venerdì 31 luglio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI

Una giornata no, Charlotte Zolotow, Geneviève Godbout 
(trad. Christiane Duchesne)
La Margherita 2015



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Questa mattina, il signor Rossi ha dimenticato di dare un bacio a sua moglie, prima di andare al lavoro.
È una grigia mattina di pioggia.
A causa del bacio mancato e della giornata grigia, la signora Rossi è decisamente di cattivo umore."



E per questa ragione se la prende ingiustamente con Giovanni, il suo bambino, perché indossa una camicia, a suo dire, piena di macchie. 
Giovanni, accusato ingiustamente, se la prende con sua sorella accusandola di essere in ritardo per andare a scuola. Sebbene lei non lo sia affatto, in ritardo, si mette di cattivo umore e maltratta la sua migliore amica, anzi la offende a proposito di un nuovo impermeabile giallo. 


Mara, così si chiama la bambina, di pessimo umore, ha un attacco di egoismo nei confronti dei suoi giocattoli con cui il fratellino sta giocando. Quest'ultimo, sentendosi maltrattato, non pensa niente di meglio che prendersela con il proprio cagnolino, cacciandolo dal letto dove stava beato a sonnecchiare.
Bum! Si sa però che i cani -per indole o per opportunismo- sono piuttosto accomodanti con i loro umani. Infatti è proprio il cane Charlie a dare la svolta a questa giornata che ha preso una brutta piega. 


E quello che era in effetti uno sgarbo nei sui confronti lui lo interpreta come un ingaggio al gioco e, tra una leccatina e l'altra, fa tornare il sorriso sul viso del fratellino che, a sua volta, fa la pace con sua sorella, che smette di tenere il broncio all'amica perché le ha criticato l'impermeabile e l'amica a sua volta le chiede scusa di essere stata troppo dura e il fratello di quest'ultima si scusa per averla accusata di un ritardo che non c'era e mette agli sporchi la camicia con le macchie (che nel frattempo sono effettivamente comparse) e così anche la mamma si rasserena e soprattutto il papà, di ritorno a casa la sera, le dà quel bacio dimenticato all'inizio di questa storia.

Una catena di sfortunati eventi, una sequenza di malumori che sembrano contagiosi, una carrellata di piccoli litigi in un libro che ha più di cinquant'anni, o almeno così pare.
La tiritera che parte da un bacio mancato di un marito e si inverte con un bacio inaspettato di un cagnetto ha una sua armonia interna, anche se talvolta scricchiola un po' alle orecchie di un lettore nel 2015. Scricchiola soprattutto nella seconda parte quando tutto quello che era andato storto, ora si raddrizza.


Alcune volte un po' troppo banalmente.
Tuttavia, la cosa più strabiliante di questo libro che sventola con civetteria la sua età sta nel fatto che le illustrazioni sono invece recentissime. Eppure, la differenza di età si stenta a coglierla, sebbene quelle cuffiette sulla testa del bambino dovevano insospettirci. Da una parte Charlotte Zolotow, classe 1915 e dall'altra Geneviève Godbout, giovane illustratrice canadese. Tutto nasce da una buona idea dei due editori canadesi di Comme des géants, che hanno avuto la sensibilità di far illustrare alla Godbout un vecchio testo della grandissima Charlotte Zolotow. La scelta non poteva essere più felice, visto il tratto un po' retro che la distingue. E così quello che sembra un disegno a matita di altri tempi è in realtà la sapiente rielaborazione attraverso Photoshop.
Il titolo originale inglese, ovvero americano, The quarreling book, il libro dei litigi, è diventato in francese Mauvais Poil, cattivo umore e quindi da noi si è trasformato in Una giornata no.
Insomma, si è invertita anche qui la rotta: siamo davanti a una catena di fortunati eventi.

Carla

mercoledì 29 luglio 2015

FAMMI UNA DOMANDA!


