso per aver capito troppo tardi il valore di quel ragazzo, riescono a smuovere la corazza di Julian, che finalmente diviene consapevole del danno causato.
Questa è sicuramente la parte più riuscita del romanzo, quella in cui si riesce a dare un'idea non retorica del valore dell'amicizia, tanto più forte e importante nei momenti di difficoltà. Amicizia che può andare oltre qualsiasi differenza fisica.
Ma se in Wonder si affrontava con ironia e partecipazione il tema della diversità, comunque la si voglia intendere, qui è più difficile immedesimarsi nel personaggio di Julian; non c'è la stessa forza narrativa e si sente maggiormente il peso di una vocazione didascalica, voler rappresentare, con troppe semplificazioni, il fenomeno del bullismo. Mi sembra che l'immagine che così viene costruita non renda la difficoltà e la complessità di un tema, peraltro di grande attualità.
E' il limite delle storie 'a tesi', il cui l'urgenza del tema trattato costringe ad eccessive semplificazioni. Più efficace, da questo punto di vista, The bully book.
Mi sembra comunque importante proporre ai ragazzi e alle ragazze delle medie letture diverse che comunque li costringano a misurarsi con le prepotenze e le violenze grandi e piccole che si consumano all'interno delle scuole. Troverei forse ancora più interessante indagare il clima di indifferenza, di silenzio e di complicità in cui si realizzano.

Eleonora

Il libro di Julian”, R.J. Palacio, Giunti 2015



martedì 26 maggio 2015


IL PIFFERAIO FILOSOFO

Archì, Roberto Piumini, Emmanuelle Bastien
Topipittori 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Sebbene gli somigli Archì non è arlecchino
Chi sia non si sa. Si sa che è allegro e strano.
Nemmeno lui sa di essere Archì.
Sa solo che una cosa se ha le ali va..."

Archì, come tutti, è fatto di molti pezzi. E come tutti, camminando, li semina per strada. Forse fan rumore, i pezzi, rotolando sul selciato e lui sa bene che li sta lasciando. Se dietro di sé lascia cose che dopo cresceranno, davanti a sé ha solo cose da imparare: quando da lui si stacca un uccellino, Archì capisce che quello vola, quando dal suo corpaccione colorato esce anche una tromba lui sa che se ci soffia dentro quella suona, e sa che, per inseguire una farfalla, si può anche ruzzolare sulla terra dura. 

Ridotto a pochi pezzi: una testa, un cappello, due mani e due scarpe, Archì capisce che ogni inizio porta in sé la fine, che il vento può mischiare tutto, e che per saper le cose bisogna solo andare.

Archì, come il Giovannino di Rodari, semina parti di sé lungo il cammino. Ma se Giovannino era un distratto, Archì sembra essere un uomo molto saggio, che pensa di non sapere molto: un uomo saggio, di una saggezza quasi inconsapevole. Una saggezza naturale.
Fatto di tante cose, Archì cammina e lascia parti di sé: potrebbero essere pensieri, oggetti, parole, idee o suggestioni. E tutto ciò che lascia dietro le sue spalle, al principio semplici frammenti di colore, con il tempo radica e si costruisce, si struttura. Non è forse questa la missione che ogni uomo dovrebbe avere su questa terra? Quella di seminare e lasciar crescere qualcosa dietro di sé? La sua traccia di pezzetti gialli, rossi e azzurri fiorisce lentamente e cresce fino a diventare un microcosmo di oggetti, persone e creaturine. Di Archì è rimasto ben poco. Lui sa che nulla è mai per sempre.  


Ora si muove leggero e va dove lo porta la punta del naso.
Un albo quasi quadrato che per forma leggermente verticale smentisce l'andamento orizzontale dell'interno, scandito dalla passeggiata di Archì che con regolarità attraversa da sinistra a destra la pagina bianca, seminando cose. 


Un libro che si scopre con lentezza, laddove il sottile gioco che Emmanuelle Bastien ha creato con le forme esce e si rivela solo nell'atto di sfogliare e risfogliare. Lentamente vengono a galla le nuove composizioni: i triangoli si associano con i semicerchi e vengon fuori tavoli e poltrone, lampade, fiori e quando il vento rimischia tutto, le stesse forme si ricompongono in una allegra brigata di bambini e animaletti che marciano in parata. Archì sembra voler accelerare il passo ed esce dalla pagina: lui il suo lavoro l'ha fatto, generoso pifferaio di Hamelin, riparte per un'altra parte di mondo da scoprire.


