martedì 31 dicembre 2013

ECCEZION FATTA

Da un luogo sperduto della Liguria dove prima del sole sorge la luna..
Coloro i quali avranno l'ardimento di passare per questo blog prima della fatidica mezzanotte che segna l'arrivo del 2014 si beccano questa mia breve riflessione su quest'anno appena passato.
Anno difficile, anno in salita.
Ho perso importanti pezzi della mia famiglia, ho tremato a lungo per le molte incertezze lavorative, ho patito più del consueto la solitudine, la mia faccia ha parecchie rughe in più, le mie consuete cadute dalla moto si cicatrizzano sempre più lentamente. Ed è sempre più facile che i miei occhi si inumidiscano per un nonnulla.
Sto invecchiando. 
Tengo duro invece su alcune cose. Continuo a fare il pane in casa, e pagine frolle settimanalmente per i bambini che le vogliono. Continuo ad attraversare la città per leggere libri a manipoli di ragazzini. E come un giardino silenzioso, pieno di pace e di pensieri, la sera coltivo questo blog.


La sera vado in giardino per respirare...
(Atak, Der Garten, Verlag Antje Kunstmann)

Carla

Nel nostro piccolo, anche noi di lettura candita a mezzanotte spareremo il nostro  fuoco di artificio da queste pagine...chi ne avesse voglia può ammirarlo in tutta la sua carica deflagrante. 

lunedì 30 dicembre 2013


TORTA DI DATTERI

In questi giorni ronzavano un sacco di datteri intorno a me. Così mi sono ricordata di una torta che per un periodo ho fatto quasi quotidianamente.



La ricetta ha triangolato parecchio. Ha origini tunisine, è stata letta in un libro di ricette ebraiche, mentre ero a casa di un'amica a Bologna.
Qualche anno fa la mia amica Laura me l'ha fatta conoscere ed offerta una sera dopo cena. Entusiasta a tal punto, la mattina successiva, sono uscita presto e ho vagato per Bologna in cerca di datteri con l'obiettivo di ripeterla la sera stessa...
È una torta disarmante per facilità di realizzazione. Ed è pronta in mezz'ora, cottura compresa. Ma è una torta assolutamente stagionale, perché l'ingrediente principale e più esotico, il dattero, alla nostra latitudine si trova solo per Natale.



Ingredienti
300 gr di datteri snocciolati (quelli nei pacchetti con la donnina in plastica con gonnellina hawaiana sono perfetti)
300 gr di mandorle pelate
250 gr di zucchero
3 albumi

Procedimento
Sminuzzare alla grossa i datteri, quindi frullarli nel frullatore fino ad ottenere una poltiglia appiccicosa.
Tritare allo stesso modo le mandorle, quindi unirle ai datteri, allo zucchero e ai tre albumi solo leggermente sbattuti e mescolare con le mani.
Ungere una teglia (o utilizzare un foglio di carta forno per ricoprirla), quindi metterci il composto schiacciandolo con le mani per distribuirlo in modo uniforme.
Infornare a 180° e fare cuocere per circa mezz'ora. I puristi e i glicemici in potenza la cospargono di zucchero a velo, io no.

Carla


domenica 29 dicembre 2013

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)


Dedicato a tutti coloro che amano il mare, ne sentono il fascino, un fascino che è tutto femminile. Si sa...

IL MARE È UNA BRAVA RAGAZZA

La mer et lui, Henry Meunier, Régis Lejonc

ILLUSTRATI 


La mer ne vieillit pas.
Et pourtant un hiver elle a pris sa retraite
pour souivre un capitaine, 
un capitaine à terre.

Il mare non invecchia. Così capitò che un inverno decise di mettersi a riposo e di seguire un capitano, un capitano a terra.


Un capitano a terra non è più un capitano ma, rasato di fresco e con un mazzo di fiori in mano, lui riesce a convincere il mare a seguirlo. E il mare, che è una brava ragazza, decide di andare con lui perché è molto garbato e poi perché questa è la prima volta che qualcuno la invita a uscire.


