mercoledì 30 luglio 2014

FAMMI UNA DOMANDA!


CHE SI PUO’ FARE CON LA FILOSOFIA? 

 
Mi divertono sempre molto le espressioni costernate dei genitori di pargoli neanche tanto piccoli quando propongo loro dei libri, assolutamente digeribili, che parlano di filosofia.
Vengono associate a questo termine immagini di tomi ponderosi, ricoperti di polvere e ragnatele, oppure di studenti dalla testa fasciata per essersela inutilmente rotta per provare a comprendere il pensiero di Kant. Ed è assolutamente vero che lo studio approfondito di questa disciplina è impegnativo e qualche volta anche frustrante. Ma è altrettanto vero che la vita quotidiana si regge proprio facendo uso di concetti filosofici e regole logiche che noi semplicemente diamo per acquisite. Un esempio piuttosto chiaro è il principio di non contraddizione, che ci fa escludere la possibilità di affermare contemporaneamente assunti opposti, come sono bianco e sono nero. Siamo molto aristotelici, senza saperlo. Dunque nessuno scandalo se qualche coraggioso autore, come Emiliano Di Marco, prova ad avvicinare i ragazzi a questo mondo misterioso e un po’ inquietante, il mondo delle domande radicali, di cui per altro i bambini sono ghiotti.
L’ultima uscita in un certo senso è provocatoria: AttivaMente. 101 giochi per piccoli filosofi è una divertente raccolta di giochi logici, pubblicato da La Nuova Frontiera junior: una carrellata di storie paradossali che nascondono concetti logici e ragionamenti impliciti che nel senso comune appaiono scontati, ma che non lo sono più nel momento in cui si aggiunge la parolina magica perché? Enigmi da risolvere, storie da completare superando le impasse logiche che l'autore ha messo astutamente sul cammino del giovane intraprendente lettore/lettrice.

Di Marco aveva già scritto diversi titoli dedicati alla storia della filosofia; di recente lo stesso editore ha raccolto i singoli agili libri, dedicati alla filosofia antica, in due antologie, con il titolo Il mondo di Platone 1 e 2, in cui si spazia dal mito della caverna di Platone ai paradossi dei sofisti, alle teorie dei primi filosofi.
Va detto che non tutti i ragazzini sono uguali e i tempi di maturazione di un atteggiamento 'speculativo' possono essere diversi. Mi direte, ma proprio sotto l’ombrellone è consigliabile turbare i giochi dei bimbi con pensieri così pesanti? Ricordiamoci che la filosofia richiede tempo, per non parlare di ozio, richiede il gusto di guardarsi dentro e sottoporsi a domande apparentemente sciocche: la realtà è davvero come appare, siamo in grado di capirla, che possiamo dire sul mondo e noi che ci stiamo a fare? Le teste di ragazze e ragazzi straripano di queste domande, siamo noi, semmai, ad averne paura.
Eleonora
Attivamente. 101 giochi per piccoli filosofi.”, E. De Marchi, La Nuova Frontiera junior 2014
Il mondo di Platone.1”, E. De Marchi, La Nuova Frontiera junior 2014
Il mondo di Platone.2” E. De Marchi, La Nuova frontiera junior 2014




lunedì 28 luglio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


FUORI TUTTO

Mamma in fuga, Arianna Di Genova, Sarah Mazzetti
Biancoenero edizioni 2014


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Mamma è scappata, non c'è, non c'è più, non ci sarà mai più...È colpa nostra, ci odia, non ci vuole più vedere. L'abbiamo stressata con tutte quelle carte per terra, pantaloni, mutande, accappatoi, quaderni, libri... Sono pentita, papà, ma come faccio ora a dirglielo? È tardi ormai. Ma se tornasse, noi l'aiuteremo sempre, vero?"

Lisa sedici anni e Silvia tredici hanno appena scoperto che la loro madre è scappata di casa. Il loro papà, incredulo, apprende da loro la notizia al momento del suo ritorno a casa. La ragione della fuga è chiara a tutti quelli che hanno sulla coscienza qualcosa da farsi perdonare: Lisa e Silvia non l'hanno mai aiutata nelle sue domenicali furie buttatorie e il padre non ha mai smesso di accumulare oggetti del tutto inutili. Se durante la settimana il disordine si va aggiungendo a quello pregresso, nessuno ha il tempo e la testa di porci rimedio. Ma le cose cambiano la domenica: la madre, come un tornado, gira per le stanze e cerca di eliminare quanto più possibile l'enormità di oggetti accumulati dal padre. Il disordine le blocca il respiro.
Scappare di casa per rifugiarsi dove? Come veri detective, le due sorelle capiscono che quando la madre diceva che sarebbe andata a vivere in una caverna, non scherzava affatto...