Che bella scoperta è per tutti Emmanuelle Bastien. Un po' Archì anche lei, lascia dietro di sé una scia di pensieri, idee e suggestioni che poi tutti quelli che le vorranno andare dietro, impiegheranno in modi diversi. Guardate ciò che fa e capirete.
Già il fatto che di Archì si sappia quasi nulla e che intorno a lui ci sia così tanto vuoto da riempire è uno stimolo irresistibile.
Brava lei, pifferaia geniale, e bravo Piumini che le va dietro, a lasciare libera ogni interpretazione, a lasciare tanto 'bianco' intorno: generoso omino un po' filosofo, per me, per altri bambino alla scoperta del mondo. 

Poco importa. Rivendico il mio ruolo di Lector in fabula perché dietro ad Archì ho fatto la mia passeggiata inferenziale e sono contenta così.

Carla

Noterella al margine. Ai Topipittori gli è presa così: fanno libri con le figure che si scompongono e si ricompongono. Dopo Archì, hanno fatto a fette le verdure. Chiara Armellini fece a pezzi con successo varie bestioline (Ti faccio a pezzetti, 2014) e ora affetta finocchi e zucchine...(Ti faccio a fettine, 2015)

lunedì 25 maggio 2015

FAMMI UNA DOMANDA!


LA STRANA VITA DI TEMPLE GRANDIN

Editoriale Scienza, da sempre molto sensibile al tema delle biografie femminili nella scienza, affida alla scrittura scorrevole e appassionata di Beatrice Masini la biografia di una donna davvero speciale. 
In Siate gentili con le mucche viene raccontata la vita della coraggiosa e tenace Temple Gardin, che ha fatto di una sua caratteristica speciale, l'autismo, un punto di forza per sviluppare le sue ricerche.
L'inizio di questa storia non può che essere difficile: negli anni '50 l'autismo non era nemmeno diagnosticato, si parlava di bambini problematici e asociali; la madre di Temple, anche lei una persona davvero speciale, si ribella con grande determinazione all'idea di rinchiudere la figlia in un istituto. Così comincia un percorso, passando da scuole particolari con insegnanti dotati di grande apertura mentale, che porta la bambina 'difficile' ad esternare le sue doti specialissime: la capacità di pensare per immagini, infatti, le consente di progettare con facilità marchingegni e strumentazioni. Crescendo, si sviluppa anche il suo interesse nei confronti degli animali, di cui pensa di intuire i meccanismi mentali che sfuggono ai più. Parliamo soprattutto del bestiame d'allevamento, dalla cui osservazione Temple trae l'idea della cosiddetta macchina degli abbracci, un sistema di tavole, capaci di contenere la ragazza così come funzionano le gabbie di contenimento usate per il bestiame. Questa sorta di bozzolo ha un effetto calmante, in grado di contenere le sue crisi di ansia.


Infatti la vita di un autistico, così come l'ha descritta la Grandin, è segnata soprattutto da un sovraffollamento di stimoli caotici, difficili da ricondurre a un ordine accettabile. Questa è sicuramente la parte più interessante del racconto: siamo infatti di fronte a una persona affetta da autismo in grado di descriverne le caratteristiche, le potenzialità e le difficoltà, dall'interno. Certo il caso di Temple Grandin è eccezionale, perché il grande talento e le grandi risorse cognitive di questa donna straordinaria le hanno consentito di affermarsi nel difficile ambito accademico e nel rude mondo degli allevatori di bestiame; spesso le cose sono molto più difficili, soprattutto quando l'autismo si presenta associato ad altri tipi di difficoltà cognitive.


Nel suo caso tocchiamo con mano il senso del termine diversabilità, non una scala di valori, ma la registrazione di una diversità profonda, che magari impedisce certe forme di concettualizzazione, ma consente un pensiero eidetico, visivo, spaziale. La Grandin attribuisce questo tipo di percezione del mondo anche ad alcuni animali e ne interpreta il comportamento, cercando, così, di migliorarne le condizioni di vita all'interno degli allevamenti. Francamente, non so a quale tipo di allevamento siano applicate le sue metodologie, ma temo che l'allevamento intensivo non abbia niente della gentilezza che la Grandin auspicava. Il quesito etico, sulla liceità dell'uccisione del 'simile', è lontanissimo dall'orizzonte di questa impostazione. Pragmaticamente, le innovazioni introdotte in America sulla spinta delle ricerche portate avanti dalla nostra protagonista mirano a razionalizzare le tecniche di allevamento, eliminando le sofferenze più inutili.


Trovo che questa biografia, illustrata da Vittoria Facchini, sia un testo ricco di spunti di riflessione, corredato da appendici che approfondiscono il tema dell'autismo. Tratta di argomenti complessi e questo lo rende adatto alla lettura da parte di ragazzi e ragazze dagli undici anni in poi e può essere ampiamente utilizzato per affrontare il tema delle diversabilità.