Il mare, che è una brava ragazza, si tuffa così tutta intera in un bicchiere che il capitano le porge. In un appartamento modesto tutto il mare è racchiuso in un bicchiere: con i pesci, le increspature delle onde, le tempeste, le stelle, gli alisei, i fari, la bruma e le sirene. Il mare e il capitano parlano tra loro e se avvicini l'orecchio alla porta di quell'appartamento senti lo sciabordio della risacca. Il mare racconta e, come una sartina, comincia a narrare di ciò che i due hanno in comune: le lunghe traversate, le conquiste, i naufragi. Il mare svela un po' dei suoi segreti e racconta di tesori nascosti negli abissi, delle carezze dei fiumi e dell'ammirazione che nutre per le terre che non ricopre.
Il capitano da parte sua racconta le più belle cose che l'uomo ha scritto sulle acque e che il mare non conosce perché nessuno si è mai dato briga di leggergliele.
I due si inebriano dei giorni felici e dei giorni qualunque: questo è il sale di una vita di coppia.
Se il capitano vuole farsi un bagno non ha che da girare il bicchiere e la sua casa si trasforma in un oceano e quando è stanco non ha che da rigirare il bicchiere e il mare saggiamente si ritira senza lasciare neanche una goccia per terra.
Al ritmo delle maree, il tempo passa e loro vivono felici.
Ma cosa stava accadendo non lontano da lì, là dove il mare era stato per secoli? 
Il mare senza il mare è solo vento e desolazione, un gran vuoto e qualche ricordo fin troppo silenzioso. E tutto intorno, bagnanti arrabbiati, bambini in vacanza e mille altri capitani che, orfani dell'acqua, piangono e piangono sperando, con le loro lacrime, di riempire di nuovo l'oceano.
Il capitano, allora versa il bicchiere di mare sulla città e l'acqua furtiva si incanala lungo le vie. Il capitano restituisce il mare al mare.


Di nuovo al suo posto, il mare è ancora più bello del suo stesso ricordo e l'albatro ritorna a volare sulla sua superficie.

Le capitaine, lui,
garde au fond du petit verre
un bout de mer complice,
une goutte de rien du tout.
Juste assez pour remplir une baignoire
et se retrouver de temps en temps
en tête-à-tête,

la mer et lui.




Questo libro va lasciato parlare.
È un'opera d'arte.
Non aggiungo commenti che ne limiterebbero la potenza del suono e dell'immagine.
Ma lasciatemi dire che è un libro tra i più poetici che io abbia mai letto.

Carla

sabato 28 dicembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SINDROME DA VERMODIPENDENZA

Come mangiare vermi fritti, Thomas Rockwell, Umberto Mischi
Biacoenero 2013


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Tom appoggiò la padella sulla cassa. 'Voilà!', disse affannato. 'Cotto a puntino. Guardatelo nella sua dorata impanatura, appetitoso e stuzzicante.'
'Sì', disse Billy. Diede un colpetto al verme con la forchetta.
'Pensa pesce', gli disse Tom. 'Ricordati: pensa pesce.'"

Come mai il ragazzino Billy si trova in questo brutto guaio: mangiare un verme, sebbene fritto?
Tutto è nato da una scommessa fatta sulla scia della provocazione e dell'orgoglio ferito.
Mangiare un verme al giorno per quindici giorni contro i 50 dollari di Alan, risparmiati tagliando l'erba del prato.
Due scommettitori, due testimoni, in totale quattro amici.
E così, uno dopo l'altro, i grossi lombrichi vengono trovati, preparati, e poi sempre affogati nel ketchup, nella senape e nel rafano. E in ultimo, mangiati.
E così, verme dopo verme, inaspettatamente Billy tiene duro e l'ingurgitare i lombrichi diventa per lui quasi una routine. Dall'altra parte, invece, Alan comincia a temere per i suoi 50 dollari e soprattutto teme la reazione di suo padre alla notizia. I ruoli di partenza si sono ora invertiti: Billy ha una ragione forte per proseguire, una  minimoto usata mentre Alan cerca di escogitare mille imbrogli per invalidare la scommessa. 
Non è onesto incollare due lombrichi prima dell'impanatura per far sì che ne mangi due, pensando di mangiarne uno solo. Non è onesto invitarlo a una bella partita di baseball e poi stancarlo e rimpinzarlo di cibo da stadio, perché scocchi la mezzanotte prima che lui si renda conto di non aver mangiato il verme quotidiano e non è onesto neanche fargli recapitare una lettera del medico curante in cui si afferma che l'ingestione di lombrichi può essere molto pericolosa per la salute. Non funziona neanche il verme di fagioli o il sequestro di persona: Billy ha coraggio e fermezza da vendere....

