sabato 11 ottobre 2014


SALATO FONDENTE

Finalmente una ricetta salata che è anche una delle mie preparazioni preferite: gli gnocchi di patate!
Mi piacciono perché si sciolgono in bocca, perché si lasciano avvolgere perfettamente dal condimento, perché mi ricordano le domeniche in famiglia.


Normalmente per realizzarli uso la proporzione di 1 kg di patate e 250 gr di farina con un pizzico di sale. Non aggiungo altro. Ma questi sono gnocchi gratinati, da ripassare prima in padella e poi nel forno, e quindi devono essere un po' più consistenti, quindi ci vogliono:

1 kg di patate
250 gr di farina
1 uovo
1 cucchiaio di parmigiano
sale

Lavate le patate.
Lessatele con la buccia ponenedole in acqua fredda salata.
Pelatele e passatele allo schiacciapatate.
Fate la fontana e aggiungete al centro l'uovo, il parmigiano, il sale e la farina.
Impastate subito lavorando il composto sul tavolo abbondantemente infarinato.
Dividete l'impasto in pezzi e arrotolateli per ottenere dei cilindri che taglierete a tocchetti.
Lessate gli gnocchi in abbondate acqua salata, scolandoli appena appariranno in superficie.
Quindi metteteli in una ciotola piena di acqua fredda.

Ora il condimento, per il quale sono necessari:

500 gr di spinaci puliti
2 porri
100 gr di burro
50 gr di panna
30 gr di parmigiano
olio extravergine di oliva

Pulite i porri e tagliateli a rondelle.
In una padella mettete a scaldare un filo di olio.
Mettetevi i porri e fateli cuocere per 10 minuti aggiungendo pochissima acqua.
Aggiungete gli spinaci che inizialmente avranno un enorme volume e dopo poco diventeranno un mucchietto verde.
Una volta cotti gli spinaci, aggiungete il burro e gli gnocchi e fate rosolare.
Trasferite il tutto in una pirofila oliata, aggiungete la panna e il parmigiano.
Passate nel forno soltanto per gratinare.

Nota a margine: la ricetta, con alcune modifiche, è ricavata dalla rivista La cucina italiana del gennaio 1992, p. 80.

Lulli

venerdì 10 ottobre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


OCCHI FISSI ALL'ORIZZONTE

Il piccolo capitano, Paul Biegel, Carl Hollander
La Nuova Frontiera 2014


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"La Maiunafalla fece di nuovo rotta per il vasto mare. Attaccata con una lunga corda si portava dietro una zattera con due marinai canterini sopra e quella zattera trainava a sua volta con una lunga corda un'altra zattera con sopra un leone, un elefante, un orso bruno, una giraffa e una scimmia."

Che rara situazione!
Tutto ha avuto origine dalla voglia di viaggiare di quel ragazzino solitario che viveva sulle dune dentro quella barca spiaggiata.
Tutti lo chiamano il Piccolo Capitano perché quella barca che gli fa da casa, rimessa in sesto, quando la grande onda arriva ricomincia a navigare sotto la sua guida. Con le gambe salde sul ponte e gli occhi fissi all'orizzonte questo piccolo marinaio, seguito da due ragazzini intraprendenti quanto lui e da un terzo piccolino, che fa la parte del fifone, prende il mare con l'obiettivo di arrivare all'isola dei Grandi. Laggiù, pare succeda un fatto strano: si diventa grandi dalla sera alla mattina, basta avere il coraggio di trascorrervi una notte.
Il viaggio per arrivarci si rivela molto avventuroso ma mai così tanto come quello che li dovrebbe riportare verso casa. Di tappa in tappa, di isola in isola il piccolo equipaggio incontra giganti, animali naufraghi, marinai considerati dispersi, città fantasma. Gente che scompare, gente che riappare, bestie feroci che sono invece mansuete, fifoni che diventano coraggiosi, persone che sono tristi e poi diventano allegre...


Minuscolo ma con un grande sogno in tasca, il piccolo capitano ha un bel po' di stoffa. Ricorda un po' Peter Pan, anche se pare vada in direzione opposta e contraria all'idea di diventare grande, ma è anche un po' Ulisse, nel suo grande desiderio di scoprire il mondo e di non tornare mai a casa. Ha il piglio sicuro di Pippi, in questo suo essere felicemente solo al mondo. Seguito dai tre fedelissimi con cui condivide l'avventura e la bellezza di essere ragazzini, il Piccolo Capitano guarda con occhi attenti il mondo degli adulti e ne vede tutta la mestizia fatta di varie sfumature di grigio.