Eleonora

Siate gentili con le mucche”, B. Masini, ill. di V. Facchini, Editoriale Scienza 2015

venerdì 22 maggio 2015

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)


IN UN MARE DI LACRIME

Barriga da baleia, António Jorge Gonçalves
Pato Logico 2014


ILLUSTRATI

"SARI decidiu ir para a praia SOZINHA.
Abriu a porta e FUGIU.
AZUR construía um barco na areia. Ia partir para a terra-onde-NUNCA
NINGUÉM-se-aborrece.
AZUR, LEVA-ME CONTIGO!"


Tutto chiaro? Sari si è svegliata quella mattina d'estate, ha provato a chiamare mamma e papà ma nessuno le ha risposto, così infila la porta a va al mare da sola. Sulla spiaggia c'è Azur, il suo amico, che sta costruendo una barca che lo porterà nella terra dove nessuno-si annoia-mai. Che avreste fatto voi al posto di Sari? Lei gli ha chiesto di portarla con sé.
La barca parte e attraversa il mare coraggiosamente ma un temporale la capovolge gettando in acqua i due bambini.
Sfortunatamente Sari viene inghiottita da una balena. 


Un buio pesto dove parassiti della pancia la scambiano per cibo e vogliono mangiarsela e dove un vecchio barbutissimo sbircia attraverso l'occhio della balena il via vai dei pesci nel mare. Mentre tutto questo accade dentro, all'esterno Azur è riuscito a tornare a riva, ma la sua barca è in mille pezzi ed è impossibile tornare a salvare Sari. Tuttavia un'idea gli balena (ah ah!) in testa: scavare una buca sulla spiaggia così profonda da racchiudere l'intero mare. Detto fatto! Il mare si prosciuga, ma come effetto collaterale c'è la morte di tutti pesci fuor d'acqua (ah ah!), compresa la balena che pesce non è ma muore lo stesso.


Sari è salva, ma il sacrificio di tutti quei pesci la rattrista così tanto che comincia a piangere, a piangere, a piangere così tanto che in un batter d'occhio le lacrime risarciscono il mare. Chi era lì morto, all'asciutto, ricomincia a vivere e a nuotare. Compresa la balena, sulla schiena della quale, Azur e Sari partono nuovamente per l'isola dove nessuno-si annoia-mai.
Ma di chi sono quelle gambe che come colonne d'ercole, non possono essere valicate?


Meglio seguire il consiglio e andarsi a rannicchiare fra le lenzuola e sperare di sognare una balena...

È tappa fissa lo stand di Pato Logico durante la fiera del libro di Bologna. Per due ragioni: salutare un paio di vecchi amici e andare a vedere i loro bei libri. Ogni anno ce n'è almeno uno che mi colpisce il cuore: quest'anno addirittura due (anzi tre, ma uno non è tornato a Roma con me). Spesso hanno il mare dentro, perché l'oceano che i portoghesi lo hanno sempre negli occhi e nel naso. 


Fatto di pochi e intensi colori, il libro per bambini di questo grande artista che è Gonçalves, mi ha colpito. È un libro dal tratto grafico, dove oggetti e personaggi si riassumono nei loro profili. Sarà perché è una storia che comincia di notte e di notte finisce, ma a me pare che il grande protagonista sia il nero, potente e onnipresente, che dà la forma ad un mucchio di cose, come per esempio, il buio della balena, o i pochi profili umani o, ancora nelle silhouette di Sari ed Azur, dei quali esalta la forza espressiva degli occhi. E sono proprio gli occhi, accanto al nero, gli altri grandi protagonisti di questa storia: gli occhi della miriade di pesci che in file ordinate attraversano da sinistra a destra e viceversa le tavole 'marine', gli occhi che abitano il buio pesto della pancia della balena, gli occhi a crocetta dei pesci lasciati all'asciutto.


La padronanza delle forme, espresse in sintesi, del colore e dei limiti della pagina è tale che il lettore può dimenticarsene per lasciarsi guidare attraverso gli stati emotivi che essi generano, così con assoluta naturalezza.
La trama -che pare scritta da un bambino- oscilla con altrettanta semplicità tra il reale e l'assurdo, in un continuo crescendo che molto ha a che fare con il sogno.
Non potrebbe essere diversamente.

Carla

giovedì 21 maggio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

DOVE SONO TUTTI?
La balena della tempesta, Benij Davies (trad. Anselmo Roveda)




ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Camminando lungo la riva vide qualcosa in lontananza. Mentre si avvicinava, Nico non poteva credere ai propri occhi. Sulla sabbia c'era una piccola balena, portata fin lì dal mare.
Nico si interrogò sul da farsi. Sapeva che per una balena stare fuori dall'acqua non era una cosa buona...."