Trota, platessa, persico, orata
guiderò la minimoto in chiesa lungo la navata.
Vongola, tonno, cefalo, salmone
sentirai il prete che bel sermone.


Vincitore del Mark Twain Award, questo libro di gusto monello, tanto ricorda le mille scommesse che Tom Sawyer ed Huckleberry Finn erano soliti lanciare, mettendo in palio addirittura il loro osso del collo, tanto si sentivano sicuri di avere in tasca la vittoria.
Come mangiare vermi fritti, oltre ad avere un sapore un po' disgustoso per ovvie ragioni, ha anche quel gusto scanzonato delle storie di ragazzini della provincia americana: bambinetti che hanno del tempo tutto per loro, bambinetti che si organizzano la vita, per lo più in assenza (o quanto meno a debita distanza) di pubblico adulto.
Il grande successo del libro negli USA credo risieda non solo nell'ovvia attrazione verso ciò che è ributtante, ma anche nella grande aria di libertà che si respira attraverso le pagine.

Carla

venerdì 27 dicembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL CAPITALE... UMANO

Il denaro, Marie Desplechin, Emmanuelle Houdart
Logos, 2013


ILLUSTRATI PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Dice che i ricchi si innamorano dei ricchi e i poveri dei poveri. C'è una logica in tutto questo. Quando si frequentano gli stessi ambienti, si condividono gli stessi ricordi, le stesse abitudini, non è difficile stare insieme. Ci si lega più facilmente. Anche nelle favole, i principi sposano le principesse..."

Virginie stava frugando in un cassonetto per tirar fuori cibo in buone condizioni per poterlo ridistribuire a chi proprio non ha nulla, quando ha conosciuto Ernesto che, uscito dal locale, andava a prendere il suo mercedes coupé.


Cosa hanno in comune questi due? Apparentemente nulla, a parte gli studi in economia fatti da entrambi, eppure sono loro il centro di questa storia: sono loro gli sposi e intorno al loro matrimonio in allestimento ruotano tutti gli altri personaggi. Ricchi che vogliono essere sempre più ricchi, ricchi che hanno scelto di essere poveri, poveri che vogliono ad ogni costo diventare ricchi, e moltissime donne, ognuna con un sogno di riscatto da realizzare.
Dodici personaggi, compresi lo sposo e la sposa, che raccontano se stessi e il complicato intreccio che li vede tutti -in un modo o in un altro- legati fra loro.
Ciascuno, sembra necessario, per raccontare la propria storia deve far riferimento al suo rapporto con il 'capitale' accumulato nel corso della vita.


Che questo capitale sia in denaro, come nel caso di Edward, zio della sposa, un arrivista senza scrupoli assetato di ricchezza ad ogni costo e incapace di amare, o nel caso di Arturo, padre dello sposo, narcotrafficante senza scrupoli che ha sperimentato la povertà più nera durante l'infanzia e non rinuncerebbe per nulla al mondo all'agio raggiunto. O per altri il 'capitale' è in realtà rappresentato dal prossimo, come capita a Virginie, la sposa oppure a Bonnie, la hacker che ruba ai ricchi per reinvestire sui poveri. Mai il capitale è anche il lavoro, come accade per Camil e Sylvia, genitori della sposa, che come unica risorsa hanno quella di sapersi rimboccare le maniche quando occorre, o il know how, come per Sofie e Nana, due imprenditrici di se stesse, vincenti comunque. 


Il capitale è anche non avere capitale, come Franz, lo zio povero, che francescanamente ha fatto una scelta radicale nel rinunciare alla ricchezza.

