lunedì 18 luglio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LE QUESTIONI DI UN CERTO PESO

Jeppe in missione, Jutta Bauer (trad. Giulia Mirandola) 
Terre di Mezzo, 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Un giorno il mio Re mi fece chiamare nel suo castello. Aveva sentito dire che ero un animale molto veloce e mi ordinò di portare un messaggio importante al Re suo vicino. Oltre le colline, lungo il fiume e poi sempre dritto verso ovest. Presi il rotolo con il messaggio e corsi via subito. Ma già dopo la prima collina mi dovetti fermare." 

Tirato giù dal letto da una voce che lo chiama, Jeppe indossa la sua camicia a quadretti e i pantaloni della tuta e corre al cospetto del suo Re. In segno di devozione, non osa neanche guardarlo, e prende rapido il rotolo avvolto in un nastro che il sovrano gli porge. 


Parte Jeppe di gran carriera per portarlo al re del regno accanto. Durante il il tragitto tuttavia ci sono una serie di cose che Jeppe proprio non si può esimere dal fare, nonostante questo lo faccia rallentare: aiutare papà scoiattolo che è precipitato dall'albero, recuperare un pallone, intrattenere la prole di una mamma indaffarata... 
Il tempo passa, i giorni e le settimane si susseguono e Jeppe, di gentilezza in gentilezza, prosegue sicuro il suo tragitto verso il castello del re vicino. 
Tuttavia quando non si conosce molto bene la strada, e per di più si incontrano ostacoli che sembrano insormontabili, c'è il rischio concreto di allungare il tragitto o addirittura di sbagliare direzione e di tornare inavvertitamente al punto di partenza. Mentre intanto al castello... 

I libri di Jutta Bauer sono indelebili. E di solito capita che lo facciano per la loro leggerezza nel dire cose di un certo peso. 
La prima, la leggerezza, la si percepisce nella semplicità della storia che racconta, nella quotidianità che detta storia attraversa. La quotidianità di una tuta da ginnastica, come ognuno ha o ha avuto appesa nel proprio armadio. Di un paio di pianelle e di una barba incolta. Di un libro letto a dei piccolini. Di una sedia a rotelle. Nel segno che è sempre così tondo e morbido. 


Ecco, la morbidezza che qui non si esaurisce nel solo segno della matita, ma è un'attitudine mentale, è invece quell'ingrediente necessario affinché attraverso un tono leggero si possano dire cose notevoli, significative. 
Jon Klassen, un giorno, in una bella intervista racconta che la 'morbidezza', ossia la gentilezza dei modi che ha a disposizione un autore, può essere la chiave che apre la porta a qualsiasi argomento si voglia affrontare. 
In altri termini, trovando il tono e la parole adatte, ai bambini tutto - ma davvero tutto - può essere raccontato e detto. Se non ricordo male, era a un libro in particolare, che Klassen faceva riferimento: L'anatra, la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch. 
Chi lo conosce, riconoscerà immediatamente il senso delle parole di Klassen. Ed è anche dimostrato che nei suoi libri, in quelli di Klassen intendo, almeno fin qui, anche lui lo ha sempre considerato la gentilezza un criterio irrinunciabile nell'atto di raccontare. 
Ecco. 
Esattamente la stessa cosa mi pare la si possa dire per i libri di Jutta Bauer. 


Da Urlo di mamma in poi. Con leggerezza si possono dire cose fondamentali. 
Qui con Jeppe in missione, le questioni 'di un certo peso' sono diverse e si intrecciano magnificamente l'una nell'altra. Ma il tono con cui vengono raccontate resta quello lieve, un venticello leggero che è in grado di raggiungere le orecchie di tutti, volendo. 
Vediamole, dunque, queste cose di peso. 
Da una parte, si ragiona sul fatto che ciascuno di noi non dovrebbe mai perdere, come capita a Jeppe, i propri valori, le personali priorità. Il fatto di essere veloce e coraggioso, non gli fa dimenticare mai di essere anche generoso, paziente e servizievole, doti che sono parte della sua indole, del suo carattere, del suo essere quello Jeppe lì e non un altro. 
Accanto a questa grande verità, se ne aggiunge subito un'altra che ha a che fare il senso che ogni viaggio dovrebbe avere: essere innanzi tutto un percorso, durante il quale si inanellano incontri ed esperienze che costituiscono, a conti fatti, e ad arrivo raggiunto, l'autentico e profondo valore del viaggio stesso. 


A questo si aggiunge anche una riflessione sulla qualità e lo spessore che il tempo porta con sé. Da una parte c'è la linea temporale del viaggio di Jeppe, con tutte le sue soste impreviste, di cui non si riesce mai troppo a percepirne la durata, mentre ne esiste una seconda, in un 'sottofondo' in bianco e nero, che invece riguarda l'esistenza del re. Si vedono le notti succedersi alle giornate, belle o brutte che siano, si percepisce la noia, data dall'immobilità, si percepisce la nascita e la fine di un bel po' di cose, si percepisce addirittura l'avvicendamento degli umori: dall'euforia di un amore alla malinconia della solitudine, dalla cura di sé all'abbandono in cui decidere di vivere. Tutto molto ombelicale.


