venerdì 7 marzo 2025

OLTRE IL CONFINE! (libri dall'estero)

IL TUO KLASSEN! 


Tu islaDein Wald,Your Farm: che in italiano sono rispettivamente La tua foresta, La tua isola, La tua fattoria. 
Questi 3 piccoli libri sono usciti i primi di febbraio e, come piume nel vento, si sono sparsi nel mondo. La prova ne è che li puoi trovare in inglese, in tedesco, in olandese, in spagnolo e, ovviamente, anche in italiano. I bambini francofoni credo siano rimasti fuori dal giro. Almeno per il momento. 
In Italia li ha pubblicati Zoolibri, in una collana intitolata I cartoncini. 
Questo perché sono cartonati di piccolo formato e sono concepiti per le primissime letture, nello specifico: le primissime letture prima di addormentarsi. 
Anche se con lievissime differenze di rilegatura, la misura oscilla intorno ai 18 cm di lunghezza e i 13 di altezza e lo spessore di 1,5 cm. Sono concepiti per mani piccole. Le mani piccole devono anche essere pulite perché la copertina, come le pagine interne ha il fondo bianco. 
Partiamo dalle copertine.


Disposti in modo armonico, fluttuanti nel bianco, sono presenti QUASI tutti gli elementi che poi si ritroveranno all'interno. Quel 'quasi' credo dipenda dal fatto che in tal modo il piccolo lettore dopo una prima lettura li possa riconoscere e con questo si rassicuri, ma nello stesso tempo non metterli tutti ha lo scopo di rinnovare ogni volta la scoperta, durante la nuova lettura. 
Nella copertina di Tu isla fanno bella mostra di sé la palma, uno dei due cespugli, il fuoco (un piccolo falò da campo) e la tenda da campeggio e il sole. Quest'ultimo è in tutte le copertine e segna con regolarità l'inizio delle tre piccole storie. Mentre il tramonto e poi la notte segna tutte le chiusure (tranne una che ha un brividino finale). 


Ciascuna di queste "cose" è stilizzata nel profilo. Circostanza questa che costituisce la prima cifra distintiva del disegno di Klassen. La ragione per cui, a partire dal suo ormai mitico orso killer, fino ad arrivare a questa ultima capanna, lui riassuma le sue figure il più geometricamente possibile, sta nel suo desiderio di riprodurre un oggetto o un soggetto rendendolo immediatamente riconoscibile. 
E' una forma di esagerazione; un po' la stessa che in teatro gli attori devono applicare alla loro gestualità per rendersi visibili e leggibili anche a una certa distanza. 
Il secondo elemento distintivo per Klassen è in quegli occhi che, dalla copertina, guardano dritto verso il lettore. E all'interno del libro muovono stati d'animo ed emozioni e creano divertenti dialoghi espressivi tra le singole "cose" che diventano così personaggi. Ma su questo occorre tornare. 
Adesso invece entriamo nei libri. 
Lo schema si presenta pressoché invariato, anche se le impercettibili differenze sono piene di significato. Cade lo schema consueto nei cartonati per i toddler, in cui testo e immagini si spartiscono lo spazio. 
Qui il testo è sempre nella pagina di destra. Mentre i soggetti raffigurati si muovono liberi, si fa per dire, nella doppia pagina. Il testo è sempre breve e ha la funzione di presentare l'entrata in scena delle singole "cose": Tu isla per esempio esordisce così: Éste es tu sol. Sale sólo para ti


L'impercettibile differenza visiva in questo incipit, identico nel testo, tra Tu islaDein Wald (Da ist deine Sonne. Sie geht gerade auf für dich) sta nel fatto incontrovertibile che il sole di un'isola sorge dal mare, e quindi necessita di qualche ondina che definisca il contesto e lo differenzi degli altri due: fattoria e foresta, appunto. 


Dalla pagina due in poi comincia il gioco reciproco di sguardi: il sole guarda i ben quattro abeti che invece guardano il lettore in Dein Wald, mentre sull'isola c'è giustamente una palma e in Your Farm un alberello rotondo che ti guarda. 


Tutti questi alberi, dando retta al testo, possono stare sotto il sole. Se si prende in considerazione l'accenno di acqua - le poche ondine - e il fatto che nella pagina degli abeti, gli alberi siano quattro invece che essere solitari, come palma e alberello rotondo, sembra evidente un fatto: il grande rispetto nei confronti del proprio lettore. La sua intelligenza, la sua curiosità di fronte alle piccole variazioni sul tema sono tenute in grande considerazione. 


Nulla, ma proprio nulla è lasciato al caso, al contrario tutto si riempie di senso e il lettore piccolo piccolo noterà e farà domande al lettore grande che probabilmente si stupirà di tanta cura e dovrà rispondere in modo circostanziato, così come fanno le immagini. 


Che bella cosa. Ma non è certo l'unica. 
[continua]

Carla

Tu isla, Jon Klassen, Oceano Travesia 2025
Dein Wald, Jon Klassen, Nord-Süd Verlag 2025
Your Farm, Jon Klassen, Candlewick Press 2025


mercoledì 5 marzo 2025

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

UN LUOGO IMPOSSIBILE DA APPIATTIRE 

Essere messi all’angolo. Stare in un angolo. L’angolo del castigo. Un angolo buio. Un angolo cieco. Un carattere angoloso. Una curva ad angolo. 

