QUARANTA AMICI IMMAGINATI E UN CAPPELLO
La prima, che io ricordi, è stata Bibi. Il titolo del primo libro era Bibi. Una bimba del Nord. Anche io ero una bimba del Nord. Venivo da Milano e avevo un accento che con quello romano strideva. Ancora oggi i cinque libri di Bibi sono con me: hanno resistito nel tempo, con le loro copertine di tela color mattone e le sovracoperte con il viso di una ragazzina con trecce bionde e occhi azzurri. La sua fisionomia cambia di volume in volume perché lei cresceva, e io con lei.
L'anno della dedica di mia nonna è 1967: avevo otto anni. Lei è stata la mia prima amica immaginata, amica di carta, amica letteraria. Poi ne sono arrivati altri. Alcuni ora abitano solo in biblioteca per lasciare che nelle librerie abitino i più giovani.
Ma gli amici immaginati, come quelli immaginari, non sono sempre lì. E non basta desiderarli, perché compaiano. Occorre sempre una bella storia dentro cui trovarli e solo in questo modo si può seguirli per un po', il tempo di farci amicizia.
Può succedere che gli amici di carta ritornino. A ogni nuova storia, si rinnova il piacere di incontrarli proprio come succede con quelli in carne e ossa: in vacanza, o al parco, o nel cortile di scuola.
Gli amici immaginati, che siano raccontati a parole o disegnati, la prima volta li troviamo quasi per caso, ma poi succede che li andiamo proprio a cercare, perché senza di loro si sta peggio!
Si riapre il libro, si rilegge la storia e tutto ricomincia.
Proprio perché sono immaginati, possono essere di tanti tipi. Alcuni sono creature umane, con difetti e pregi che conosciamo, con desideri e paure che proviamo anche noi. Alcuni sono altissimi, altri minuscoli. Possono esser pelosi o piumati e hanno un numero variabile di zampe o di ali. Spesso hanno il dono della parola e comunque sanno sempre come farsi capire. Tutti loro hanno per noi un "qualcosa" che li rende speciali, e rende indimenticabile il tempo passato assieme, volendo loro un gran bene.
Questi sono solo quaranta dei tanti che ho. E tra loro c'è anche un cappello...
Carla
E SE?
ovvero lo scoiattolo (p)ossessivo di Olivier Tallec
"E se un giorno qualcuno decidesse che il MIO albero non è il MIO albero, ma il SUO?
E se a quel qualcuno venisse voglia di mangiare le MIE pigne all'ombra del SUO albero,
o le SUE pigne all'ombra del MIO albero?"
E se? Questo è il rovello di ogni ansioso: immaginare per ventiquattro ore al giorno potenziali sciagure, eventuali catastrofi, possibili iatture che potrebbero colpirlo.
L'ansioso quindi si organizza per poter fare fronte alla potenziale disgrazia in agguato, per poi passare immediatamente a quella successiva, perché - è risaputo - i pensieri di un ansioso sono sempre rivolti al peggio. Murphy rules!
Effetti collaterali delle loro ansie sono uno sviluppato senso per la proprietà, quella da difendere a ogni costo, e una grande velocità nel cambiare opinione, mossi sempre dalla necessità di arrivare a ottenere il meglio. Per sé.
Lo scoiattolo di Olivier Tallec è l'incarnazione boschiva di una serie di fragilità che noi umani ben conosciamo: ansia, possesso, mutevolezza.
Lui, come molta parte delle persone, passa il suo tempo a preoccuparsi e ad aver paura di quello che forse, un giorno, potrebbe accadere.
E quando non è lì a preoccuparsi, passa il suo tempo a cambiare idea sulle cose...
Decisamente, uno scoiattolo sotto stress. Chi di noi non lo è stato almeno in un'occasione?
Lo abbiamo conosciuto mentre passava il tosaerba intorno al suo albero. Lo abbiamo visto approntare palizzate, cancelli e quindi costruire un muro inespugnabile e interminabile per difendere dagli altri il suo albero e le sue pigne. Ma nulla di tutto questo gli ha dato la matematica certezza di potersi considerare al sicuro. Indimenticabili, i suoi occhi spalancati perennemente in allerta.
Poi lo abbiamo visto perdere il senso della misura con il consumo delle sue pigne. Di più, di più e ancora di più. Non importa a prezzo di cosa. Si percepisce un'eco intorno all'intero pianeta?
Quindi lo abbiamo visto attraversare una grave crisi di identità che lo ha fatto ondeggiare tra l'impossibile desiderio di essere cervo o castoro o pangolino... Sempre ad occhi spalancati e sempre insoddisfatto. Chi di noi non ha sognato per sé un'altra possibilità?
Infine lo abbiamo visto entrare in crisi sugli affetti: occhi spalancati e umidi di lacrime di fronte all'incapacità di poter stabilire, tra i suoi sempre crescenti amici, chi fosse davvero l'unico, suo miglior migliore amico.
Di lui benevolmente sorridiamo, ma attenzione che sotto quel folto pelo fulvo, e dietro quegli occhioni ci potremmo essere in tanti...
Carla
Olivier Tallec, Questo è il mio albero (trad. Maria Pia Secciani), Edizioni Clichy 2020
Olivier Tallec, Un po' troppo (trad. Maria Pia Secciani), Edizioni Clichy 2021
Olivier Tallec, Avrei voluto (trad. Maria Pia Secciani), Edizioni Clichy 2022
Olivier Tallec, Il miglior migliore amico (trad. Tommaso Gurrieri) Edizioni Clichy 2023
Olivier Tallec, Sta dormendo? (trad. Tommaso Gurrieri) Edizioni Clichy 2025

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