mercoledì 18 giugno 2025

FAMMI UNA DOMANDA !

UNO SGUARDO SGHEMBO 


Ultimo arrivato in casa Cocai Books, Fuori luogo rappresenta una nuova tappa di un cammino intrapreso dai due autori Valentina Gottardi e Maciej Michno (fondatori anche della casa editrice) e costituito da una di una serie di cinque albi divulgativi. Gli aspetti della natura presi in considerazione in tutti e cinque i titoli sono quelli più semplici e, in Fuori luogo in particolare, si racconta di quella parte di flora e fauna che abita le nostre città, ma della quale non abbiamo sufficiente consapevolezza. Porzioni piccole di vita, animale e vegetale, che in vario modo e con esiti differenti, cercano di ritagliarsi uno spazio e di aggiudicarsi del cibo in un contesto che non ha tenuto conto della loro presenza se non in misura marginale e spesso soltanto quando costituisce un problema. 
“Fuori luogo” è un’espressione che in italiano ha un’accezione soprattutto negativa, in una conversazione è per esempio un intervento dai toni e dai contenuti non in linea con il resto. Fuori luogo è anche letteralmente qualcosa che non si trova nello spazio circoscritto. 
Il sottotitolo del libro recita: Gli altri abitanti delle città. Ecco quel fuori e quel altri indicano la direzione verso cui lo sguardo viene condotto, alla ricerca cioè di quello che è meno evidente, dei margini, degli interstizi, delle pieghe. Lo spazio cioè non è solo quello che possiamo ripercorrere per intero da lontano, ma è anche quello che si scorge se accettiamo per esempio di abbassarci fino a terra, a osservare le crepe del suolo e le fessure tra i mattoni. E che non esclude possibili incontri imprevisti. Il libro si divide in 15 capitoli corrispondenti ognuno a una doppia pagina. Il titolo assegnato si riferisce al luogo o a un gruppo di specie animali. Fanno eccezione due sezioni, contraddistinte dalla pagina di colore fucsia, che suggeriscono una serie di misure da adottare per rendere alcuni ambienti comuni più accoglienti per gli animali. 


Pagina dopo pagina, luoghi diversi vengono esplorati partendo proprio dalla casa (in ogni sua parte), per poi allontanarsi progressivamente e considerarne altri come i garage, le soffitte, i viali e gli edifici antichi. Costruzioni tutte differenti, ognuna con caratteristiche proprie che le diverse specie di insetti e animali hanno evidentemente esplorato e poi scelto. 


Si arriva poi a esplorare quelle porzioni di natura che l’uomo ha addomesticato e introdotto negli ambienti urbani, ossia i parchi pubblici. A confronto con gli stessi boschi di città, qui la natura appare “ordinata e pulita” e perciò inospitale per gli animali. Come nel precedente albo Caduto, si menzionano quelle situazioni che la logica umana non può che giudicare negativamente e che invece la natura gestisce come occasione di ulteriore risorsa. Per esempio, le foglie cadute dall’albero, prontamente raccolte in un parco, in un bosco sono riparo per molti piccoli roditori e luogo in cui proliferare per tanti insetti. Senza considerare il fatto che quelle foglie, una volta decomposte (ad opera di organismi che in questo modo riescono a sopravvivere) diventano nutrimento prezioso per il terreno.
 

Le immagini alternano stili diversi: al carattere pittorico e realistico di alcune (riservate per lo più ad animali e piante), si affiancano quelle realizzate con stile geometrico e fortemente grafico. La scelta in alcuni casi sembra giustificata dalla necessità di rimarcare la differenza di sostanza e di forma che i due mondi conviventi contengono; tuttavia la schematizzazione non è così netta e rigorosa, e sorge quindi il sospetto, diciamo, che la ragione di questa commistione sia di natura propriamente stilistica, che alla base ci sia piuttosto il gusto per la sperimentazione di nuovi accostamenti. 
Nelle ultime pagine del libro troviamo un glossario (presente, ad onore del vero, in molti altri libri divulgativi) e una bibliografia, consultabile inquadrando un QR code. E questa mi sembra cosa degnissima di considerazione, perché denota rispetto per l’intelligenza del giovane lettore e perché costituisce ulteriore riprova del rigore scientifico dei contenuti. 
La scommessa di questo libro e di tutta la collana è quella di reputare degno di approfondimento quello che riteniamo già conosciuto e il più delle volte inutile, se non detestabile. 
Questa scelta di campo comporta poi un ulteriore passaggio, di natura come dire “ideologica”: considerare ciò che si ostina a vivere, nonostante e in aperta opposizione all’apparente efficienza e perfezione inseguita dall’uomo, significa educare ad uno sguardo sghembo e soprattutto ammetterlo nel novero delle competenze auspicabili. Il contributo più significativo delle pubblicazioni di Cocai editore e di molti altri editori che non per vocazione iniziale hanno deciso di dedicarsi anche alle pubblicazioni scientifiche per ragazzi, è proprio nella scelta allargata degli argomenti, affrontati con un taglio narrativo originale. Se alla tradizione divulgativa per bambini e ragazzi appartengono libri per animali, piante e spazio, in quella attuale si affiancano a quei soggetti altri che hanno l’esplicito intento di problematizzarli, scoprendo il fianco a possibili contestazioni di quel sapere ritenuto granitico e indiscutibile. 
Certamente figli di un “movimento” che riguarda anche altri settori dell’editoria, questi riservati ai ragazzi hanno dimostrato forse uno spirito di iniziativa più spiccato e ci auguriamo che contribuiscano anche a una valutazione diversa del libro per ragazzi da parte di molti adulti. 
 Libro consigliato alle bambine e bambini a partire dagli 8 anni. 

