lunedì 8 giugno 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA GRANDE INTESA

La grande fuga, Ulf Stark, Kitty Crowther (trad. Laura Cangemi)
Iperborea 2020


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Alle nove ero già pronto. Mio padre mi aveva prestato la valigia. Ci avevo messo dentro la divisa, un paio di mutande di ricambio, il pigiama azzurro, un asciugamano, un sapone, lo spazzolino e un campioncino di dentifricio che mi padre aveva avuto da non so che ditta. La vaschetta di alluminio con le polpettine era in un sacchetto a parte. Ce n'erano un bel po'. La mamma voleva che potesse assaggiarle tutta la squadra."

Sembra davvero che Gottfridino, così lo chiama suo nonno, stia per partire per il suo ritiro con la squadra di calcio lungo un intero fine settimana.
E invece no.
Sta per fuggire con suo nonno Gottfrid, verso la casetta sull'isola, dove aveva abitato con sua moglie prima che lei morisse. Un piccolo viaggio organizzato nei minimi dettagli per rivedere quei posti e per portarsi indietro pezzi tangibili di vita.
Una grande fuga dall'ospedale e una grande bugia in famiglia.
Con la complicità di Ronny detto Adam, il giovane panettiere alla guida di un furgoncino, i due partono verso il traghetto che li porterà a destinazione. Sull'isola, dove li aspetta una lunga camminata in salita, nonno e nipote saranno da soli per quasi due giorni. Al traghetto ci sarà di nuovo il loro connivente autista che riporterà rispettivamente il nonno alla sua camera d'ospedale e il bambino a casa, da mamma e papà.
Questa è la storia della loro avventura. Talmente incredibile che è più facile e comodo pensare che sia una bugia, piuttosto che sia la vera verità.

Era la fine d'agosto quando mio padre volle fare un viaggio nelle sue zone con la nipote. Noi, la generazione di mezzo, semplici autisti. A Margherita mostrò i posti, raccontò le storie; con lei la mangiò polenta concia e bunet. E poi, con tutta quella roba negli occhi e con quel sapore in bocca, tornò indietro.
Il 9 marzo morì.
Un libro è tanti libri quanti sono i suoi lettori. E questo è un fatto.
Altro fatto incontrovertibile è che il nonno Gottfrid e Ulf sono profondamente legati. Si piacciono, ma fra loro c'è la generazione di mezzo che si frappone e che crea una serie di ostacoli in più da superare nella loro storia affettiva.
Il padre di Ulf, il dentista già incontrato in passato, non va d'accordo con il suo di padre: lui, sempre così controllato, non può tollerare le intemperanze del vecchio, il suo frequente turpiloquio con cui apostrofa tutti, comprese le infermiere. E' geloso del fascino che emana nei confronti del nipote, l'affetto e l'intesa forte che li lega e che di fatto lo esclude. Tutto questo fa sì che nonno e nipote siano costretti a scavalcarlo e che organizzino il piano perfetto a sua totale insaputa.
Il nipote è di fatto il braccio e il nonno la mente.
Un cuore molto malandato, una gamba rotta che non si rimette a posto non sono di ostacolo per arrivare in fondo alla salita che porta alla casetta sull'isola, se la motivazione è forte. Non è solo il desiderio di uscire da quella camera di ospedale, non è solo la voglia di passare del tempo 'libero' con il proprio nipote, non è solo trovare un ultimo legame con il proprio amore di una vita e riportare a valle qualcosa di tangibile, che non sia solo ricordo, che a quella donna lo connetta, proprio adesso che forse anche lui è arrivato al capolinea.
C'è qualcosa d'altro: La grande fuga, pubblicato postumo, ha il tono del regalo prima di andarsene.
Un regalo che, proprio perché così importante, ha meritato una confezione d'eccezione: le illustrazioni di Kitty Crowther.
Stark e Crowther sono in perfetta sintonia, come pane e burro.
E lo sono perché, nel fare libri, condividono un bel po' di cose.
Almeno sei in elenco, senza parole di commento. 
Per non ripetere cose già notate altrove, qui sia illuminante il 'solo' leggere e guardare. 

La prima è la capacità di andare in profondità con estrema leggerezza:


"Tirai fuori il barattolo. E tra le sue dita comparve per magia un cucchiaino che si era portato via dalla casa. Aprì la bocca e gli misi una punta di composta sulla lingua. Quando mandò giù aveva ancora gli occhi chiusi. 'Medicine?' chiese Adam, che stava arrivando con la sedia a rotelle. 'Qualcosa del genere' rispose il nonno. 'Per tenermi in vita ancora un po'."

La seconda è la serenità, tutta nordica, nei confronti della morte:


"Io rimasi seduto accanto al letto. Tenevo il nonno per mano. A un certo punto si addormentò. Lo guardai e pensai a tutto quello che avevamo fatto insieme. Aveva l'aria felice. Russava piano. Lo stesso rumore di una nave che avvia i motori per prepararsi a partire."

La terza è l'esattezza, figlia di una grande coerenza nella costruzione narrativa e nella definizione dei personaggi:



"Non avevo niente in contrario ad avere Adam come cugino, anche se solo per un giorno. Mi diede una gomma. Sono cose che si fanno, tra cugini. Per un po' masticammo in silenzio, ascoltando la radio e guardando fuori dal finestrino. Ogni tanto dicevo qualcosa del nonno. 'Qualche parolaccia non ti disturba troppo, vero? 'Credo di poterle sopportare' rispose Adam."

La quarta è la spiritualità, laica, secondo cui tutto può avere un'anima:


"'Tua nonna ha raccolto i mirtilli, li ha puliti, li ha fatti bollire, ci ha messo dentro la quantità giusta di zucchero perché non venisse né troppo aspra né troppo dolce, ha mescolato tutto e l'ha versata in questo barattolo. Ha dato alla composta il suo tempo. E i suoi pensieri. Quindi una parte di lei è qui dentro. Capisci?' 'Forse.' Non capivo, però forse un po' sì. Di sicuro capivo che secondo lui la nonna si trovava in qualche modo dentro la composta di mirtilli.'"

La quinta, connessa alla precedente e anche questa con solide radici nordiche, è la capacità di raccontare la meraviglia:


"Fu lì che lessi di un uomo che era rimasto morto molte ore per poi risvegliarsi. Era lui stesso a raccontare cosa aveva provato. Dopo aver come roteato lungo un tunnel buio, era arrivato in un posto inondato di luce. C'era perfino una figura che mostrava com'era. Si vedevano una roccia e, sullo sfondo, lo scintillio di una distesa d'acqua illuminata dalla luce intensa che pioveva dall'alto [...]. Presi la rivista e corsi da mio padre. 'Guarda qui!' esclamai trionfante puntando il dito. Il cielo c'è. Ora è dimostrato'".

La sesta è lo sguardo nei confronti dell'infanzia:
 

"E così ci finii sulla poltrona dell'interrogatorio. Mio padre si sedette di fronte a me e mi disse di guardarlo negli occhi. Non lo feci. Gli guardai le sopracciglia. Non si accorse della differenza."

Ecco. Sei elementi che sono condivisi da due giganti così
Che bel regalo, Iperborea.

Carla

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