IL COLORE CHE SI MANGIA


Se anche l'Expo alla fine sarà stata solo un gran parata commerciale, avrà almeno avuto il merito di portare all'attenzione di tanti, fra educatori e genitori, il problema del cibo.
Ho già segnalato, qui e qui, dei testi interessanti sull'argomento, che si trattasse di storie o di informazioni legate al tema del chi, cosa e come mangiamo.
Oggi vi segnalo, invece un libro un po' diverso, nato dalla collaborazione di Giancarlo Ascari, fumettista e illustratore, e Pia Valentinis, l'illustratrice premiata con l'Andersen per il bellissimo Ferriera; sto parlando di Yum! Il cibo in tutti i sensi, pubblicato da poco da Franco Cosimo Panini.
L'impostazione, con l'avvicendarsi delle illustrazioni di uno o dell'altro autore, mi ha ricordato Raccontare gli alberi, che la Valentinis aveva condiviso con Mauro Evangelista. Qui, però, anche i testi sono degli stessi illustratori.
 L'idea guida sta nell'associare il cibo, nelle sue diverse declinazioni, con i cinque sensi, anche se spesso la relazione è anche lo spunto per parlare di storia e usi e costumi dei diversi popoli del mondo.
Si parte dalla vista, e quindi dai colori del cibo, con una bella, efficace tavolozza che associa alimenti e colori e con una divertente serie di lingue colorate; ed è in questo capitolo che scopriamo, ad esempio, che la pasta con il pomodoro è una nostra nobile invenzione, anche se gli ingredienti fondamentali arrivano, rispettivamente, dall'Arabia e dal Perù. Si prosegue poi con l'olfatto, per incontrare le regine degli odori, le spezie.


A questo punto si passa all'udito che ci consente di viaggiare sugli usi e costumi del mondo, con la diversa interpretazione del bon ton a tavola. E che dire poi del nesso fra parassiti della segale e stregoneria! Davvero inquietante...



Poi si parla di gusto, inteso nel senso dei diversi sapori percepiti, compresi i sapori dei fiori, oppure nel senso dei variabili orientamenti culturali e personali, che possono farci apprezzare cose diversissime; si passano in rassegna aromi naturali e artificiali, creati ad arte per rendere più appetibili, o commerciabili, gli alimenti.
Si finisce, ovviamente con il tatto, che ci parla del mangiare con le mani, con le posate, con le bacchette; ma ci ricorda anche la principessa sul pisello, così aristocratica da percepirne uno piccolissimo sotto una pila di materassi.


Ma tutto questo, che in fondo è un caleidoscopio di informazioni e curiosità, accresce di senso per le immagini, che catturano l'attenzione e accrescono l'informazione, accurate, intelligenti, vivacissime, col continuo rimbalzo fra i due autori, entrambi bravissimi a giocare fra il bello perché bello e l'illustrazione didattica.


Una bella prova d'autore, adatta a bambini e bambine a partire dai sette anni, che abbiano curiosità su quel che mangiano e apprezzino le belle illustrazioni.

Eleonora

“Yum! Il cibo in tutti i sensi”, G. Ascari e P. Valentinis, Franco Cosimo Panini 2015

Noterella al margine: Chi volesse seguire la Valentinis passo dopo passo

lunedì 27 luglio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA RELATIVITA' TRA GLI ORSI

Tu (non) sei piccolo, Anna Kang, Christopher Weyant  
(trad. Davide Musso)
Terre di mezzo 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Tu sei piccolo.
Io non sono piccolo. Tu sei grande.
Io non sono grande. Vedi?
Loro sono esattamente come me.
Tu sei piccolo.
Io non sono piccolo. Vedi?"

Dialogo esasperante tra due creature, forse orsi, l'una violetta l'altra color del miele. Entrambi molto nasuti, molto caparbi e molto convinti di essere nel giusto, discutono di un tema universale: essere piccoli, essere grandi. 




Entrambi si avvalgono di argomentazioni inconfutabili ed entrambi sembrano avere ragione, e la realtà sembra non smentirli, pur dicendo ciascuno il contrario dell'altro. Il piccolo grigio non si sente piccolo perché ha un sacco di suoi consimili che con lui condividono le dimensioni, come a dimostrare che la loro misura è nella norma. Lo stesso accade al grande che sostiene di non essere grande perché dalla sua ha una schiera di suoi consimili.


Il passo è breve per dimostrare che sulla terra ci sono molti piccoli e molti grandi. Se nessuno di voi si è 'perso' fino a questo punto, è pronto per il passo successivo del ragionamento. Come un meteorite irrompono nella pagina due zampone verdi che sovrastano di gran lunga le dimensioni dei grandi e, a maggior ragione, anche quelle dei piccoli. Dalle due zampone che paiono il tronco solido di un baobab peloso planano dolcemente verso terra, con appositi paracadute, un numero considerevole di creaturine rosa che sono più piccole dei piccoli. 

Guardando le creaturine rosa e il creaturone verde si arriva alla saggissima conclusione che al mondo tutto è relativo (Nietzsche ed Einstein in contesti diversi lo avevano 'intuito'...), ovvero che i piccoli lo sono rispetto ai grandi e i grandi rispetto ai piccoli, e, soprattutto, che si può essere contemporaneamente grandi e piccoli. La notizia merita davvero di essere festeggiata mangiando tutti assieme, piccoli e grandi, lasciando così che i piccolissimi orsetti rosa dicano la loro sull'enorme creatura verde.
E questo perché discutere è il sale delle vita.


