venerdì 31 marzo 2017

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DI GUERRE E DI BAMBINI


Argomento molto difficile da affrontare, quello della guerra e dei bambini che ne sono coinvolti. E' quindi una sfida coraggiosa quella raccolta da Gabriele Clima in un romanzo breve, Continua a camminare, pubblicato da Feltrinelli nella collana Up.
Racconta, con apprezzabile asciuttezza, le vicende di due ragazzini: entrambi tredicenni, entrambi coinvolti a diverso titolo nel conflitto.
Il primo, Salìm, segue il fratello nelle sue spedizioni a caccia di libri, con l'intenzione, meravigliosa, di aprire una biblioteca, recuperando fra le macerie i libri dispersi. La seconda è una ragazzina, Fatma, componente di una famiglia di integralisti islamici. Salìm sopravvive al fratello, colpito da una delle tante bombe, Fatma è destinata a divenire un'arma, una bomba vivente, chiamata a fare strage di infedeli.
Seguiamo il primo in fuga nel deserto per raggiungere le coste libiche, seguiamo la seconda nel suo incedere incerto verso un destino tragico.
E' una storia ispirata a persone reali ed è un ritratto realistico di un conflitto che pare non avere fine. I civili ostaggio di una guerra in cui le parti si confondono e le bombe possono provenire da paesi ora alleati, ora nemici. Sullo sfondo, Daesh, il regno degli uomini in nero che semina il terrore con ogni mezzo.
Apprezzabile, in particolare, il ritratto della normalità delle vite pur in condizioni così estreme: i rapporti familiari, i sogni e le aspirazioni di tanti giovani, spezzate da una inarrestabile spirale di violenza. Interessante la descrizione del passaggio dall'amore familiare all'incitazione al suicidio, naturalmente nel nome di dio; non mostri, ma persone in cui la coscienza individuale è completamente annichilita di fronte all'affermazione di una visione religiosa totalizzante. E' facile immaginare quante persone, in un contesto di obbedienza acritica, siano coinvolte in uno straniante spettacolo di morte, con le esecuzioni sommarie, i kamikaze, le violenze infinite, in nome di dio.
Un'impresa coraggiosa, quella di Gabriele Clima, e direi ben riuscita, efficace nel raccontare l'indicibile e misurata nel descrivere uno scenario disperato e violento. Ho apprezzato, in modo particolare, l'onestà intellettuale con cui l'autore ci restituisce un'immagine non edulcorata della situazione siriana e dell'estremismo islamico, senza sottolineature retoriche, senza schierarsi con nessuno se non con il popolo dolente, ostaggio dei giochi planetari delle diverse forze in campo. Nonostante il tema difficile, drammatico, l'autore riesce a mantenere una narrazione misurata, capace di mitigare il lato più duro, e inaccettabile, di questo conflitto.
Per aiutare ragazzi e ragazze a comprendere il nostro presente sono necessari libri come questo, che, senza troppa enfasi, ci spiegano chi sono e da dove vengono quegli stessi disperati che noi vorremmo lasciare al di là del mare, in qualche campo profughi libico. Non so se un libro possa fermare i kalashnikov, ho qualche dubbio a riguardo, ma può accendere intelligenze, aprire orizzonti, costruire ponti, di cui abbiamo grande bisogno.

Eleonora

“Contina a camminare”, G. Clima, Feltrinelli 2017



mercoledì 29 marzo 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ALLA MIA PEONIA CHE È BELLA

Che bello!, Antonella Capetti, Melissa Castrillon


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Conosceva bene i ramoscelli: spesso c'erano delle foglie attaccate. Ma questa volta il ramoscello, corto e stretto era nudo e, cosa mai accaduta prima, si era alzato da terra a velocità vertiginosa. Di fronte a sé il muso di una bestia sconosciuta.
Aveva uno strano odore , non il solito profumo di bosco, muschio e terra bagnata.
'Come sei bello', disse.
Poi posò a terra il bastoncino e, come era venuta, se ne andò."