Ma per fortuna al mondo ci sono anche i ragazzini che navigano intrepidi verso la loro isola dove un giorno si sveglieranno grandi.

Avvincente, ben costruito, imprevedibile, pieno di ritmo come se fosse stato scritto da un ragazzino, Il piccolo capitano ha il respiro di un libro classico nel suo essere contemporaneamente un libro di avventura pura e un libro che nasconde qualcosa di grande sotto la superficie. Così come l'equipaggio della barca Maiunafalla ad ogni approdo non si tira indietro e va in esplorazione, altrettanto possono fare i giovani lettori attraccando all'Isola dei Grandi per esplorare il senso di crescere; fuggendo dall'eruzione del vulcano possono ragionare su ciò che significa fare squadra e nella città su palafitte scoprire che, tutto sommato, Peter Pan non aveva tutti i torti a non voler crescere...



Carla

Noterella al margine. Ad accentuare questo sapore di libro che veleggia sicuro attraverso le epoche, contribuiscono i disegni di Carl Hollander.

giovedì 9 ottobre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

LIA E LA LIBRAIA


L'ultimo romanzo di Fulvia degl'Innocenti, La Libraia, è molte cose insieme: un racconto di redenzione, quello dell giovanissima Lia, la protagonista; però è anche il racconto della redenzione di chi l'accoglie, giustappunto la libraia dagli oscuri trascorsi; è un discorso sulla lettura che salva la vita, o che quanto meno la reindirizza verso diversi approdi; infine, è un'ode al mestiere del libraio, almeno per come veniva interpretato qualche decennio fa.
Dunque, seguiamo Lia, ragazzina dalla madre inaffidabile, da una comunità all'altra, con qualche breve periodo in famiglie affidatarie; ferita dal precoce abbandono, la ragazzina è la quintessenza della ribellione, preda delle più pericolose suggestioni. L'ultimo approdo è, naturalmente, quello che dà una svolta alla sua vita: quasi maggiorenne viene affidata ad una libraia, che riesce a domare la fame di vita della ragazzina e a mostrarle un futuro diverso.
Questa libraia, simile per certi versi alla signorina Euforbia, dispensa tisane e libri come aspetti diversi della medesima terapia dell'anima; coglie i desideri o i problemi nascosti di ciascun cliente e ne trova la risposta letteraria. Anche lei ha un percorso di redenzione da una giovinezza in balia della tossicodipendenza, con tutto quello che può comportare.
L'autrice scandisce il procedere del rapporto fra le due donne con citazioni, opportunamente esplicitate alla fine del libro, dimostrando come sia vera l'osmosi che spesso si crea fra narrazione e vita. Efficace la descrizione del percorso di vita di Lia, la solitudine, la seduzione esercitata su di lei dai miti del successo e dell'apparire, mostrando quanto può essere fragile la difesa degli adolescenti nei confronti delle sirene dello spettacolo e dei media.
Come libraia non posso che apprezzare l'immagine quasi sacrale del personaggio della libraia; ma non posso non trovarlo avulso dal tempo in cui viviamo.
Certamente esistono librerie che sono anche punti di riferimento culturale, libraie e librai capaci di entrare in sintonia con il lettore errante, in cerca di consigli anche di vita.
Ma il nostro lavoro è assai diverso oggi, più tecnologico, più attento ai dati economici, più succube delle tendenze e delle mode, come ho già detto, alla ricerca perenne del Libro Perfetto, quello che si vende da solo e riempie le librerie di non lettori.
Mi piace pensare, se tanta poesia si è dissolta sotto la pressione del mercato, che ci siano rimaste, a noi libraie e librai resistenti, la professionalità e l'onestà intellettuale, il desiderio e la volontà di dire anche di no, di sconsigliare caldamente quello che proprio ci risulta indigesto.
E poi ciascuna/o di noi si porta come prezioso bagaglio quei pezzetti di gratitudine che i lettori, quelli più giovani soprattutto, ci regalano.