Nico non ha dubbi: la carica sul suo carrettino di legno e la trascina verso casa. Arrivati, cerca in ogni modo di crearle un ambiente confortevole: la musica giusta, l'acqua della vasca da bagno e due chiacchiere in compagnia, giusto per raccontarle la vita sull'isola. La balena si rivela un'ottima ascoltatrice.


Nico, come sempre, è solo in casa con i suoi 6 gatti. Suo padre, come tutte le mattine, è partito con la sua imbarcazione per una dura giornata di lavoro in mare: lui fa il pescatore.
Ma quando arriva la sera di quella giornata di tempesta il padre rincasa. Questa volta Nico però ha un 'grande', anzi enorme, segreto da tenergli nascosto. Suo padre si arrabbierà quando vedrà la balena nella vasca da bagno? Meglio non provare. Per il tempo della cena Nico riesce a mantenere in incognito la balena, ma anche lui sa che la cosa non può durare a lungo.
Scopertala, il padre di Nico ha chiare due cose in testa: la prima è la troppa solitudine di Nico e la seconda è il salvataggio della balena rituffandola in quello stesso mare che, durante la tempesta, l'aveva sputata sulla spiaggia. 


Il tempo continua ad essere cattivo ma nella barchetta del padre i tre si avviano a largo. Non c'è alternativa, per salvare il cetaceo l bambino e la balena devono dirsi addio...ma, forse, non per sempre.

Due anni fa, a soli trentatré anni, il britannico Benij Davies pubblica il suo primo libro in solitario che oggi vanta traduzioni in 18 diverse lingue. E quest'anno sono almeno cinque i suoi albi in uscita. Bel colpo!
Un equilibrio compositivo, un testo essenziale e un segno che è nello stesso tempo descrittivo, ma anche poetico, contribuiscono a rendere questo albo illustrato molto interessante.
Per le buone scelte cromatiche: un mare scuro e agitato da creste di onde bianche sotto un cielo plumbeo e una cerata gialla da marinaio che illumina la pagina; per la capacità di descrizione del contesto: il villaggio di pescatori un po' sghembo e gli interni della casa piena di dettagli e minuzie; per l'aggraziata resa del protagonista: un bambinetto con la sua maglia a righe e un insolito cappuccio scuro che gli cinge la faccia paffuta. Pochi tratti per definirne l'espressione: gli occhi sono puntini, la bocca il più delle volte non compare neppure, il naso è una virgola al centro del viso. Eppure di questo bambino riusciamo a leggere la solitudine forzosa, la tenerezza verso l'animale da salvare, la preoccupazione e la tristezza al momento fatidico del distacco. 
Lo stesso può dirsi per l'omone barbuto che ogni mattina parte per mare e ogni sera torna con il suo secchio di pesce dal suo bambinetto. Spalle larghe di chi fatica, ma anche braccia accoglienti per un figlio.
Un equilibrato fondersi tra potenza e tenerezza, tra grandi e minuscoli attraversa l'intera storia. Il bambino e i suoi sei gatti che punteggiano le illustrazioni sono scriccioli di fronte al papà pescatore, alla spiaggia e al mare infiniti.
Tutta la storia è giocata su piccoli gesti, su sguardi che non sempre si incrociano, su atmosfere di grande suggestione, raccontate attraverso piccoli segni che il lettore può interpretare da sé. Molto di questa storia non è raccontato con le parole ma, efficacemente, attraverso la narrazione per immagini che penetra in chi legge senza fare rumore.


 


Accanto a bimbetti, balene, gatti e pescatori, l'altro grande protagonista silenzioso è proprio uno stato dell'animo, la solitudine.
Una solitudine ineludibile, laddove un solo genitore lavoratore e il suo bambino devono fare i conti con le lunghe assenze e le lunghe attese. Ma altrettanto presenti sono altre suggestioni, che con la solitudine hanno molto a che fare, ovvero la capacità di sapersi separare dai propri affetti, ma anche di saperli mantenere vivi nel ricordo e di saper sperare che, nella vita, prima o poi, ci si incontra di nuovo.



Carla

Noterella al margine. Dello stesso Benij Davies sono le tavole di un secondo bell'albo che racconta un altro guaio dell'infanzia: la gelosia tra amici. Sulla collina, con i testi di Linda Sarah.
Sempre con EDT Giralangolo.

mercoledì 20 maggio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


ANCORA EPISTOLARI STRAVAGANTI


Se le lettere, molto ironiche, della volpe alla gallina vi hanno fatto sorridere, continuerete a farlo con le Lettere dello scoiattolo alla formica, di Toon Tellegen, con le illustrazioni del magico Axel Scheffler, ripubblicato in formato grande da Feltrinelli kids. La prima edizione è del 2001 e qui ne vediamo un'edizione rinnovata.
Dunque, c'è una comunità di animali, presi tutti da due grandi passioni: scrivere lettere e mangiare torte.


