lunedì 30 giugno 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


L'AMORE È... NUTRIRE
(buon compleanno, blog!)

L'amore è..., Mies Van Hout
Lemniscaat 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)


"L'amore è desiderare, 

 
l'amore è sperare


l'amore è attendere
l'amore è stupirsi
l'amore è nutrire..."


L'amore è uno e mille insieme. Se dessimo questo testo da illustrare ad un adolescente, troverebbe illustrazioni ben diverse da quelle di Van Hout. E se lo dessimo a due anziani coniugi, sarebbero ancora differenti. E se lo dessimo a un papà? Ancora altre. E se lo dessimo a un bambino? E se lo dessimo alla sua mamma? Ecco, solo adesso, le illustrazioni potrebbero coincidere.
Ecco di nuovo le laccate pagine nere che sono lo sfondo di coloratissimi soggetti e che si alternano ad altrettanto coloratissime pagine che contengono una e unica parola di testo.
Questo è per dire che Mies Van Hout, nel suo terzo libro di questa riuscita serie (Emozioni, Lemniscaat 2011, L'amicizia è..., Lemniscaat, 2012), ha declinato la parola amore secondo il paradigma di una mamma con il suo piccolo. A sua volta declinato con becco, penne e piume: mamma e piccolo sono uccelli.


Per cui l'amore che diventa desiderio, prende forma in un uccello con la pancia piena di uccellini sognati, la speranza è invece un uovo ancora chiuso, mentre l'attesa è proprio quella che si esercita nell'atto di covare. Lo stupore è invece in quello sguardo indimenticabile che si ha quando ci si incontra per la prima volta con il proprio figlio. E nutrire?
Visto che si tratta di uccelli si vede una buona madre che nel becco porta un bel verme fucsia per i suoi tre piccoli famelici.



Ed è proprio qui che parte la mia digressione sull'atto di amare e di nutrire.
Come ogni buona 'madre' ho cercato di non far mai mancare il cibo a mia figlia, al mio gatto, ai miei cani e ai passerotti sul davanzale.
Insomma, ai piccoli che amo. Ma oggi è il terzo compleanno del blog Lettura candita di cui sono altrettanto madre (noi siamo una famiglia monogenere, composta da quattro madri e nessun padre).
Anche a lui, come alla figlia, ai cani-gatti-uccellini, non ho mai lesinato nutrimento. Quasi un libro al giorno, scansioni di belle pagine a notte fonda e pensieri più o meno saggi, ma certamente onesti (anche troppo, talvolta). E lui è cresciuto, lentamente, ma inesorabilmente. A vederlo, mi pare timido ed orgoglioso, e mi piace per questo, bello di mamma!




Carla

domenica 29 giugno 2014


TRE ANNI DI NOTEVOLE PORTATA

Sono passati tre anni di Lettura candita...
Ho scritto in maniera intermittente: prima pensavo di mettere insieme un post soltanto se nasceva da un ricordo o da un accadimento che incidentalmente riguarda il cibo. Non mi andava di scrivere tutte le settimane la ricetta della settimana. C’è stato un lungo intervallo durante il quale mi sembrava che non avesse più un significato, anche perché l’interazione con chi legge non esiste, nonostante Carla mi dica che ci siete e leggete.
Poi, da l’anno scorso il blog è diventato un esercizio di cucina, ho scritto con regolarità perché mi aiuta a provare ogni settimana (o quasi) un piatto nuovo. E soprattutto la fotografia è diventata la parte più divertente del mettere insieme il post. La costruzione dell’inquadratura mi impegna e mette in moto la mia fantasia anche se quasi mai i risultati mi soddisfano.



La proposta di oggi è molto semplice: una torta salata con le zucchine romanesche (quelle con il fiore, piccole e di colore verde chiaro che maturano in estate).

Ingredienti:

per la pasta brisée:

250 gr di farina (io uso quella tipo 0)
125 gr di burro
mezzo bicchiere di acqua molto fredda
un pizzico di sale

per il ripieno:

800 gr di zucchine
1 grossa cipolla rossa di Tropea
2 uova
250 gr di panna
50 gr di parmigiano
olio extra vergine di oliva
sale

Preparate la pasta mettendo in una ciotola la farina con il burro morbido tagliato a cubetti. Con le mani uniteli facendo tante briciole. Unite il sale e fate una buchetta al centro dello sbriciolamento dove mettere l’acqua freddissima. Lavorate il tutto velocemente con la punta delle dita fino a ottenere una palla che infarinerete. Ricopritela di pellicola trasparente e mettetela in frigo per almeno un paio di ore. Se la fate la sera prima è ancora meglio.