Il problema del disordine e quello correlato dell'esubero di oggetti è diffuso.
Solitamente i disordinati e gli accumulatori sono i più piccoli, e i genitori se ne lamentano, cercando di porvi rimedio. Qui la situazione è diversa: si tratta di uno scontro al vertice, tra adulti che hanno abitudini opposte in fatto di gestione degli spazi. In una felice sintesi si potrebbe riassumere che papà è un accumulatore e mamma una buttatutto. Accumulare, ovvero essere capaci di vedere negli oggetti una loro ulteriore vita e chance di utilizzo e quindi non sapersene staccare, è un 'vizio' piuttosto comune. D'altronde anche buttare ogni cosa sembra essere un atteggiamento che ha a che fare con il nostro lato oscuro. Quando poi i due 'vizi' coesistono nella stessa persona i guai sono seri perché si vive una sorta di 'doppia identità' in perenne lotta interiore. Io appartengo a questa categoria di persone. D'istinto accumulo oggetti raccolti qua e là e lo faccio per motivi anche molto diversi, ma sempre irrinunciabili. Ma sono anche colei che si sente soffocare quando vede che gli scaffali della libreria non hanno più un angolo libero per tenere uno spillo e così comincio a buttare con un senso di vertigine interiore che non auguro a nessuno.
I bambini fortunatamente, di solito, appartengono di default al gruppo degli accumulatori, anche se sono stati segnalati alcuni casi rari di bambini ordinatissimi. Ed è per questo che questa storia di Mamma in fuga li farà ridere e riflettere su come si possa intendere il mondo in due modi tanto distanti.

Carla

Noterella al margine. Per non sembrare monotona, vi rimando a quanto scritto a proposito di questa collana nella di poco precedente recensione. Qui però il peso è di poco variato: 31 grammi da mettere in valigia per 8 euro.

domenica 27 luglio 2014


DOLCI GUIZZI DI PERE

Oramai da ben 10 anni faccio parte di un gruppo di acquisto solidale che nel tempo si è trasformato in un gruppo di amici. Ogni sabato mattina ci ritroviamo in una strada di Roma. Arriva un camioncino che ci consegna delle casse con 10 kg di frutta e verdura biologiche di stagione.
Il bello di non scegliere quello che si vuole, ma di trovare una sorpresa ogni settimana, è che occorre adattarsi al contenuto della cassetta per le preparazioni di cucina.
Oggi ho trovato delle bellissime pere, un frutto che si adatta benissimo alle preparazioni di pasticceria.
Ecco la torta della settimana. Ci vogliono:

2 uova intere
1 tuorlo
50 gr di burro
150 gr di zucchero semolato
150 gr di farina tipo 0
500 gr circa di pere
50 gr di latte
un cucchiaino di miele
3 gr di lievito chimico
3 gr di sale
la scorza grattugiata di un limone
i semi di una bacca di vaniglia


Montate le uova con lo zucchero e il miele. Conviene usare le fruste elettriche perché il composto deve diventare quasi bianco e soprattutto deve 'scrivere', ovvero, se sollevate le fruste, il filo di impasto che scende deve rimanere in sospensione.
Unite a filo il latte, quindi la farina setacciata con il lievito, il sale e gli aromi.
Incorporate il burro molto morbido a dadini.
Infine unite tutte le pere (tranne una e mezza) tagliate a cubetti molto piccoli.
Mettete il tutto in uno stampo di 22 cm di diametro ben imburrato.
Tagliate la pera e mezza rimasta a fettine sottili e disponetele a raggiera sulla superficie.
Cuocete in forno a 170° C per 45 minuti.