Pochissime parole, con un disegno esemplare e una logica stringente che tiene tutto assieme. Lo stesso tipo di logica su cui si basano i ragionamenti dei bambini piccoli, i quali delle sfumature non sanno che farsene. Una logica che è talmente trasparente che si rivela vetro liscio e scivoloso per gli adulti che cercano di arrampicarcisi, appesantiti dalle loro sovrastrutture mentali.
Sembra davvero che Anna Kang abbia messo un registratore nella camera delle sue figlie (la Kate e la Lilly, che i due autori ringraziano nel dedicargli il libro) e abbia costruito il libro su un loro dialogo. Anzi, analizzato nel dettaglio, sembra il dialogo stesso. Un testo costruito, a botta e risposta, con poche parole, una novantina, più o meno sempre le stesse, come una filastrocca che arriva a disorientare per ridondanza e, nel contempo, per efficacia il lettore. Esattamente come sono i ragionamenti dei bambini: martellanti, sfinenti, ma inattaccabili sotto il profilo della coerenza logica.
Perfette le tavole di Christopher Weyant, cartoonist di fama e consorte della Kang (forse anche lui era lì a sentire Kate e Lilly), che con questo suo segno robusto e nero racchiude con efficacia la trasparenza degli acquerelli. Come nel testo, anche il disegno dimostra che con poco si può dire molto. Attentissimo nella resa dei toni attraverso l'uso del corsivo e dei maiuscolo (ne tenga conto chi lo leggerà ad alta voce).
Questa robustezza e trasparenza da storia di vetro a Io (non) sono piccolo gli ha fatto vincere un premio prestigioso: il Theodor Seuss Geisel Award, ovvero il riconoscimento da parte delle biblioteche americane come miglior libro per i bambini in età prescolare.
Come dargli torto.

Carla

sabato 25 luglio 2015

BISCOTTINI ALLE MANDORLE


La mia dimensione primaria è quella visiva. Se ho una chance di
ricordarmi qualcosa è quasi solo legata al fatto che mi sia rimasta in
mente un'immagine.
Dico questo per spiegare perché il sito di Pinterest è per me il paese
dei balocchi.
Entrare in una pagina vuol dire, per me almeno, rischiare di passare
molto tempo zigzagando da un'immagine all'altra, di rimando in
rimando, partendo da un giardino e finendo in un tessuto fatto a mano.
Naturalmente in tutto questo bendiddio ci sono anche molte immagini di
cibi vari, che il più delle volte ti portano al sito dove sta la
ricetta.
Qui sotto un 'ritrovamento' di una passeggiata di qualche
giorno fa, la cui ricetta originale viene attribuita a una mitica
Sunny del ristorante Vittoria di Ascoli Piceno.


INGREDIENTI
100 gr albume a temperatura ambiente
100 gr farina
100 gr zucchero
100 gr mandorle con la pellicina
sale

In una ciotola unire gli albumi con lo zucchero, il sale e con una
frusta montare il tutto fino ad ottenere un composto solido e un
po' colloso a cui aggiungerete poi molto lentamente la farina
setacciata, girando dall'alto verso il basso per non smontare
l'uovo.
Per ultime, sempre con delicatezza, aggiungete le mandorle
distribuendole in modo omogeneo.
Versate il composto in uno stampo da plumcake foderato di carta da
forno bagnata e strizzata e livellatelo uniformemente.
Cuocere a 180 gradi per circa 25 minuti, fino a che inizia a prendere
un colore leggermente dorato e lo stecchino esce asciutto.
Estraete il panetto dallo stampo, liberatelo dalla carta da forno e
lasciatelo raffreddare, poi con un coltello molto affilato, tagliate
delle fettine quanto più sottili vi riesce. Questa è l'operazione
più difficile, ma la sottigliezza è fondamentale per avere dei
biscottini leggeri e croccanti. Non solo, l'insieme di albume
zucchero farina e mandorle, se corposo, rischia di essere un po'
pesante. Quindi se ci riuscite tagliateli più sottili dei miei.
Stendete le su una teglia coperta di carta da forno e rimette in forno
per circa 5 minuti, dopodiché li girerete sull'altro lato e
rimetterete a dorare per altri 5 minuti.
Conservateli al riparo dall'umidità, ne andrebbe della loro
croccantezza.