Con la mandolina tagliate a rondelle sottili le zucchine. Affettate la cipolla.
In una padella mettete la cipolla e fatela stufare con un paio di cucchiai di olio. Se necessario aggiungete un po’ di acqua. Aggiungete le zucchine e fatele cuocere per una quarto d’ora senza girarle molto in maniera che le rondelle non si disfino. Una volta cotte, fatele raffreddare e poi mettete da parte parecchie rondelle per la decorazione.
Sbattete le uova con la panna, unite le zucchine, il sale e il parmigiano.
Foderate una tortiere di 24 cm di diametro con la pasta brisée stesa sottilmente con il matterello.
Versate il composto e decorate la superficie con le rondelle.
Infornate a 190°C per 40 minuti.

Lulli

venerdì 27 giugno 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


COSMOGONIA GEOMETRICA
 
Forse, G. Van Genechten
La Margherita edizioni 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Forse tutto iniziò così
forse all'inizio c'erano solo i colori
rosso
giallo
blu
e poi arrivarono le forme
forse il rosso disse grazie
il giallo urrà
e il blu disse forte ho preso forma."


Una curiosa cosmogonia geometrica dove tre forme -un cerchio, un triangolo e un quadrato- sono all'origine di un mondo spigoloso e tondeggiante. Tre figure originarie che si scompongono in quattro dando vita a cerchi, triangoli e quadrati, più piccoli, anzi piccolissimi, a dar retta al testo. Essi rappresentano, infatti, minuscoli pezzi, componenti di base di un mondo di cose dalle forme sempre più complesse. 

 E, come in ogni ciclo vitale, alla fine del percorso, questo mondo di cose complesse muore e quindi si dissolve, scomponendosi ancora una volta nei piccolissimi elementi di base. In un percorso a ritroso questi, a loro volta, ricreano le tre figure di base che si fondono nel colore puro dell'origine. E tutto torna come al principio.


In libro da sfogliare e risfogliare mille volte per godere dell'emozione che si prova nell'atto della creazione. Ad ogni giro di pagina i singoli elementi vanno a comporre sempre nuove figure che possono essere animali, piante, oggetti, persone. L'unica regola ferrea è che di volta in volta deve aumentare la dimensione dell'oggetto/soggetto creato e che ci si deve allontanare da un punto di partenza ideale che è il bambino lettore per arrivare a contemplare il cosmo. Si parte da una foglia e si arriva ad un astro, passando per uccellini, mamma e papà, treni aeroplani e razzi.


Su un fondo nero cupo, attraverso soli tre colori primari e sole tre forme geometriche assistiamo a una divertente e stimolante continuo assemblarsi di elementi che di volta in volta assumono la stilizzata sembianza di qualcosa che fa parte del nostro panorama visivo.
Questo libro è un buon libro fin dal titolo: forse, che tanto ricorda la parola forme. La sua bellezza continua nelle prima pagine a fondo colorato che sono veri e propri pozzi di colore in cui perdersi e prosegue nelle pagine di gioco vero e proprio con ottime soluzioni formali, sempre molto 'leggibili' anche nella loro spigolosa silhouette.
Bello lo è ancora nel concetto di base che cerca di trasmettere al suo piccolo lettore, ovvero che le cose, anche le più disparate, si compongono di elementi piccolissimi e molto simili tra loro.
Bella ed ergonomica è l'idea di dare la possibilità al lettore di potersi scaricare dalla rete gli elementi di base del gioco per poter proseguire nell'infinita sequenza di creazioni possibili.