Lulli



giovedì 24 luglio 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


IL MIRACOLO DELLA YURTA


Il nuovo romanzo di Marie-Aude Murail non è recentissimo, è stato infatti pubblicato in Francia nel 2009 e viene ora tradotto dalla Giunti nella collana Extra, col titolo Crack! Un anno in crisi; eppure descrive con incomparabile maestria e con la consueta, complice, ironia lo spirito del tempo, di questi tempi incerti e del futuro che tarda ad affacciarsi.
Protagonisti i quattro membri della famiglia Doinel: il papà, Marc, dirige una filiale di autotrasporti, protegge come può i suoi collaboratori da una feroce ristrutturazione aziendale; la mamma, Nadine, lavora in una scuola materna, è sovrastata dal lavoro e dalla responsabilità e affronta quotidianamente la sua orda di piccoli barbari, cercando di catturarli con le canzoncine e i riti quotidiani; non riesce ad essere una madre presente come lo vorrebbe. La figlia più grande, Charline, detta Charlie, è letteralmente persa nei manga, il filo conduttore delle sue giornate sono le vicissitudini dei personaggi ambigui, un po’ perversi, dalla sessualità incerta e il più delle volte posseduti da demoni. Esteban, il figlio minore, mingherlino, è vittima del bullismo dei compagni, fino a quando interviene una psicologa dall’aspetto quasi inquietante.
Insomma qui si parla di noi, del lavoro in cui non ci si riesce a riconoscere, del lavoro che perde dignità e senso, di ragazzi lasciati anche un po’ soli ad affrontare un mondo spiazzante e che si rifugiano dove possono, anche nell’immaginario fasullo di un mondo lontano. Tutti molto fragili, incerti su ciò che si vorrebbe essere. Ma, si sa, le cose cambiano, la vita irrompe, costringe ad affrontare le cose che non vanno, propone nuovi incontri, suggerisce svolte.
A questo punto il sogno che ciascuno di loro ha nascostamente coltivato, e che è lo stesso per tutti e quattro, può improvvisamente prendere forma, modularsi in modo realistico. Il sogno? Una yurta mongola, una grande tenda piantata in mezzo alla natura, simbolo neanche tanto nascosto di un’altra possibile vita. Un chiamarsi fuori collettivo e plurale dalle regole insostenibili della modernità. Il bello è che questo sogno apparentemente irrealistico prenderà poi una forma più che concreta.
Se l’idea guida, lasciare tutto e andare via, non è ovviamente originalissima ed è stata trattata in molti modi, lo diventa nella penna della Murail, come sempre abilissima nel raccontare con penna leggera, con garbo e delicato umorismo, le contraddizioni e le angosce del nostro presente. Così l’incerta identità sessuale di molti/e adolescenti viene raccontata attraverso le iperboliche, implausibili, grottesche vicende dei personaggi manga; il bullismo, sempre più diffuso, si risolve con l’intervento di una tristissima ma efficace psicologa; e il mondo del lavoro, la sua disumanizzazione, i miti dell’efficienza e della produttività che macinano le vite delle persone, viene descritto con realismo e, nello stesso tempo, con un umorismo che sconfina nel grottesco.
E’ facile specchiarsi in questo romanzo e lo è sicuramente anche per ragazzi e ragazze alle soglie dell’adolescenza; si ride spesso, ci si riconosce, si finisce la lettura con un pizzico di pessimismo in meno; il messaggio, per quanto non originale, va sempre bene e più che mai oggi va sottolineato e ribadito: i sogni, o se vogliamo l’utopia, aiutano a vivere, proprio perché suggeriscono un diverso modo, e possibile, di stare al mondo, senza fuggire, senza piegarsi.

Eleonora

Crack! Un anno in crisi”, M.A. Murail , Giunti 2014

mercoledì 23 luglio 2014

CORTESIE PER GLI OSPITI (libri preferiti da altri)


DITELO COI FIORI


La Calle del Puchero, Charo Pita, Massimiliano di Lauro
OQO editora 2014






Un libro a svolgimento circolare scoppiettante e dinamico, un girotondo di piccole catastrofi che principia dal pianto a dirotto di un bimbetto pel di carota. Nella Calle del Puchero – che suona come la Via del Broncio – gl’irrefrenabili singhiozzi del piccolo s’innestano nella complessa rete di azioni e di suoni che caratterizza il vicinato urbano. Quello che più mal sopporta è il maestro di musica che abita al piano inferiore, stizzito batte nervoso il piede a terra e, non volendo, pesta la coda al gatto. Il gatto dal dolore vola dalla finestra e cade in strada… in testa al postino, che capitombola e – per la prima volta nel corso della sua onorata carriera - perde una lettera dalla pesante cartella. Da sventura nasce sventura. La portiera anche questa settimana, a quanto pare, non avrà una lettera che pure attende con ansia, dunque si rivolge in malo modo al fruttivendolo ambulante a cui urla con voce sgraziata “Dammi sette arance!”.



Il fruttivendolo s’innervosisce e facendo retromarcia per poco non spiaccica al suolo una piccola rana. La guardia che osserva la scena cerca di evitare il peggio suonando il suo fischietto con tale impeto da cadere all’indietro nell’ubertoso giardino del signor Romero. Il serafico Romero allora chiede che è successo, porgendo alla guardia un mazzo di variopinti fiori esotici, la guardia gli spiega tutto… e da questo momento s’innesca il circolo virtuoso. La matassa si riavvolge, basta che la guardia vada dal povero fruttivendolo, gli faccia dono dei fiori e gli chieda come sta. Uno dopo l’altro, tutti ricevono in consegna i fiori e li porgono con garbo a chi li ha preceduti nella catena degli eventi.



Sarà felice la portiera, che ancora spargeva lagrime per il mancato recapito della sua misteriosa lettera… Riceve i fiori dal fruttivendolo, a sua volta li passa al postino e con lui la cerca – e la trova! - tra le panchine e i piccioni. Felicità.