Eleonora

La libraia”, F. degl'Innocenti, San Paolo Edizioni 2014

mercoledì 8 ottobre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


A SCATOLA CHIUSA

Una scatola gialla, Pieter Gaudesaboos
Sinnos 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Che cosa c'è nella scatola, in quella gigantesca scatola che il pilota ha trasportato all'aeroporto? 'Ci sarà un elefante', pensa il comandante, e con grande attenzione carica la scatola sulla sua nave. La nave balla e traballa. Grandina sulla scatola, e la scatola scricchiola scricchiola.."


E si rompe. Non sembra esserci l'elefante che il capitano della nave aveva ipotizzato contenesse. Dentro c'è un'altra scatola che viene scaricata al porto di arrivo e poi ricaricata sul treno per farle proseguire il viaggio. Il macchinista si chiede, a sua volta, che cosa contenga. Un rinoceronte? Si fa presto a verificare perché la scatola, sul treno che balla e traballa, si rompe di nuovo e dentro cosa c'è? Un'altra scatola.
Le scatole, sempre gialle, sempre più piccole continuano a viaggiare. Ad ogni passaggio si immagina contenga un animale diverso. Ad ogni passaggio poi cambia mezzo, aerei, navi, treni, pullman, carrettini di postini fino ad arrivare a destinazione: la casa di una bambina. A lei tocca aprire la scatola che da gigantesca ora è diventata minuscola. Dentro contiene il gattino tanto atteso? No, c'è un oggetto, che ha il merito di rendere reale ciò che fino a quel punto era stato solo immaginato.
E a proposito di immaginazione, lascio alla vostra il compito di indovinare di quale oggetto si tratti.


Il gioco su cui poggia questa storiellina lieve lieve è molto semplice, ma sempre assai emozionante per chi vi assiste. Il gioco della matrioska è qui declinato sulla forma del parallelepipedo: una scatola che, al principio, è una vera e propria cassa di legno con le sue belle assi che cedono, e poi via via diventa sempre più piccola ed assume la forma della scatola con il suo bel coperchio. Così come lei decresce, decrescono anche le misure degli animali che i singoli trasportatori, dal capitano di marina al postino, immaginano essa contenga. A cambiare sono anche i vettori su cui viaggia la scatola e i loro rispettivi conducenti. Una sola cosa resta invariata per tutto il viaggio: il colore giallo che la rende visibile anche a grande distanza.

Elogio dell'immaginazione, questo nuovo libro edito da Sinnos nella collana I tradotti, è davvero un piccolo gioiello sotto diversi punti di vista. Da un lato, la sua forma. Il taglio orizzontale è perfetto per un libro che parla di movimento, perché permette una dilatazione delle immagini in senso lineare, una storia che si muove da qui a lì. Modernissimo è il disegno così minuzioso e grafico, geometrico, che ruota intorno a tre soli colori: il bianco, il verde e il giallo.
Strepitose sono le tavole della stazione ferroviaria, vero e proprio ricamo sulla pagina o quella con lo skyline della città che si contrappone a quello boscoso. Dall'altro il gioco del racconto a spirale, che ad ogni giro di pagina si ripropone con alcune varianti, è godibile anche per i più piccoli. I lettori più grandi ne apprezzeranno la minuziosità dei particolari, il continuo stimolo che si offre agli occhi chiamati a cercarli e trovarli. 
Gli adulti mediatori sposeranno il senso profondo della storia che è un inno al sogno. Un sogno che si avvera.

Carla

Noterella al margine. L'apparato finale per poter costruire la propria personale scatola, le legenda per trovare i moltissimi animaletti celati nel disegno daranno gran gusto ai bambini che amano ritagliare e incollare e a quelli ai quali piace aguzzare la vista.

martedì 7 ottobre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


PERSI NEL GHIACCIO


Notevole l'impresa di Shackleton con la sua Endurance, ma anche quella di William Grill con il libro illustrato L'incredibile viaggio di Shakleton, ora pubblicato in Italia da Isbn.
L'autore inglese, il suo sito qui, riesce a raccontare una storia vera, drammatica, illustrandola dettagliatamente, con molta semplicità eppure con un intenso tono epico.
Shackleton era un esploratore esperto, desideroso di compiere un'impresa che nessuno avesse mai compiuto prima: dopo che Amundsen raggiunge il Polo Sud, il nostro eroe immagina di poter attraversare l'Antartide, da una costa all'altra. 