Il grafomane più stravagante è senza dubbio lo scoiattolo, che scrive alla formica: carissima formica, formica formica formica formica e così discorrendo per qualche riga. Non contento, scrive una lettera proprio alla lettera, non sapendo però se la lettera riuscirà a leggersi e come.


Poi c'è un elefante con la fissazione di arrampicarsi sugli alberi o sui tetti delle case, per farsi sentire meglio o perché in alto è più bello; un orso ossessionato dalle torte, che piacciono, però, anche alla formica e al rinoceronte. C'è chi le chiede per lettera e chi si autoinvita alle feste di compleanno, oppure chi scrive su lettere di panna e castagne, decorate col miele.
È, dunque, un continuo carosello di personaggi che si ripresentano con stravaganti variazioni, come se lo scrivere lettere fosse il vero senso della vita, la modalità principale con cui si allacciano relazioni, si fanno esperimenti, si risolvono problemi, in fondo ci si sente meno soli, come nel caso della talpa, che, dalle profondità delle sue gallerie sotterranee, scrive a se stessa per il piacere di trovare, di quando in quando, una lettera da leggere.


I personaggi di Tellegen scrivono su lettere di ogni dimensione, stropicciate o piccolissime, il pinguino scrive sulla neve, ma c'è lo scoiattolo che scrive sulla pancia dell'elefante, ci sono lettere che si mangiano, lettere che si lanciano con la certezza che il vento le porterà a destinazione. E poi torte e torte, simbolo di ogni festa, pretesto per cercare o ritrovare amici, occasione per incontrarsi e abbuffarsi, e questa è la specialità di orso.


Toon Tellegen, autore olandese molto versatile, ha scritto queste storie nel 1996 e sono state a più riprese illustrate; qui vediamo l'interpretazione che ne dà Axel Sheffler, il papà del Gruffalò.
Se l'autore ama il piacere dell'assurdo e dello stravagante, Scheffler aggiunge ironia a ironia, assurdo ad assurdo, regalandoci una nuova galleria di personaggi buffi, dallo sguardo stralunato, persi in imprese inverosimili.
Lettura esilarante e un po' anarchica, dedicata a bambine e bambini dai sette anni in poi.

Eleonora

Lettere dello scoiattolo alla formica”, T. Tellegen e A. Scheffler, Feltrinelli Kids 2001, 2015



martedì 19 maggio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


L'EFFETTO ZIPZER
 
UN SEGNALIBRO IN CERCA D'AUTORE
Henry Winkler, Lin Oliver, Giulia Orecchia (trad. Sante Bandirali)
Uovonero 2015


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Come al solito avevo molte domande. E, come al solito, ero troppo imbarazzato per farne qualcuna. Allora ho fatto quello che faccio di solito: una lista mentale.
1. Sarò in grado di farlo?
2. voglio dire, sarò DAVVERO in grado di farlo?
3. Che succede SE NON sono in grado di farlo?
4. È possibile vomitare durante il provino e avere lo stesso la parte?"

Ecco a voi, Hank Zipzer alle prese con il teatro. La maestra ha appena annunciato di aver scritto una bella commedia che la classe dovrà mettere in scena: il titolo Una notte in biblioteca. Distribuiti i copioni a ciascuno, gli alunni hanno tempo un fine settimana per decidere quale ruolo vogliono interpretare e preparare il proprio provino.
Leggere il copione? Imparare un testo a memoria? Non è roba per Hank. A lui che non riesce a ricordare con quante doppie si scrive raddoppiare e a lui che, quando prova a leggere, le lettere gli ballano davanti agli occhi...
Si preannuncia un fine settimana piuttosto complicato. Sebbene Frankie, il suo miglior amico, sia come al solito al suo fianco per aiutarlo, Hank nutre enormi dubbi sulla riuscita della sua performance. 


La commedia prevede un carosello di libri improvvisamente 'svegli' intorno a un lettore 'addormentato'. Se Frankie sarà di certo il protagonista addormentato, ad Hank tocca scegliere quale libro interpretare. Il fumetto di supereroi Acquamosca sembra fare al caso suo. Ma naturalmente le cose non andranno come previsto. Nonostante anche la sua nuovissima amica, Ashley Wong, cerchi di infondergli fiducia, Hank fa scena muta al suo provino e ci pensa il bullo della classe, Nick McKelty a soffiargli la parte. 
Da Supereroe a Segnalibro il passo è breve. Un segnalibro, ecco il ruolo che Zipzer interpreterà. I segnalibri sono importanti per la lettura, ma hanno la prerogativa di non parlare. Perfetto. Hank ha deciso: lui sarà il miglior segnalibro che sia mai stato in un libro! Sarà un segnalibro con molta personalità!