Non credo di dover spiegare a nessuno che, tra gli altri fattori, lo scorrere del tempo ha la capacità di modellare le nostre esistenze, i nostri pensieri. 
E come se non bastasse, attraverso questo albo, si possono fare ragionamenti anche sulle diversità umane che tengono distinti coloro che sanno - e vogliono - vivere in armonia con gli altri e partecipano delle loro vite e coloro che, invece,  dal loro egocentrismo e individualismo non traggono altro che miseria umana e solitudine coatta.



Con redenzione finale, perché è pur sempre un libro concepito per un pubblico di bambini che meritano di vedere sempre una strada da percorre davanti ai loro occhi. 
Tralascio volutamente la questione che spesso è attraverso l'esempio che si può imparare molto dagli altri e che la generosità e la cura nei confronti del prossimo riempiono la vita e spesso tornano indietro come boomerang... 
Tutto questo accade in un libretto che non supera la cinquantina di pagine e le quattromila battute. 


Nicht schlect, ne? 

Carla

venerdì 15 luglio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

BERNIE, L'ANGELO CUSTODE 

Il segreto della Hudson Queen, Jakob Wegelius (trad. Laura Cangemi) 
Iperborea 2022 


NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni) 

 "Mi ci vorranno settimane per completare il racconto, forse un mese intero, ma se vuole può leggere via via che procedo nella stesura. Ogni sera metterò nel salone, sul tavolino di mogano accanto al pianoforte a coda, le pagine scritte durante la giornata. La macchina da scrivere che mi ha prestato è eccellente. Non avevo mai usato un'Imperial." 

Sally Jones è ospite di Madame, in Francia, nella sua ricca residenza e si appresta a raccontare - come già le abbiamo visto fare in passato - gli avvenimenti che hanno contrassegnato l'ultimo suo anno di vita. Lasciata Lisbona, Ana Molina e il signor Fidardo, entrambi puntano verso la Gran Bretagna, in Scozia, perché hanno in progetto di cercare di restituire alla legittima proprietaria una collana di perle molto preziosa che casualmente loro hanno ritrovato all'interno del timone della Hudson Queen: uno dei segreti che la loro barca, che ancora malconcia in attesa di restauro, ha nascosto per molto tempo. 
Questa è la avventurosissima storia del loro viaggio verso il nord, delle loro vicissitudini con la malavita locale, con i contrabbandieri di whisky durante il proibizionismo, dei loro incontri con alcune persone meravigliose e con altre malvagie e senza alcuno scrupolo, i loro allontanamenti e ritrovamenti, il loro viaggio di ritorno. 

Con la perfezione del cerchio, il libro parte da un punto per poi ritornarci dopo 463 pagine di racconti avvincenti e di figure indimenticabili. 
Che Jakob Wegelius sia uno scrittore eccellente è cosa nota. 
Che, oltre a questo, il suo primo romanzo di avventura che ha come protagonista la gorilla Sally Jones, e il suo libro illustrato che li ha anticipati, siano letture imperdibili è dimostrato dai fatti. 
E di questo non si dirà nulla qui. 
Mentre ha forse senso sottolineare una caratteristica che li accomuna. 
La capacità rara che Wegelius nel 'disegnare' anche in senso più metaforico i suoi protagonisti. 
Non credo sia mai casuale che al principio del libro, ancora prima di qualsiasi parola, Wegelius metta in sequenza una galleria di ritratti dei protagonisti e dei personaggi principali (mancano forse all'appello un detective incauto e un gentleman in bolletta), disegnati secondo la sua cifra che lo rende riconoscibile a distanza. 
Lo fa, anche a livello visivo che decisamente ha un effetto sul lettore molto più immediato, per dare spessore a quello che credo vada riconosciuta come una grande qualità della sua scrittura: la profondità di indagine di ciò che la complessità dell'umanità rappresenta. 
Se da un lato Wegelius è - innegabilmente - un abile costruttore di intrecci, visto che tiene incollati alle pagine i suoi lettori fino alla fine - dall'altra è un sensibile e acuto osservatore dell'animo umano. 
E come se non bastasse dei punti di forza e di debolezza che segnano le singole persone è in grado di offrire una visione in profondità, con la rara capacità di non vederne e restituirne i toni forti, ma anche tutte le sfumature. Questa particolare prospettiva fa sì che ciascun personaggio venga indagato fin nelle più remote profondità e ci venga quindi restituito nella sua complessità. 
Come nei suoi disegni: pieni di luci e ombre per dare loro corpo. 
Porsi in questo modo nell'atto di concepire un romanzo, una storia, ha spesso significato non limitarsi mai personalmente, e di conseguenza neanche costringere i propri lettori a farlo, a una visione dicotomica e assoluta dell'esistenza. Il Male non è mai solo il Male e il Bene non è mai solo Bene. Anche se nella sua galleria di personaggi, o forse sarebbe più corretto dire di persone, più volte si incontra la malvagità e la bontà quasi allo stato puro. 
Farlo in libri che sono pensati per lettori in crescita credo assuma un valore ancora più significativo. Ma non ne dirò la ragioni, in modo che ciascuno possa trovare le proprie. 
Nel Segreto della Hudson Queen, rispetto al precedente La scimmia dell'assassino, sembrerebbe che il lavoro di introspezione dei personaggi addirittura in alcuni punti predomini la sequenza dei fatti. 
Come se Wegelius, in una scrittura ancora più matura, avesse deciso di mettere a fuoco più che la complessità che richiede un romanzo di avventura e di viaggio e di incontri, molto di più lo spirito con cui questi viaggi, avventure e incontri vengono affrontati e vissuti. 
Chiuso il libro, la percezione che resta più viva, è quella di essere accompagnati da alcuni di questi personaggi/persone delle quali non vorresti mai dimenticarti. Uno su tutti è Bernie. 


