"FARE IL PRESENTE PIÙ CHE PERFETTO"
Emonsraga 2025
NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)
"Un evento inaspettato veniva a scombussolare la nostra monotona quotidianità: qualcuno ci telefonava.
Papà ha espirato a lungo, poi ha sollevato con forza il telefono.
Ha impostato una voce sicura per esclamare:
'Pronto?'
Poi si è fatto piccolo piccolo.
Un demone o un'arpia gli stava urlando contro.
Non capivo, ma sentivo una voce che sbraitava con tutta la sua forza all'altro capo del filo. Mio padre ha resistito alla pioggia di rimproveri, e ha assentito con dei piccoli suoni gutturali.
Quando ha riagganciato, la sua mano è rimasta appoggiata sul telefono. Era frastornato."
Dopodomani sarebbe arrivata dal Giappone, Sonoka, un'anziana vedova che, per combinazione è la madre della sua moglie morta nonché nonna della sua figlia lì presente. Ed è molto, ma molto arrabbiata.
Da quattro anni, ossia dalla morte improvvisa di sua moglie, lui non è stato capace di chiamarla nemmeno una volta e, men che meno, di andarla a trovare in Giappone con la nipotina.
Il dolore per la morte improvvisa e prematura della sua amatissima pianista giapponese, madre della sua piccola Elise, l'ha reso un pezzo di pietra. Ha smesso di vivere pur continuando a farlo. In casa ho posto delle regole ferree, divieti insormontabili: nominare la mamma, parlare giapponese, leggere manga e guardare anime ed entrare nella stanza del pianoforte. Poi ha smesso di annaffiare il ciliegio portato dal Giappone per essere piantato in quel giardinetto francese da sua moglie, ha buttato tutti i suoi spartiti, tutta la musica, tutte le foto. Così vive, inebetito dal dolore, e per la sua bambina che lo guarda sempre nella paura che anche lui si rompa del tutto fa lo stretto necessario: principalmente cucina torte di cipolle, che forse possono diventare la giustificazione di qualche lacrima che sfugge a tanto rigore. Poche parole e vaghe, lo sguardo spesso assente. Così è dunque l'accordatore di pianoforti che aveva fatto innamorare la giovane pianista giapponese a tal punto da seguirlo fino in Francia e con lui mettere su famiglia.
Ma poi il dopodomani dell'arrivo della nonna da Giappone diventa oggi.
E lei, dopo averlo preso ad ombrellate sulla porta di casa, entra nella vita di genero e nipote e, una a una infrange tutte le regole...
Questa è la storia di bambina brava a fare i puzzle, di un uomo triste e apparentemente inconsolabile, di una signora anziana che è ancora capace di guardare avanti e soprattutto decisa a purificare quella casa così piena di mestizia e silenzio. E tra loro tre splende Stella, bambina decisamente sopra le righe, ma magnifica nell'essere la migliore amica di Elise.
Il nocciolo della questione intorno a cui ruota questo bel romanzo d'esordio di Antonio Carmona (già pluripremiato in Francia in procinto di diventare soggetto per un film) sono le diverse modalità che hanno le persone per superare la perdita di una persona cara.
Questione universale su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. Ma quello che succede qui sembra prendere una strada imprevedibile, nel suo essere terribilmente concreta. E anche allegra!
In altre parole, a me pare che l'abilità di Carmona sia quella di far accadere (o non accadere) le cose e quindi fermarsi sempre un passo prima di ogni riflessione teorica o peggio di ogni giudizio morale o soluzione d'accatto.
Sembra dirci: ora ti faccio vedere come, di fronte a un lutto, si reagisce in due angoli molto lontani del mondo, poi sarai tu lettore, eventualmente, a elaborare una teoria in merito. Ammesso che tu lo reputi necessario.
Il suo bello è che c'è un gran silenzio di giudizio, mentre sono i sentimenti, ma soprattutto i fatti e le azioni a farsi avanti.
E allora se da lettrice mi si chiede di elaborare un pensiero sulla questione, la prima cosa che mi pare interessante è per l'appunto il differente approccio del francesissimo padre di Elise rispetto a quello della giapponesissima nonna Sonoka.
Si assiste a uno scontro tra culture, tra Occidente e Oriente, che è davvero interessante e degno di ulteriore riflessione.
A tal proposito, tutto l'immaginario che la piccola Stella, con la sua passione per il mondo dei cartoni giapponesi, porta con sé è un buon terreno per i lettori più giovani a cui effettivamente il libro è diretto. Io, come assoluta ignorante di manga e anime, mi sono astenuta dall'andargli dietro per non perdere il bandolo della matassa.
Comunque, manga a parte, percepisco chiaro lo scontro, o incontro che sia, tra due modi di stare al mondo. Due culture agli antipodi convivono sotto lo stesso tetto per le due settimane di permanenza della nonna in Francia.
Le cose stanno così: il padre di Elise non riesce a vedere altro che l'assenza.
Ed è tutto rabbia, rancore, silenzio, dolore solitario, distacco, lontananza e rimozione.
La nonna, invece, è tutta tesa a cercare di percepire in ogni angolo la presenza della sua giovane figlia: tra le mura di casa, nell'aria, negli oggetti, nel ricordo.
In mezzo a questa collisione culturale c'è lei, l'io narrante della storia: Elise.
Una ragazzina che finora ha vissuto l'assenza della madre sostanzialmente solo attraverso lo sguardo del padre; almeno fino al momento in cui, il loro menage doloroso ma consueto, non si inceppa con l'arrivo della vecchia Sonoka.
A quel punto l'aria per la bambina davvero si purifica un bel po' (incensi a parte).
Si riappropria di uno spicchio significativo di libertà e affettività che, ovvio, fa bene a tutti, padre compreso.
Forte di questa riconquistata autonomia di sentimenti e di sguardo sulle cose, lungi dal soccombere, anzi con la voglia di scavalcarle, diventa sempre più urgente per Elise la domanda chiave.
Per lei è come l'aria, sapere.
E quando tutto è detto, allora davvero si può ricominciare.
Carla