Ed effettivamente, davanti al pubblico plaudente di genitori, nonostante una caduta rovinosa, nonostante il costume in pezzi, Zipzer si rivela un gran mattatore.

Prima uscita di una collana che si intitola Vi presento Hank, questo Segnalibro in cerca d'autore è pensato per lettori più piccoli rispetto a quelli di Hank Zipzer, il superdisastro, serie questa già molto amata dal pubblico di ragazzi dai nove anni in su. Noi, affezionate lettrici di Hank, non potevamo non segnalarlo.
Vi presento Hank condivide con la serie precedente tanto i protagonisti quanto l'ironia e il divertimento assoluto nello scorrere della vicenda, il ben noto effetto Zipzer. Si tratta di un vero e proprio prequel che ci fa conoscere questo strordinario ragazzino all'età di sette anni. Con un formato più grande, la metà delle pagine, anche questo fa parte della collana Abbecedanze, un nome che è tutto un programma perché sembra voler racchiudere in sé gli abbecedari e le danze. Quelle danze che lo stesso Hank, dislessico, racconta fanno le lettere quando si cimenta a leggere una pagina scritta.
Con i criteri propri dell'alta leggibilità, è dedicato a tutti i bambini che hanno difficoltà di lettura. Tutti quei bambini che oggi sono come ieri era lo stesso Henry Winkler: ragazzi brillanti, con qualche limite di apprendimento.

Carla

lunedì 18 maggio 2015

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


DI MARE E DI RAGAZZE

Curiosamente, sono usciti quasi contemporaneamente due romanzi che mettono insieme due ingredienti inconsueti: le storie di mare e le protagoniste femminili.


Il primo, Le avventure di Charlotte Doyle, di Avi, è un classico romanzo d'avventura, ambientato nel 1832: la protagonista, Charlotte Doyle, è una ragazzina molto per bene, che rientra in America dopo aver terminato gli studi in Europa. Si imbarca su un veliero di proprietà dell'azienda di cui il padre è un alto funzionario.
L'inizio del viaggio è segnato soprattutto dai disagi della vita di bordo e dal contatto con una ciurma cenciosa e diffidente, con l'eccezione del cuoco Zachariah, unico marinaio di colore. La giovane Charlotte resta affascinata dai modi eleganti del capitano Jaggery, detestato dall'equipaggio per la sua crudeltà. Viene il momento anche per lei di comprendere la vera natura di quest'uomo dispotico; la ragazza lascia i suoi abiti eleganti e si mescola all'equipaggio, condividendone la vita durissima; impara a svolgere tutti i lavori di bordo, compreso arrampicarsi sui pennoni.
Purtroppo, nel corso di una tempesta il capitano uccide il suo secondo e ne incolpa Charlotte, per avere una scusa per toglierla di mezzo, testimone scomoda e attendibile delle sue atrocità. Mal gliene incoglie.
L'arrivo a casa per Charlotte è imbarazzante, la ragazzina perbene ha lasciato il posto ad un rude marinaio, realtà che la famiglia non prende proprio in considerazione. Ma la Seahawk è ancora ormeggiata in porto...
L'autore di questo romanzo, Avi, pseudonimo di Edward Irving Wortis, ce la mette tutta nel cercare di introdurre i giovani lettori e le lettrici nel mondo romantico e avventuroso delle storie di mare, descrivendo con accuratezza le caratteristiche di un veliero ottocentesco, la vita e il linguaggio di bordo, sottolineando come rappresentino una sorta di mondo a parte, ricco di solidarietà e di violenza, di leggi non scritte e di rapporti sociali durissimi.