Forse lui più di altri incarna la bontà. Una bontà che, conosciuta tutta la sua storia, nasce - nel suo caso - dalla purezza, dall'ingenuità e dalla sofferenza personale. Il suo passato, pieno di male subito, sembra essere la ragione per la quale Bernie sia oggi così buono con tutti. 
La sua testa, squassata da anni di pugilato fatto male, lo rende vulnerabile, indifeso e fragile, ma nello stesso tempo lo trasforma in una forza e non solo muscolare. 
Lui è di fatto lo scudo di protezione, così mi immagino siano gli angeli custodi, di una gorilla piena di guai. 
Libro ancora più imperdibile del precedente. 

Carla

mercoledì 13 luglio 2022

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

AMICI SUICIDI


Il libro vincitore del Festival ‘Un mare di libri’ è ‘La compagnia degli addii’, di Axl Cendres, pubblicato l’anno scorso da Il Castoro. I giovani giurati del premio l’hanno scelto fra una rosa di cinque libri, fra cui ‘Senza una buona ragione’ e ‘Rose fuori dal mondo’ .
La trama è semplice: in una improbabile clinica psichiatrica s’incontrano cinque personaggi, tutti accomunati dall’aver tentato il suicidio: sono il gruppo dei Suicidanti, che sono ben lontani dall’aver rinunciato al loro proposito, semplicemente rinviato. Sono Victor, obeso e vittima di bullismo, Colette, vedova inconsolabile e incline all’alcol, Alice, fragile adolescente abusata, Jacopo, miliardario annoiato che non si perdona di essere l’unico in vita della sua famiglia, e, infine, l’io narrante, Alex, la cui madre si è suicidata. Tutti hanno buoni motivi per non amare la vita, tutti contemplano ferite all’apparenza insanabili. Progettano così una una fuga rocambolesca dalla clinica e con la splendida Rolls Royce si avviano verso la maestosa magione di Jacopo, con annessa invitante scogliera, per mettere fine tutti insieme alle proprie sofferenze.
Solo che, giorno dopo giorno, tutti tranne uno trovano nuovi fondamentali motivi per rinviare l’insano gesto.



Questa trama non vi dice niente? Basta tornare indietro di qualche anno, quando nel 2006 l’indispensabile casa editrice Iperborea pubblica ‘Piccoli suicidi fra amici’, di Arto Paasilinna, una divertente grottesca satira del triste primato finlandese in materia di suicidi. Qui due uomini, che si incontrano per caso nello stesso luogo e con lo stesso proposito, danno vita prima a un congresso poi a un viaggio surreale attraverso la Finlandia, poi in Europa, per arrivare alla medesima conclusione del romanzo precedente, e cioè che ci sono infiniti motivi per apprezzare la vita, a prescindere da tutto.
Nel confronto, l’autrice francese Axl Cendres non riesce a sostenere i suoi personaggi con sufficiente spessore, laddove Paasilinna costruisce una miriade di personaggi minori tutti degni di nota, così come l’ambientazione finlandese è intensa e coinvolgente. In comune entrambi gli autori hanno l’approccio sarcastico, a volte grottesco con un tema che non può che definirsi drammatico.
Cosa hanno trovato i giovani giurati nel romanzo della Cendres? Intanto dei ritratti di adolescenti sofferenti, in modi diversi, isolati nel proprio dolore, condizione in cui i giovani lettori e lettrici facilmente si possono identificare, anche se quello del rispecchiamento nei personaggi è spesso un elemento fuorviante, che nasconde altri aspetti della valutazione di un testo. Poi, sicuramente, lo stile ironico, distaccato, ma costellato di metafore illuminanti, consente di affrontare il dramma con leggerezza. Le fantasie sulla morte, così frequenti in adolescenza, vengono smontate nella dimensione satirica, rendendole ‘dicibili’. I personaggi più giovani, Alex, Alice e Victor, rispecchiano aspetti del disagio adolescenziale particolarmente sentiti. Certo, questo non è sufficiente a fare un buon romanzo, ma riesce sicuramente a catturare l’attenzione e il coinvolgimento dei giovani lettori e lettrici.

Eleonora


“La compagnia degli addii”, A. Cendres, Il Castoro 2021
“Piccoli suicidi fra amici”, A. Paasilinna, Iperborea 2006





lunedì 11 luglio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA TEORIA DEL CAOS E I SUOI DERIVATI 

Tutta colpa del barattolo, Luca Tortolini, Maria Gabriella Gasparri 
Sinnos 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"Era un giorno come tanti e mi annoiavo un po’. Me ne andavo in cerca di qualcosa da fare quando ho visto un barattolo. Era tondo, lucido e perfetto. Ho preso un po’ di rincorsa e SBANG! 
Il barattolo è volato via e ha preso il lampione: SBUUUMM! Dal cassonetto sotto il lampione è schizzato fuori un topo. Dal davanzale della finestra di fronte è partito un gatto..."