 
Organizza così una spedizione che prevede la costruzione di una nave, l'Endurance, ovvero 'resistenza', pensata per sopportare la pressione dei ghiacci polari e fabbricata con legni pregiati; seleziona l'equipaggio umano e quello canino, che dovrà trascinare le slitte con il materiale della spedizione.


Tra mille difficoltà, comincia il viaggio e all'inizio l'Endurance sembra in grado di procedere in mezzo alla banchisa, frantumandola. Ben presto, però, la nave resta intrappolata nella morsa del ghiaccio polare, fino ad esserne completamente distrutta. L'intero equipaggio organizza prima un campo, poi un secondo, dove organizzare la vita, cacciando, pescando, ma anche documentando quello che stava avvenendo. 


Non potendo attendere i soccorsi, Shackleton e alcuni membri dell'equipaggio salpano su una scialuppa verso le isole Elephant, dove si trova una base di baleniere. Per raggiungerla il gruppetto deve anche attraversare a piedi un territorio montuoso; nonostante le precarie condizioni fisiche riescono a raggiungere la base e a portare soccorso al resto della spedizione. 


Quasi tutti gli uomini, ma non i cani, riescono a salvarsi e, nonostante l'obbiettivo non sia stato raggiunto, l'impresa dell'Endurance è entrata nella storia come una delle più difficili ed eroiche prove dell'esplorazione. In occasione del centenario dell'inizio della spedizione, avvenuta fra il 1914 e il 1916, sono usciti diversi libri che raccontano l'impresa , a partire dal diario dello stesso Shackleton.
Mancava però un libro per ragazzi, mancava quel quid in più di magia data dall'illustrazione di Grill, così meticolosa e ordinata, ma anche evocativa, coinvolgente: seguiamo la vita di quegli uomini coraggiosi persi sulla banchisa, seguiamo le slitte trainate dai cani, vediamo le provviste ben allineate, ci perdiamo nel mare in tempesta. 


Ancora una volta un libro che esplora un confine: fra testo narrativo e albo illustrato, un libro per ragazzi, ma apprezzabile anche da adulti. E' una bella sperimentazione, costruttiva, che mette insieme l'attenta ricerca storica e una narrazione agile, immagini coinvolgenti e divulgazione.
Ancora una volta posso dire, con soddisfazione, si può fare, si può mettere insieme l'imparare e il divertirsi, l'accuratezza dell'informazione e la bellezza.
L'impresa di Shackleton ci rende, nonostante tutto, l'immagine di un eroe, anche se era pieno di difetti e con una certa inclinazione all'alcol; mi piacerebbe ascoltare il punto di vista dei nostri lettori e delle lettrici, sempre in cerca di eroi e supereroi; mi piacerebbe chiedergli se l'esplorazione, e di quali confini reali o immaginari, possa ancora affascinarli e se questo genere di conoscenza giustifica i sacrifici, personali e collettivi, che comporta.
Come si vede, questo è un libro che apre molti orizzonti.

Eleonora

L'incredibile viaggio di Shackleton”, W. Grill, Isbn 2014


lunedì 6 ottobre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LENTI E ATTENTI
Sufi, bestie e sultani, Jalâl âlDîn Rûmî, Nooshin Safakhoo
Topipittori 2014


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Il califfo disse a Laila: 'Sei tu veramente la ragazza per la quale Majnun ha perso la testa e il senno? Eppure non sei più bella delle altre belle'. E Laila rispose: 'Taci, tu non sei Majnun! Se tu avessi gli occhi di Majnun, riusciresti a vedere la differenza. Tu sei in te, Majnun è fuori di sé. In amore essere in sé impedisce di vedere."