Teodosia 

Fuori luogo di Valentina Gottardi e Maciej Michno, supervisione scientifica di Dario Miserocchi, Cocai books, 2025 

lunedì 16 giugno 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

DIETRO LA STUFA DI MAIOLICA 

Il piccolo troll e la grande pioggia, Tove Jansson (trad. Alessandro Storti) 
Salani 2025 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni) 

"Mamma Mumin raccontava storie. Parlò di quando era piccola, all'epoca in cui i Mumin non dovevano attraversare spaventose foreste e acquitrini per trovare un posto in cui abitare. A quei tempi abitavano insieme ai troll domestici, nella case degli esserei umani, generalmente sul retro della stufa di maiolica. 
 'Qualcuno di noi è ancora là' disse Mamma Mumin. 'Cioè nei paesi in cui la gente usa ancora la stufa di maiolica, dico. Con i riscaldamenti centralizzati non ci troviamo bene,' 'A quell'epoca gli esseri umani sapevano della nostra esistenza?' le chiese il troll Mumin. 'Alcuni sì' rispose la sua mamma. 'Di solito ci percepivano come uno spiffero freddo sul collo, quando erano soli in casa'." 

Mamma Mumin e il piccolo troll Mumin sono in viaggio da un bel po'. Stanno attraversando una foresta fitta e buia, in cui spesso si sono formati profondi acquitrini dopo la grande alluvione, perché Mamma Mumin sta cercando un posto adatto per costruire la loro nuova casa. 


Papà Mumin è partito prima della tempesta al seguito di un gruppo di Fungarelli e di lui si sono perse le tracce. In compenso con mamma a figlio, ora sono in cammino anche Tulippa, una bambina dai capelli turchini, uscita dalla corolla di un tulipano, e un animaletto piuttosto fifone e con un grande desiderio di compagnia. 
Mamma Mumin e il piccolo Troll Mumin non hanno moltissimo tempo perché la casa deve essere necessariamente pronta per l'inizio dell'inverno, dato che i Mumin non sopportano il freddo e vanno in letargo. In questa fase del loro viaggio verso un luogo soleggiato e asciutto sono a casa di un anziano signore, il cui giardino pensile è davvero uno splendore, una sorta di Eden in cui da gli alberi pendono caramelle e negli alvei dei torrenti scorrono succhi di frutta o latte. Sarebbe il posto ideale dove mettere radici, ma purtroppo essendo illuminato da un sole artificiale che il vecchio signore si è costruito da solo, la squadra guidata da Mamma Mumin prosegue, non prima però di aver fatto scorpacciata di leccornie. 


Il viaggio va avanti, di luogo in luogo, di incontro in incontro. 
C'è chi decide di aver trovato il proprio luogo perfetto e si ferma, c'è chi invece continua a camminare. Tanta acqua, troppa acqua rende il loro spostarsi sempre pieno di insidie e sorprese, tra queste ce n'è una bellissima, anzi due! 

La cosa che mi pare stia succedendo è che i Mumin stanno vivendo una loro seconda primavera, o forse si dovrebbe dire una loro nuova Mezza Estate. 
Ci sono estimatori della piccola famiglia di troll che non li hanno mai persi di vista, hanno fatto di Tove Jansson (la loro mamma) un'icona della letteratura del Nord e hanno continuato a leggere i romanzi, i fumetti, ce li hanno attaccati al loro portachiavi, hanno tazze che li raffigurano, borse di tela in cui compaiono in effigie. E da poco hanno gioito anche una loro riscrittura sotto forma di albo illustrato. Salani, con questo breve racconto, si mette finalmente in pari e completa la pubblicazione in italiano di tutte e otto le storie della Jansson. 
E con l'occasione mi par di capire che voglia ripubblicare anche i sette titoli che già esistevano e che Donatella Ziliotto all'epoca aveva voluto fermamente nel catalogo, visto che sono già in circolazione Caccia alla cometa e Magia d'inverno
Resta anche in questa nuova edizione, come una sorta di sigillo di ceralacca che ne attesta l'autenticità, la pagina in cui Ziliotto racconta ai suoi lettori chi siano i Mumin, nel caso ce ne sia bisogno. 
Speculare alla brevissima introduzione "storica" di Ziliotto, c'è una sorta di appendice finale in cui sono riportati gli appunti della stessa Tove Jansson, scritti probabilmente in occasione della realizzazione dei film di animazione, tra gli anni Cinquanta e Settanta - scrive così chi li ha tradotti, ossia Francesco Spagnol. 
Sono dei buffi profili "antropologici" dei singoli protagonisti: il libertario Tabacco, il socievole troll Mumin. Papà Mumin corrisponde a quella tipologia di adulto cresciuto suo malgrado: lui conosce le sue responsabilità ma un po' le patisce e quindi appena può ricomincia a vivere senza pensieri. In questo senso la fuga dietro ai Fungarelli e il relativo abbandono del tetto di famiglia parla chiaro, salvo poi impegnarsi a costruire per loro una magnifica casa azzurra. Lui è così. Infatti se lo può permettere perché ha sposato Mamma Mumin che è forse il personaggio con meno difetti di tutti: accogliente, affidabile (lei), tollerante, paziente, un'educatrice magnifica (mai autoritaria, ma sempre autorevole) che lavora perché tutti possano trovare la propria strada verso la felicità. Sa dedicarsi agli altri per senza mai dimenticare di coltivare la proprie passioni. Nella sua borsetta c'è sempre l'occorrente per ogni evenienza. La piccola Mi, bisbetica e libera da ogni regola del vivere comune. Grugnina è un po' svampita, capace di grandi affetti, ma sempre molto interessata a ogni piccolezza che potrebbe possedere. E poi c'è Sniff, che in questa prima storia non ha ancora questo nome, è solo l'animaletto, ma che già denuncia un personalità spiccata: piuttosto egocentrico, ma senza mai esagerare, sa anche adeguarsi alle situazioni per convenienza. 
Qui, per esempio, fraternizza con il piccolo troll Mumin, ma quando c'è da andare dietro a Mamma Mumin lo fa, e zitto. Ha una passione insopprimibile per cercare e trovare tesori, possibilmente luccicanti. 
La cosa che colpisce in questo primo racconto è l'energia e il passo più accelerato della Jansson nello scriverlo. È buffo ma parrebbe che lei la stia considerando una sorta di prova generale. 
Scritto nel 1939 con l'idea di farne una fiaba - il suo primo lieto fine -, per allontanare quello che stava succedendo in Finlandia, ma una fiaba senza principi e principesse, è stato poi pubblicato nel 1945, su suggerimento di un amico che in questo materiale era stato capace di vederne la grande potenzialità. 
Però Il Piccolo Troll e la grande pioggia per noi che lo leggiamo per la prima volta, pur sapendo già moltissimo dei Mumin, oltre a essere un racconto magnifico in sé, ha davvero il valore inestimabile del preludio. Il preludio di una sinfonia.