Tutto, in questo bel libro, ruota intorno a due parametri: l'amore e il denaro. Ogni invitato al matrimonio si confronta necessariamente con entrambi: ragiona su se stesso e ne racconta in base a queste due misure. Quanto amore sia in grado di dare, quanto sia amato dagli altri, quanto sia in cerca di amore e quanto lo tema e se ne tenga lontano. Allo stesso modo lo fa con il denaro, come se questo secondo criterio sia altrettanto imprescindibile ago della bilancia nella nostra vita. Lo è, purtroppo.
In occasione di un matrimonio, questa carrellata di personaggi, vere e proprie icone di tipologie umane, si trovano a dover fare i conti, ironia della sorte, con il loro posto nel mondo. Dietro ciascuno, i lettori possono riconoscere parti di sé o di altri, possono stigmatizzare o condividere posizioni o atteggiamenti, ideologie e scelte, ma soprattutto possono ragionare sul percorso che l'umanità che abita la parte più ricca del mondo ha fatto per arrivare a diventare quello che è. Nel bene e nel male.
Si può leggere come un godibile feuilleton, con intrighi di famiglia e intrecci tra personaggi, ma anche come un pamphlet di sociologia o economia e, non ultimo, come un inno alla libera imprenditoria femminile. Le donne di questo libro, dalle ragazzine fino a quelle più anziane, sono specchio di una bella umanità: capace, consapevole, generosa, instancabile e coraggiosa.


L'Houdart è perfetta per la complessità del libro che si rispecchia nelle sue tavole, vere e proprie miniere di suggestioni rese attraverso un segno colto, di rara raffinatezza e inconfondibile.
Ancora una volta si conferma illustratrice intelligente e mai convenzionale di una umanità prototipica che racconta di sé attraverso una trama serrata di particolari e temi ricorrenti che arriva ad un effetto finale e generale dirompente e di grande impatto: qualcosa di simile a un sogno che può trasformarsi in incubo da un momento all'altro. Ma, come capita sempre davanti a qualcosa che ci turba non riusciamo a non guardare: elle tavole della Houdart gli occhi spaziano da un dettaglio all'altro e non riescono a staccarsi dall'immagine, come ammaliati dalla fascinazione di tanta bellezza.

Carla

martedì 24 dicembre 2013

ECCEZION FATTA

È arrivato anche quest'anno....


Il miglior augurio che ci viene spontaneo fare 
a tutti coloro che seguono il blog

è

 trovare un buon libro sotto l'albero!



Carla, Eleonora, Lulli, Gabriella



sabato 21 dicembre 2013


EMOZIONI GASTRONOMICHE

Cronaca di una grande emozione:
preparare il cornetto all'italiana usando soltanto 5 gr di lievito per un chilo di farina.
Deve essere pronto alle 13 di martedì.

Questi gli ingredienti:
1 kg di farina forte (W330)
260 gr uova
280 gr latte intero
120 burro
5 gr lievito di birra
20 gr sale
150 gr zucchero
1 bacca di vaniglia
scorza grattugiata di 3 arance
400 gr burro

Domenica, ore 15
Impasto (a mano) la farina con le uova, il latte e il lievito sbriciolato.
Ho unito poco per volta lo zucchero, il sale, i semi della vaniglia, la scorza di arancia e il burro (120 gr) molto morbido.
L'impasto non deve superare i 22°-24°C, ma in inverno, a meno di non avere una casa iper riscaldata, è difficile che accada.
L'impasto deve essere liscio e se lo afferrate e lo tenete sospeso non dovrebbe spezzarsi ma semplicemente allungarsi.
L'ho lasciato in una ciotola ricoperta di pellicola a temperatura ambiente per tre ore, dopo le quali l'impasto inizia a 'puntare' cioè a tendersi, eccolo qui:


Ho messo la ciotola in frigorifero.

Lunedì, ore 6.30
L'orario è imposto dal fatto che alle 8.30 devo uscire velocemente di casa.
prendo i 400 gr di burro, appoggio il panetto su un foglio di carta da forno, ne metto un altro sopra e con il mattarello lo stendo fino a formare un rettangolo di circa 20x30 cm alto mezzo cm.
Metto in frigorifero in maniera che ritorni solido.
Prendo la pasta e la stendo. Ho tirato un rettangolo di almeno 40x 60 cm (a occhio) e al centro ho messo il rettangolo di burro. Poi ho richiuso il tutto sovrapponendo prima un lato poi l'altro della pasta. Ecco:



Dopodiché ho piegato ancora il rettangolo nuovamente in tre e poi in quattro parti. Ho messo ancora in frigo e sono andata al lavoro.