Gabriella


.

venerdì 24 luglio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


L'AMBIGUO MONDO DEGLI ADULTI


Il romanzo di Meg Rosoff, Fai finta che io non ci sia, è una storia di viaggi: uno, concreto, in cui padre e figlia vanno dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti per cercare un vecchio amico scomparso; l'altro è il viaggio, metaforico, compiuto dalla protagonista, Mila, nell'ambiguo mondo degli adulti.
Mila ha dodici anni e vive a Londra con i genitori una vita 'normale'. E' in programma, per Pasqua, un viaggio negli Stati Uniti per raggiungere Matthew, un vecchio amico del padre, Gil. Solo che Matthew scompare, proprio alla vigilia della loro partenza. Mila e Gil partono lo stesso per aiutare la moglie dello scomparso nelle ricerche.
La sparizione appare incomprensibile: Matthew e la sua compagna hanno appena avuto un figlio; non ci sono stati segnali o avvisaglie di un desiderio di fuga; e poi Matthew non ha portato con sé il vecchio cane fedele.
Il cuore del romanzo sta qui: nel viaggio verso una casa di montagna, all'estremo nord dello stato di New York, un vecchio rifugio del transfuga. Padre e figlia dunque seguono le tracce del fuggitivo, portandosi dietro il cane Honey.
Mila si sente molto vicina all'animale, perché pensa di avere una mente canina, attrezzata per cogliere i dettagli, per intuire da mille particolari le bugie, gli stati d'animo. Empatica e intuitiva come un cane. In fondo, porta il nome di un vecchio cane di famiglia. Per questo all'inizio di questo viaggio si sente smarrita, sono troppo contraddittorie le tracce, troppo ambigue le reazioni dei grandi.
Tanto per cominciare nella casa di montagna trovano una donna e suo figlio: una seconda famiglia segreta, che Matthew ha nascosto a tutti? E poi c'è la vicenda dell'incidente stradale in cui ha perso la vita il primo figlio di Matthew e Suzanne. C'è una versione ufficiale, ma sarà vera? Perché in quella occasione lui è sparito per due giorni.
Anche se Mila è una Perguntadora, una che non ha paura di fare domande, qui le domande sono troppe e le risposte troppo complesse. Mila scopre che il mondo degli adulti non è quello che vogliono far credere: ci sono errori inconfessabili, o che paiono tali; tradimenti, fraintendimenti, risposte d'occasione, che servono solo a tacitare nuove domande. La verità non è univoca, ci sono modi diversi per spiegare gli stessi eventi. E poi bugie, inganni e momenti in cui non si può continuare a mentire.
La fiducia acritica dell'infanzia viene sostituita dalla consapevolezza della fragilità degli adulti, della loro incoerenza, del non detto a fin di bene, che spesso copre le ipocrisie.
E' un grande passaggio nella vita di un'adolescente, è un momento, paradossalmente, di verità, che non mette in discussione l'affetto, ma l'immagine interiore che si ha dei genitori e dei 'grandi' in generale. Intelligente la metafora sull'uso della traduzione: Gil è un traduttore, uno che per mestiere entra nell'anima dell'autore che traduce; ma non ci sono strumenti per rendere comprensibile a Mila il complicato alfabeto sentimentale ed esistenziale degli adulti.
Per fortuna ci sono vecchie e nuove amicizie, il costruirsi di un mondo autonomo.
Mila è un bel personaggio, di quelli che lasciano il segno: il suo essere così particolare, così intuitiva, così intelligente, così coraggiosamente alla ricerca della verità. Senza perdere la capacità di comprendere, alla fine, le infinite debolezze di chi vuole sembrare forte a tutti i costi. Bello il suo percepirsi diversa, con la sua anima canina, l'intuito e l'attenzione che le consentono di mettere a nudo l'anima delle persone.
Meg Rosoff, autrice anche di Come vivo ora, qui propone una storia che riesce a rendere avvincente come un thriller la scoperta delle ambiguità e delle fragilità umane.
E' una lettura per ragazze e ragazzi pieni di domande e con una certa maturità, a partire dai tredici anni.

Eleonora

Fai finta che io non ci sia”, M. Rosoff, Rizzoli 2015


mercoledì 22 luglio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA VITA DISEGNATA

La vita bella, Floc'h (trad. Valeria Pazzi)
Emme Edizioni 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Oh, una bambina che ama i libri! Non restare là, vieni con me nella pagina! Vedrai faremo questo libro insieme. S'intitola 'La vita bella'...La vita bella è quella che uno si sceglie. E a te cosa piacerebbe? un animaletto che ci faccia compagnia? Un coniglio!"