Neanche a dirlo, gatto e topo sono sfrecciati davanti al cane dei vicini che ha cominciato a inseguirli. Allora si sono infilati nella stalla dei Roses e, avendo sfondato la parete di legno, hanno permesso all'intera mandria di bufali di correre nei prati, finalmente libera. 
All'inseguimento ci si sono messi i guardiani a cavallo e la bambina, quella del barattolo. 


Così, topo, gatto, cane, bufali, cavalli, bambina, tutti correndo galoppando, scappando e inseguendo, sono entrati in città. E dopo averla messa a soqquadro, ne sono usciti e il topo, che guidava il gruppo all'inseguimento, essendo lui il primo della lista, ha pensato bene di dirigersi verso la diga. 
E sul parapetto, presumibilmente esausto, finalmente si è fermato e ha guardato tutti quelli, ed erano tanti - di sicuro troppi, che lo inseguivano e ora erano ammassati contro quel parapetto... 
 
Alan Turing lo teorizzò nel Cinquanta, a proposito dello spostamento di un elettrone; poi ancora Edward Lorenz nel 1962 costruì un modello matematico su quello che poi è diventato il c.d. 'effetto farfalla', termine che forse a Lorenz venne in mente, ispirandosi a un racconto di Ray Bradbury. A Sound of Thunder è del 1952 e racconta di un turista nel tempo che, pestando inavvertitamente le ali di una farfalla, genera una sequenza crescente di sciagure per l'intera umanità.
'L'effetto farfalla' è qualcosa di analogo all'effetto domino, o alla reazione a catena, ma con esiti che arrivano sempre a essere macroscopicamente più grandi, ossia che prevedono una crescita esponenziale della portata dei vari eventi che si susseguono. Non è una differenza da poco. 
Le tessere di un domino messe in piedi a poca distanza le une dalle altre, cadranno una dopo l'altra creando un bell'effetto visivo, ma non molto di più. Mentre se il battito delle ali di una farfalla in Brasile potrebbe - secondo quel modello matematico di Lorenz - generare un tornado in Texas, dopo aver fatto il giro del globo, l'impatto nel nostro immaginario è ben più significativo. 


Ed è triste ammetterlo, anche molto più divertente. Anzi comico. 
In letteratura, come nella settima arte, questa questione è stata ampiamente raccontata. 
Al principio, in particolare il crescendo dal minuscolo al grande, fino a raggiungere la catastrofe, è stato più volte 'messo in scena' con esiti anche di altissimo valore. 
Ma dopo poco anche il lato comico trova una sua strada narrativa e visiva. Tra il serissimo elettrone di Turing e la leggendaria farfalla di Lorenz, ossia tra il 1950 e il 1962 si insinua un libro geniale. 
Un grandissimo autore e illustratore, esattamente nel 1957 pubblica The Day the Cow sneezed. Lui è James Flora, un gigante.


Il suo esilarante libro scritto e illustrato magnificamente arriva, lento ma inesorabile, anche in Italia nel 2011 con il titolo: Il giorno in cui la mucca starnutì
Sulla scia di tutti questi eventi, a distanza di altri undici anni, quindi dopo 65 anni da Flora arriva il libro scritto da Luca Tortolini e illustrato da Maria Gabriella Gasparri. 
Viene da pensare che il tema non abbia perso il suo appeal nel corso del tempo. 
E per di più che anche lo stesso libro di Flora abbia giustamente fatto scuola. 
Se li si mette vicini, la cosa che colpisce a prima vista è il tipo di disegno, ma ancora di più la scelta della palette cromatica. 
Flora ha l'esigenza di selezionare solo pochi colori, per le pagine che si alternano a quelle in bianco e nero. E' costretto a farlo per motivi di risparmio in fase di stampa (quasi tutti i libri pubblicati nel Dopoguerra si distinguono per questa caratteristica: il grande foglio di stampa ha i colori solo su un lato, mentre l'altro è in bianco e nero, circostanza che nella fascicolazione provoca l'alternanza tra colore e b/n) e così ne sceglie tre, oltre al nero: rosa arancio e verde. 
Stessa scelta, forse in chiave filologica o forse per sensibilità, la fa Maria Gabriella Gasparri che sostituisce al verde l'azzurro, ma lascia rosa e arancio sostanzialmente invariati.


Come fa Flora, anche lei si diverte a distorcere, anche se con maggiore timidezza, i profili dei personaggi e soprattutto usa la doppia pagina per spargerli ovunque in quella loro folle corsa verso il finale, senza tenere troppo in conto l'alto e il basso, il diritto e il capovolto: lo chiamerei effetto centrifuga. Molto giusto. 
Raggiungere l'effetto pirotecnico delle tavole di Flora, modernissime con i fondi neri, oppure giocare sull'appiattimento delle forme come fa Flora è arduo. Tuttavia saper riconoscere il valore di libri del genere e farne tesoro è di nuovo molto giusto. 

Anche per quel che riguarda il testo, arrivare alla quota di Flora non è impresa facile. Sebbene il titolo sia un po' meno evocativo, e sebbene la catena di eventi che mette in sequenza Luca Tortolini sia più corta e meno fantasmagorica rispetto a quella di Flora, tuttavia in alcuni punti i due testi si toccano: alcuni personaggi - topi e gatti che sono ideali per gli inseguimenti; e in qualche modo anche il contesto, ossia la fattoria di partenza e la città. 