Spettatore sornione, il gatto precipitato dalla finestra osserva e capisce tutto al volo, prende i fiori, li porta al maestro di musica e mitiga il nervoso per il pianto incessante del bimbo al piano di sopra. Ma non può finire lì. I fiori devono pur salire un piano nella palazzina di Via del Broncio e consolare chi più di tutti ha bisogno di… di che cosa? Perché piange il moccioso? Perché strepita a volte un bambino? Perché si sente solo. Di una solitudine davvero troppo severa da sopportare, la peggiore, che non consiste – badate bene - nel non avere compagni di gioco, ma nel non avere una buona storia da ascoltare! Dunque sedete accanto a lui e cominciate a raccontargliene una… sapendo che se si tratta di una storia come questa, lui per certo vi chiederà di raccontarla ancora, ancora e ancora…  


Un libro davvero simpatico e vivace, tenuto insieme dalla bravura di Massimiliano di Lauro che dissemina i personaggi in inquadrature dal taglio molto dinamico, capace così di accompagnare con immagini veloci e fluide la sarabanda degli accadimenti. Il suo è un tratto sottile, direi… elegantemente grafico, che tuttavia convoglia armoniosamente fiotti di colore animando la pagina. Un giovane illustratore italiano con uno stile maturo e personale, duttile e vibrante, pulito e divertente…



Daniela (Tordi)


lunedì 21 luglio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

NON È MIO AMICO!
 
Giancretino e io, Vincent Cuvellier, Aurélie Grand
Biancoenero edizioni 2014



NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Gianfelice Monton è cretino! Il più cretino del mondo. Della Terra, del Sistema solare, dell'Universo! Di sicuro della scuola. Proprio stamattina la maestra ci ha chiesto se conoscevamo la tavola pitagorica. E lui subito: ' No, la tavola no, ma la sedia sì...'. Lui è proprio così: ogni volta che apre bocca dice una scemenza."

L'attuale problema di Beniamino è che il suddetto Gianfelice è il suo compagno di banco, suo vicino di casa (solo due strade li separano) e figlio della migliore amica di sua madre e tutti credono che sia il suo migliore amico. A complicare la faccenda c'è il fatto che questi due ragazzini si conoscono da quando erano ancora nelle pance delle rispettive madri. Gianfelice è un bambino chiacchierone, parecchio saputello e all'apparenza molto sicuro di sé. Grande esperto di videogiochi e di televisione, lui conduce una vita ben diversa da quella di Beniamino, che invece non ha il televisore a casa e legge solo fumetti e come gioco preferito fa la lotta con Abdallah.

Il caso vuole che per un giorno intero i loro destini coincidano alla perfezione, perché le due madri hanno deciso di partire per andare a sentire un concerto fuori città e li lasciano soli a casa per una notte con la supervisione della vicina, la signora Chibbani, che altri non è che la madre di Abdallah. E così il cerchio si chiude e il divertimento si scatena perché in quella serata assistiamo all'incontro, o meglio allo scontro, di due tipi di infanzie.
Da una parte Gianfelice, bambino già pieno di preconcetti, di piccole arroganze e di grandi insicurezze, e dall'altra Beniamino, ragazzino molto 'verace', che vive con spensieratezza i suoi dieci anni.

Questo è il primo di due nuovi libri usciti per la collana Zoom di Biancoenero edizioni. Del secondo, Mamma in fuga, ne parlo prossimamente perché tocca un problema che mi tocca da vicino: l'accumulo sconsiderato di oggetti sotto un unico tetto.
I libri di questa collana non sono mai titoli che possono considerarsi capolavori della letteratura, ma godono di una qualità sempre piuttosto alta. Nel caso di Giancretino e io siamo di fronte a una penna di tutto rispetto come quella di Vincent Cuvellier che in Francia è considerato, giustamente, un autore di culto.
La grande sensibilità nell'eplorare l'animo di un bambino, dimostrata da questo scrittore che ha al suo attivo più di 50 titoli, molti dei quali tradotti nel mondo e molti anche premiati, e che avevamo già visto in La prima volta che sono nata (Sinnos 2013), si ritrova anche qui in Giancretino e io.
Ma a parte queste considerazioni di merito sul singolo titolo, mi pare doveroso dire due parole sull'intera collana.
Il suo merito principale è quello di 'prendere per mano' giovani e timidi lettori e portarli -senza grande fatica- verso la lettura.
La cura messa nella scelta di testi brevi (supervisionati da potenziali lettori in erba), scanditi da paragrafi interni di poche righe, l'impiego di un carattere tipografico ad alta leggibilità, l'uso di una carta che non...spara e, soprattutto, la costruzione di una 'scuderia' di autori ricorrenti in catalogo credo sia la scelta vincente per consolidare la fiducia verso una casa editrice e -soprattutto- verso la pratica del leggere da parte di lettori alle prime armi e un pochino più incerti.