In trasparenza si vedono infatti i segni, i temi, del processo di creazione, le ragioni che Tove Jansson vuole alla base del mondo dei Mumin: sono i segni, i suoni, di quello che verrà: la natura prorompente, la bellezza e la pace della valle, di quella unica valle soleggiata, i primi quattro personaggi e soprattutto lei, quella stufa di maiolica.... 

Carla

venerdì 13 giugno 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

UN POOL DI CERVELLI

Enigmi a tutti i piani. Criminali allo sbaraglio, Paul Martin 
(trad. Serena Tardioli) 
Il Castoro 2025 


LIBRO-GIOCO ILLUSTRATO (dai 6 anni)
 
"I Marmokki a palazzo. 
Quando il gruppo rock i Marmocchi soggiorna all'hotel Star Palace, porta sempre un gran scompiglio. Stamattina il cantante è stato tramortito e gli hanno rubato tutti i soldi del concerto della sera precedente. Gli unici ospiti dell'hotel sono i musicisti della band. 
Leggi le dichiarazioni dei testimoni e dei sospettati e osserva l'interno e l'esterno dell'hotel." 

Tre sono le domande: Dov'è il bottino? In quale camera soggiornano i componenti della band e naturalmente chi è il colpevole... 
Questo è il primo caso dei diciassette che uno dopo l'altro occorre risolvere. 
Le cose che l'investigatore/lettore ha in mano sono le dichiarazioni dei sospettati e dei testimoni e, naturalmente della vittima. A sentir loro tutti o quasi stavano provando il loro pezzo, chi al sax, chi al basso elettrico, chi alla batteria. Infatti nei corridoi c'era una bella baraonda che ha impedito alla signora delle pulizie di capire meglio cosa stesse succedendo. 
E, come se non bastasse, c'è stato anche un blackout doloso. A detta del custode, che è dovuto scendere nel seminterrato per riaccendere l'intero impianto, qualcuno deve aver provocato un corto circuito... 
I sospettati - Tim Zozzokkio, quel coatto di Jack Forzokkio, e le due ragazze del gruppo, Tina Birbokkio e Pam Bellokkio, e per ultimo Dan Fetokkio - hanno qualcosa da dire e, pezzetto dopo pezzetto, l'intero scenario si ricostruisce e diventa sempre più chiaro chi sia il colpevole. 

Il libro - GENIALE - funziona così. 
La pagina a dx è sempre divisa in due lungo la sua altezza. Da un lato c'è il breve antefatto e poi l'enigma, o meglio i tre enigmi. Nell'altra metà è disegnata la metà dello scenario, visto da fuori. 
La doppia pagina successiva, ai lati raccoglie le figure e le parole di vittima, testimoni e sospettati: un bel po' di testo. Al centro, ossia a dx e a sin del taglio centrale appare il lato interno dello scenario dove è avvenuto il crimine, in questo caso uno spaccato, una sezione dell'interno dell'albergo. 
Nella pagina successiva, c'è l'altra metà dello scenario esterno e un elenco di indizi che aiutano a risolvere il caso (quelli che in gergo si chiamano gli aiutini). 
La principale cosa che l'investigatore lettore deve fare è piegare le due pagine dedicate al caso dei Marmokki lungo la loro metà in modo che le due metà degli scenari esterni si ricompongano.
A dirlo a parole sembra una roba difficilissima, ma siccome, prima che tutto cominci c'è una bella spiega disegnata su come fare punto 1 punto 2 punto 3 ecc ecc anche i più legnosi capiranno e si divertiranno. 


Questo procedimento si ripete per ben 17 volte, quanti sono i casi da risolvere e ogni volta con scenari diversissimi: dai pompieri al saloon, tutto quello che ci si potrebbe immaginare in mezzo, ci sta! 
Ideona. 
Ho 65 anni e una certa esperienza e malizia nell'osservare i libri e quindi fibrillo di rado. Ma qui sono proprio saltata sulla sedia e son qui che mi centellino i casi e penso, accidenti sono s-o-l-o 17. 
Una bella idea che si irradia in diverse direzioni.


Chi l'ha pensata, e mi pare di capire dal frontespizio si tratti di un pool di cervelli, ha dovuto studiarla dal punto di vista grafico, la cartotecnica, ha dovuto progettare i singoli casi da risolvere, si è preso anche il gusto di fare un sacco di giochi con i nomi dei personaggi (e la traduttrice gli è andata dietro) e come si non bastasse ha creato una sorta di graduatoria di difficoltà caso per caso. 
Per esempio, il caso dei Marmokki, con il quale il libro si apre, è un grado basso, solo un teschio su tre. 


Tanti più sono i testimoni e minore il numero dei sospettati, tanto più il caso va considerato di facile soluzione, mentre se i sospettati sono addirittura otto, come nel caso Allarme al Museo, la soluzione è più complessa. Ovviamente. 
A tutto questo si deve aggiungere il disegno, che ha molti punti di tangenza con il fumetto, linguaggio di cui Martin è maestro in Francia. 
Ultima noterella. 
Cosa farne di un libro del genere? 
Da adulti, sbirciarci dentro e provare e risolvere i casi - senza farsi beccare, autodenunciandosi per aver piegato le pagine lungo la fustella. 
Con noncuranza, metterlo in mano a ragazzini e ragazzine perché passino una bella estate, facendo nel contempo un atto rivoluzionario: si facciano vedere con un libro in mano. 
E, magari, alla fine constatare con rammarico che sono stati più svegli di noi nel risolvere i casi. 