Ma è soprattutto è nel nocciolo della questione che entrambi raggiungono il medesimo effetto: essere maledettamente comici. 
Diversi, invece, i due finali, su cui è d'obbligo tacere. 

Carla

venerdì 8 luglio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

UN TEPORINO NEL LIBRO

Piccolina tutta mia, Ulf Stark, Linda Bondenstam (trad. Laura Cangemi) 
Iperborea 2022 



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

 "Per addormentarsi si conta le dita dei piedi e delle mani. 
Quando finisce di contare si mette il pollice in bocca. 
È così bello da succhiare. 'Dormite' mormora alla testa e al corpo. 
Ogni tanto, mentre dorme, sogna la luna e di avere qualcuno con cui parlare, un Piccolino da accudire, da cullare e per cui cantare."  

La creatura vive al buio di una grotta, tutta sola. Lei è grigia grigia grigia, come la grotta. Sa che la luce del sole le farebbe così male da farla morire, così passa il suo tempo a dormire, ovvero a cercare di dormire, di giorno e, quando il sole è a un attimo dal tramonto, esce e guarda fuori. Ma quello che vede è solo ombra, o poco più. Tutto questo non la mette di buon umore e spesso si sveglia la notte tra i singhiozzi e si consola facendosi da sola le carezze sulle guance. Quando la rabbia invece ha il sopravvento, mastica pietre. Quella notte che ha provato ad abbracciare il riflesso della luna nell'acqua del lago, lui si è sbriciolato e la malinconia della Creatura si è trasformata in pianto. Sotto la luce tenue delle stelle, passa le sue notti a fare bolle di saliva o a cantare la sua canzone di sempre, grrrrr. Ma una mattina succede qualcosa: una scintilla di sole sta fluttuando nell'aria della grotta e poi si appoggia. La scintilla non è affatto contenta: lei vive un solo giorno e le pare un brutto scherzo del destino, doverlo passare tutto in un luogo così buio e invivibile. Come invivibile? Ma se la Creatura ci vive da sempre?
Qui comincia la storia della loro giornata, luminosa, a suo modo. 

Enorme è la difficoltà di commentare, senza cadere nelle cose già dette, questa piccola e scintillante storia. 
Tutto il bene possibile su cosa e come scrive Stark (e su come lo traduce Laura Cangemi) è già stato detto per ben otto volte, su otto diversi libri che meritoriamente Iperborea ha pubblicato nel corso degli anni. Qui, per tipologia di libro, ci si avvicina ad Animali che nessuno ha visto tranne noi e non solo perché le illustrazioni sono di nuovo di Linda Bondestam, ma perché sono abbondanti rispetto al testo e soprattutto perché è una storia che, come quella, attinge a un immaginario importante. Immaginario che si espande come una bolla - sulla doppia pagina - con una dozzina di bestioline fantastiche ('teporino selvatico' in testa) nel momento in cui Scintilla racconta ciò che la Creatura non può aver mai visto. 


Ecco, da qui forse si può partire. 
Si tratta di costruire una storia su un incontro, tra una Scintilla di sole (come è fatta una scintilla?) e una Creatura (come è fatta una Creatura?) della cui forma si dice ben poco, a parte che grigia grigia grigia, che ha una testa, con naso occhi e bocca, dei piedi e delle mani, con delle dita da ciucciare. 
E un cuore che batte. 
Se di entrambe è detto ben poco della loro apparenza, molto invece si sa del loro 'aspetto' interiore, quel Dentro a cui si allude, a un certo punto.
Ad evidenza, una ha premura e l'altra ha bisogno di affetto: due condizioni che potrebbero non essere conciliabili tra loro. A sottolineare questa potenziale distanza Stark aggiunge due altri antipodi: il buio e la luce, ossia due mondi che sono necessariamente separati dalle leggi della fisica. 
Eppure. Tanto più si percepisce la loro distanza di indoli, di obiettivi, di habitat, tanto più si partecipa all'intensità del loro pezzettino di vita trascorso assieme. 
E ci si intenerisce.


Altra cosa che si avverte è che tutto ruota intorno alla questione di un incontro, ossia c'è qualcuno che è solo e sta sostanzialmente fermo al suo posto e di lì - casualmente - transita qualcun altro che è però diretto altrove. Ma anche qui Stark non si accontenta, perché dal seme dell'incontro fa nascere anche un'altra pianta: quella del desiderio che si ha degli altri (un bisogno che sfiora il confine verso la maternità/paternità). A peggiorare la solitudine della Creatura e ad aumentare ancora una volta i divari tra le due, ritorna la questione tempo. Lei è tanto sola ed è in cerca di un affetto per sempre, mentre la Piccolina ha un'esistenza effimera. Se incontro ci sarà durerà lo spazio di un giorno. 
Altro struggimento per chi legge. 
Bene, queste sono in sostanza le questioni sollevate. Anche se ce ne sarebbero molte altre che si muovono da queste principali che, già da sole, non sono poca roba. 
Forse vale la pena di andare a vedere nel dettaglio come Stark, e la Cangemi per l'italiano, rendono 'a parole' questo percorso introspettivo, così emotivamente forte. 
La solitudine, per esempio. E qui ha senso semplicemente elencare cosa Stark metta sul foglio per dare spessore e non cadere mai nella didascalia: contarsi le dita per trovare il sonno; parlare a se stessa; la catasta di sassi, come Sisifo, per raggiungere la luna e forse un Piccolino. 
La tenerezza, per farne un altro, di esempio: il pollice in bocca; gli sciacqui dopo la rabbia; dindalon, dindalon; la gelosia nei confronti di LEI; le R che diventano tonde; un GRR lontano; coprirsi gli occhi con le mani e nelle mani il sasso tiepido come un uovo. 
La meraviglia del Fuori (della meraviglia del Dentro abbiamo detto finora); i mari ondosi; i deserti vuoti; lo Strisciacalzino e gli altri; le R che diventano gocce di rugiada...
 