157 grammi da mettere nella valigia delle vacanze per soli 8 euro.

Carla


sabato 19 luglio 2014


FA CALDO, MA IL DOLCE CI VUOLE

Oggi fa molto caldo, l’idea di accendere il forno mi inquieta, ma se penso che domani a colazione non ci sarà una torta mi viene una tale malinconia che mi rimbocco le maniche (anzi la canottiera) e mi metto al lavoro. Questa torta di arancia e pinoli è molto semplice. La frolla al cacao si può preparare in anticipo. Occorre soltanto lavorare velocemente gli ingredienti perché con le temperature alte i composti burrosi si squagliano in fretta.


Per la frolla al cacao:

225 gr di farina tipo 0
25 gr di cacao amaro
150 gr di burro
100 gr di zucchero a velo
1 uovo

Per il ripieno:

100 gr di burro
80 gr di zucchero a velo
100 gr di farina tipo 0
100 gr di albumi
20 gr di zucchero semolato
30 gr di arancia candita
30 gr di uvetta
4 gr di lievito chimico
90 gr di pinoli
2 cucchiai di rum

Prima di tutto preparate la pasta frolla:
Setacciate farina e cacao e mescolateli con il burro producendo un composto bricioloso (con questo caldo è un po’ difficile, ma non impossibile).
Aggiungete lo zucchero e l’uovo lavorando il tutto molto velocemente, fino a ottenere un palla che metterete in frigo per almeno 2 ore (potete sempre farla il giorno prima).

Montate nella planetaria o con le fruste elettriche il burro con lo zucchero a velo fino a quando non sarà diventato una crema. Unite l’arancia candita, l’uvetta e il rum.
A parte montate gli albumi con lo zucchero semolato.
Unite manualmente la farina e il lievito setacciati insieme alla montata di burro. Aggiungete una parte degli albumi e, una volta incorporata, unite il resto dell’albume.
Rivestite con la pasta frolla (ve ne avanzerà parecchia, ma potete sempre usarla per crostate o biscotti oppure potete congelarla) una tortiera di 22 cm di diametro.
Versatevi il ripieno e cospargete la superficie con i pinoli.
Fate cuocere in forno a 160° C per 30 minuti.

Lulli

venerdì 18 luglio 2014

FAMMI UNA DOMANDA!


LOL, HANNO TAGGATO BIANCANEVE


Che il principale competitore della lettura presso i giovani sia rappresentato dal vasto mondo della tecnologia è ormai assodato; ce lo siamo detto e ripetuto con livelli crescenti di sconforto. Ma quanto i diretti fruitori siano in grado di comprendere e orientarsi nei diversi e multiformi aspetti del progresso tecnologico è difficile dirlo.

Uno strumento possibile, aggredibile anche dai lettori più riluttanti, è rappresentato da un libro pubblicato da poco da Editoriale Scienza: Hanno taggato Biancaneve, di Monica Marelli, con le illustrazioni volutamente 'disneyane' di Caterina Giorgetti.
Abbiamo una Biancaneve un po' tonta, con l'abitudine a cadere nelle oscure trappole che la matrigna inventa, utilizzando la rete; dei nani molto esperti, un principe azzurro mago di adsl.
In poche parole la trama serve da filo conduttore per spiegare termini e problematiche connesse a mondo del web; e se alcuni passaggi possono sembrare ovvi, ho alzato bandiera bianca di fronte, per esempio, al termine leet. Dunque un doppio obbiettivo, spiegare 'come funziona' e il significato dei termini più ricorrenti, e mettere in guardia il giovane lettore dalle trappole, spesso molto pericolose, del web.
L'infinita discussione sulle magnifiche sorti del mondo virtuale, o sulla sua nefasta influenza nella vita di bambine/i e ragazze/i, non toglie il dato di fatto ineludibile che stiamo crescendo generazioni che questi strumenti utilizzano e utilizzeranno per informarsi e per socializzare. Che sappiano qualcosa in più su questi sistemi di comunicazione, cellulari, tablet, smartphone o pc, mi sembra indispensabile, con la speranza che crescendo riescano ad averne una funzione critica e non passiva.
E sempre sul tema della comprensione e conoscenza di ciò che usiamo quotidinamente, ricordo il libro, sempre di Editoriale Scienza, Ecco come funziona, di Joel e Clement Lebeaume, pubblicato nel 2010. Oggetti indispensabili alla nostra vita quotidiana, spiegati nel loro funzionamento e nei principi che applicano; libro di grande fortuna per la chiarezza delle spiegazioni e per il fascino di sapere come è fatto un televisore, un asciugacapelli, un tostapane, un forno a microonde, la tazza del bagno, un cellulare e così descrivendo fino all'esaurimento del genitore bombardato da richieste di spiegazioni.
Ragazzini e ragazzine più informati sono, almeno potenzialmente, un po' più liberi.