Chi è troppo concentrato sulla propria mente, difficilmente sa amare. Allo stesso modo quando la mente pensa di poter capire ogni cosa, è proprio allora che non riesce a vedere la Bellezza, perché concentrata a seguire le inutili preoccupazioni.
Questa è la sapiente risposta di Laila riguardo all'amore.
Tutto, in questo libro, ruota intorno alla sapienza.
La filosofia di Jalâl âlDîn Rûmî, poeta e mistico sufi vissuto otto secoli fa, è 'lente' per guardare meglio nel profondo dell'animo umano.
La stupidità, l'astuzia, la capacità di saper moderare il proprio linguaggio, la saggezza di saper prevedere il pericolo incipiente o, al contrario, la dabbenaggine di chi si fida troppo, sono alcuni dei grandi nodi intorno a cui ragionano i testi di Jalâl âlDîn Rûmî, riscritti da Anna Villani e Giovanna Zoboli.
Il pappagallo stupido che si paragona a un sufi che gli passa accanto, o il leprotto astuto che, nonostante le aspettative, riesce a far precipitare in un pozzo il leone che si era creduto invincibile, o ancora il pesce intelligente che fugge nel mare, scampando le reti dei pescatori sono alcuni dei personaggi che popolano questi 16 racconti, da centellinare in una lettura lenta e attenta.


Occorre prendersi il dovuto tempo, il dovuto silenzio, occorre sgombrare la mente dai molti stereotipi su cui viaggia a gran velocità il nostro pensiero occidentale e quindi, solo dopo tutto questo, si può prendere in mano il libro per leggerlo e capirlo.
Ci si potrà soffermare a ragionare su alcune grandi verità, come quella di Laila sull'amore, o quella del sufi sulla prudenza, o ancora quella del pesce intelligente solo a metà, si potrà sorridere nel leggere la storia di una partita a scacchi tra un bravo giocatore e un principe collerico o quella di una moglie bugiarda e ingorda e di un gatto innocente.
Un racconto per pagina, una tavola di Nooshin Safakhoo per ogni racconto. La sensibilità e la capacità di sintesi di questa illustratrice iraniana è in assoluta sintonia con Jalâl âlDîn Rûm. Astrazioni e simbolismi rendono ogni illustrazione emblema di quanto raccontato nel testo. I volumi diradano, spariscono le ombre e con loro il senso della realtà, del quotidiano, del contingente per privilegiare il registro filosofico, direi universale, dell'immagine. E così le architetture, poche e geometrizzate a tal punto da cancellare quasi del tutto il senso di profondità, sono piuttosto cornici che focalizzano il centro dell'azione; i personaggi, anche loro, così poco caratterizzati nelle fisionomie, sono leggibili come veri 'archetipi' dell'uomo e della donna, al pari degli animali, moltissimi, vere e proprie icone di volpi e cammelli. 

Questa rarefazione di segno e, sottile ma brillante, la trama di particolari quali l'abbigliamento, gli intrecci geometrici e floreali, ci portano immediatamente nella cultura iconografica mediorientale, che contribuisce a rendere questo libro 'qualcos'altro'.
Andrebbe spiegato ai bambini che anche noi veniamo da lì, ma che, troppo spesso, ce lo dimentichiamo (purtroppo per noi). 

Carla

sabato 4 ottobre 2014


UNA VASCA PIENA DI SPUMA


Avevo 18 anni; dopo l'esame di maturità mia sorella mi regalò un viaggio a Parigi con lei.
Uno dei tanti ricordi di quei giorni è legato al cibo. Una sera, in un ristorante molto bello, arrivate al momento del dolce, ordinammo la grande jatte de mousse au chocolat. Penso proprio che nessuna delle due immaginasse quello che sarebbe arrivato in tavola: un'insalatiera enorme piena di golosissima spuma.
Non ricordo quanta ne mangiammo...



Nel libro di Francoise Bernard e Sébastien Gaudard, Le meilleur des desserts, Hachette 2009, ho trovato una ricetta della mousse au chocolat che mi piace molto. Ha la caratteristica di essere senza uova.

Per 4 porzioni servono:

150 gr di latte fresco intero
300 gr di panna fresca
190 di cioccolato fondente (ho usato Mascao fondente extra, 70% di cacao, Altromercato)
3 gr di gelatina in fogli (circa mezzo foglio)

Mettete la gelatina in acqua fredda per 20 min.
Portate a ebollizione il latte e poi aggiungetevi il foglio di gelatina ormai ammorbidito (ben strizzato dall'acqua) e mescolate.
In una ciotola tagliate il cioccolato in piccoli pezzi.
Versatevi sopra metà del latte bollente e sbattete energicamente così da ottenere una crema brillante. Aggiungete il latte restante. Mescolate ancora.
Con la frusta sbattete la panna, ma non arrivate a montarla completamente. Deve essere semimontata.
Incorporatela con delicatezza alla crema al cioccolato ormai tiepida.
Versate nelle ciotole monoporzione e mettete in frigorifero per almeno due ore.