Un dialogo serrato tra un signore alto ed elegante (Floc'h, in persona) e una bambinetta sveglia. Dove? Su una spaziosa pagina bianca.
Quante somiglianze con Felix e Nono (David Grossman, Ci sono bambini a zig zag, Mondadori 1996).


L'uomo in completo grigio e cravatta si affaccia dal nero da una porta socchiusa che ricorda piuttosto il taglio su un foglio immacolato (sorge spontaneo ripensare alla porta che apre Negrin nella campagna in L'ombra e il bagliore, Orecchio acerbo 2010) 

e da lì dialoga con chi si trova al di là: primo fra tutti il lettore, o la lettrice, che lui pare guardare dritto negli occhi. La invita a entrare...a entrare nella pagina e nella storia. Lei si arrampica ed entra nel foglio.
Il gioco è fatto! Noi che osserviamo tutto al di qua del limite immaginato e solo apparentemente invalicabile della storia. 
 


Vediamo arrivare il coniglio, la casa sugli alberi, la carrozza con la capra, cavalli e auto fuoriserie fino a vedere che l'impossibile nelle storie diventa possibile: volare sul mondo sull'oceano e sulla savana per poi godersi il chiaro di luna davanti a una piramide. Da lì con un solo salto (di pagina) si ritorna alle poltrone di fronte al camino. 


Ecco, in un solo giro di pagine, abbiamo visto cosa può essere la vita bella. Pagina dopo pagina i due ragionano su cosa sia la vita bella e si alternano nell'elencare cose che la rendono piacevole: suonare Bach al piano, mangiare tutti i gelati che uno voglia, essere la figlia di Tarzan o passeggiare nelle brughiere della Scozia. Come ogni bella esperienza, anche questa finisce per esaurimento del tempo. E' ora di dormire e quindi di tornare al di qua e mettersi a letto, senza però aver dimenticato di portare con sé, come nella migliore tradizione, il coniglietto, testimonianza autentica e tangibile di un sogno...



Ancora un libro di qualità che si appoggia sull'idea non esattamente originale di fare di un libro illustrato un libro interattivo, un libro 'parlante', di smentire l'idea che sulla pagina i personaggi di carta siano cosa inanimata e che la storia sia qualcosa di chiuso in sé, impermeabile verso l'esterno.
Così non è: di recente lo abbiamo appreso nei libri di Mo Willems (la saga di Reginald e Tina Il Castoro), nei libri di Minibombo (Il libro cane e gli altri...) nel libro di Hervé Tullet, sorta di capostipite del genere, con il suo insuperato Un libro (Franco Cosimo Panini 2010).
Qui siamo davanti a una raffinatissima declinazione del tema ideata da un illustratore di grande talento e un po' dandy, quale è Floc'h. 



Ciò nonostante questo libro corre sempre lungo la sottile linea di confine tra un libro di pregio e un esercizio di stile. Se i disegni ci paiono perfetti, in una ambientazione che sfiora l'aristocratico, lo è meno il senso ultimo del libro: prima fra tutte la frase 'la vita bella è quella che uno si sceglie'...Certo, per chi abbia gli strumenti per farlo. 
Non per tutti.
Non riesco a essere d'accordo, perché credo che sarebbe più corretto dire 'la vita bella è quando uno può scegliere'. A parte questo, lo scorrere delle definizioni di una vita bella hanno sempre un sapore un po' snob, in particolare in quello che è l'immaginario del personaggio adulto: la brughiera scozzese, le fuoriserie, il cottage nella campagna inglese, il pianoforte a coda e i guanti intonati alle scarpe...
E' un bel libro da ricchi che in una biblioteca di periferia, sono certa, avrebbe altre e più condivisibili definizioni di una vita bella...