Eleonora

“Hanno taggato Biancaneve. C'era una volta il web”, M. Marelli, editoriale Scienza 2014


mercoledì 16 luglio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


OGNI COSA AL SUO POSTO

Caro George Clooney puoi sposare la mamma? Susin Nielsen
Il Castoro 2014


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Amavo tantissimo la mia mamma. E odiavo mio padre, perché l'aveva trasformata in una donna che permetteva praticamente a qualsiasi uomo di baciarla. E questo succedeva perché stava cercando disperatamente qualcuno che lo sostituisse - qualcuno che l'amasse come l'aveva amata lui, ma questa volta per davvero.
Jeff Bridges, Gabriel Byrne, George Clooney."

Violet ha 12 anni e anche un bel problema: i suoi genitori si sono separati. La sua bella e accogliente famiglia di Vancouver ora è divisa a metà. Da una parte, a Vancouver, lei, sua sorellina Rosie di 5 anni e sua madre in perenne ricerca di un fidanzato e dall'altra, a Los Angeles, suo padre, la sua nuova e giovane moglie e due sorelline nuove nuove, poco più che lattanti.
Violet si muove tra queste due famiglie, ma in nessuna delle due si sente a suo agio.
A Los Angeles il contatto -seppure saltuario- con il padre un po' troppo preso dalle sue due nuove bambine e dalla sua nuova compagna, genera in lei una gelosia smodata che la porta a compiere una serie di crudeli monellerie nei confronti delle sue sorelline.
Ma a Vancouver le cose non vanno meglio: la pervicace ricerca da parte della madre di un fidanzato la snerva perché la sequenza di candidati si rivela sempre fallimentare. L'ultimo dei quali, un ometto lentigginoso e all'apparenza piuttosto scialbo, la convince definitivamente sul fatto che spetti a lei trovare l'uomo giusto per sua madre. E qui si delinea il piano strategico che Violet mette in piedi, con la connivenza e l'aiuto di Phoebe, la sua migliore amica.
Con gli elementi di cui dispone, un padre regista di serie televisive e una madre parrucchiera per il cinema che conserva una cartolina firmata da George Clooney, ottenuta dopo avergli curato l'acconciatura su un set, Violet ha 'quasi' in tasca la soluzione ai suoi problemi.
Ma non ha fatto i conti con il fatto che l'amore va dove vuole lui...

Sebbene il tema che attraversa l'ultimo romanzo di Susin Nielsen non sia un'assoluta novità, ciò nonostante il libro è davvero molto interessante.
Sono diversi i fattori che lo rendono tale: in primo luogo l'autenticità dell'analisi psicologica dei personaggi. La gelosia di Violet, lo spaesamento della madre, la disattenzione del padre, la fragilità di Jennica, sua seconda moglie, l'ingenuità della sorellina Rosie sono tutte emozioni in cui molto verosimilmente ognuno di noi potrebbe riconoscersi.
La rabbia, spesso incontrollabile, di questa ragazzina che sfocia in un desiderio di rivalsa un po' cieco (le due sorelline di Los Angeles sono le ultime che dovrebbero subirla, ma invece sono il suo obiettivo prediletto forse proprio per la loro innata innocenza),oppure certe sue ossessioni nel mettere ogni cosa al suo posto, così come la goffa ricerca di nuovi punti di riferimento da parte della madre che, dopo la separazione, si sente sola, abbandonata, non più amata sono 'terribilmente' vere.
Come pure lo sono certe immaturità adulte, certe debolezze di carattere o punti di fragilità che i grandi dimostrano spesso e che nel libro sono messe in evidenza con impietosa lucidità.
In secondo luogo apprezzo ancora una volta, dopo Lo sfigato (Rizzoli, 2009), l'ironia disincantata con cui la Nielsen è capace di affrontare anche le grandi questioni della vita, come per esempio la fine di un amore, la separazione dei genitori, la solitudine.
Terzo fattore importante è la leggerezza di scrittura. Nonostante i temi messi in gioco siano complessi, la loro lettura non si appesantisce mai. Questo, come anche l'altro suo libro tradotto, scorrono con grande facilità e hanno un ritmo interno sempre molto serrato, con colpi di scena fino all'ultimo minuto, circostanza questa che crea nel lettore una vera e propria 'dipendenza' fino al momento della chiusura dell'ultima pagina.
Provare per credere.

Carla

lunedì 14 luglio 2014

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


STAY HUMAN* 
DEDICATO AI BAMBINI DI GAZA.


Due libri, pubblicati da poco da Lapis, della stessa autrice francese Yael Hassan, vissuta a lungo in Israele, sono un ottimo spunto per parlare anche ai ragazzi di temi davvero difficili.