A parlare è un bruco. Un bruco che ha appena incontrato qualcuno che, come Mary Poppins, arriva dal nulla, sconvolge la sua esistenza, e poi se ne va via, riassorbita dal medesimo nulla. Un incontro che ti cambia la vita.


La vita condotta finora dal bruco lo aveva visto impegnato nelle attività di demolizione di foglie. Le mangia, le buca, le assaggia, ci sale, ne scende. Ci dorme. Insomma una tranquilla routine da bruco, appagante, con testa sempre vuota e leggera.
Poi arriva lei e gli dice Come sei bello. Sarebbe facile se il bruco sapesse cosa è il bello. Ma non lo sa e quindi parte per indagare, chiedere e capire. Così animale dopo animale, incontra tutti gli abitanti del bosco in cui vive, sempre tampinato da una petulante cornacchia, attenta misuratrice di mondo e lessico, e fa a tutti la stessa domanda: cosa vuol dire bello? L'orso allude al favo di miele, che però è buono e non bello, gli scoiattoli che scorrazzano tra le foglie alludono al gioco, che però è divertente ma non bello, il topo che si ripara dalla pioggia indica il fungo che gli protegge la testa dall'acqua, che però sembra piuttosto essere utile, ma non bello...Come un mantra, fa a tutti la stessa domanda e ogni volta la risposta porta in sé un sottile distinguo e al bello assoluto sembra non arrivarci mai.


Intanto si fa scuro: il sole tramonta, il cielo si riempie di stelle, sorge la luna, e gli animali, riunitisi sotto la volta, sdraiati con il naso all'insù, sono tutti d'accordo di trovarsi davanti a qualcosa di bello!

La domanda è gigante. Ma ieri è fiorita la mia peonia e io ho pensato, come sei bella. Da lì ho avuto chiaro che fosse arrivato il momento di ragionare su questo libro. Ma prima di ogni riflessione filosofica su bello e bellezza, occorre sottolineare come il punto di partenza di questa storia racchiuda in sé una verità incontrovertibile: gli incontri con le parole, e con le persone che le pronunciano o le scrivono, sono talvolta fatali. Contribuiscono a darci una forma.
La definizione di bello ha a che fare con la filosofia, in particolare con l'estetica che svolge il difficile compito di fissarne i caratteri.
Leggermente più evoluta del bruco, io stessa spesso mi trovo a desiderare di trovarne una definizione, ma fatico. La cosa che mi riesce di fare è quella di associarvi alcuni concetti che con il bello hanno a che fare: l'armonia, l'equilibrio. Ma non basta, il bello è arduo da oggettivare, mentre risulta piuttosto semplice rendere soggettiva la sua definizione. In questo caso è il gusto, a sua volta frutto di un insieme di fattori culturali e ambientali, a determinare che cosa effettivamente possa dirsi bello. Ma non solo: c'è l'affetto, la sensibilità, l'attesa, lo stupore e mille altre sfumature emotive che contribuiscono a fare di un oggetto, di una persona, di un luogo, di una storia, di un tempo qualcosa di bello.


Stando così le cose, ho atteso con  curiosità la risposta di Antonella Capetti alla grande questione.
Forse aveva davvero trovato la pietra filosofale?
Per nulla. Anche lei, insieme al bruco, deve convenire che il bello, in quanto tale, esiste nella sua rarità, ma il cercare di imbrigliarlo in una definizione è davvero una cattiva idea.
A Renzo Piano, che di bellezza prodotta da mano e testa umana se ne intende, una volta sentii dire che il bello sparisce nell'istante in cui si cerca di descriverlo. Come dargli torto.
Ed ecco quale è la posizione che prende Antonella: in un processo 'ermeneutico' va diritta come una freccia, nonostante il contesto barocco che la Castrillon le costruisce intorno, attraverso una sequenza di aggettivi puntuali, verso la definizione di ciò che erroneamente si assimila al bello, ma che bello non è. Le sue parole hanno il passo di una camminata decisa, mentre le illustrazioni si attardano in riccioli e intrecci e volute, dalla forte connotazione decorativa, che mi sembra cifra costante in Castrillon. Il contrasto di andatura, da un lato l'incedere sicuro da maestra montanara, e dall'altro, la leggerezza di una giovane illustratrice sensibile al colore, mi convince. 