Carla

lunedì 20 luglio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


ECCO PRECIOUS, FUTURA MMA RAMOTSWE


Per chi ha letto almeno qualcuno dei romanzi che vedono protagonista Mma Ramotswe, fondatrice della Ladies'detective Agency N.1 in quel di Gaborone, Botswana, questo piccolo libretto di McCall Smith è una piacevole sorpresa.
Ce l'eravamo immaginata, la signora detective, dotata di una corporatura tradizionale, sgambettare da piccola sotto la guida del padre. Così come ci siamo immaginati la vita semplice, rurale che l'autore scozzese, ma profondamente legato all'Africa, ci ha fatto conoscere attraverso i numerosi romanzi della più famosa agenzia di investigazioni al femminile.
Ecco qui, dunque, la piccola Precious andare a scuola insieme a tanti altri bambini, capace di dimostrare già a sette anni alcune importanti doti che l'aiuteranno nel futuro di investigatrice: fare tante domande, per esempio, e poi non affidarsi ai pregiudizi nel cercare risposte ai tanti misteri che la vita propone.
Il suo primo banco di prova è dato da un caso di furto a scuola: sono spariti panini e dolcetti e si fa strada l'idea che il colpevole sia Poloko, un ragazzino particolarmente goloso. Precious non si accontenta di sospetti così infondati e comincia a indagare, preparando, poi, una trappola molto golosa per il presunto ladro.
E' questa una trama semplice, adatta a lettori e lettrici dagli otto anni, un intreccio che rivela subito gli ingredienti che ritroviamo nei romanzi dedicati al pubblico adulto: niente tragedie e sangue che scorre a fiumi, al contrario i normali casi della vita, i dispiaceri, le paure, le amicizie e i tradimenti che possono entrare nella vita di chiunque; poi l'intuitiva saggezza della protagonista, che guarda ai dolori e alle gioie del mondo con pacata partecipazione; infine l'Africa rurale, lontana dalle guerre e dagli scenari meravigliosi dei grandi parchi. Una vita semplice, essenziale, in cui ci si può riconoscere, anche vivendo una vita molto diversa.


Colgo l'occasione dell'uscita di Precious e le scimmie, pubblicato ora da Guanda con le illustrazioni di Iain McIntosh, per riproporre a lettori e lettrici appena più grandi, dai undici anni in poi, il primo dei romanzi dedicati alla Ladies'Detective Agency N.1, Le lacrime della giraffa, in cui compaiono tutti i personaggi memorabili di questa collana di romanzi: oltre alla nostra Precious, il marito signor Matekoni, abile meccanico, con i suoi indolenti collaboratori; la segretaria, signorina Makutsi, usa parlare con le proprie scarpe. La direttrice dell'orfanotrofio, che riesce nella facile impresa di far adottare due fratellini rimasti orfani. Ovviamente c'è un caso da risolvere, la sparizione di un giovane, avvenuta ben dieci anni prima. La nostra Precious, sorseggiando innumerevoli tazze di tè rosso, saprà sciogliere l'enigma, con molta umanità e altrettanta saggezza.
Anche queste possono essere letture estive per ogni età, leggere sì, ma con una buona dose di pensiero.

Eleonora

Precious e le scimmie”, A. McCall Smith, ill. di I. McIntosh, Guanda 2015
Le lacrime della giraffa”, A. McCall Smith, Guanda 2003, ora disponibile in Tea, 2004



sabato 18 luglio 2015

QUESTI FANTASMI!

Prima di ricordarmi che nella libreria della camera da letto alberga una copia Einaudi de I capolavori di Eduardo, ho cercato in rete il testo teatrale da Questi fantasmi!, in particolare la scena sul balcone e la ricetta per fare un buon caffè.
Professo', è passato...
Spigolando tra le molte citazioni di quel magnifico pezzo di teatro mi sono imbattuta in un libro che si intitola Cucina napoletana - Ricette raccontate. Scorrendo velocemente, il mio occhio è caduto su una ricetta intitolata Spuma di caffè. Immediata l'associazione con uno dei miei alimenti di culto da maggio a settembre: la crema caffè degli autogrill. Fosse per me, la mangerei tutto l'anno, ma la gestione Autogrill ha deciso che esso è cibo solo estivo e quindi a un certo punto lo fa sparire dalla circolazione.
Soffro, non condivido, ma mi adeguo.
Tanto ne sono ghiotta che, in stagione, appena varco il tornello di accesso della stazione di ristoro, il mio occhio va subito a scrutare al di là delle spalle del personale al banco, per controllare se la macchina gira-crema caffè ci sia e se sia in funzione o debitamente riempita. Tristemente mi è capitato di trovarla in fase di preparazione, in fase di pulitura della macchina ed è stato un vero dolore. Supplico sempre i/le baristi/e di essere generosi/e nel gesto di spillarla dalla macchina, in modo da riceverne qualche cucchiaino in più del dovuto.
Ho fatto anche una statistica di prezzi/quantità e una graduatoria di qualità: vince su tutte quella che ti danno a Castel Porziano al cancello 8, il Bud Beach, con la lussuosa cannuccia corta nera.
In ogni caso, comunque, la mia soddisfazione è solo estiva.
Da oggi, non più.
Quella che nel suddetto libro è detta Spuma di caffè altro non è che la crema caffè, sotto pseudonimo.