A ciò si aggiunge una sequenza di colpi di genio: le bolle di saliva; il verso zanzaroso della Scintilla; la lacrima che rischia di spegnere tutto. 
E tra quelli della Bondestam, uno su tutti: il precipizio e la montagna che si fanno orizzontali!


E ancora, un encomio particolare a Laura Cangemi per il 'bestiario' che ha creato e per essere stata capace di 'frantumare il riflesso della luna in mille sprazzi'. 
Ora a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fin qui, non resta che leggerselo questo libro tutt'altro che piccolino. 

Carla

mercoledì 6 luglio 2022

FAMMI UNA DOMANDA!


PUNTI DI VISTA SUL MARE


Quale stagione migliore per proporre ben due titoli nuovi della collana PiNO, proposti da Topipittori? Con frotte di bambini e bambine, ragazzi e ragazze al mare non c’è guida migliore alla conoscenza dell’ambiente acquatico di questi due testi che, come sempre, sono anche guide pratiche per naturalisti in erba.
Il primo, della naturalista e divulgatrice nonché illustratrice naturalistica Elisabetta Mitrovic, s’intitola ‘In riva al mare. Guida pratica per esploratori di litorali’. Descrive e analizza tutto quello che ci può dire del mare il suo confine con la terra: dalle caratteristiche della sabbia ai residui che l’alternarsi delle maree lasciano sul bagnasciuga; e poi le piante, gli uccelli che con i loro becchi scavano la sabbia alla ricerca di nutrimento, infine le conchiglie.


Un bel invito ai bambini e alle bambine a diventare veri esploratori, capaci di raccogliere, separare, disegnare quello che il mare regala. Niente è irrilevante in natura, e questo libro può rappresentare una bella guida per cambiare sguardo su quello che si dà per scontato; certo, meglio sarebbe avere accesso a un litorale quanto meno poco contaminato, non pulito, rastrellato e invaso da centinaia di bagnanti.
Le illustrazioni, in alcuni casi, mescolano fotografia e disegno ma ci sono anche tavole tassonomiche. Mi sembrano anche molto stimolanti gli studi di colore relativi al mare e alle conchiglie, un invito ad avere uno sguardo non superficiale su qualcosa che diamo per scontato.



Per chi invece volesse proprio addentrarsi nelle acque marine, ecco il secondo titolo, firmato da Barbara Cuoghi, Emiliano Vizzi e Lorenza Natarella: ‘Code, pinne e branchie. Piccolo atlante per conoscere i pesci”.
Qui davvero si dice tutto o quasi sul mondo dei pesci, partendo dalla cosa più difficile di tutte: la dissezione. L’invito è infatti di farsi aiutare da un adulto ad esaminare l’anatomia di un pesce, preso in pescheria naturalmente. Se i giovani lettori e lettrici non se la dovessero sentire di affrontare la prova, possono accontentarsi dei disegni del libro. Nelle pagine seguenti vengono descritti i sensi, la riproduzione, le scaglie e le livree dei colori più vari.
Il testo è sintetico, ma preciso, sicuramente adatto a ragazze e ragazzi con una vocazione naturalistica già presente. Ci sono molte curiosità, ma tutte proposte con grande rigore.


Le tavole sono di grande impatto per la precisione calligrafica dei disegni di Emiliano Vizzi e per i colori di Lorenza Natarella.
Consiglio caldamente la lettura e l’uso pratico di questi due manuali da naturalisti in erba a bambine e bambini, ragazze e ragazzi che vogliano saperne di più sul mare e si suoi abitanti e magari abbiano anche voglia di salvaguardarlo. L’età di lettura dipende dalla passione naturalisrtica del lettore, ma consiglierei dagli otto anni in poi.

Eleonora


“In riva al mare”, E. Mitrovic, Topipittori 2022
“Code, pinne e branchie”, B. Cuoghi, E. Vizzi, L. Natarella, Topipittori 2022





lunedì 4 luglio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

SORRIDETE, SIAMO INGLESI!

Piume in libertà, John Yeoman, Quentin Blake (trad. Luigi Berio) 
Camelozampa 2022 


 NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni) 

"Quel giovedì incominciò come ogni altro giorno. Quando alle sette del mattino le lampade si accesero automaticamente (non c'erano finestre nel capannone), le galline tirarono fuori le teste da sotto le ali e aprirono gli occhi sbattendo le palpebre per la tanta luce. 'Hai dormito bene?' chiese Flossi. 'Sì, grazie' disse Bessi. 'Ho fatto un segno incantevole'. 'Che cosa carina' disse Flossi. 'Cosa hai sognato?' 'Ho sognato che ero in una gabbia, in un lungo capannone. E poi... poi mi sono svegliata!'" 