E se, parola dopo parola, ci dice cosa non sia il bello, per converso fa convergere tutti nel gran finale a constatare, di fronte a una luna piena che prende la pagina, dove la bellezza effettivamente faccia mostra di sé, in tutto il suo nitore. Per poi tacere.

Carla

 

lunedì 27 marzo 2017

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

IL CROCEVIA DEL DIAVOLO


Questa sì, che è una storia piena di mistero: la nascita del blues, una delle più importanti correnti musicali afroamericane, nel sud degli Stati Uniti, dove migliaia di schiavi lavoravano nelle piantagioni di cotone.
Questa storia viene raccontata da Reno Brandoni, valente musicista, in Il Re del blues, pubblicato da Curci young. Qui si narra come il giovane Robert Johnson fosse particolarmente invidioso di un vecchio suonatore di blues, Big Blind, cieco e molto grasso. Il blues era, ed è, una forma di musica vocale e strumentale, con delle caratteristiche tecniche particolari, le cui origini risalgono alle musiche degli schiavi africani. E' l'espressione di uno stato d'animo malinconico, cui fa riferimento anche il nome.


Bene, il nostro Robert, non particolarmente abile nel suonare la chitarra, per conquistare il cuore di una ragazza, si azzarda ad affermare che per lei creerà la canzone blues più bella di tutte quelle composte fino a quel momento. Corre da Big Blind in cerca di aiuto, ma ovviamente il musicista gli oppone un rifiuto: non si può diventare dei bravi chitarristi in quattro e quattr'otto. Ma il giovane e ambizioso Robert sa che c'è un famoso crocevia dove è possibile incontrare chi, in cambio di qualcosa di molto prezioso, può risolvere tutti i problemi. E così, in una notte tenebrosa, si reca a quell'incrocio e incontra l'inquietante personaggio, in cambio dell'anima, gli concede di scrivere ventinove canzoni, le più belle sentite fino a quel momento, e non una di più. 


E così accade; ma Robert si è dimenticato della sua ragazza e quando la incontra nuovamente non resiste alla tentazione di scrivere, in suo onore, la trentesima canzone, quella che gli dannerà l'anima.
Questa leggenda del blues, che costruisce una sorta di mito di fondazione di un genere musicale fortunatissimo, è così presente nella cultura americana da fare capolino in molti romanzi, da Lansdale a Winslow. Robert Johnson è realmente uno dei personaggi più significativi del blues, autore di ventinove pezzi registrati all'epoca con mezzi di fortuna e ripresi in seguito da moltissimi musicisti. Ed effettivamente, Johnson morì molto giovane, a ventisette anni. Ce n'è abbastanza da creare una leggenda.


Dunque alla malinconica musica del delta del Mississippi è dedicato un libro per ragazzi, un meritevole albo, illustrato da Chiara Di Vivona, che spero colpisca l'immaginazione delle giovani lettrici e lettori. Può ben essere lo spunto per raccontare un mondo, quello degli schiavi delle piantagioni di cotone, e delle musiche che ne hanno alleviato le sofferenze. Una musica talmente importante da contaminare moltissimi generi musicali del secolo passato e del presente. Una musica che ci trasporta altrove, a respirare atmosfere lontane, piene di malinconia e di mistero.
Meritoria l'iniziativa di parlare di un genere musicale oggi 'elitario', e di allegare un cd con le performance dell'autore, che sottolineano i diversi passaggi del libro.
Lettura e ascolto coinvolgenti per bambine e bambini a partire dagli otto anni.

Eleonora

“Il Re del Blues”, R. Brandoni, Curci young 2017

venerdì 24 marzo 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


A GUARDARE IL MONDO...