 Carla

mercoledì 11 giugno 2025

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

CORPO - FORMA – NORMA 

Lorenzo Ghetti arriva al terzo volume di un ragionamento sviluppato a fumetti cominciato nel 2018 con “Dove non sei tu”, poi con “In alto abbastanza” (2021) e ora con “La forma che mi hai dato”. Tutti usciti per Coconino Press. Un ragionamento, si diceva, che sposta le questioni dell’oggi in un tempo futuro e in un contesto fantascientifico dove, attraverso storie agite da giovani protagonisti, Lorenzo Ghetti mette in scena le dinamiche e i temi della costruzione delle identità individuali e collettive. 
Una sorta di trilogia, dunque, che tiene al cento l’adolescenza, le relazioni, gli affetti, i desideri, i corpi, l’immagine di sé, le costruzioni sociali, la tecnologia, l’idea di futuro. 


L’Isola, in cui ci porta con quest’ultimo racconto, è divisa in due parti separate e in tutto e per tutto diverse: c’è un fuori e c’è un dentro. Tra loro c’è un confine che non deve essere attraversato. 
Fuori vivono gli Esploratori, il loro spazio è aperto, connotato da una specie di super esposizione alla luce, i colori sono caldi e accesi e vanno dal giallo all’arancio al rosso. Uno spazio brulicante di corpi celati, quasi del tutto coperti da stole, veli e stracci. Dentro vivono gli Esemplari, in una torre alta e algida: le loro vite sono regolate da una ferrea e gerarchica disciplina, comunicano tra loro in maniera funzionale. Il loro spazio è chiuso, colorato con colori freddi che vanno dal blu al verde. Gli Esemplari indossano tute aderenti che evidenziano la forma dei corpi, perfetti nella loro “normalità”. 


Al centro della storia, al centro esatto del libro, scopriamo il Motore, un nucleo centrale che dà forma all’intero sistema sociale come ai singoli abitanti dell’Isola: un nucleo piatto, tondo, bianco, perfettamente vuoto, uno spazio che si legge per sottrazione in una doppia pagina densa di cavi, elettrodi e varia tecnologia. Quando i primi coloni arrivarono sull’Isola erano un unico equipaggio e furono gli Esploratori ad allontanarsi per primi dal Motore. I loro corpi mutarono a contatto col nuovo ambiente. Da quel momento l’esigenza primaria, per gli uni come per gli altri, sarà quella di preservare la normalità originaria. Gli Esploratori lavoreranno al servizio degli Esemplari per nutrirli e difenderli da eventuali e fantomatici attacchi esterni all’Isola. Gli Esemplari vigileranno sulla propria normalità tenendosi alla larga dal contatto con l’esterno. Un rito ciclicamente ripetuto, la “cerimonia del corpo”, servirà a rinsaldare il legame con la forma originaria dei corpi esemplari, quelli giusti. Nessun dubbio, nessun interrogativo, nessuna eccezione sarà ammessa. Nessuna rivolta. Nessun affetto dovrà mettere in discussione lo status quo. Ciascuno al suo posto, ciascuno schiavo della perfetta normalità, posseduta o anelata. 
Il passato, l’origine, diventerà l’unico motore del futuro. 


Ma… 
È davvero possibile vivere perché nulla cambi? Cosa è normale e cosa non lo è? Chi è il nemico e di chi lo è? Cosa fa di uno schiavo, uno schiavo e di un padrone, un padrone? Esiste una purezza contrapposta alla contaminazione? Cos’è che tiene insieme una società? E cosa tiene insieme un’identità? Le storie di Lorenzo Ghetti sono sempre generative di domande alle quali fortunatamente l’autore non dà risposte univoche. Ci pensa la storia stessa ad esplorare eventi e conseguenze. In questa storia arriveranno due personaggi: Mari, una Esemplare che tempo prima aveva deciso di abbandonare l’Isola e Figura, la cui forma non assomiglia a quella di nessuno, o meglio, può somigliare a quella di tutti perché può diventare come chiunque voglia che lui/lei sia. 


Mari è colorata in scala di Grigi. Figura è dello lo stesso bianco del Motore. Sono loro i personaggi che ci portano nella parte più enigmatica e ricca della storia: Mari ha cercato il coraggio di andare a guardare oltre l’Isola al di là delle forme date e conosciute; Figura non ha una forma propria ed è la capacità di totale contaminazione, il vuoto che può trasformarsi in ogni pieno. La forza del coraggio e la forza della trasformazione saranno deflagranti ed apriranno alla possibilità di un nuovo futuro: una nuova “coppia originaria”, se così possiamo dire, attraverserà un mare giallo e si inoltrerà fuori dalla pagina, nel mondo sconosciuto. 
Insomma una storia ricca di una complessità che trova corrispondenze nei contenuti come nella forma grafica: la scelta dei colori che identificano i personaggi e i contesti, la ripartizione delle vignette che crea un ritmo ogni volta diverso anche nel senso di lettura. Particolarmente interessante è il ragionamento grafico sulle forme geometriche: il cerchio che già appare in copertina ritagliato nella sovracoperta è inscritto sia in un quadrato che in un poligono. Anche la successione dei capitoli è segnata da forme geometriche inscritte in un cerchio: per il primo capitolo vi è solo una retta, per il secondo le rette diventano due incidentali, al terzo si chiuderanno in un triangolo e via via fino a costruire, capitolo dopo capitolo, un poligono con un numero sempre maggiore di lati… che nell’ultimo capitolo disegneranno un cerchio. Pure al centro del petto di Figura c’è un cerchio, vuoto, che con l’andare della storia, con l’avvicendarsi degli eventi sarà segnato, ogni volta di più, da rette che ne disegneranno spicchi. 
Trasformazione, conflitto, complessità, alterità, futuro. 


Una storia che scandaglia, su diversi piani, la costruzione dell’identità individuale e collettiva, il ciclo innovativo delle nuove generazioni e il conflitto che ne deriva, la potenza della ricerca interiore e della sperimentazione. Il tutto in uno scenario distopico, a cui Lorenzo Ghetti ci ha abituato già nei due titoli precedenti, caratterizzato da un segno grafico arrotondato che riesce a tratteggiare personaggi e ambienti familiari eppur futuristici. 
La ricchezza delle metafore, la molteplicità dei punti di vista, lo spessore dei profili individuali, la contrapposizione -niente affatto semplificata- tra individualità e normatività, la costruzione grafica del racconto che incastra vignette che zoomano e vignette che allargano lo sguardo con grande libertà nell’ingombro della pagina, l’originale utilizzo dei balloon, sono gli aspetti che, insieme agli altri che la sensibilità di chi leggerà potrà ritrovare, rendono questa graphic novel molto interessante e adatta alla lettura e alla riflessione di lettori e lettrici a partire dai 14 anni. 