Carla



giovedì 26 giugno 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


 TUTTA COLPA DI DUCHAMP


Ecco un altro gradito e atteso ritorno: Dave Cousins, l'apprezzato autore di Quindici giorni senza testa, ci propone un altro grande personaggio, Marcus, nel suo nuovo romanzo, Aspettando Gonzo.
Cousins ha un grande merito, riuscire a mescolare dramma e commedia in modo inestricabile, capacità che gli consente di trattare temi anche drammatici, là una madre alcolista che scompare di punto in bianco, qui una gravidanza precoce e il trasferimento dalla metropoli alla campagna, con una leggerezza rara, che non banalizza mai, non sminuisce, non occulta le difficoltà e i passaggi dolorosi che la vita riserva anche ai più giovani.
Il protagonista racconta più o meno nove mesi della sua nuova vita rivolgendosi a Gonzo, l'Alieno a Forma di Gamberetto Rugoso, che alberga nella pancia della sorella diciassettenne; dal momento in cui viene a conoscenza di questa sconvolgente novità, Marcus trova in Gonzo, nome di un personaggio dei Muppets, un alter ego con cui interlocuisce per spiegare a se stessso e al mondo cosa gli sta capitando. Intanto si è trasferito, con la famiglia, in campagna e, di conseguenza, è costretto a a gestire l'ingresso nella nuova scuola: ovviamente è preso di mira, e il suo biglietto da visita è davvero imbarazzante, uno zaino pieno di biancheria intima femminile preso per sbaglio, che gli fa ottenere il soprannome di mutanda; poi commette l'errore fatale di disegnare un paio di baffi su una foto scolastica, imitando l'ottimo Duchamp che mise i baffi alla Gioconda, e questo gli merita l'odio sempiterno, oppure no, di Psycho, una forzuta ragazza, che però in abito da sera è uno schianto, quasi quanto Tomb Ryder.
Già, perché l'universo di Marcus ruota attorno ai fumetti, ai videogiochi, alla musica metallara e solo il nuovo amico Ryan, capace di perdonare un tradimento, riuscirà a portarlo sulla retta via della lettura, rigorosamente fantasy. Percorso accidentato che, per ironia della sorte, implicherà anche sventare una rapina, salvare la sorella e dare il benvenuto, un po' prematuramente, a Gina, la versione definitiva di Gonzo.
In questa girandola di eventi, Meg, la sorella imprudente, si dibatte fra dubbi e improbabili progetti, con un fidanzato che va e viene dalla sua vita, una madre distratta dal suo lavoro di artista e un padre che non vede l'ora di diventare nonno; fra madre e figlia, si sa, il dialogo è difficile e le scelte importanti, alla fine, bisogna prenderle da sole. Diventare grandi è anche questo, saper prendere le distanze, allentare quel cordone ombelicale immateriale che condiziona la vita dei figli e delle figlie.
Cousins è davvero bravo a raccontare tutto questo con leggerezza, con veri pezzi di bravura, come quando descrive uno scontro verbale fra Meg e la madre come un pezzo di un cruentissimo videogame in cui tutte le armi sono tanto fantasiose quanto lecite, o quando descrive un imbranatissimo approccio di Marcus a Psycho, dopo che il padre lo ha convinto di piacerle, finendo appeso per la cintura dei pantaloni ad una scultura.È, insomma, un autore capace di parlare la lingua di ragazzi e ragazze e di immedesimarsi nei loro drammi o vicissitudini con empatia e con intelligenza.
Lettura scorrevole, divertente, mai superficiale e mai banale per ragazzi e ragazze dai dodici anni in poi, magari un po' disorientati; e questo libro è una buona bussola per trovare la strada, perché, si sa, la lettura salva la vita.

Eleonora

Aspettando Gonzo”, D. Cousins, Edizioni San Paolo 2014



mercoledì 25 giugno 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL MURO È DA SCALARE
Le parole giuste, Silvia Vecchini
Giunti 2014


NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)

"Si voltano, cercano Fabio, un ragazzo di un'altra classe. Ridono, sono eccitate, si nascondono l'una dietro l'altra. Vittoria ha le guance rosse come mele e, anche se guarda dalla mia parte, praticamente non mi vede. 'Sono diventata trasparente' penso, mentre sento una puntura appena, un vaccino".

L'indifferenza degli altri, la solitudine, il sentirsi diversa, le oggettive difficoltà a scuola, il pensiero costante di un padre malato: questi sono i nemici di Emma, ragazzina di dodici anni che sta faticando un bel po' per trovare la felicità. E come li combatte, lei? Con costanti 'letture' di segni premonitori, primo fra tutti l'oroscopo della sua palla numero 8 che contiene però solo 26 risposte sulle innumerevoli domande che la vita le mette davanti.
La scuola, che costituisce gran parte del mondo di un adolescente, per Emma adesso rappresenta solo un problema: è un campo minato. La ragazza non si impegna, è distratta, è superficiale, è pigra... E come se non bastasse, le difficoltà che dimostra per stare al passo con gli altri vengono 'usate' dalle sue compagne come pretesto per metterla all'angolo e lì abbandonarla. Insegnanti e compagni la escludono ed Emma, che è una ragazzina timida che porta in sé la grande paura atavica, ovvero la perdita dei genitori, non riesce a imporsi. Goffi tentativi di rivalsa provocano più danno che altro, inasprendo ancora di più la sua emarginazione.
A scuola si sente sola e a casa le cose non vanno meglio, perché il padre di Emma, in dialisi da anni, è sempre più fiaccato dalla sua malattia che solo un trapianto potrebbe risolvere.
Ma anche se la vita di questa ragazzina sembra non lasciarle il fiato necessario per respirare, una serie di persone, inaspettate e silenziose, le stanno a fianco: Mathias, così alto, così bravo, così gentile e così bravo a cucinare e Alessandra, la professoressa che cura il RPS, Recupero Potenziamento Sostegno, 'una lampadina sempre accesa', e che prima di ogni altro legge le difficoltà di apprendimento di Emma e gli dà finalmente un nome: dislessia. Per un dislessico leggere è come arrampicarsi su un muro, le spiega, e adesso Emma è proprio lì appesa in cerca di appigli. Ma Alessandra la aiuterà ad arrivare in cima anche se non le negherà che il percorso sarà lungo e impegnativo.
La vita di questa ragazzina è davvero un gran groviglio che però lentamente sembra dipanarsi. E alla fine trionferà chi avrà avuto coraggio.