Ingredienti
(per 8/10 tazzine)
15 cucchiai di caffè forte
340 panna
6 cucchiai di latte
100 gr di zucchero

(per 4/5 tazzine)
10 cucchiai di caffè
200 ml panna
4 cucchiai di latte
60 gr di zucchero

Fate un caffè fortissimo, molto carico, e tenetene da parte il numero di cucchiai necessari e fateli freddare bene. Nel frattempo fate scaldare il latte con lo zucchero e fatelo bollire per 1 minuto e mezzo, in modo che diventi una sorta di sciroppo. Quando anche questo è freddo aggiungete i cucchiai di caffè e mettete il tutto in una ciotola che possa andare in frezeer. Lasciate freddare per un'ora. Quando è ben fredda tiratela fuori e aggiungete la panna che avrete debitamente montato. Rimettete tutto in freezer e ogni tanto andate lì e rimestatela (come farebbe la macchina degli autogrill). Dopo 3 ore la crema caffè avrà raggiunto la giusta consistenza. Se smettete di rimestarla e la lasciate in freezer, avrete un ottima coppa del nonno fatta in casa (altra mia grande passione dell'infanzia).
Consiglio: preparatevi la crema caffè, poi sedetevi in pace da qualche parte e godetevi Eduardo...






Carla

venerdì 17 luglio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


E/O
Essere o apparire, Jorge Luján, Isol (trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo 2015


ILLUSTRATI

"Sono la cosa più diversa da me
che tu possa immaginare
ho la fronte spaziosa
e qualche idea
che ci naviga dentro
come in un acquario."

È una ragazzina a raccontare quanta differenza lei riscontri in sé tra il suo essere e il suo apparire. E lo racconta un po' al lettore, un po' a se stessa e, stando alle illustrazioni, lo racconta anche ad alcuni esserini che la stanno esplorando, come se fosse una terra sconosciuta, cercando di 'leggerla' come si fa con una mappa.
In pochi versi la bambina racconta come, nostante le sue grandi orecchie, lei non sia capace a distinguere le note, nonostante il suo naso piccino, abbia un grande 'fiuto' per scovare i biscotti, nonostante la sua bocca sempre chiusa, sia capace di dire le parole meno adatte, nonostante gli occhiali da miope, veda molto bene nel cuore delle persone. La sua gioia maggiore è quella di essere 'esplorata' e 'scoperta' nei suoi lati più profondi anche se lei ben sa che il viaggio sarà lungo tra l'essere e l'apparire.


Essere e apparire. La chiave della bella poesia di Lujan e proprio nella consapevolezza che ognuno di noi è contemporaneamente entrambe le cose: si impara a conoscersi e a capire (e meglio ancora ad accettare) ciò che si è nell'intimo, ma nello stesso tempo il nostro essere ha una sua facciata esteriore, che è quella con cui si va in giro per il mondo e che gli altri hanno sotto gli occhi. E anche con essa occorre convivere e misurarsi.
Noi siamo e allo stesso tempo appariamo e molto spesso la differenza tra queste due condizioni dell'anima non è poca cosa. E il bello sembra essere proprio lì, scrive Lujan. 


Il bello sta nella scoperta dell'altro e nel piacere di farsi scoprire. In questa prospettiva, il piccolo albo illustrato di Isol e i versi di Jorge Lujan assumono un valore talmente universale che non mi sento di trovargli un lettore ideale tra i piccoli escludendo i grandi o viceversa.
La scelta di Isol di dare un corpo femminile a dei versi che sono, in linea di principio, asessuati, mi sembra condivisibile. La storia e l'esperienza mi ha convinto che spetti alle bambine e poi alle ragazze una più precoce consapevolezza di sé e quindi mi sembra naturale che tutto si sia incarnato in questa ragazzina dai grandi occhi e dai capelli al vento. Spero con tutto il cuore che non sia stata la parola 'apparire' a dettare la scelta di mettere una bambina in scena, perché se così fosse segnerebbe una caduta di stile da parte di Isol e una volgarizzazione di un pensiero, al contrario, molto raffinato. 


Molto meno condivisibile è le scelta del titolo italiano che trasforma lo spagnolo originale Ser y parecer, essere e apparire, in essere o apparire. Lo scarto di senso non è impercettibile, anzi. Mi pare che nel cambiamento di senso si vada sminuendo la complessità del pensiero di Lujan che, da poeta, sa molto bene che essere e apparire sono in stretta relazione tra loro e affatto in contrapposizione o, peggio, antitesi, come invece l'avversativo 'o ' sembra voler sottolineare. Le parole, soprattutto quando si tratta di poesia, sono portatrici di senso profondo e non dovrebbero essere 'maltrattate'.