 Patrizia 

 “La forma che mi hai dato”, Lorenzo Ghetti, Coconino Press - Fandango 2025 


lunedì 9 giugno 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL CONFINE

La ragazza pesce, Søren Jessen (trad. Eva Valvo) 
Camelozampa 2025 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dagli 8 anni) 

"Frede allunga la mano verso la scatola di biscotti. 
'No, adesso basta' dico tirando la scatola a me. Non dobbiamo fare lo stesso errore dell'aranciata. I primi tempi ne abbiamo bevuta troppa. Non pensavamo di rimanere soli così a lungo. Ma ormai non possiamo farci più niente. Ci accontenteremo dell'acqua. Di quella ce n'è ancora un sacco. 
'Quando tornano mamma e papà?'." 

Sono in casa da soli, fratello e sorella. Da giorni. Hanno un po' di scorte con loro. Ma non più molta roba. Senza corrente, con un generatore che non parte. Segregati in casa perché fuori c'è solo acqua: piogge infinite e il mare in tempesta che ha sommerso tutto. La loro casa, costruita in cima alla collina, sembra resistere. Ma per quanto? 
Questo è quello che c'è all'esterno. 
Ma invece all'interno della loro casa qual è lo scenario? Sotto il tavolo da pranzo, un rifugio nel rifugio, ammesso che la loro casa possa essere considerata un un luogo sicuro, il piccolo Frede sta giocando con i suoi animali giocattolo, le sue macchinine e Bruto, il brachiosauro del cuore.


Il suo gioco ha qualcosa di apocalittico: macchine che fanno incidenti a catena, l'enorme pupazzo di Bruto che piomba sugli altri inermi animali della fattoria... Poi arriva l'ora di cena, scatolette dalla dispensa, che la sorella prepara sulla bombola a gas, sperando che lui mangi. Frede è troppo magro per la sua età, lo dice anche il dottore, e poi spesso ha crisi in cui l'unica cosa che riesce a fare e sbattere la testa contro il muro o il pavimento. Ma adesso sembra tutto sotto controllo. Poi arriva l'ora di andare a dormire nel lettone, adesso vuoto, perché mamma e papà non sono lì a occuparlo. 
Ma quando tornano?... 

Quel grande azzurro e tutta quell'acqua che attraversa e riempie l'intero racconto ricorda quello di un'altra storia: Il sogno del Nautilus scritta da David Almond e illustrata da Dieter Weissmüller. In entrambi i casi siamo davanti a due scenari sottomarini e soprattutto postapocalittici. 
Il mondo intero è sprofondato negli abissi. Il Tower Bridge è attraversato dai delfini nel Sogno del Nautilus, qui i banchi di pesce azzurro attraversano quando il semaforo è verde. 


Ma a parte questa somiglianza negli scenari sottomarini, con una qualità di segno che li distanzia, e una varietà di linguaggi che Jessen persegue anche a scopo contenutistico, al contrario di Weissmüller, che resta molto più fedele al canone classico dell'albo illustrato. 
La varietà e la maturità di Jessen nel saper dosare testo e immagine, nel saper decidere chi far parlare con voce più alta, di pagina in pagina, se l'immagine o il testo (o ancora come disporli reciprocamente nelle pagine) è forse la qualità che per prima colpisce. Un bel contrappunto nelle prime pagine con il disegno di un mare in burrasca e solo poche parole che rassicurano e raccontano di una tranquillità casalinga (anche i biscotti di mamma sono citati).
Ma non posso negare che è altro quello che mi interessa mettere a fuoco. 
 Da un lato, il rapporto tra fratello piccolo e sorella grande che se ne prende in carico la cura. 
Immediatamente dopo mi pare interessante che i genitori non ci siano e punto. Non sono morti, molto semplicemente non sono lì con i due bambini. Nessuna spiegazione in merito, solo il vuoto che hanno lasciato nelle loro vite. Per sempre? Per un po' di giorni? Non è dato saperlo 
Ecco, il non sapere, o meglio il non dire è l'altro pregio nella scrittura di Jessen. 
Talvolta si dilunga, ma più spesso tace su un sacco di questioni e richiede ai suoi lettori uno sforzo immaginativo non indifferente. In questo caso c'è da capire che cosa effettivamente stia capitando in quella porzione di mondo, e ulteriormente ciò sta capitando solo in quell'isoletta o coinvolge l'intero pianeta? Da quanto sta succedendo quello che sta succedendo? Libertà di interpretazione quasi assoluta per il lettore. 
Lo stesso finale, su cui si deve necessariamente tacere, avviene nell'assoluto silenzio del testo.
Solo un suono ci guida. Bella idea. 
Nella stessa relazione tra fratello e sorella si percepiscono piccole sfumature emotive che ci permettono di ipotizzare che questa ragazzina stia - suo malgrado - provando a gestire una situazione molto più grande di lei e che cerchi di farlo al meglio, provando a mantenere salde le poche cose che legano entrambi alla vita di prima: le loro abitudini. 
E qui entra in gioco un'altra qualità di questo racconto, ossia la costruzione della relazione tra fratelli che, qui davvero esasperata dalle contingenze, resiste ad ogni pressione. Si percepisce con chiarezza che la maggiore sta cedendo, ma decide e sa che non deve mollare, e che il piccolo, per parte sua, dimostra di essere capace di fermarsi sempre a un passo dal diventare ingestibile. 