Little Miss Florida, Kate Di Camillo (trad. Laura Bortoluzzi)
Il Castoro, 2017


NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"Il sole era parecchio alto nel cielo, pareva una scena stile mezzogiorno di fuoco. Ma quello non era un film western:erano le lezioni di twirling a casa di Ida Nee, nel cortile di Ida Nee.
Era l'estate del 1975.
Era il cinque giugno.
E due giorni prima, il tre giugno, il padre di Raymie Clarke era scappato con una donna che faceva l'igienista dentale."

Ritrovarsi da un giorno all'altro senza padre provoca a quella ragazzina, pensandoci, un piccolo e acuto dolore che le trafigge il cuore. Ma Raymie ha un piano in tasca: diventare Miss Florida, ovvero finire sulle prime pagine dei quotidiani ed essere, in tal modo, vista dal padre mentre sfoglia il giornale, facendo colazione in un ristorante chissadove. Lui vedrà che la sua bambina è diventata famosa e mollerà su due piedi l'igienista e tornerà a casa ad abbracciarla. Facile.
Prendere lezioni di twirling è fondamentale per Raymie se vuole vincere il premio. Accanto a lei, a lezione, ci sono altre due ragazzine che, per motivi diversi, hanno anche loro un bel problema da risolvere. Louisiana Elefante, figlia di acrobati adesso orfana, vive con sua nonna e ambisce al premio di Miss Florida per avere due soldi che le garantiscano il pranzo con la cena. La terza, Beverly Tapinski, figlia di un poliziotto a New York e di una reginetta di bellezza campionessa di twirling piuttosto manesca, ha come obiettivo quello di sabotare il suddetto concorso.
Diverse per indole e per fisionomia, le tre, inevitabilmente, finiscono per far squadra e darsi il nome di Rancheros per combattere e superare le molte, troppe, avversità che la vita gli pone davanti.
Una vera e propria rocambolesca e esilarante corsa a ostacoli con gatti scomparsi, madri depresse, padri lontani, vecchiette urlanti, segretarie premurose e su tutti un personaggio letterario da imitare, cercando a tutti i costi la buona azione da compiere.

Parte come un razzo Di Camillo: nelle prime tre o quattro pagine il lettore è così tanto in media re che fatica a orientarsi: una cittadina della Florida, un cortile di una casa sulle rive del lago Clara, tre bambinette di 10 anni, di cui una appena svenuta, una seconda piuttosto scontrosa, e una terza con l'anima in fase di rimpicciolimento, sono a lezione di twirling da una strana signora piuttosto anaffettiva che indossa stivali bianchi con il tacco. Un vero volteggio, twirl, di parole e situazioni. Superato il primo impatto di straniamento, tutto lentamente e inesorabilmente converge verso un nodo centrale: la nascente amicizia, fatta soprattutto di mutuo soccorso, di tre bambine un po' provate dalla vita che le sta facendo volteggiare, twirling, un po' troppo.
La provincia americana, raccontata superbamente da una delle penne più felici e più premiate del panorama statunitense, è lo sfondo di questa storia intrecciata di tre bambine che, a modo loro, cercano di trovare una loro personale e meritata felicità.
Lo stile di Kate Di Camillo si riconosce per la sua fluidità, la schiettezza, l'ironia e un'ineguagliata leggerezza e grazia. La sua poetica si riconosce ancora una volta nella sua determinata volontà di affrontare temi spinosi, quali la frequente inadeguatezza e la negligenza del mondo degli adulti. Nel contempo e per contrasto, Di Camillo sa raccontare con passione e affetto sincero la inesauribile energia dei più piccoli, sempre molto impegnati e infaticabili nel raggiungimento di una certa qual felicità. Sempre meravigliosi sono i suoi ritratti dei personaggi, qui in Little Miss Florida, le tre facce di una infanzia al femminile, quella surreale e poetica di Louisiana, quella tosta e risoluta di Beverly e quella ansiosa ma coraggiosa della piccola Raymie, che più di tutti, giorno dopo giorno, acquisisce consapevolezza di sé. Lei, con la sua anima che si espande e si ritira a seconda della situazione, lei che ha imparato a flettere le dita dei piedi e a identificare i propri obiettivi,  è un faro nella nebbia. Anche per noi grandi che, finito il libro, ci troviamo gli occhi umidi.