Lunedì, ore 14
Finalmente ho steso la pasta a mezzo cm di altezza, ho ricavato un rettangolo che ho tagliato in due rettangoli più stretti dove ho ritagliato dei triangoli isosceli.
Nella base dei ogni triangolo ho fatto un taglio di tre cm circa e poi piano piano ho arrotolato con entrambi le mani fino a ottenere il cornetto. Li ho messi uno accanto all'altro su una teglia rivestita di carta da forno.
Per avere delle fotografie molto chiare su come arrotolare i cornetti guardate qui: http://aniceecannella.blogspot.it/2009/02/il-croissant-francese.html.

Ho messo nel congelatore per un paio di ore.
Una volta tirata fuori la teglia dal congelatore (ore 17,30) l'ho messa nel forno spento con una ciotola di acqua tiepida.

Martedì, ore 12
Questo è l'aspetto dei cornetti dopo 46 ore di lievitazione totali:



Sono belli cicciotti e tesi. Li ho messi in forno per 15 min a 170°C e un volta tirati fuori mi sono commossa per la magia.



Ne ho aperto uno:
L'ho annusato, nessun sentore di lievito! Un delizioso profumo di arancia.
L'ho osservato, si vedevano i vari strati di sfoglia!
L'ho addentato, il cornetto più buono della mia vita.



Lulli


giovedì 19 dicembre 2013

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


CANE NERO, O BLU, ALLA PORTA

Cosa può succedere quando un cane, magari un cane grande e dal pelo scuro, si affaccia alla porta? Dipende da chi lo vede, mi verrebbe da dire. In Cane Nero, di Levi Pinfold, arrivato ora in Italia grazie all'editore Terre di Mezzo, tutta una famiglia si alterna nell’avvistare un cane nero misteriosamente comparso in giardino e ogni sguardo, diffidente o impaurito, lo ingigantisce sempre di più, facendolo diventare un gigante davanti ai lillipuziani. Per fortuna c’è la bimba più piccola di casa, meno presa dai pregiudizi, che impavida gli va incontro, misurandosi con un gigantesco naso nero. 


La piccola Small sa che i cani neri vanno presi con una piccola magia, che piano piano li fa rimpicciolire così da trasformarli in tranquilli cani di casa, con cui guardare beatamente l’orizzonte oppure sdraiarsi fianco a fianco davanti ad un caminetto.


Un altro cane gigantesco e memorabile è stato Cane Blu, creato da Nadja più di venti anni fa, testo successivamente ristampato da Babalibri. In questa storia il misterioso animale si avvicina alla finestra di una bimba e ne diviene amico; respinto dai genitori, continua a seguirela di nascosto e alla fine la salva in una brutta avventura, ingaggiando una dura lotta contro lo spirito dei boschi, materializzatosi sotto la forma di una pantera, ovviamente nera. Tornati a casa, questo grande, coraggioso cane conquista finalmente la fiducia dei genitori. L'amicizia fra Carlotta e Cane Blu non è più ostacolata e lui continuerà a vegliare sulla bambina.


Due libri illustrati, diversi sicuramente per lo stile narrativo, più ironico il primo, più simbolico il secondo, hanno comunque alcuni tratti in comune: il più evidente, la santa alleanza fra bambini e cani, che va oltre la ragionevolezza; quando un cane adotta un bambino, perché è questo che succede, fra loro nasce una complicità e un’empatia ineguagliabili, non ci sono pregiudizi che tengano, né divieti, né norme igieniche che possano separarli. Un altro elemento è dato dal superamento del pregiudizio e della diffidenza ad opera di un bambino piccolo, anzi una bambina, meno assuefatta alle convenzioni sociali; nel nostro caso si tratta della paura generata da cani grandi, magari dal pelo scuro, simbolo di ogni oscura minaccia. Anche se poi, e Carla certamente ne conviene, anche i cani dal pelo candido possono mettere una certa soggezione.
Suppongo sia lo stesso meccanismo che scatta quando qualcuno mi avvista con le mie fedeli compagne, due meticce nere molto altere e ancora vagamente selvatiche. Certo, avvistate di notte o alle prime luci dell’alba dobbiamo proprio sembrare un branco a caccia d’avventure…
Eleonora
“Cane Nero”, L. Pinfold, Terre di mezzo 2013
“Cane blu”, Nadja, Babalibri, 2000