Sono magnifici nel loro fare 'pacchetto di mischia' di fronte al grande problema che entrambi hanno al momento. Per questo sono stati capaci di costruirsi un loro ménage alternativo a quello che dovrebbe essere quello consueto. 
Sullo sfondo un grande non detto, ossia il senso di privazione. E non solo quello dato dall'assenza dei genitori, ma anche di tutto il resto: dal cibo all'energia elettrica (ricorda qualcosa?). 
Quante e quali sono effettivamente le cose di cui non è proprio possibile far a meno per sopravvivere? beh, su questo ci sarebbe un monte di cose da dire. E un monte di esempi da portare. 
E così in qualche modo si ritorna al punto di partenza, ossia a quella commistione di assolutamente straordinario e di altrettanto assolutamente quotidiano che convivono sulle pagine dello stesso libro, della stessa storia. Quanto è sottile questo confine? 
Verrebbe da dire grosso quanto lo spessore di una parete ed esile quanto la sottigliezza di una finestra...

Carla

venerdì 6 giugno 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

TOM DE SAVOIE

Pesce Chiappa
, Pauline Pinson, Magali Le Huche (trad. Odile Ribaldi Sánchez) 
La Nuova Frontiera Junior 2025 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"Pesce Chiappa sembra un sedere. 
Glielo dicono tutti. Pesce Chiappa non sa cosa rispondere. È vero che la sua faccia ricorda un sedere. Decide così di fare delle puzzette con la bocca. I suoi amici si divertono un mondo e smettono di prenderlo in giro. 
Ma dopo un po' Pesce Chiappa non ha più voglia di essere divertente, vuole solo essere normale." 

E così decide di andarsene altrove e parte in esplorazione delle grandi profondità marine. Tanto più giù va, tanto più trova pesci molto strani: pesci imbuto, pesci chiave inglese e persino un pesce fontina. Con lui però è diverso: è amicizia a prima vista. Se era curioso avere la forma di un sedere, figuriamoci averne una da fetta di formaggio valdostano. 


Damien e Steven, rispettivamente Chiappa e Fontina, giocano a palette: una sorta di tennis subacqueo e Steven, che ha un sacco di abilità, ne insegna parecchie a Damien; come scrivere sulla sabbia del fondo marino con la coda o fare musica con le conchiglie. È tutto un grande spasso fino al momento in cui una rete di pescatori li tira a secco...Ma il fatto di essere così 'brutti' si rivela una fortuna perché immediatamente vengono rimessi in acqua dal pescatore che li guarda disgustato. La vita in fondo al mare è davvero piena di belle sorprese, compresa quella che capovolge, nel senso più letterale possibile, il punto di vista... 

Un successo editoriale inaspettato quanto grandioso: 50.000 copie vendute, nove paesi ne acquisiscono i diritti e in Italia arriva con La Nuova Frontiera Junior. Alla fiera di Bologna molti ne parlano e infatti sparisce all'istante dai tavoli degli stand...


Un fenomeno che potrebbe spiegarsi con il fatto che nel realizzarlo sono successe alcune belle cose. 
La prima delle quali è la grande intesa che c'è fra quelle due monelle di Le Huche e Pinson. Hanno già collaborato più volte su libri come Non sono stato io, è stata la balena (Tourbillon 2014) e La famiglia Cacca (Tourbillon 2014), gli unici due arrivati fin qui. Gli altri sono francesi. 
Entrambe condividono il modo di concepire le storie per bambini: entrambe sono lì a cercare di farli ridere e nello stesso tempo di mettere su pagina cosette anche più profonde che li possano toccare. L'altra bella cosa che succede riguarda gli adulti: il libro - almeno in francese -  gioca e allude. Una per tutte: il nome Steven che in italiano è divertente, ma vabbè, in francese è invece Tom de Savoie, che parlando di formaggi, fa molto più ridere ed è un magnifico gancio per conquistare l'acquirente, ammesso che ami il camembert (in Francia) o la fontina (in Italia)! 


E in tutto questo gran ridere vediamo prima un pesce da solo che decide di non stare più al gioco che gli altri esigono da lui per divertirsi e tenerlo dentro il gruppo e poi vediamo l'incontro con un altro pesce appartenente alla categoria degli 'scartati' dalla società. 
Addirittura il pescatore li ritiene inguardabili e quindi invendibili. Inutile tirarli a secco.
Questo dettaglio, se ben utilizzato, diventa per i due nuovi amici una risorsa. 
E ancora, tra una risata e l'altra, vediamo come cambia il punto di vista di Damien che, al principio, sulla scia di quanto dicono i suoi vecchi amici, considera il pesce Fontina effettivamente brutto, salvo poi ricredersi quando lo conosce più a fondo e smette di vederne solo l'aspetto esteriore. 
Naturalmente il grande successo, è inutile girarci intorno, dipende dal fatto che nel titolo e per tutta la storia si ruota intorno a un sedere. 
Splende in copertina, in tutto il suo rosa su fondo nero e fin dal principio la storia cerca spunti riguardo a tutto quello che un sedere può fare, puzzette annesse. 
Però però pero. Le due non sono nuove a cavalcare questa tigre, ma lo fanno con un garbo tale che anche al lettore più smaliziato non viene in mente che si tratti di una strizzatina d'occhio ai lettori, fin troppo facile. Lo si capisce nel momento in cui tanto più va in profondità (in senso latto e letterale), tanto più il pesce chiappa esce dallo stereotipo, fino ad arrivare al climax (preparato a dovere con la sequenza di pesce gatto, sega, pilota, lanterna, imbuto e poi chiave inglese) rappresentato dal pesce fetta di fontina. 
Ed ecco che qui arriva l'altra grande qualità del libro, ossia il disegno di Magali Le Huche. Alle tavole corali, spesso doppie si alternano brevi e concitati dialoghi a fumetto tra i protagonisti, oppure piccole scenette sul bianco della pagina. 


Ma per togliere ogni dubbio circa la sua bravura, basta osservare la fetta di fontina al cinema...
Vedere per capire! 