Carla

mercoledì 22 marzo 2017

FAMMI UNA DOMANDA!


PAGINE AFFOLLATE DI ANIMALI SELVATICI


Il titolo del nuovo libro di Yuval Zommer, Il libro degli animali selvatici, pubblicato da Electa kids, è leggermente fuorviante, poiché l'oggetto vero di questo libro sono i mammiferi selvatici.
Come nei precedenti suoi libri, in Italia è stato tradotto Il Libro degli insetti, l'autore inglese, coadiuvato dalla consulenza scientifica di Barbara Taylor, si rivolge in modo particolare a un pubblico di lettrici e lettori intorno ai sei, sette anni. Anche quando accenna alla classificazione, lo fa con grande semplicità, senza appesantire mai il testo con eccessivi approfondimenti.


Dunque, una volta presentati i mammiferi in generale, Zommer ne illustra le caratteristiche: come si difendono, come comunicano e così via. Seguono poi diversi capitoli dedicati, ciascuno, a un diverso animale: volpi, tigri, leoni, iene, ma anche pipistrelli, istrici, tassi e tanti altri; nella doppia pagina dedicata a ciascuno di essi sono descritte alcune caratteristiche salienti, mentre a lato della pagina a sinistra si ricorda dove vive quel determinato animale. I capitoli finali sono dedicati ai mammiferi estinti e a quelli a rischio d'estinzione, nonché a quei simpatici clandestini che ogni tanto si affacciano, o si stabiliscono, nelle città.
Se tutto questo non bastasse, all'inizio del libro viene indicata un'impronta da ricercare nelle tavole successive, indovinello opportunamente svelato alla fine.


Come ne Il libro degli insetti, anche qui c'è un'assoluta predominanza dell'immagine, che spiega con chiarezza, anche prima di aver letto il breve testo, quale caratteristica dell'animale viene posta in evidenza. Le illustrazioni sono improntate a un accenno ironico che sottolinea l'aspetto giocoso della lettura. E, ovviamente, descrivendo animali e ambienti così vari, variano anche le tonalità che contraddistinguono i diversi habitat.
Sicuramente divertente e stimolante, dai colori vivaci, rappresenta bene quel tipo di libro che unisce informazione e intrattenimento, inserendo il gioco direttamente nel corpo del libro, rendendolo fruibile anche a bambini e bambine con scarsa dimestichezza con la parola scritta.

Peccato alcune inesattezze, che non so se provengano dal testo originale, certo non così gravi da inficiare la validità di questo testo; forse una più attenta revisione avrebbe potuto facilmente evitarle.
Credo che la maggioranza dei lettori, intenti a cercare l'impronta sospetta, non se ne accorgerà nemmeno.

Eleonora

“Il libro degli animali selvatici”, Y. Zommer, Electa kids 2017




lunedì 20 marzo 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I FIGLI DELLE STELLE...

IL PUZZLE INFINITO, Diego Bianki (trad. Elena Rolla)
Kalandraka, 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Tu mi guardi.Io ti guardo.
Tu mi parli.Io ti ascolto.
Tu sorridi.Io sorrido.
Tu sei fedele.Io sono fedele.
Tu diventi rossa.Pure io.
Tu mi indichi.Io ti indico.
Nano nano..."


Il dialogo a specchio che fino a ora ha messo in contatto le figure della pagine di sinistra con quelle di destra fa una brusca sterzata. Quel nano nano genera crisi, genera distanza. Quel nano nano insinua il dubbio che quella evidente diversità con la verde creatura generi lontananza, distacco. 