Il primo s'intitola Albert il toubab, ovvero il bianco: ha i toni della favola moderna, è ambientato in una periferia parigina, con il protagonista, che vive ad un passo dalle case popolari, ovvero dalle banlieu. Con questo termine s'intende periferia degradata di una grande città, vale per la Francia, ma potrebbe essere ovunque sorga un agglomerato urbano denso di povertà, a fianco o a pochi chilometri dall'agio, se non dalla ricchezza. Il protagonista Albert, originariamente Alberto, è un immigrato portoghese che nel tempo è riuscito a raggiungere un certo benessere, vive da solo in una villetta, è vedovo e molto chiuso in se stesso; la moglie andava ad insegnare francese agli immigrati ammassati nelle case popolari e, prima di morire, affida la gestione di casa a Zaina, immigrata senegalese. A causa di un malore Zaina viene ricoverata in ospedale ed affida ad Albert la figlia di nove anni, Memouna. Grande scompiglio, svariate avventure, l'ingresso di Albert nel mondo e nella vita degli immigrati; finalmente Albert/Alberto apre il suo cuore, lasciandosi alle spalle pregiudizi e solitudine. Se la trama è fin troppo chiara nel suo intento pedagogico, ha comunque il merito di descrivere una situazione che, in tono minore, anche noi viviamo non solo nelle grandi città; il libro, scritto nel 2008, a pochi anni dalla prima rivolta nelle banlieu francesi, risente evidentemente dell'urgenza di raccontare, di mettere ordine in un ambito in cui spesso la disinformazione alimenta il razzismo, esclusione e violenza.
 


Ancor più ambizioso il secondo romanzo, Finché la terra piangerà, dedicato al conflitto israelo/palestinese. Parte come la storia dell'amicizia di due ragazzi 'francesi': Samy, ebreo, e il suo grande amico Kamal, di origini marocchine. Tutto sembra filare liscio nella loro vita di quindicenni fino a che Samy, dopo un'aggrassione da parte di alcuni fanatici anti-semiti, decide di partire per Israele. La sua storia, a questo punto, si intreccia a quella di Intissar, giovane palestinese aspirante kamikaze, e delle rispettive famiglie. La speranza di pace, l'aspirazione ad una vita normale sono costantemente frustrate dal groviglio inestricabile di rancori contrapposti, ragioni irriducibili, mezzi di lotta che, ben lungi dal risolvere il problema della convivenza di due popoli sullo stesso territorio, lo alimentano all'infinito, lasciando sul terreno una scia di sangue e future vendette.

Le vittime il più delle volte sono proprio quelli che non hanno possibilità di scelta, i più deboli, proprio quelli che magari la violenza la ripudiano o che ne sono le vittima sacrificali, i bambini.

Le storie della Hassan cercano di rendere conto di questo intrico di ragioni e di torti, creando storie 'esemplari', con tutte le inevitabili semplificazioni. E' comunque un onesto e salutare tentativo di raccontare a ragazze e ragazzi, dai dodici anni in su, il senso di quello che magari di sfuggita vedono raccontato nei telegiornali.

All'inizio di Finché la terra piangerà viene riportato un celebre brano del Qohelet, nella traduzione di Ceronetti; ne riporto alcune righe:


Tutto ha sotto il cielo una sua ora
Un tempo suo
Il tempo di nascere e il tempo di morire
Il tempo di piantare e il tempo di spiantare
Il tempo di uccidere e il tempo di curare
Il tempo di demolire e il tempo di costruire
Il tempo delle lacrime e il tempo delle risa
Il tempo di amare e il tempo di odiare
Il tempo della guerra e il tempo della pace.




Ma il tempo della pace in Palestina sembra non arrivare mai, come se fosse impossibile interrompere questa catena di inarrestabile violenza.



Eleonora



Albert il Toubab”, Y. Hassan, Lapis 2014

Finchè la terra piangerà”, Y. Hassan, Lapis 2014





*E' la frase con cui Vittorio Arrigoni, giornalista e pacifista italiano trasferitosi a Gaza, chiudeva i suoi reportage. Restiamo umani.

venerdì 11 luglio 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UN ANGELO A NAPOLI