mercoledì 18 dicembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DESPERATE HOUSEWIFE

La signora Coniglio Bianco, Gilles Bachelet
Rizzoli 2013

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)


"Mio caro diario,
Uff! Dopo aver scalpitato, scalpicciato, protestato, brontolato, inveito, strepitato, pestato i piedi (tutto perché il gilet non era stirato bene), il mio signor marito si è finalmente deciso ad andare al lavoro. In ritardo come al solito."

La moglie del Coniglio Bianco, quello che corre sempre perché in gran ritardo nelle Avventure di Alice nel paese delle meraviglie, è una giovane coniglia, casalinga insoddisfatta. 
Madre di sei figli, d'altronde i conigli sono prolifici, passa le sue giornate a cercare di preparare manicaretti per la figlia che vuole dimagrire a tutti i costi perché ha in progetto di fare la top model, oppure a rassicurare la figlia mediana terrorizzata dai nuovi e esotici compagni di scuola, o a tenere sotto controllo le intemperanze del piccolo Eliot, oppure ancora a spupazzare la piccolina di casa, capricciosa e sempre in lacrime, tutta sua padre.


Solo i due gemelli non le danno grattacapi, loro giocano tranquilli con la cacca appena fatta nel vasino. E poi c'è lui il suo signor marito: sempre a palazzo, il più delle volte da andare a recuperare brillo, oppure a casa, dietro le pagine del giornale a seguire gli ultimi delitti di Jack lo squartatore, ma comunque sempre distratto. Mai un gesto di affetto nei suoi confronti, mai un'attenzione, mai un aiuto in casa....


E come se non bastasse, c'è quel gatto che si vede e non si vede, e quella strana bambinetta che cresce e si rimpicciolisce ogni minuto.


Siamo dietro le quinte di uno dei più bei racconti che siano stati scritti per i bambini: siamo dentro la storia di Alice, siamo nel Paese delle Meraviglie.
E la prima meraviglia è proprio la storia che Gilles Bachelet ci racconta e ci disegna.
Accurato fino all'eccesso, colto, pieno di ironia: i suoi libri si riconoscono a distanza.
In Italia, conosciuto e diventato famoso per uno dei più divertenti albi illustrati pubblicati, Il mio gatto è proprio matto (Il Castoro, 2005), libro, primo di una serie, in cui si giocava su un equivoco di fondo che vedeva un fantomatico e un po' distratto padrone considerare come un gatto il proprio elefantino domestico.
Si rideva fino allo spasmo.
Risate a crepapelle me le sono fatte ogni anno allo stand di Seuil (il suo editore storico francese) nel leggere e rileggere il libro sugli struzzi nelle fiabe, o per meglio dire, il libro che spiega perché gli struzzi non sono animali da fiaba (Il n'y a pas d'autruches dans les contes de fées, Seuil 2008), purtroppo mai pubblicato in Italia.
E ora ci risiamo: un libro sornione come il suo autore, pieno zeppo di riferimenti ironici, di spassosissime immagini che alludono, che giocano di rimando con il testo (e ancora di più con il testo di partenza, ovvero il racconto di Carroll), il tutto reso con un raffinato disegno che porta in sé Beatrix Potter ma che è nel contempo perfettamente nella scia di mostri sacri dell'illustrazione, come Philippe Corentin e Gregoire Solotareff.


"Oh, baffi e basette, come si è fatto tardi!" ... andatelo a comprare.