Due temi sullo sfondo di un percorso di crescita. La dislessia e il trapianto di organi sono i due argomenti che Silvia Vecchini, basandosi su autentiche esperienze conosciute personalmente, tratta con grande cura, precisione e rispetto. Ma davanti a questo c'è l'adolescenza di Emma, fatta di insicurezze, paure e solitudine. E mi vengono in mente altre parole che Silvia Vecchini ha scritto:

Quando fai finta di non sentirmi
quando te ne vai sulla bici
con qualcun altro sul portapacchi
quando dividi la merenda
ma non con me
allora si apre una botola sul pavimento
cado giù ma non sento niente,
non mi vedi più, sono trasparente.

Con una trasparenza abbiamo aperto e con una trasparenza chiudiamo.
Come si vede in questa poesia tratta da Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno (Topipittori 2014), Silvia Vecchini sa trovare parole giuste per raccontare la suddetta sofferta 'trasparenza' e con essa la complessa e tormentata sfera emotiva di un adolescente.
So che non si dovrebbe paragonare una poesia a un romanzo: lo faccio qui perché credo che nella diversità di toni, ritmi e spazi, la poesia sia ancora il registro più congeniale a Silvia Vecchini per raccontare il mondo.
Sebbene questo libro sia un davvero un buon libro, costellato di ottimi spunti, di pagine liriche, di soluzioni narrative intelligenti, di autenticità, tuttavia lo spazio dilatato di un romanzo costituisce, a mio avviso, un terreno ancora troppo rischioso per lei. Certi stereotipi, certe ingenuità o certe imprecisioni si sarebbero potute evitare, soprattutto se qualcuno dopo di lei, nella filiera produttiva del libro, ci avesse messo testa e cuore.
 

Carla

Noterella al margine. Ironia della sorte in un libro dal titolo Le parole giuste trovare parole 'sbagliate'; ma il senso ultimo dell'editing è proprio quello di metter cura laddove altri non l'hanno fatto... e allora attenti che un corvo non è un merlo, i capelli è più saggio ravviarli, piuttosto che riavviarli e una tendina canadese, purtroppo per noi, non si monta da sola come un igloo...

martedì 24 giugno 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UN SALTO NEL CIELO



Uovonero, editore coraggioso e coerente, continua la pubblicazione dei pochi romanzi di Siobhan Dowd, morta prematuramente nel 2007.
Crystal della strada, arrivato recentemente in libreria, è uno di quei romanzi che lasciano il segno. Non ha la versatilità de Il mistero di London Eye, una lettura più 'facile' anche per ragazzini di dieci anni, ma propone un personaggio di quelli che non si dimenticano.
Holly è una tredicenne che vive in un istituto londinese per ragazzi difficili o abbandonati, in attesa di essere affidata ad una nuova famiglia; ma coltiva un sogno, ritrovare la madre, in Irlanda. Per farlo ha bisogno di essere più grande, più coraggiosa; nella casa della nuova famiglia affidataria trova una parrucca biondo cenere, la ruba e così inventa Crystal, ragazza spregiudicata ben più grande, capace di rubare nei negozi e di scroccare colazioni a destra e a manca, sfruttando il proprio appeal, la necessaria sfrontatezza; comincia un viaggio avventuroso attraverso l'Inghilterra e il Galles, in un continuo scambiarsi di ruoli fra la piccola Holly e Crystal, che riesce a cavarsela in tutte le situazioni; il viaggio è l'occasione di continui ripensamenti, i ricordi della vita insieme alla mamma 'ballerina' e al suo manesco compagno Denny; gli amici dell'istituto, abbandonati al loro destino nel momento in cui ha accettato di andare a casa di Fiona e Ryan; soprattuto Miko, il suo educatore alla Templeton House, uno che è sempre stato dalla sua parte, che l'ha capita, accettata, contenuta. Miko stava per andarsene dall'Istituto, un altro tradimento, un altro abbandono, o forse non è così.
Il viaggio di Crystal è fatto soprattutto di incontri casuali con persone che, nella loro diversità, cercano di aiutarla, credono, ma forse no, al suo travestimento e alle sue frottole. La nutrono, la accolgono, la cacciano anche via quando scoprono che è troppo piccola per una notte brava.
Alla fine Crystal riesce ad arrivare al porto di Fishguard e a salire sul traghetto che porta in Irlanda, l'isola felice dove la madre l'aspetta. O forse no, i ricordi si ricompongono in un mosaico sempre più chiaro. Crystal deve morire, perchè Holly possa farsi carico della verità del suo passato, della verità su sua madre e sul suo losco compagno.
Intenso, con un ritmo sostenuto, il romanzo ci porta fino al limite dell'accettabile, descrivendo un mondo adulto in cui onestà e dedizione fanno da contraltare all'efferatezza, al rifiuto, all'abbandono. Non tutti i genitori tengono fede al loro mandato, crescere i figli nell'amore, non tutti gli adulti sono traditori ed infidi; c'è chi è disposto a dare con generosità; e c'è, da parte dell'autrice, una grande fiducia nelle risorse che un ragazzino/a porta in sé, la forza, l'attaccamento alla vita, la capacità di scendere molto in basso per ricominciare a salire. Dietro le sfide, le reiterate condotte reprensibilissime, le fughe c'è una grande, immensa richiesta di aiuto, che una società sana, nel suo insieme, dovrebbe essere in grado di raccogliere.
Anche questa volta la Dowd accoglie il punto di vista di chi è 'diverso', ai margini, immaginando una possibilità di riscatto che spesso la società non riesce a fornire a chi, fra i più giovani, ha maggiormente bisogno di un sostegno 'diverso'.
Una storia che resta nel cuore e che aiuta a crescere, che consiglierei vivamente a ragazzine/i, dai tredici anni in poi, affascinati dalla ribellione, ma anche a quegli adulti che il mondo degli adolescenti lo vogliono capire per davvero.