Carla

mercoledì 4 giugno 2025

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

ALTRO CHE PARADISO TERRESTRE! LA CREATIVITÀ DELLA CREAZIONE 


È appena (ri)uscito per Mondadori questo volume che raccoglie trentadue racconti di Ted Hughes originariamente pubblicati in tre libri separati da Faber and Faber tra il 1963 e il 1995: How the Whale BecameTales of the Early World e The Dreamfighter e poi arrivati in Italia con Emme, nel 1981, e quindi con Mondadori nel 1992.
Si raccontano i giorni della creazione: quello che nella Genesi accade tra il quinto e il sesto giorno in maniera perfetta e definitiva, qui si dilata in una quotidianità brulicante di fatti e fatterelli che raccontano come ciascun essere vivente divenne ciò che oggi è; come è andata quando tutto cominciò. 
Gli esseri viventi “non avevano idea di cosa sarebbero diventati” e dio era impegnato a dare vita ad esseri di ogni sorta, dando prova di infinita ed ingovernabile creatività. Ingovernabile la sua creatività ed altrettanto ingovernabile il creato. Per esempio, la Balena. 
Lei spunta nell’orto di dio come un ortaggio sconosciuto allo stesso creatore che, curioso di vedere cosa ne sarebbe venuto fuori, lo lascerà crescere. Ma l’ortaggio cresce e cresce raddoppiando e triplicando ogni giorno le sue dimensioni. Sai dirmi che razza di creatura sei? Lo sai o no? le chiederà. E lei: Sono la Pianta Balenina. Avrai sentito nominare la Rosa Canina e l’Erba Viperina. Bene, io sono la Pianta Balenina. La pianta balenina rischiava di ricoprire tutta la terra così dio raduna gli animali e dopo tre giorni di consultazioni, tra i suggerimenti di tutti, e con una presa in giro bella e buona, la pianta balenina fu sradicata e gettata in mare contro la sua volontà, con la promessa che un giorno, forse, sarebbe riuscita a tornare nel suo orto. 
Se nella Genesi il soggetto è il creatore, in questi racconti lo spazio dell’azione è condiviso: il creatore e il creato interagiscono alla pari. Alcuni esseri viventi, come si è visto per la balena, arrivano al mondo in completa autonomia. Un interessante punto di partenza per raccontare un divenire piuttosto caotico e assai divertente. Nessuna idea di perfezione, né di compiutezza traspare da questi racconti: il creatore è piuttosto un artigiano puntiglioso ma anche distratto, saggio ma a tratti ingenuo, onnipotente e allo stesso tempo sopraffatto egli stesso dalla creatività del creato. Ne vengono fuori dei racconti parecchio fantasiosi in cui gli esseri viventi si affannano a trovare il loro posto nel mondo. 
C’è quello che sarebbe diventato un cane selvatico, che però voleva tanto essere un leopardo, e lo seguiva e lo imitava in modo da diventare come lui. Ma alla fine di un lungo ed inutile apprendistato, sempre alle calcagna del leopardo, riuscirà soltanto a diventare la iena, che del leopardo mangia solo gli avanzi. 
Oppure l’asino, che voleva diventare Ogni Animale, e si esercitava a diventare ora l’uno, ora l’altro, e pure quando l’uomo lo assume per tirare l’aratro, l’asino pensa di allenarsi mentalmente durante le ore di duro lavoro. Presto si accorse di essere molto bravo a fare ciò. Poteva immaginare per ore e ore di essere tutti gli animali che desiderava (uno Stambecco, per esempio, che spicca salti tra le nuvole di balza in balza, o un Salmone che risale l’impetuosa corrente dei fiumi) soltanto nella sua testa. Per poi adattarsi ad essere proprio e soltanto un asino. “Dopo un po’ che gli animali erano sulla Terra, cominciarono a stancarsi di ammirare gli alberi, i fiori e il Sole e presero ad ammirare se stessi. Ogni animale era sempre più desideroso di essere ammirato e impiegava ogni giorno una parte del suo tempo a farsi bello. 
Ben presto cominciarono a tenersi delle gare di bellezza. 
Qualche volta il primo premio lo vinceva la Tigre, qualche volta l’Aquila e qualche volta la Coccinella.” Furbizia, vanità, invidia, solidarietà, vanno a comporre un universo parecchio rassomigliante al mondo degli umani. 
Quando il Gufo divenne Gufo, la prima cosa che scoprì fu che riusciva a vedere di notte. La seconda cosa che scoprì fu che nessun altro uccello ci riusciva. La terza cosa fu che trovò presto un modo per gabbare i suoi simili e poterseli mangiare a piacimento variando la dieta di topi, ratti e scarafaggi che gli erano toccati fino ad allora. Certo il suo piano dopo un po’ fallì, ma lasceremo ai lettori i dettagli di questo struggente racconto. 
L’Uomo e la Donna, anche loro vengono creati: l’Uomo con estrema facilità: Dio si limitò a plasmare l’argilla, ci soffiò dentro la vita e oplà! l’Uomo ne è saltato fuori, bello che pronto. Dopodiché non gli restava che fare la sua migliore metà. Dio si impegnò molto e fu compiaciuto di averla creata perfetta. Ma, ecco il problema! Non riusciva a soffiarle dentro la vita. Lei era lì, ancora calda nelle mani di Dio, perfettamente plasmata. Molto più perfetta dell’Uomo. Ma ancora senza vita. Lo sconforto di dio era grande ma quello dell’uomo si era tramutato presto in una crisi isterica: come poteva vivere infatti senza la sua migliore metà? (hi! hi! hiI! ndr). L’operazione si rivelava davvero impossibile tanto che dio chiese aiuto con un proclama da pubblicità: Ricompense divine per chiunque riesca a far vivere la Donna! 
Sarà la mamma di dio a trovare la soluzione: con precise indicazioni che coinvolgeranno in primis la luna, verrà alla luce un bambino umano e a custodirlo sarà posta una terribile tigre che spaventerà lo stesso onnipotente, come se quel bambino umano che aveva preso vita senza il suo soffio vitale fosse troppo per lo stesso dio. Non mancano i buchi neri, un Poltergeist, un demone responsabile della nascita dell’ape e certi alieni che si mascherano da incubi e che si insinuano nell’orecchio di dio togliendogli il sonno. 
Siamo di fonte a un’opera complessa che presenta molteplici livelli di lettura utilizzando una lingua piana e ariosa, facilmente godibile da orecchie piccole e curiose. Una lingua capace di mostrare caratteri e paesaggi di un mondo che risulta allo stesso tempo primitivo ed attuale. Racconti di metamorfosi che hanno molto a che fare col mito e ben poco con la ricerca della perfezione. 