E l'essere così differenti sia la prova di una incomunicabilità non valicabile. Ma a guardare meglio, e da più vicino, come se fossimo sotto la lente di un enorme microscopio, gli atomi che ci compongono sono tutti figli di medesimi genitori: le stelle. La comune incubatrice dentro ci siamo sviluppati è la fusione nucleare di astri ormai scomparsi. Siamo tutti fatti di polvere di stelle (e in tempi non sospetti qualcuno disse che siamo tutti fatti della stessa materia dei sogni...). E come tali, nelle nostre diverse declinazioni, siamo parte di qualcosa di molto più grande che ci contiene: il mondo. E il filo che ci tiene tutti connessi è proprio l'essere tutti diversi.


La retorica è in agguato, ma Diego Bianki, alias Pequeño Editor, sguscia e non si fa acchiappare. Fuori da ogni logica didascalica e con un lessico piuttosto originale, mette sulla pagina mosche, iene, pappagalli, cani, ragazze, scheletri, alieni verdi, creandoli attraverso l'assemblaggio di scatoline di riciclo, grossomodo uguali e dipinte di colori differenti. E con questo ci dimostra una incontrovertibile verità.
Senza dir niente, la connessione che si crea immediata tra la scatolina, componente base di ogni figura rappresentata, e l'atomo figlio delle stelle, elemento costitutivo di ogni vivente, è lì per essere colta su ogni pagina.
Diego Bianki però si concede un passetto ulteriore: se siamo davvero tutti composti da singoli elementi, perché non provare, almeno sulla pagina, a ricomporre in modo 'alternativo' le figure originarie, mettendo occhi di ragazza su musi di cane e musi di cani come bocche di ragazza?


Non se ne fa cenno a parole, eppure è a disposizione di ogni mente ragionante che sfogli questo libro.
Mischiarci un po' di più ci farebbe un gran bene...
E ancora un passetto: alludere alla polvere di stelle che ci compone, non è solo un dato di fatto, a me pare sia anche un voler cogliere la poesia che spesso si nasconde nella scienza!
Poesia e scienza, entrambe invincibili, e metterle insieme fa di Puzzle infinito, titolo che pare contenerle entrambe, un libro intelligente oltre che bellissimo in senso più strettamente estetico.
Studiato in ogni dettaglio, accurato e molto efficace negli accostamenti cromatici, come nella scelta dei fondi, il libro che l'anno passato ha preso una menzione nel Braw, si apre fin dai risguardi con un campionario di personaggini colorati che popola e contrappunta le pagine a figura intera, ma fa anche di più: diventa lettering originale della doppia paginona centrale che si apre, ingigantendosi, per la gioia degli occhi. 
 

Nelle pagine che precedono, la composizione è il frutto di una giustapposizione di scatoline colorate ad hoc a formare l'uomo con il cappello, presenza costante, e i suoi interlocutori ogni volta diversi: la mosca con gli occhi composti, la iena nel suo rictus che l'ha resa famosa, il pappagallo in giacca e cravatta per alludere al suo lato 'umano'. Senza mai smettere di giocare con il lettore, Bianki sfrutta la forma della scatola in tutte le sue potenzialità.

L'aspetto di ripetibilità,cui sono dedicate le pagine finali, è quello che mi entusiasma meno, ma so che manderà in visibilio insegnanti e operatori sempre in cerca di idee creative per solleticare la fantasia dei bambini e delle bambine. Confesso però che la mia perversione per i contenitori in genere, mi ha costretto a soffermarmi sulla pagina delle scatole prima di essere dipinte e scoprire che Tres Patitos è una marca di fiammiferi, con cui accendersi le Marlboro pudicamente un po' nascoste, che le gocce del Dr. Selby sturano il naso congestionato e l'Hisradin tiene sotto controllo l'allergia e che l'infuso di boldo ha proprietà digestive...potrei continuare.

Carla

venerdì 17 marzo 2017

FAMMI UNA DOMANDA!