Lulli

venerdì 3 ottobre 2014

FAMMI UNA DOMANDA


QUANDO SPIEGARE È UN'ARTE


Di validi libri di divulgazione ce ne sono tanti, spesso costruiti con intelligenza ed attenzione, con competenza e precisione; qualche volta, però, si va oltre e il libro che deve aprire le menti di giovani lettrici o lettori è di una tale raffinata bellezza da essere in sé un libro d'arte. È capitato con Mappe e con Zoottica e, prima, col Libro delle Terre Immaginate.
Ora accade con Il mondo segreto delle piante di Jeanne Failevic e Veronique Pellissier, con le illustrazioni di Cécile Gambini.
In realtà il mondo vegetale non gode di particolare popolarità fra ragazzi e bambini, attratti più che altro dai grandi predatori o dai fenomeni naturali più estremi. Ma è anche vero che l'offerta, in altre direzioni, è piuttosto scarsa.
Il mondo segreto delle piante, portato in Italia da Editoriale Scienza, è un libro speciale: impostato per capitoli sulle più elementari domande, se le piante hanno un sesso, mangiano, fanno la cacca, si spostano, sanno difendersi, parlano e così via, affronta con chiarezza e semplicità le nozioni fondamentali di botanica, partendo da Linneo per arrivare ai temi ecologici e ambientali più attuali. Testo e illustrazioni, davvero pregevoli e illuminanti, sono strettamente connessi, consentendo un apprendimento anche intuitivo del contenuto più difficile.
E dunque apprendiamo come si riproducono le piante, le diverse parti del fiore, 

il ruolo degli animali impollinatori, le complesse relazioni all'interno di un ecosistema, 


i nemici naturali delle piante e i loro sistemi di difesa 



Ma arriviamo a comprendere anche come le piante occupano lo spazio, come riesconono a comunicare fra loro e con gli animali, infine per quale motivo sono così indispensabili alla nostra sopravvivenza.
Davvero un bel libro, intelligente, efficace e raffinato. Forse non avrà un grandissimo successo, ma credo resterà come punto di riferimento per la migliore divulgazione.

Eleonora


Il mondo segreto delle piante. Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sui vegetali”, J. Failevic eV. Pellissier con le illustrazioni di C. Gambini, Editoriale Scienza 2014


giovedì 2 ottobre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA VALIGIA DELLA RABBIA


Non sarai mica arrabbiato? Toon Tellegen, Marc Boutavant
Rizzoli 2014

NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni)

"Tutte le sere, al calar del sole, l'irace sale su una collinetta e grida: 'Non tramontare! Non farlo! È già tutto finito? Non voglio...' Serra i pugni, pesta i piedi, le lacrime agli occhi per la rabbia. Eppure, ogni volta, il sole tramonta."


L'irace è furiosa perché il sole non le dà ascolto e, come ogni sera, va giù oltre l'orizzonte. La rabbia di questo topone con il cappello di paglia in testa è una delle tante rabbie che si provano nella vita: la rabbia che nasce dallo sconforto di non riuscire a 'piegare' il mondo come ci piacerebbe, una rabbia che si impasta con certa solitudine. Solo è anche l'elefante che sfoga la propria rabbia su sé stesso in un dialogo interiore piuttosto serrato e buffo.
Tra un lombrico e uno scarabeo si genera la rabbia effimera, puro esercizio mentale. E' una rabbia che nasce dal nulla e così come arriva così poi svanisce: quella che ogni tanto proviamo anche noi senza apparente motivo, se non quello ormonale. L'oritteropo conosce così bene se stesso che sa prevenire la sua rabbia, curando di restare a testa in giù per evitare conseguenze peggiori. Saggezze che noi umani sperimentiamo solo da vecchi. 