Eleonora

Crystal della strada”, S. Dowd, Uovonero 2014


lunedì 23 giugno 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SPENSIERATEZZA E PENSIERI

Cuori di waffel, Maria Parr, Bo Gaustad
Beisler 2014

NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"Capitano tante cose strane quando si ha per vicina di casa e migliore amica una come Lena, ma certe volte penso che quelli che mi piacciono di più sono i giorni normali. I giorni in cui non succede niente di speciale, in cui mangio pane e prosciutto, in cui Lena e io giochiamo a calcio o andiamo a cercare granchi e parliamo delle solite cose, senza che capitino incidenti."

A Trille, quello, per esempio, sembrava un giorno normale, ma poi era arrivata Minda, sua sorella maggiore e aveva raccontato a lui e a Lena perché Martinfranta, il loro villaggio, avesse quello strano nome; una storia di pirati e di una polena, La bella Marta sontuosamente abbigliata, che si era infranta sulla costa per una terribile tempesta. Finita in mille pezzi la nave, i pirati decisero di fermarsi in quella baia, che da quel giorno si chiamò Martinfranta. A questo punto, il passo è breve a voler dimostrare che Trille ha sangue pirata nelle vene...
E così anche quella che sembrava una giornata normale si trasformò in un'avventura. Trille prese il canotto e Lena, indossato il miglior vestito di sua madre, fece la polena. E come nella leggenda, anche lei si infranse sul pilone di cemento del molo...


Attaccarsi a una improbabile teleferica, sfidare più volte le fiamme, buttarsi con il bob a rotta di collo dal colle, queste sono alcune delle mirabolanti idee di Lena. E Trille, solo di poco più prudente, è sempre lì con lei: la segue, la guarda, la protegge, la capisce, la rimpiange. Anche se lei non glielo ha mai confessato, lui è il suo miglior amico e lei è di certo il suo primo pensiero ogni mattina, soprattutto quando vengono separati l'uno dall'altra.
Due monelli scandinavi, perfettamente nel solco di Emil e Pippi, Trille e Lena sono l'incarnazione dell'infanzia fatta nel contempo di spensieratezza e di grandi pensieri. Accanto a loro, ruota un intero mondo fatto di un nonno-custode su cui contare e che, perfettamente nella parte di nonno, li asseconda, li favorisce e li 'protegge' dall'autorità costituita di mamme e papà; due famiglie, che spesso e volentieri diventano una sola, con massima gioia dei due ragazzini inseparabili; una campagna, quella norvegese, fatta di fiordi e colline ripide, abitate qua e là da vecchi contadini e vecchi cavalli; e dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, una dolcissima vecchina, la nonna-zia, grande narratrice di storie e da sempre addetta alla cura della felicità gastronomica di tutti, con i suoi waffel a forma di cuore.
Ecco, i waffel a cuore possono essere la 'bandiera' di questo libro. Come loro, la storia è impastata con sapienza e ciò che ne risulta è qualcosa di 'tenero e gustoso'.
Gustoso, che fa tanto ridere, nei suoi aspetti più avventurosi, ovvero nelle continue e sorprendenti pensate di quei due ragazzini oppure nelle soluzioni altrettanto inaspettate del nonno-custode. 