Le due sorelle Flossi e Bessi vivono effettivamente in un capannone. 
Un capannone, con altre ventimila galline. Nella loro gabbia sono in quattro. Tra loro si fanno poche chiacchiere, anche perché se la tua vita l'hai trascorsa per intero in un allevamento intensivo non hai molto da raccontare alle altre... Questo non toglie il fatto che tra loro, le due sorelle non perdano occasione di scambiare due parole, sempre gentili e sempre velate di ottimismo sulle loro giornate, tutte uguali. 
Ma è proprio quel giovedì che segna un grande cambiamento nella loro vita di galline in gabbia. L'entrata, attraverso una fessura nella porta di legno del capannone, di una taccola. 
Ficcanaso, come è di solito l'indole delle taccole, anche questa non resiste alla curiosità di esplorare e magari rubacchiare qualcosa da quel luogo per lei del tutto nuovo. 
Dopo un rapido giro, visto che nulla attira la sua attenzione, decide di riprendere l'uscita, ma passando davanti alla gabbia di Flossi e Bessi, le due si accorgono della sua presenza e ne notano immediatamente la magrezza, commentando tra loro: 'Ma guarda quel povero pollo...' 'Pollo?! io sono una taccola: TACCO...'
Le galline, in particolare quelle che non sanno niente o quasi della vita, si sa non brillano per velocità di pensiero, e di quel buffo nome, taccola, capiscono solo le prime due sillabe: 'Buongiorno, allora Tacco!' 


Comincia così il loro pezzetto di vita insieme, cercando una colazione e trovando anche molto altro.

Pubblicato nel 1993 in Gran Bretagna, approda tra il 1999 e il Duemila nel catalogo Mondadori con il titolo Cervelli di gallina
Ora, a circa vent'anni dalla loro prima uscita, tornano Bessie e Flossie, ossia Bessi e Flossi nella pimpante traduzione di Luigi Berio. 
Che Yeoman e Blake rappresentino un binomio felice, tra scrittore e illustratore, non credo vada dimostrato. E' sotto gli occhi di tutti, basta tenere a mente la lunga sequenza di libri fatti a quattro mani, constatare il loro successo di pubblico, e verificare ogni volta di più la loro affinità nel raccontare le cose con lo stesso tono. 
Un tono pieno di humor. E, in questo caso, più precisamente di humor inglese: nel loro essere impassibili e spiazzanti, commentando la realtà. Nel lasciare il proprio lettore per qualche secondo silenzioso e interdetto, prima di farlo ridere. 
In questa prospettiva, la descrizione dei due sogni di Bessi sono un esempio da manuale. E a proposito di inglese, è proprio il loro proverbiale aplomb che qui salta fuori dalla pagina e ci acchiappa per non lasciarsi, fino all'ultimo rigo. 
Qui c'è tutta la grazia (grazie a Berio!) di due signore inglesi (nascoste sotto le piume di gallina) e l'ironia bonaria di Yeoman nel raccontarle. La medesima ironia che puntella gli sguardi che Quentin Blake disegna sulle 'facce' di galline che tentano i loro primi voli e della taccola 'paziente' che le asseconda, pur riconoscendone l'ingenuità al limite della dabbenaggine. 


Ed è per tale ragione che questo libro il suo plusvalore lo ricava dalla traduzione che, nelle mani di Berio, letteralmente si 'illumina'. A parte il suo personale talento, lui ha due fortune che lo hanno aiutato in questa scrittura: da una parte conosce e ama Blake e il lavoro di Blake (e si può presumere anche del Blake in tandem con Yeoman) ma soprattutto con entrambi condivide il gusto per il divertimento nel fare il proprio lavoro. Nel caso di Berio, oscilla dall'illustrazione all'animazione, fino alla traduzione. 


Divertirsi nell'inventare storie, divertirsi nell'illustrarle, divertirsi nel tradurle. 
Tutti e tre accordano le loro voci su una tonalità che è fatta di sapienza e leggerezza. La sapienza sta nella robustezza di saper inventare soprattutto e innanzi tutto una bella storia, nella consapevolezza che senza di essa il libro ne patirà, nella sicurezza di saperla illustrare attraverso quel tratto 'sporco', inconfondibile, che solo in apparenza potrebbe sembrare incerto sul da farsi. 
Ma accanto a questa sapienza, fatta di pensiero ed esperienza, sull'altro piatto della bilancia c'è altrettanta leggerezza. Quella leggerezza necessaria se si vuol vivere più felici di altri: una leggerezza che non ha come obiettivo quello di insegnare qualcosa a qualcuno, ma piuttosto di far divertire e anche un po' pensare. Questa leggerezza è una condizione, una vera e propria postura dell'anima, che ha molto a che fare con il non prendersi troppo sul serio. 


 Sorridete, siamo inglesi. 