Patrizia 

 “Com’è nata la balena e altre storie”, Ted Hughes, trad. Riccardo Duranti, ill. Fabio Visintin, 
Mondadori 2025 
 

martedì 3 giugno 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA NOSTRA ADORATA ADA 

Ada e le formiche nella pancia, Stefanie Höfler, Philip Waechter 
(trad. Anna Patrucco Becchi) 
Uovonero 2025 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni) 

"Ada non capisce proprio perché dovrebbe mettere per forza la testa sott'acqua! 
Ci sono molti animali che non lo farebbero mai, cavalli, mucche maiali, asini. I gatti preferiscono stare lontani dall'acqua in generale, i cani nuotano con la testa fuori dall'acqua e l'insetto pattinatore cammina addirittura sulla sua superficie. E le anatre ci si immergono solo brevemente, quando vogliono mangiare le alghe. 
Ada non ha per niente paura dell'acqua. 
Soltanto che non vuole stare con la testa sott'acqua!" 

Come di solito accade nella vita dei bambini tedeschi, e Ada è una bambina tedesca, l'apertura della piscina scoperta, segna un momento di cambiamento. 
Segna l'arrivo dell'estate. 
Nel caso di Ada, non un'estate qualsiasi, ma quella di passaggio dalla scuola materna alle elementari. Finisce l'inverno, la pioggia, la scuola è agli sgoccioli e anche le solite routine lasciano il posto ad alcune novità, al gioco all'aria aperta e a quel meraviglioso periodo che si chiama vacanza. 
Il tempo non è ancora molto stabile: alle giornate di sole si alternano ancora quelle un po' nuvolose, e talvolta arrivano improvvisi anche i temporali. 


Ma poi spunta di nuovo il sole. 
Ecco, questo è quello che sta anche un po' succedendo nella vita di questa bambinetta di sei anni, alle soglie della scuola elementare: momenti di assoluta felicità si alternano a momenti un po' più scuri o a situazioni un po' fastidiose come lo è, per l'appunto, la pioggia. O ancora a momenti un po' burrascosi e non previsti, come lo sono i temporali. 
Questo è il racconto di quei mesi, un po' ai bordi della vasca, un po' ai bordi della vecchia scuola e di quella nuova, un po' in casa, un po' da sola, un po' con la sua amica del cuore Laila, spesso con il fratello più piccolo Max, con la sua mamma e con la sua nonna che non sta sempre alle regole, ride come un motorino e le regala una gallina per il compleanno, con Paul, un amico di mamma, che suona il violoncello e che ha scommesso che lei entro l'estate avrebbe messo la testa sott'acqua... 


Le cose belle che succedono in questo libro sono queste. 
La prima è l'idea di raccontare, usando la metafora meteorologica, un paio di mesi della vita di una ragazzina. Vita che non è sempre soleggiata, serena e senza improvvisi rovesci... 
Attraverso il racconto di singoli episodi della sua vita quotidiana conosciamo, guardandoci attraverso, i membri della sua piccola famiglia, mamma, nonna, Max, Paul, la sua ristrettissima cerchia di amicizie, Leila, Amina e Linus e un paio di maestre che ne stanno curando il transito da una scuola all'altra. 
E soprattutto conosciamo le relazioni interpersonali che tengono insieme questa piccola comunità.
Capiamo subito che Ada è una bambina dalla spiccata personalità. 
Conosce piuttosto bene se stessa (ma anche tutti gli altri, tranne uno), sa fare i conti con i suoi limiti e sa mettere in campo i suoi punti di forza, come per esempio l'affidabilità e una buona dose di pazienza nei confronti del fratello. 
Come tutti i bambini, è agitata da sentimenti, forti ed emozioni che la scuotono e non la lasciano mai indifferente. 
E' leale, generosa, attenta, ma non sempre i suoi pensieri si possono definire edificanti, ma sempre autentici. 


Ed è qui che accade la seconda cosa bella. Ada non è perfetta, ma ha il coraggio di ammetterlo. Fa sbagli, sapendo di farli. Accetta le sue parti più oscure e impara a misurarsi con esse. 
Ovviamente di tutto questo dobbiamo essere grati a Stephanie Höfler che è stata in grado di disegnare un profilo di bambina in cui non è difficile riconoscersi, anche a molti anni di distanza dalla propria infanzia. 
Come accade in questi casi, ossia quando si può parlare di una buona onestà intellettuale, è perché chi scrive, ossia un adulto, ha saputo andare a pizzicare corde interiori che suonano con egual forza, tanto nella propria sfera emotiva quanto in quella dell'infanzia. 
E ancora. E siamo a tre: la struttura narrativa e il suo dialogo serrato con le immagini di un Waechter davvero ispirato. 
I brevi racconti funzionano come un puzzle e le illustrazioni ne determinano il profilo ogni volta differente, e quindi l'incastro perfetto in un preciso punto e non in un altro. 
La cosa che succede: spesso e volentieri il testo lascia in sospeso la questione che, invece, attraverso il disegno si chiarifica. La soluzione fumettistica che Waechter adotta per chiudere 'in bellezza' l'episodio L'unicorno con gli occhiali e la sua relativa restituzione al legittimo proprietario è uno dei diversi esempi. O ancora la tavola che chiude, anche questa volta 'in bellezza', l'episodio Max è morto! 


O ancora la personificazione dell'anima: una delle diverse questioni complesse che torna più volte. O il magnifico quanto piccolo disegno che riassume ciò che le parole avrebbero reso forse troppo mieloso nel finale di Non sono stata io! 
Da leggere e guardare con attenzione, senza se e senza ma. 

Carla 

Noterella al margine. A proposito di attenzione. Un po' di cose che si potevano togliere: le righe finali di alcuni capitoli che sono lì a spiegare cose che il lettore ha già molto ben chiare. Un pugnetto di refusi, e almeno un paio di verbi che stridono con il buon italiano e il buon senso...