Carla

Noterella al margine: libro che, messo in mano, a un giovane in crescita potrebbe accendere belle riflessioni. Ancora una buona mappa per orientarsi nell'animo umano.

mercoledì 15 luglio 2015

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

CAPPUCCETTI

Pare proprio un destino, quello della fiaba di Cappuccetto Rosso, di ritrovarsi rivisitata in un numero impressionante di riletture. Le versioni che vi propongo oggi sono all'insegna della serenità e del divertimento.
Il primo Cappuccetto che vorrei sottoporvi è stato tradotto di recente da La Margherita: Cappuccetto e il viaggio in autobus, di Marianne Dubuc. L'impianto ripercorre un'interpretazione, quella urbana, già visitata, ma con un approccio diversissimo, per esempio da Roberto Innocenti.
La nostra Cappuccetto deve prendere l'autobus per andare dalla nonna e tutto l'illustrato è ambientato lì, all'interno del mezzo, descrivendo con serena pacatezza i diversi passeggeri che salgono e scendono alle fermate: un orso enorme, un bradipo dormiente che a un certo punto, misteriosamente, si sposta; una famiglia di lupi, con tanto di lupetti, con cui Cappuccetto fa subito amicizia, dividendo i suoi gustosi biscotti al cioccolato, una famiglia di talpe.


Molto del divertimento sta proprio qui, nel vedere, pagina per pagina, chi si sposta, chi esce di scena e chi diventa protagonista di un siparietto: come la volpe, marrana, che tenta un furto senza successo e poi, soprattutto, il passaggio nel tunnel, che con la sua oscurità consente misteriosi spostamenti, del bradipo che, pur continuando a dormire, riesce ad abbracciarsi la Signora Civetta, e della stessa Cappuccetto, che, sempre con il sorriso sulle labbra, cambia di posto continuando a raccontarsi le meraviglie di questo viaggio.


E' vero, un viaggio in autobus può essere visto come un'avventura, una sorta di rito d'iniziazione con cui un piccolo affronta la selva oscura della città. Ma viene rappresentato dalla Dubuc con una soavità e una leggerezza che sembra appartenere a un altro mondo. E' sicuramente un mondo in cui sono bandite la paura e la diffidenza, in cui tutti, anche la volpe, ladra cialtrona, al massimo suscita la riprovazione generale. Come sempre, l'immagine accompagna con delicatezza il racconto, i colori pastello non possono che sottolineare quest'impronta di divertita serenità; ma i dettagli sono forse l'aspetto più divertente, che consente al piccolo lettore di perdersi nell'interpretazione di ogni passaggio.
Il secondo libro dedicato a Cappuccetto l'ho 'pescato' l'anno scorso a Bologna: Lo que no vio Caperucita Roja, di Mar Ferrero, pubblicato da Edelvives.


I due protagonisti, il Lupo e Cappuccetto ci raccontano ciascuno la propria versione della storia; il lupo, tapino, non ha cuore di rubare le succulente salsicce contenute nel paniere della bimba, anzi quando si accorge di averlo preso per errore corre a casa della nonna per restituire il mal tolto. Ma gli altri animali del bosco, malfidati, gli tendono una trappola e lo riempiono di botte. Così il nostro lupo arriva assai malconcio a casa della nonna, che, impietosita, lo accoglie amorevolmente. Qui ritorna la voce di Cappuccetto che nel letto vede, anzi non vede...

Tutto si gioca sull'equivoco: la nostra bambina infatti, non vede bene e la frase, ma che occhi grandi hai e che bocca grande..., è frutto di un imbarazzante fraintendimento; Cappuccetto vede tutto confuso e davvero non sa chi sia nel letto della nonna. Avete presente Signorina-si-salvi-chi-può? Ecco, una situazione simile, solo che invece di sottolineare il ribaltamento della storia in chiave comica, anzi grottesca, qui si gioca più sull'ironia, con una Cappuccetto miope, che troverà conforto e soluzione in un negozio di ottica, mentre il lupo curerà i dispiaceri con una discreta quantità di salsicce.


Come dice bene l'autrice in chiusura, una storia cambia a seconda del punto di vista da cui la si racconta: quello di Cappuccetto, confusa, o del lupo nemmeno troppo cattivo, della nonna compassionevole, o degli animali del bosco decisamente impiccioni.
Delicate, divertenti letture estive per piccoli e meno piccoli, comunque dotati di spirito d'osservazione e di ironia.



Eleonora

Cappuccetto e il viaggio in autobus”, M. Dubuc, La Margherita 2015
Lo que no vio Caperucita Roja”, M.Ferrer, Edelvives 2013