Ambientato quasi un secolo dopo, Il viaggio straordinario di Avis Dolphin, scritto da Frida Wishinsky e illustrato da Willow Dawson, entrambe canadesi, racconta dell'affondamento del Lusitania, grande transatlantico americano, nel 1915.
Ispirato a personaggi realmente vissuti, racconta la traversata atlantica fra Stati Uniti e Gran Bretagna, avvenuta nel pieno della Prima Guerra Mondiale, nonostante fosse noto che i sommergibili tedeschi avessero intenzione di affondare qualunque nave intorno alle coste dell'Inghilerra. Anche qui un mondo dorato avvolge i personaggi, la protagonista Avis Dolphine il suo amico professor Holbourn, ispirati a persone realmente sopravvissute al naufragio del transatlantico. Viene descritta con dovizia di particolari la vita di bordo, l'organizzazione della nave, le varie tipologie di persone che occupavano i diversi spazi. Il racconto della vita quotidiana viene intercalato con un racconto fantastico relativo all'isola di Foula, una delle isole delle Shetland scozzesi. Un ambiente selvaggio e fantastico che ispira al professor Holbourn un racconto fiabesco , da proporre ad Avis ogni mattina. Questa parte della narrazione è descritta solo con le immagini dell'illustratrice Willow Dawson e ci porta dritto nel repertorio tradizionale di mostri e sirene, animali senzienti e fanciulle sperdute.
La fantasia di Avis, colpita dalle storie e dalla meraviglia della vita di bordo, si infrange tragicamente il 7 maggio del 1915, per opera di un siluro tedesco. Il Lusitania affonda in venti minuti, in pochi si salvano, fra questi i due protagonisti.
È un bell'azzardo raccontare storie di mare con protagoniste femminili, in un mercato, il nostro, segnato sempre di più da viete logiche di genere: purtroppo le categorie 'per maschi' 'per femmine' sono sempre più presenti nelle teste dei genitori, e qualche volta anche degli insegnanti. Un maschio può leggere una storia d'avventura in cui la protagonista sia una ragazzina? Orrore! Oppure una ragazzina può appassionarsi alle vicende di un veliero o di un transatlantico, del mare e dei suoi miti? Orrore doppio.
Poiché mi piace andare controcorrente, propongo questi due libri a ragazzine avventurose e giovanotti senza pregiudizi, a partire dai dieci anni.

Eleonora

Le avventure di Charlotte Doyle”, Avi, Il Castoro 2015
Il viaggio straordinario di Avis Dolphin”, F. Wishinsky e W. Dawson, Mondadori 2015


sabato 16 maggio 2015

CESTINI SALATI E ANCHE DOLCI


 
In queste settimane ho continuato ad esplorare le ricette contenute nel
libro Insolito muffin di Laurel Evans, edizioni Gribaudo.
Questa volta mi sono dedicata a provare dei cestini realizzati con pane
carasau da riempire a piacere. La ricetta del libro, in effetti parla
solo di ripieno di formaggio morbido, ma il pane non è forse il
miglior accompagnamento di infiniti sapori?
Seguendo un istinto goloso, a me è venuto spontaneo provarne subito una versione dolce partendo dalla crema di nocciole al cioccolato, ma in
effetti credo che ci si possa mettere qualsiasi ingrediente, dolce o
salato, che non sia troppo liquido e che regga la temperatura del
forno che serve a far diventare croccanti i cestini.

Ingredienti
una confezione di pane carasau
200/250 gr di crescenza o stracchino morbido
olio extra vergine
sale
Ma anche
crema di nocciole al cioccolato
zucchero
bianco d'uovo o marmellata di albicocche

Inoltre vi serve una teglia da muffin (diametro circa 7 cm).

Iniziate ad accendere il forno per portarlo a 200 gradi e ungete
leggermente la teglia. Io ne ho utilizzata una da 12 muffin.
Mettete a scaldare dell'acqua, non deve essere bollente, perché
dovete metterci le mani, ma più calda possibile.
Bagnate pezzi di pane carasau con l'acqua su ambo i lati e
lasciateli riposare qualche minuto su un tagliere. Vedrete che
inizialmente resta ancora rigido ma pian piano assorbe l'acqua e
diviene molto flessibile. Quando è a questo stadio disponete i pezzi,
la cui dimensione deve essere adeguata, a foderare gli stampini,
facendo attenzione che non si sovrappongano l'un l'altro sulle
parti piane dello stampo.
Riempite con un paio di cucchiaini di formaggio e aggiungete un altro
strato di pane ammorbidito schiacciando il formaggio affinché si
distenda nel cestino.
Continuate fino ad avere tre o quattro strati di pane con relativo
ripieno, spennellate la superficie con olio e cospargete con un
po' di sale.
Metteteli nel forno già caldo e lasciateveli fino a che il formaggio
non si sarà sciolto e il pane si sarà dorato facendo una leggera
crosticina. Ci vorrà circa un quarto d'ora.
Mangiateli belli caldi.
Se invece vi viene meglio portarvi avanti con le preparazioni,
riscaldateli nel forno ben caldo per qualche minuto prima di servirli.



Per la versione dolce il procedimento è lo stesso, con la sola
differenza che userete al posto del formaggio la crema di nocciole (ma
penso possa funzionare bene anche della confettura di frutta non
troppo liquida) e che non li finirete con l'olio e il sale ma
potete scegliere se usare del bianco d'uovo più zucchero
spolverizzato oppure marmellata di albicocche leggermente diluita.
Anche la versione dolce va gustata calda in modo che il ripieno sia
morbido e il cestino croccante.



Gabriella








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giovedì 14 maggio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ADIEU, LES LOUPS!