Gamberi piazzisti, scoiattoli pacifici, ippopotami e rinoceronti caparbi, formiche sagge con i rospi e provocatrici con gli scoiattoli, alla fine si ritrovano tutti intorno a un misero fuocherello a preoccuparsi della scomparsa della rabbia, fino a che il grillo per errore urta il ginocchio del rinoceronte che urla: Ehi, stai un po' attento!...
Forse non tutto è perduto e la rabbia è sempre lì che cova sotto la cenere.


Declinare secondo una dozzina di diverse prospettive il tema della rabbia è il senso ultimo di questo gran libro di Ton Tellegen.
Un sottile filo rosso, rosso di rabbia, lega questi brevi racconti che si caratterizzano per essere al contempo pieni di ironia e di saggezza. Letti uno di seguito all'altro, si ha la sensazione di assistere a scene di vita quotidiana di una piccola comunità che tanto assomiglia a quella umana.
In questo senso il libro si offre come terreno ideale per riflessioni condivise su quello che può essere il senso e l'utilità della rabbia all'interno di un gruppo di persone. La prospettiva geniale di Tellegen sta proprio nel non voler a tutti costi demonizzare la rabbia. Lontano da ogni retorica buonista e falsa, di questo stato d'animo si preferisce cogliere, piuttosto, il lato ridicolo e certa ineluttabilità. Fa bene l'oritteropo a prendere le giuste precauzioni contro quel lato di se stesso incontrollato, ma fa altrettanto bene lo scarabeo ad insegnare al grillo i primi rudimenti di una bella arrabbiatura con schiaffo finale.
In mezzo, tutte le molteplici variazioni sul tema.
Un libro molto intelligente, imprevedibile (que raro!), con vertici di autentica poesia (leggete Il topo e sospirerete con lui), illustrato con la consueta sensibilità che tutti riconoscono a Marc Boutavant, maestro dell'ironia che si dimostra abilissimo nel ricavarsi un suo preciso spazio mai subalterno al testo.
E quelle quattro tavole scure che si è riservato a metà del libro sono come un respiro di pausa per il ragionamento. Un po' come fa il riccio che, quando scende la notte, tutto contento, si appallottola e smette di pensare.

Carla

mercoledì 1 ottobre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


PRIMA DOPO POI


Ci sono dei libri che sono dei contenitori di molteplici punti di vista, sguardi sul mondo, e la sottolineatura sull'atto del guardare non è casuale.

Quando si sfoglia Prima Dopo di Anne-Margot Ramstein e Matthias Aregui, la prima cosa che si nota sono le immagini, ovvero, e non è banale, delle raffinate illustrazioni; il secondo passo è cogliere i nessi fra una pagina e la successiva, per esempio un bruco che diventa farfalla o un camaleonte che si mimetizza. 
Il prima e il dopo sono sequenze temporali, ma anche trasformazioni non necessarie, dalla pianta del caffè alla tazzina fumante che accompagna le nostre faticose giornate.

  E poi, sfogliando e risfogliando, ci sono sequenze che raccontano storie; storie tutte da immaginare, perché non c'è una parola scritta.

Allora si può partire da una pecorella al pascolo, alla sua lana che si fa gomitolo per una mamma che fa un berretto ad un bambino che gioca nella neve.

Oppure seguiamo un piccione e la sua penna, usata per scrivere, penna destinata ad essere abbandonata per far posto alle macchine da scrivere; ma il piccione ritorna per portare i messaggi, per essere di nuovo sostituito da una semplice cartolina.


Dunque un gioco per costruire storie, scoprire legami nascosti, e in questo ricorda davvero Ballata di BlexBolex. Ma c'è un sottile filo conduttore che lega tutte le immagini ed è il senso del tempo che passa, il prima e il dopo appunto, con le trasformazioni che comporta, con l'irreversibilità o forse la circolarità del suo trascorrere, attraversandoci e attraversando tutto quello che c'è intorno. Una clessidra piena all'inizio e una vuota alla fine di una storia frammentata e uniforme come lo è la complessità della vita fissata in tanti fermo immagine.


Bello esteticamente, stimolante sul piano narrativo, può indurre pericolose riflessioni anche filosofiche sulla natura del tempo.

Per questo siamo grate all'editore italiano, L'Ippocampo, per avercelo portato e siamo certe che piacerà a lettrici e lettori di età diversissime.

 

Eleonora



Prima Dopo”, A.M. Ramstein, M. Aregui, L'Ippocampo 2014