Tenero, che fa altrettanto commuovere, lo è nella purezza e alla autenticità del pensiero di quei due bambini alle prese con la vita. Alludo, per esempio, alla loro amicizia fatta delle rasposità di Lena e della devozione di Trille, oppure all'insopprimibile desiderio di Lena di avere anche lei un papà, o alla malinconia per la morte della nonna-zia da parte di Trille. Ma si potrebbe ben continuare.
Un libro sulla vera bellezza che c'è nell'essere 'piccoletti'.
Beisler, con le sue forze, sta facendo un gran lavoro di ricerca nella letteratura d'Oltralpe, storicamente serbatoio di buone storie. E facendolo, con così buoni esiti, contribuisce a colmare il 'buco' editoriale di nuove proposte, da mettere i mano a quei bambini e a quei ragazzi che non sono più 'piccoli' grandi lettori e non ancora 'grandi' grandi lettori.
Aspettiamo il seguito: ho studiato e so che esiste.

Carla

Noterella al margine. Sabato pubblicherò la ricetta dei miei waffel.
Resistete fino ad allora!

sabato 21 giugno 2014


LA BRIOCHE DELL'ILLUSTRATORE


Oscar Sabini fa, di mestiere, l'illustratore, spesso fa workshop di illustrazione in giro per l'Italia a cui non riesco mai ad andare, talvolta scrive e talaltra cucina.
Cucina sempre robe preziose (qui), infatti hanno sempre un vago sapore di Venezia....
Premetto che se dico la parola brioche penso immediatamente a Catania, non alla sicilia in genere, ma a un preciso caffè dietro la piazza del teatro Massimo dove una domenica mattina ho mangiato la migliore brioche col tuppo di sempre, inzuppandola nella migliore granita di mandorle di sempre.
E poi arriva Oscar con la sua brioche veneziana, dove allo strutto si sostituisce l'adorato burro, e tutto cambia...

Queste le sue testuali parole (tra parentesi, le mie):
350 gr di farina 00
8 gr di sale
45 gr di zucchero in polvere (sarebbe a dire, a velo)
21 gr di lievito fresco
4 uova ben fredde
220 gr di burro a temperatura ambiente

(io faccio sempre la matà della dose, perché la mia è una piccola comunità...)
Mettere la farina in una ciotola capiente e fare la fontana.
Versare le uova al centro della fontana e, tutto intorno, formando un triangolo, il sale, lo zucchero e il lievito sbriciolato. Questi tre ultimi ingredienti devono rimanere ben separati prima di essere incorporati all’impasto. Lavorare l’impasto per almeno 10 minuti.
Incorporare il burro tagliato a cubetti e impastare per altri 7 minuti (io con le mani non ci sono riuscita, se non al principio, poi ho usato un gran cucchiaio di legno). Lasciare riposare la pasta per 30 minuti. Trascorso questo tempo, formare con la pasta, una palla leggermente infarinata e metterla in una ciotola capiente, chiudendo con della pellicola alimentare, e mettere in frigo dalle 3 alle 24 ore (io non ho mai superato le 12 ore. ad Oscar, invece, piace farla lievitare 24 ore).


 Togliere dal frigo la pasta e fare la forma che si desidera mettendola nello stampo. Lasciare lievitare per almeno 1h e mezza (dalle 2 alle 3 io ho raggiunto il massimo della lievitazione), fino a che non raddoppia di volume. Infornare a 200° per i primi 10 minuti e per i restanti 5 minuti a 170°. (Io mi sono permessa di spennellarla con la chiara d'uovo per 'lucidarla, alla siciliana).



Carla (e soprattutto Oscar)

venerdì 20 giugno 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


MAIALI E PIADINE

Ancora quattro passi nel mondo del comico dedicato a bambini e ragazzi, un mondo pieno di successo, a vedere i dati di vendita del Diario di una schiappa o di Prima media. I peggiori anni della mia vita. Se nel precedente post, abbiamo incontrato Sammy sparaballe, l'ultimo personaggio di Nicola Brunialti, qui vi propongo due libri dedicati a bambini di 8/9 anni, entrambi usciti dalla penna di giovani autrici britanniche.


Nel primo il protagonista è Maiale, un giovane intraprendente suino destinato a diventare prosciutto e salsicce, affiancato da Papera, che in realtà è un fido amico, ma perseguitato da Galline Cattive, un intero pollaio che congiura contro il povero ingenuo, concentrato solo nel mangiare l'ottimo pastone e ignaro dell'infelice destino che lo attende.
Come sfuggire ai propositi omicidi di Contadino e di Signora Contadino? Accettando la sfida delle perfide pennute, che hanno costruito un trazzo, ovvero hanno trasformato un trattore in razzo, alimentato, indovinate come?, con la combustione di ciò che produce in gran quantità un maiale, ovvero puzzolentissima cacca.
La storia, scritta da Emer Stamp, è in realtà un diario, incasinato e un po' confuso, che il simpatico suino tiene con disarmante ingenuità. E' quasi una graphic novel, con le illustrazioni che non solo affiancano lo sviluppo vertiginoso della storia, i cui personaggi sono presentati dalla giovane autrice in questo video, ma ne sono parte integrante.
Dunque personaggi simpatici, un poderoso ricorso al grottesco, una inverosimiglianza molto coerente e tanta cacca e tante puzze maleodoranti, argomenti di sicuro successo con i bambini, e un finale ben congegnato: il modo di sfuggire alla triste fine escogitato da Papera e Maiale è davvero geniale e lo copierei volentieri, come vendetta contro i cattivi di tutti i generi.