Lupo & Lupetto-Un'arancia bellissima,
Nadine Brun-Cosme, Olivier Tallec (trad. Tommaso Guerrieri)
Clichy 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Fu Lupo a coglierla.
Era ancora più rotonda di quanto pensasse.
E più dolce. E più bionda.
Mentre stava per morderla, Lupo vide lo sguardo triste di Lupetto.
Lupo guardò la bella arancia, sospirò, poi la lanciò verso di lui.
Lupetto sorrise e tese le mani."

Tutto ruota intorno a una bella arancia rotonda. Entrambi la vorrebbero, ma Lupo è più grande e arriva per primo a prenderla, ma proprio perché è più grande si sacrifica e, visto lo sguardo di delusione del piccolo, lancia l'arancia, forse con un po' troppo entusiasmo, verso Lupetto. L'arancia, però, sfugge e comincia a rotolare verso valle. 


Verso un bosco sconosciuto, ovvero una città piena di palazzi, macchine e pericoli. Lupetto si lancia all'inseguimento e si inoltra tra le case in cerca. Lupo aspetta ma Lupetto non torna e così anche lui si avventura in cerca del suo piccolo amico.
A un angolo di strada trova l'arancia e poco più in là di Lupetto trova solo il cappellino...Mille pensieri foschi si accalcano nell'animo apprensivo di Lupo e comincia per lui una corsa forsennata alla ricerca del suo piccolo che non si trova. All'improvviso, però, la tetra città cambia aspetto e tutto si illumina come se il Sole si fosse avvicinato un bel po'. Ma la meraviglia non finisce qui. Avvolto in questo bagliore c'è Lupetto. Ora è lui seduto all'ombra dell'albero a guardare lontano. Collina e albero, però, non sono gli stessi di sempre. Qui c'è la sabbia, c'è il mare, c'è il vento che spettina la palma sotto cui Lupetto con gli occhiali da sole, la tavola da surf e una bibita in mano aspetta.
Tutto è diverso. E soprattutto è differente il legame che li tiene ancora insieme.


E' passato del tempo dalla prima volta che questi due si sono incontrati. Lupo all'epoca, io lo ricordo, era grande, solitario e vagamente egoista. Lupetto era, per suo conto, piccolo, in cerca di compagnia e vagamente invadente. Nonostante tutto hanno fatto coppia: padre e figlio? Amici per la pelle? Fratello maggiore e fratellino? Chi può dirlo con certezza? Con il passare del tempo, attraverso i loro libri, Lupo & Lupetto hanno costruito la loro relazione fatta principalmente di reciproco affetto, di cura. Ricordo l'apprensione 'paterna' di Lupo quando Lupetto spariva. O la trepidazione 'infantile' di Lupetto a vedere Lupo in pericolo. Il loro reciproco sforzo di accontentare i desideri dell'altro. Ricordo la loro sensibilità e la loro curiosità rispetto alla natura circostante. Tutto questo lo si ritrova nell'ultimo titolo della serie. Affetto, cura reciproca, amicizia sono il collante che li tiene uniti anche quando si separano.
L'arancia bellissima è pretesto per ragionare proprio su questo: sulla separazione temporanea che allontana inevitabilmente i piccoli dai grandi, nel momento della loro crescita. Siamo arrivati al capolinea. E' un distacco fisiologico, sano, che alla fine del percorso -quando anche i binari finiscono nel nulla-  rivede i protagonisti con i loro ruoli invertiti. Ora sotto l'albero su questa nuova collina assolata c'è chi tanto tempo fa si era inerpicato sulla prima in cerca di compagnia. E ora, sulle sue tracce, c'è chi all'epoca si era dimostrato un severo maestro di arrampicata sui rami.


Ognuno deve essere pronto a cambiare di ruolo e a lasciare che i piccoli diventino grandi e arrivino da soli in cima alla propria collina. E bisogna saper accettare colline anche molto differenti tra loro. Ma soprattutto per crescere occorre fare strada assieme, occorre essere affettuosi e attenti reciprocamente, occorre lasciare andare e poi seguire a distanza.
E così il ciclo di Lupo & Lupetto, come anche il percorso di crescita, si concludono all'unisono.
Da un lato, a sapere che questo è l'ultimo episodio della loro storia, mi rattristo, ma dall'altro mi compiaccio pensando che Tallec & Brun-Cosme sono stati bravi a mantenere salda la barra del timone e a non cedere alla tentazione di mettere in cantiere un altro titolo di Lupo & Lupetto, nonostante il successo.
In tal modo si separano da questi meravigliosi personaggi e dai loro lettori senza cadute di tono.
Al contrario, Un'arancia bellissima mi è sembrato perfettemante all'altezza dei due precedenti, addirittura una sorta summa di tutto il percorso, riuscendo a mantenerne inalterato il senso poetico.
E' l'ultima autentica e necessaria tappa di un percorso di crescita.
Dobbiamo lasciarli andare: in bocca al lupo, lupi!
 
Carla