STORIE RACCONTATE CON LE IMMAGINI


Due libri usciti quasi contemporaneamente, pur trattando di argomenti diversi, hanno un'impostazione molto simile: sia Il mio piccolo libro d'arte per raccontare la mitologia, di Aude Le Pichon, che Il Rinascimento per immagini, di Ruth Brocklehurst, utilizzano un vastissimo repertorio di opere d'arte per illustrare l'oggetto d'indagine.


Nel primo libro, pubblicato in Italia da L'Ippocampo, sono raccolti molti temi mitologici indicati nel personaggio principale del mito; al breve racconto si affianca la bella riproduzione dell'opera d'arte che lo rappresenta. In questo modo si susseguono le storie in ordine alfabetico, senza tentare un difficile raggruppamento tematico: così partiamo con l'ira di Achille e terminiamo il volume con l'abilità manuale di Vulcano. 


Al termine di ciascun testo c'è un indovinello, una domanda cui l'acuto osservatore può rispondere, guardando con attenzione il quadro o scavando nella memoria più o meno recente riguardante i racconti mitologici. Quanto alle opere d'arte, riprodotte con accuratezza, spaziano nell'arco temporale di quasi duemila anni, affiancando artisti anonimi a personaggi come Bruegel, Caravaggio, Botticelli, Klimt e Dalì, per citarne solo alcuni.


Il libro è suggestivo e stimolante, utilizzabile per raccontare storie mitologiche note e meno note oppure, facendo leva su letture recenti, per introdurre la giovane lettrice e il giovane lettore ai segreti del mondo dell'arte. Un modo inconsueto per scorrere senza un ordine cronologico il complesso mondo dell'arte occidentale; ci si può divertire a guardare le figure, cercando nei dettagli ulteriori informazioni, o si possono mettere a confronto stili diversi, diverse suggestioni.


L'altro testo, pubblicato da Usborne Italia, realizzato in collaborazione con la National Gallery di Londra, ha intenti didattici più evidenti: dando uno sguardo d'insieme, molto sintetico, alla storia e alla vita quotidiana a partire dal '400 in Italia, riesce nello stesso tempo a fornire un'interessante carrellata di capolavori artistici di quel periodo. Il testo breve, l'impaginazione vivace, l'uso esteso di belle riproduzioni fanno di questo volume uno strumento prezioso per raccontare in breve un periodo storico assente dai testi scolastici, per i ben noti cambiamenti nei programmi delle elementari.


Nello stesso tempo, anche qui abbiamo una panoramica di capolavori artistici, questa volta raccolti con una coerenza tematica e temporale, adatta ad illustrare i diversi aspetti del testo. Interessanti particolari e dettagli mettono in luce momenti della vita quotidiana, così come le grandi conquiste scientifiche e geografiche.


Entrambi i testi richiedono una lettura condivisa e qualche infarinatura di mitologia e di storia. Si tratta, dunque, di letture stimolanti per bambine e bambini a partire dagli otto, nove anni.

Eleonora

“il mio piccolo libro d'arte per raccontare la mitologia”, A. Le Pichon, L'Ippocampo 2017

“Il Rinascimento per immagini”, R. Brocklehurst, Usborne 2017



mercoledì 15 marzo 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


GRANDE FIABA PER PICCOLE MANI

Cappuccetto Rosso, Attilio


ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"C’ERA UNA VOLTA UNA BAMBINA CHIAMATA
CAPPUCCETTO ROSSO.
UN GIORNO LA MAMMA LA MANDÒ A TROVARE
LA NONNA MALATA PER PORTARLE UNA TORTA
E FARLE COMPAGNIA.
MA NON PASSARE PER IL BOSCO!', LE DISSE."


Ma lei per il bosco ci passò. Incontrò il lupo. Il lupo le suggerì di raccogliere fiori per la nonna. Lei lo fece e lui si precipitò a casa della nonna per divorarla. Cosa che puntualmente fece. Poi si travestì e si mise tra le coltri ad aspettare la bambina, per mangiarsi pure lei. Il resto è storia nota. Compreso l'arrivo del cacciatore in giacca verde, fucilone e coltellaccio che rende giustizia alle due inghiottite.
I Grimm furono solo apparentemente meno spietati di Perrault che, con il dovuto orrore, solleticava e compiaceva le dame della corte del re di Francia.