Originale e abbastanza imprevedibile, Federico il Pazzo di Patrizia Rinaldi è un romanzo breve, premiato con il premio Pippi nel 2006 come miglior testo inedito, per altro con un altro titolo, e ora viene giustamente riproposto da Sinnos, insieme alle ristampe di Mare Giallo e di Piano forte.
Il protagonista, Angelo, a pochi mesi cade in coma e vive un'esperienza di distacco dal corpo, una sorta di levitazione mentale, che si rifa viva, in seguito, in tutti i momenti in cui è urgente la spinta alla fuga; di occasioni del genere se ne presenteranno diverse, cambiando città e ovviamente scuola. Ritorna con la madre a Napoli, dove è nato, andando a vivere in periferia; adattarsi è dura, c'è la legge di caseggiato da rispettare e una lingua, il napoletano, da imparare.
Ma c'è chi lo aiuta a capire la legge non scritta delle relazioni sociali, dentro e fuori la scuola, come in modi diversi cercano di fare Mimmo e Giusy; e chi lo prende proprio a legnate, episodio che costringerà il nostro Cap' 'e fierro a crescere, superando la paura e scoprendo il valore dell'amicizia, soprattutto con lo strano personaggio che dà nome al libro, Federico il pazzo, cioè il ragazzino suo vicino di casa, nonché compagno di classe, anche lui cresciuto in solitudine, anche lui considerato un diverso. Federico, in realtà Francesco, si nasconde alla mischia di coetanei immedesimandosi in Federico II, ne conosce la storia nei dettagli e riesce a rendersi intangibile con un'aura di vaga follia.
Sullo sfondo Napoli, i personaggi pieni di ironia e di colore, la fatica di crescere dove sembra non ci sia spazio per la normalità.
Scritto con brio, il romanzo della Rinaldi sorprende per la fluidità di scrittura, l'ambientazione originale, l'ironia e la freschezza con cui sono descritti personaggi e situazioni, il ritmo sostenuto che non abbandona mai il lettore. Forse qui e lì un eccesso di sottolineature morali, che difficilmente starebbero nella testa di un ragazzino di terza media. Le illustrazioni, più che calzanti, sono di Federico Appel, che asseconda e sottolinea l'ironia della scrittura.
Lettura consigliata a lettori e lettrici di ogni genere, a partire dagli undici anni, potrebbero magari anche innamorarsi di quella meravigliosa e disgraziata città che è Napoli.

Eleonora

Federico il pazzo”, P. Rinaldi, Sinnos 2014




mercoledì 9 luglio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


BUCO DOPO BUCO

Ecco...una mela! Agnese Baruzzi
La Margherita edizioni 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"Un sole splendente?
Un pulcino birichino?
Una pianta di piselli?
Un gufo mezzo addormentato?"

Pagina dopo pagina, buco dopo buco il ditino di un bambino esplora questo nuovo libro che gioca sulle forme e sulla sorpresa nel giro di pagina.


Ogni pagina cartonata e stondata negli angoli ha infatti un foro perfettamente circolare che cambia di grandezza e di posizione: una volta in alto a destra c'è un buco che campeggia nella grande chioma rossa di aun albero autunnale, nella pagina successiva il buco è più piccolo e centrale e nasconde un pulcino.


Naturalmente nel gioco di girare la pagina il retro del buco va a coincidere con un altro particolare del precedente disegno 'rubandone' il colore. Il prato verde nella pagina del sole splendente diventa il verde del pisello nel suo baccello e il colore del pulcino è preso a prestito dal piumaggio del gufo mezzo addormentato.
Semplice e molto divertente.


L'altro elemento che caratterizza e valorizza questo piccolo cartonato è la forte componente grafica che definisce il disegno. Colori piatti, vivaci e insoliti e un tratto molto semplificato per essere colto da un bambino molto piccolo, ma nello stesso tempo anche sufficientemente caratterizzato per essere godibile dall'occhio. Ultimo particolare che lo rende gradevole allo sguardo è il lettering usato.

Nell'editoria italiana i cartonati di qualità o con qualche segno di interesse non sono poi molti. Sono poche le case editrici che studiano in questo senso e solo alcune hanno la lungimiranza di andare a guardare cosa si produce Oltralpe. Qui siamo di fronte a un libro tutto italiano: l'autrice Agnese Baruzzi dimostra di avere una buona dimestichezza con la grafica. Anche se la scelta dei soggetti rappresentati non è sempre condivisibile (la pagina con l'hula hop mi pare non adatta a un libro per piccolissimi), ha un suo ritmo interno e una sua ciclicità intorno alla mela di copertina che si ritrova, morsicata, nella pagina finale.
I soggetti illustrati hanno il pregio di essere riconoscibili nell'ancora esiguo bagaglio di immagini di un piccolino - scolapasta, pesce, autobus, teiera, uovo al tegamino - ma senza essere convenzionali e soprattutto spaziano attraverso vari ambiti: la cucina, gli animali, la natura.
Agnese Baruzzi che ha al suo attivo più di venti titoli pubblicati in Italia e all'estero, ci aveva abituato a una illustrazione a collage, piuttosto raffinata. Me la ricordo il un libro molto bello di Davide Calì che non ebbe molta fama, Quel che vorrei, edito da Einaudi nel 2007 dove lei seppe dare forma al tono un po' onirico e immaginifico del testo.
A scorrere velocemente la sua produzione, non sembra di poter trovare nulla di confrontabile con Ecco...una mela! Ne siamo felici perché gli sperimentatori ci piacciono sempre molto.



Carla