Joanna Simmons scrive invece la serie di Pip Street, protagonista Robi Calzini con la sua amica Sofia Piccolo; in Piadine pericolose la trama, piuttosto prevedibile, ruota intorno ad un concorso di cucina inventato per salvare l'azienda del padre di Robi che, ovviamente produce piadine. Il protagonista inventa una ricetta strepitosa, che un antipatico rivale cerca di copiare; gran finale con assaggi alle bolle di sapone, ovvero anche qui gli ingredienti più classici di una storia divertente, ragazzino simpatico con amica del cuore, intruso prepotente e borioso, un certo numero di imprevisti e contrattempi, galleria di personaggi buffi, happy end obbligatorio.
Come nell'altro libro, si cerca di proporre una storia semplice, divertente, scanzonata, che certo si accorda con le letture estive, ma con meno originalità e brio.
Qui potete trovare le notizie relative a questa serie di agili libretti, comprese le ultime notizie su Pip Street,
Comunque la si pensi, questi sono libri che possono rendere più leggero lo sforzo di abituarsi a leggere, per quei bambini e quelle bambine un po' pigri o che magari ancora non hanno trovato le storie giuste per appassionarsi alla lettura; rappresentano una valida alternativa alla sempre ingombrante presenza stiltoniana. Ma su questo argomento parleremo ancora.

Eleonora

L'incredibile diario segreto di Maiale”, E. Stamp, Nord-Sud 2014
Pip Street. Piadine pericolose”, J. Simmons, Nord-Sud 2014

giovedì 19 giugno 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


PROFUMO D'AFRICA


Una bella novità, che poi novità non è, avendo circa venticinque anni nell'edizione originale tedesca, proposta con intelligenza dall'editore Giunti: Said e il tesoro del deserto, di Sigrid Heuck, scrittrice e illustratrice di libri per ragazzi, ben poco tradotta in Italia.
Said, scritto nel 1987, è un libro anomalo per i nostri ragazzi: per i tempi lenti e la complessità della narrazione, e per l'ambientazione esotica.
L'autrice tedesca ha molto viaggiato in Africa e per tutto il libro affiora la conoscenza e l'amore per questo continente, così come è preponderante il riferimento alle Mille e una notte, non solo nei richiami al mondo magico, ma anche nella struttura della narrazione. E' come se Sherazade venisse in qualche mondo trasportata in un passato molto più recente, portandosi dietro il profumo di magia e la circolarità della narrazione.
Si intrecciano dunque due racconti, quello principale che accompagna una carovana tuareg nel deserto del Sahara, il cui più giovane partecipante è Abouli; durante il faticoso viaggio, i tuareg si imbattono in un hakayati, un cantastorie, che si unisce a loro, allietandoli, la sera, dopo la preghiera e dopo il tè, con il racconto di Said. Si tratta di un bimbo trovato da una peri, una sorta di fata madrina, che gli regala una serie di oggetti magici, potente protezione dai jinn, spiriti maligni e dispettosi. Fra i doni della peri, c'è una perla che consente di comprendere e parlare tutte le lingue, comprese quelle degli animali, uno specchio che allontana le streghe e gli spiriti malvagi, una coperta magica. Il bimbo viene di volta in volta adottato da famiglie diverse, nel corso del suo lunghissimo viaggio attraverso mezzo continente. Ovviamente c'è un tesoro da trovare, cinque prove da superare e una bella fanciulla da conquistare.
Dunque, come Sherazade, anche il nostro hakayati tesse una trama complessa, piena di digressioni, in cui il viaggio della carovana entra dettando ad ogni sosta la svolta che la narrazione deve prendere. Un oggetto trovato, un animale sono lo spunto che il cantastorie usa per costruire lo sviluppo della storia. Il protagonista Abouli e il lettore entrano ed escono dalla dimensione magica del racconto, mentre si dipana il viaggio attraverso il deserto. Il grande patrimonio delle Mille e una notte, con i suoi spiriti, i mercanti, i luoghi leggendari dell'Africa sub sahariana e del Nordafrica, rivivono nello splendore del passato e del racconto favolistico: Timbuctu, Marrakech, Casablanca, Alessandria e ancora Sana'a, Agadez, Bamako. Nello stesso tempo il fascino di quei luoghi, il sapore esotico del viaggio in luoghi leggendari, abitati da popoli affascinanti e misteriosi, come i tuareg e i dogon, entrano di prepotenza nell'immaginario che questo libro nutre.
Qui sta la sua bellezza e il suo limite: una struttura narrativa complessa e un'ambientazione inconsueta rendono questo romanzo adatto a lettori consolidati, per niente pigri e che amino il sapore del viaggio e dell'avventura, accompagnati dal racconto di un cantastorie. E' una lettura che comunque consiglio, per l'approccio rispettoso e ammirato nei confronti di culture poco conosciute dai nostri ragazzi e per le suggestioni di un'ambientazione cosi precisa e nello stesso tempo così esotica. Profumo d'Africa, insomma.