Il Rotkäppchen dei fratelli Grimm riassunto in 15 pagine doppie e cartonate, in tutto 37 righe di testo, adatte a manine e orecchie minuscole. E in queste sole 15 pagine ben 2 non hanno testo! Come a dire che se si ha buona capacità di sintesi, si posson 'dire' comunque un mucchio di cose.


Ed ecco di nuovo sulla breccia, a 94 anni, Attilio, Attilio Cassinelli, grafico e illustratore negli anni d'oro del design italiano in ambito editoriale. Dagli anni Sessanta fino a tutti gli anni Settanta, è lì anche lui, anche se non raggiunge mai l'ineguagliato genio di Munari o dei Mari, quell'aria la respira anche Attilio. In quel periodo i suoi libri inconfondibili, la pagina bianca su cui campeggiano animali o altri personaggi racchiusi da una linea di contorno nera, precisa, morbida e, soprattutto, molto evidente, cominciano ad arrivare tra le mani dei più piccoli. I colori sono piatti, il segno è tondeggiante con elementi lineari che ricordano la sintesi dei bambini nel disegnare arti e zampe.
Sono libri, quelli sulle cui copertine campeggia secco il nome ATTILIO, che sono consumati sugli scaffali delle biblioteche. Io stessa ho ancora ricordo di quei libri molto vissuti che mi colpirono nel pieno degli anni Novanta per la loro assoluta purezza.
Attilio non ha smesso di disegnare libri, sempre fedele alla sua casa editrice d'origine: Giunti, ma il suo stile con il passare degli anni si è ibridato, e si è anche persa un po' la cura editoriale che invece avrebbe meritato, e con questo ha perso un po' di quello smalto che lo aveva reso inconfondibile. Oggi, a distanza di quasi quarant'anni dai suoi primi libri, riappare il suo segno pulito delle origini, in una collanina pensata per Lapis, contenente fiabe classiche (I tre porcellini e in uscita I musicanti di Brema) che, seppure riassunte ai minimi termini, non perdono di efficacia. Proprio come i suoi disegni.

Attilio, I musicanti di Brema Lapis 2017

I colori continuano a essere piatti, ma la tavolozza è cambiata. A un colore dominante per ogni singolo libro, aggiunge contrasti interessanti. Nel Cappuccetto Rosso si vede una prevalenza dei diversi toni del grigio e del blu - dal tortora al pervinca - in un tessuto di intrecci freddi, su cui spiccano correttamente il rosso del cappuccio e il giallo del cestino.
In tal modo anche il colore contribuisce allo svolgimento del racconto. Tutto il resto è narrato attraverso il gesto, che fa eco al testo. Come richiede l'opportunità, nessuno degli atti cruenti è illustrato. 


Tutto si prevede se si conosce la fiaba e, in ogni caso, arrivano in soccorso le parole taglienti. 


Certe sottigliezze di impianto, di prospettiva alimentano tuttavia la giusta dose di inquietudine, che è necessaria a questa fiaba crudele e per converso la giusta dose di serenità ritrovata nel finale costruito dai Grimm per orecchie piccine. Per prima cosa noto che tutte le azioni sono nella pagina di destra a voler creare il naturale desiderio di giro pagina. La tensione la leggo anche nell'intrigo di rami del bosco folto, nel nero che traspare e incombe, nelle spalle del Cappuccetto che sparisce quasi, inghiottita dalla porta della casa della nonna. 


Il ristabilito equilibrio di ingombri lo colgo nell'ultima tavola, con nipote/torta/cestino da un lato e dall'altro il bilanciato corpaccione un po' curvo della nonna in camicia da notte, fazzolettone e pantofole.
Attilio, che ammiro da sempre, ha l'età che avrebbe mio padre, grande narratore anch'egli.
E mi intenerisco nel notarlo.


Carla