Carla

martedì 17 dicembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ASCOLTANDO LE SIRENE

 Il mare chiuso, Alessio Di Simone, Alessandro Di Sorbo

Verbavolant, 2013




ILLUSTRATI


"Un giorno la maestra Maria ci fece uscire fuori; una balena, un cucciolo, aveva perso il suo branco e si era arenata sulla spiaggia.

Uscimmo, la maestra e i bambini, e sulla spiaggia eravamo noi bambini, la maestra e questo grande cetaceo spiaggiato tra il nero e il grigio."



A quel bambino non mancava il mare, perché le finestre della scuola affacciavano sulla spiaggia. E proprio quel giorno, guardando dalla finestra della classe, aveva visto la balena morente sulla sabbia perché troppo lontana dall'acqua.

Ma quella stessa balena di lì a poco fu messa in salvo da un gruppo di uomini con la muta. Con gran fatica, erano riusciti a spingere il suo corpo enorme nuovamente in acqua. Il cucciolo si era perso dietro il canto delle sirene e così non aveva più sentito la sommessa voce delle balene adulte e aveva perso la rotta, finendo disorientato sulla spiaggia, davanti a quella scuola.

Rimesso in mare, però, il cucciolo non riesce comunque a ritrovare i suoi simili e dopo pochi giorni si arena di nuovo su un'altra spiaggia. Questa volta, complice la debolezza, il balenottero non ce la fa a riprendere il largo.

Ora è in un museo e adesso a quel bambino, nel frattempo diventato grande, il mare manca un po'.




Una storia fatta di mare, di cuccioli, di lontananze e di nostalgie, di mari chiusi e di mari aperti. Una storia che tristemente racconta di un naufragio e che ha un epilogo malinconico più verosimile del suo ipotetico contrario lieto.



Quel mare che sembrava aperto e sconfinato agli occhi di un bambino si rivela un mare chiuso che imprigiona, che cattura, che imbottiglia. In un mare popolato da pesci caramella e gusci di noce che navigano traballanti, il balenottero trova la sua prigione: lui che era nato per essere libero finisce per essere catturato dalla sabbia. Allo stesso modo il bambino che al mare era abituato, perché era il suo orizzonte consueto vivendoci davanti, ora, da grande, ne avverte la nostalgia, come se lo considerasse attraverso la lontananza del ricordo.

Ma alla fine il mare si riapre e una grande pinna si inabissa. Quella balena che era chiusa in bottiglia ora nuota libera. Ed è questo che rimane negli occhi.



Il balenottero disegnato, come se fosse un incisione rupestre nel suo biancore su una distesa di sabbia, è prigioniero delle quattro bandelle che si richiudono intorno al libro e ne formano una sorta di contenitore/copertina. Il libro medesimo non è un libro, ma un unico foglio di stampa, 70x100, ripiegato per quattro volte su sé stesso, e con un testo che lo attraversa e cha ad arte obbliga il lettore ad aprirlo e ancora ad aprirlo per cinque volte, fino al paginone finale, un vero e proprio poster in cui si impenna la pinna caudale di un cetaceo, fatta di cielo e di mare. 



Libri da parati, così si chiama la collana che Verbavolant sta pubblicando. Libri che hanno poco la forma del libro, che ti 'crescono' tra le mani e che alla fine ti viene voglia di farli diventare quadri o poster da parete.

Una bella sfida, progettare un libro su un unico foglio senza i consueti tagli del sedicesimo. Una bella sfida riuscire a seguire anche con le parole e la loro scansione questo insolito ritmo.

Obiettivo raggiunto per Alessandro di Sorbo, ingegnere informatico creativo prestato al mondo dell'illustrazione e della grafica (dal fumetto, alla copertina, per arrivare al libro poster senza mai essere prevedibile) e per Alessio Di Simone, ingegnere informatico creativo prestato alla scrittura poetica. Già insieme per un libro dell'anno passato, Il mostro nell'armadio, gli ingegneri in questione sono legati prima di tutto da una solida amicizia, che anche ne Il mare chiuso emerge nella profonda sintonia tra testo e immagini, ma anche da una affinità di intenti: quella di sperimentare sempre nuovi linguaggi comunicativi.

E dunque: lunga vita agli ingegneri informatici che non fanno solo gli informatici!

Carla