LA GRANDE DOMANDA
Edizioni Clichy 2025
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Prendiamo il sentiero del prato giallo, per andare ad ascoltare il nostro uccello preferito, il merlo.
Ma oggi non c’era.
Lo abbiamo cercato dappertutto, anche vicino al torrente. Non era da nessuna parte.
Alla fine l’abbiamo trovato sul sentiero. Era sdraiato, tutto tranquillo.
Non avevamo mai visto un uccello così da vicino."
Lo scoiattolo e Pok amano molto sedersi sul vecchio ceppo per vedere gli uccelli che passano ad alta velocità sulle loro teste, ma quando arriva la noia si spostano e vanno a sentire il merlo.
Non vedendolo, lo vanno a cercare. Lo trovano steso sul sentiero.
E la domanda sorge spontanea: sta dormendo? In questo caso loro dovranno aspettare che si svegli e dovranno fare silenzio. Ma se fanno troppo silenzio, il merlo indisturbato continuerà a dormire e quindi i due decidono di chiamarlo, ma niente. Allora fanno un po' di rumore, ma niente.
Allora fanno un bell'urlo, ma niente.
Oh, oh. Hanno finito le idee, quindi è il caso di andare a cercare Günther per capire come svegliarlo. Günther pensa che sollevandolo in alto lui avrebbe avuto modo di spiccare di nuovo il volo. Ma loro sono troppo piccoli per riuscirci: essere troppo piccoli per una cosa troppo grande per noi.
Ecco che nelle loro teste si insinua il dubbio che il merlo lì steso non stia dormendo, ma sia morto. Günther non lo crede perché chi canta così bene non muore mai... Come dargli torto?
Visto che i vivi sono caldi e i morti sono freddi, e il merlo adesso è tiepido, forse allora è solo mezzo morto?
Ma i mezzi morti prima o poi si alzano... Il merlo, no.
I morti non si possono lasciare lì per terra, con una foglia secca accanto...
Questa è la storia del suo funerale!
Tallec non perde una gara!
Attraversa sempre grandi questioni senza mai prescindere da due fattori: da un lato vederne il lato leggero, teneramente ironico, che spesso e volentieri è un aspetto pratico che riguarda l'intera faccenda e dall'altro far sì che il lettore, proprio in nome di questa prospettiva, possa riconoscere e riconoscersi in ciò che accade. Sorridendone con affetto.
Per intenderci, cogliere il lato comico e un po' goffo di come si attesta il trapasso del merlo e tutto il rovello che quei tre mettono in piedi, significa alleggerire il tema.
Per forza. Parlare di un mezzo morto o pensare di issarlo per farlo di nuovo volare fa sorridere e quindi come per magia stiamo sorridendo davanti a un morto e per come i vivi lo trattano.
Ed è in questo che Tallec dimostra di ricordare o di sapere come un bambino si pone di fronte all'evento della morte: quale bambino non prova la curiosità di toccare un piccolo animale morto, verificarne con i sensi il suo diverso stato. Per capirci, il merlo freddo caldo o tiepido...
E ancora, parlare di morte con tenerezza, attraverso l'ironia e l'esito pratico di come organizzare le meritate esequie significa tirare uno solo dei mille fili di un intreccio ben più complesso e ben più profondo e doloroso.
Ma, combinazione, quel filo "funeralizio" ha qualcosa in sé di così tanto tangibile, tattile, pratico, quotidiano, che rende il grande pensiero, le grandi emozioni che la morte porta con sé, percorribili con meno sforzo. Attraversabili, con addirittura il sorriso in faccia.
Ed è qui che con grande falcata il suo libro supera tutti quelli che sono solo lacrimevoli. E cercano di trovare soluzioni al dolore di una perdita, affidandole a un albo illustrato.
Tallec trova il modo di farci sorridere e soprattutto non dà soluzioni preconfezionate. Fa accadere cose semplici, cose che hanno a che fare con la quotidianità e le mette lì in mostra. Spetta a ciascun lettore fare il passo successivo per trovare da sé le proprie ragioni.
E quello che accade è che attraverso una storia semplice, accogliente, in cui tutti ma proprio tutti possono accomodarsi senza troppa fatica, in cui tutti riescono a trovare il proprio posto, attraverso i dialoghi di personaggi che sono 'umani' nel loro essere pieni di difetti e fragilità, ci confrontiamo senza lacrime, anzi sorridendo, con una delle più grandi questioni dell'umanità, anzi forse proprio la grande questione dell'umanità.
Come non accettare che arrivi la fine? Come constatare che la vita invece ha un termine? Come superare il distacco? Come provare a far restare con noi chi non c'è più? Come dare un nuovo senso alla vita di chi prosegue?
Domande di tale portata sono nella testa di ciascuno, grande o piccolo che sia.
Ed ecco quindi un nuovo libro universale e aperto, e quindi magnifico di Olivier Tallec.
Carla