Eleonora

“Said e il tesoro del deserto”, S. Heuck, Giunti 2014


mercoledì 18 giugno 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PSST... PSST...
 
Telefono senza fili, Ilan Brenman, Renato Moriconi
Gallucci 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"L'idea del libro mi è venuta un giorno che ero a tavola con un sacco di bambini chiassosi e di adulti irritati in un ristorante al mare. Ho proposto di provare il telefono senza fili e ci siamo messi a giocare tutti quanti: adulti e bambini dai due ai dieci anni di età. Venti minuti dopo...era tornata la pace. Mi è rimasta impressa nella mente l'immagine di quei bimbi che sussurravano nelle orecchie degli adulti..."

Generato da un pensiero in un ristorante brasiliano, è facile immaginarlo crescere in un altro passaggio di idee, forse in un altro ristorante brasiliano, tra autore e illustratore e così via andare, passando per un editore, chissà se in altro ristorante brasiliano, fino ad arrivare, dopo enne passaggi, a diventare un libro, un libro che, senza parole, arriva alle nostre orecchie.
Con il Telefono senza fili funziona così.
Il Telefono senza fili è un gioco sonoro, seppur sussurrato: si parte con una parola o una frase, e le si fa fare il giro, di bocca in bocca e di orecchio in orecchio, e la si fa viaggiare per poi farla tornare al punto di partenza.
Ma questo libro, per paradosso, è muto, senza parole. Eppure è proprio in questo che sta una delle sue bellezze.
 

Un giullare inizia il gioco e passa la sua parola al re che a sua volta la passa a un'armatura che la passa a uno scafandro da palombaro che la passa al pirata che la passa a un pappagallo.
Una figura di profilo, sussurratrice, soffia nell'orecchio della figura successiva, 'ricevente', sempre ritratta di fronte. Con il giro di pagina questa figura frontale è ritratta di profilo ed è diventata a sua volta sussurratrice. 


Questo dondolio tra profili e immagini frontali, crea un andamento regolare che si interrompe ogni volta nella sorpresa dell'avvicendarsi di personaggi tra loro molto diversi e legati in sequenza da nessi inaspettati e molto divertenti.

Qui alla Macli (Brasilia, 2012) le tavole di Moriconi in esposizione

Siamo di fronte a una vera e propria galleria di ritratti (d'altronde la dedica a Piero della Francesca non è casuale), sottolineata ulteriormente dalle grandi cornici bianche, create dal bordo del foglio. Sfogliando il libro abbiamo la sensazione di camminare nel corridoio di una pinacoteca e, di pagina in pagina, colleghiamo con facilità il re con il suo cavaliere, il pirata con il suo pappagallo, la nonna con il lupo. Ci lasciamo sorprendere invece, ad ogni giro di pagina, laddove l'armatura dialoga con un palombaro, il pappagallo con un aborigeno che ha le sue penne per copricapo. 

 
Ma ciò che sembra una galleria di ritratti è una illusione ottica perché, a ben vedere le tavole di Moriconi, le cornici bianche del foglio di carta separano solo la superficie dei personaggi che, invece, sembrano avere una loro presenza fisica in uno spazio reale, come testimoniano i giochi di luce su ciascuno dei personaggi (illuminante quanto scrive Anna Castagnoli qui). 


Raffinatezze cromatiche e piccoli ulteriori dettagli accendono il nostro immaginario: il cambio di abbigliamento del lupo o la felpa rossa di quella cappuccetto moderna, o l'uncino così 'stridente' nella specularità con il guanto rosso del palombaro. 


Ma la meraviglia più grande è nel gran finale dove l'abitudine al quadro si infrange, qui in modo eclatante, in quel cagnone affettuoso che 'sconfina' oltre la cornice per andare a 'dire', come sa fare lui, la parola misteriosa che ha viaggiato di bocca in bocca, di orecchio e in orecchio.
Quale sia la parola, lo lascio indovinare a voi.

Carla


Norerella al margine. Questo libro, uscito per Companhia das Letrinhas nel 2010, è il primo di una meravigliosa trilogia in cui Brenman e Moriconi ruotano intorno al tema del ritratto. Il secondo è dedicato allo Sbadiglio (Bocejo, 2012) e il terzo alle somiglianze tra umani e animali (Caras animalescas, 2013)