 Carla

Noterella al margine. Sono personalmente grata a Blake perché quella moto e quel casco sono il ritratto della mia moto e del mio casco...

venerdì 1 luglio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (storie per incantare)

IL NOCCIOLO DI VERITA'

Nel bosco, Charline Collette (trad. Federico Appel) 
Sinnos 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"Un giorno, sono andato nel bosco per raccogliere un po’ di aglio orsino. 
Ci facciamo il pesto ed è super buono! Non so perché si chiami aglio orsino, visto che qui non ci sono orsi. Avevo quasi finito di riempire il mio cestino quando ho sentito uno strano canto. E saltava da un albero all’altro. 
Veniva dall’alto e faceva più o meno così: cucù, cucù, cucù. 
Allora ho alzato la testa e l’ho visto!" 

Sono partiti in tre, due adulti e un bambino, per andare a raccogliere l'aglio ursino, che si chiama così perché gli orsi usciti dal letargo amano cibarsene. Siamo in primavera, lui fiorisce e l'orso si risveglia e con il suo naso lo scova per farne scorpacciate per purificarsi lo stomaco dopo il lungo periodo di digiuno. 
Anche se lì di orsi non ce ne sono, il nome di questo agli selvatico e molto aromatico non cambia. Ma quando si va nel bosco per raccogliere qualcosa e quindi si cammina tutti concentrati con lo sguardo a terra, può sfuggire quello che succede in alto, tra le chiome degli alberi. Può sfuggire ai grandi, ma a quel bambino no. Riconosce quel verso e allora, alzando lo sguardo lo vede, anche se solo per un attimo. 


Vede dove abita e capisce quanto sia piccolo e quanto la sua proverbiale timidezza lo aiuti a tenersi lontano dagli sguardi indiscreti che potrebbero turbare la sua pace e la sua intimità... 

Questa è solo una delle storie della primavera. Per ciascuna stagione, tre diverse storie, con personaggi ogni volta differenti, in epoche tra loro anche lontane, per raccontare le cose che possono succedere, anzi che sono successe, in un bosco. Ma anche per ragionare sul rapporto che esiste tra noi e un luogo che è contemporaneamente tante cose: l'habitat delle fiabe, ma anche delle linci, il luogo di lavoro di un taglialegna, la riserva per il legnatico di chi abita ai margini della foresta. 
Attraverso una dozzina di racconti diversi, che Charline Collette ha raccolto nel tempo, si gironzola intorno alla zona che lo delimita, per poter essere testimoni degli sconfinamenti, o ci si addentra per appropriarsi di parti rilevanti, altro che quattro foglie di aglio ursino o due ceste di finferli (non sono trombette di morto!), interi appezzamenti di alberi che vengono tagliati, che nel migliore dei casi diventano zone di rimboschimento. Il bosco come luogo di scoperta: una grotta trovata con gli amici durante l'infanzia con stalagmiti e stalattiti e famiglie di pipistrelli, che disperatamente, a distanza di molti anni, una nonna cerca di ritrovare per farla vedere al proprio nipotino... Forse anche le grotte scoperte nell'infanzia, solo a essa appartengono. Quando si diventa grandi, il bosco e i suoi misteri diventano un'altra cosa. 


Nel bosco è un libro che contiene buoni disegni, alcuni faticano a uscirti dalla memoria; contiene buone storie, forse per il loro nocciolo di verità; è piacevole anche il ritmo con cui sono raccontate; e soprattutto si dimostrano lontane da ogni retorica e leziosità: anche su chi detesta la caccia, esercita un certo fascino vedere cacciatori che vanno e vengono attraverso l'erba alta, esattamente come capita nella vita vera. 
In queste storie, in questa loro veste che ricorda il fumetto, nel loro essere così diverse, anche nelle voci che le narrano, prende spessore la complessità del rapporto che tiene insieme l'umanità e la natura dentro cui abita. 
Emblematico, forse uno dei più belli tra la dozzina, è il racconto dedicato agli occhi della lince. Nell'incontro notturno e inaspettato tra due ragazze in macchina e una lince abitante del bosco si può vedere 'in trasparenza' la linea di confine che esiste tra 'la civiltà' e la natura, un confine che noi nella nostra prevaricante posizione valichiamo facendo spesso invasione di campo.
 

Ma la vera forza, sembra voler dimostrare Charline Collette, non è quella dell'uomo, ma è quella che illumina gli occhi di quella lince, che -nascosta- non smette di tenerci d'occhio. 
C'è da augurarsi che ogni bambino abbia provato almeno una volta quella sensazione di stupore, misto a rispetto e timore, che si prova appunto nel momento in cui i nostri occhi 'vedono' la natura per quello che è: per esempio gli incontri notturni con volpi o cinghiali, o caprioli che rimangono abbagliati dai fari della macchina su cui si viaggia, oppure quelli che si possono fare camminando in silenzio attraverso una radura o in un bosco, nell'incrociare un animale selvatico che, per curiosità o per essere sopravento, non si sottrae al nostro sguardo.
Sono incontri 'rubati' - furtivi, che però si stampano nella memoria perché sono rari, se non unici. 


Quello stesso sguardo che riempie gli occhi, quando si scollina da una duna e dall'altra c'è solo il mare. Ecco, è quella roba lì. 
Come diceva il grande Charlie Brown, in piedi con il nado all'insù , guardando un cielo stellato: "l'universo mi schiaccia sempre un po'..." 

Carla