Molte sono le espressioni che utilizzano questo specifico luogo geometrico e spaziale per rappresentare situazioni scomode, parziali, punitive o ristrette. 
E in effetti, talvolta, gli angoli sono problematici: sono difficili da arredare, nella loro ristrettezza si accumula la polvere, e sono sempre loro che desideriamo smussare quando si dimostrano troppo puntuti. Anche negli albi, poi: l’angolo al centro della doppia pagina, stretto nella rilegatura è un luogo critico che costituisce una sfida per illustratori, grafici e lettori. Eppure è proprio da questo incrocio di rette che convergendo interrompono la loro corsa verso l’infinito che scaturisce la tridimensionalità: è dalla gestione degli angoli sulla carta che si è generata l’illusione della prospettiva, dalle prime intuizioni di Giotto, passando per la progettazione architettonica, fino ad approdare alle illusioni di Escher e alle abbacinanti anamorfosi che il cervello non riesce a gestire liberamente. 


È qui che si posiziona Zo–O: tra illusione ottica e realtà. Questo è un albo impossibile da appiattire poiché è proprio dall’ambiguità tra l’angolo disegnato sul piano bidimensionale e l’angolo creato dalla struttura concretamente tridimensionale del libro aperto che ne scaturisce la forza. Guai se mancasse! 


Tutto ha inizio qui, su una doppia pagina suddivisa isometricamente in tre porzioni equivalenti che sono subito percepite come due pareti e un pavimento. Solo, seduto in corrispondenza del punto di convergenza di tutte le rette, un corvo contempla lo spazio a sua disposizione. 


Poi, una volta acquisite sufficienti informazioni e presa la necessaria confidenza, inizia ad arredare: un divanetto azzurro, una libreria una lampada, un tappeto. Infine una pianta, a cui dedica la prima parola. 


Ma una pianta non può crescere solo con la luce di una lampadina, e quindi ecco che il corvo inizia a decorare i muri disadorni: pennellata dopo pennellata, le pareti si travestono da enormi vetrate che, con il loro giallo paglierino, sembrano inondare l’intera stanza di luce solare. Soddisfatto il corvo si occupa delle sue cose, la pianta cresce, arriva la musica, l’angolo diventa casa. Eppure manca ancora qualcosa. 


È quando il corvo si decide, ad aprire un varco nella parete per affacciarsi effettivamente verso l’esterno che l’idea forte dell’albo si rivela. 


Zo-O maneggia concetti opposti in una dialettica che sfugge ogni polarizzazione, e restituisce nel racconto la potenza del concetto rivoluzionario di interdipendenza. 


Così come lo spazio geometrico non possiede una connotazione morale, così come a ogni angolo convesso corrisponde un angolo concavo, allo stesso modo la solitudine in cui si muove il corvo all’inizio della storia non si contrappone alla relazione con l’altro a cui si aprirà alla fine, ma ne è presupposto fondamentale; la luce della lampadina non si contrappone a quella dell’aria aperta, ma ne è il precursore. L’angolo non è ridotto a una sterile chiusura da sfuggire ma diviene luogo protetto in cui è possibile prendere le misure, costruire, un luogo in stretta relazione con l’esterno, poiché presupposto imprescindibile per l’atto di apertura. 


L’angolo può essere letto come profonda riflessione sull’immaginazione, ma proprio per come prende spunto dall’universale neutralità dello spazio geometrico può permettersi di abbandonare giudizi e contrapposizioni, per suggerire invece il sentimento di legittimità dello spazio individuale – spirito, libro, stanza o mondo che sia – promuovendolo a presupposto fondamentale alla concezione dell’intero. Un intero da cui non solo non siamo mai esclusi ma di cui facciamo parte integrante e costitutiva e verso cui siamo spinti da un senso di complementarità che più che morale è naturale. Perché che si stia dentro o fuori, si è sempre coinvolti nel medesimo processo di conoscenza. 


Giorgia

 “L’angolo”, Zo-O, (trad. Stephanie Barrouillet), Terre di Mezzo, 2025 
M.C.Escher, Concavo e convesso, 1955

lunedì 3 marzo 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

CA-DUNC!

Il Commissario Gordon - Un caso in ogni caso, Ulf Nilsson, Gitte Spee 
(trad. Laura Cangemi) 
Lupoguido 2024 



NARRATIVA ILLUSTRATA (dai 6 anni) 

"Il letto era grande e, sotto le coperte, la commissaria Buffy era piccola come una girandola alla cannella. 
Buffy era una topolina, e aveva zero anni. Ed era lei a occuparsi di tutto ora che il vecchio commissario Gordon era via, in vacanza. Una vacanza molto lunga, in effetti... 
D’un tratto un rumore sul vetro ruppe il silenzio della notte. Grat grat, come se un animale selvatico affamato cercasse di entrare. 
Buffy si svegliò subito e si rizzò a sedere nel letto. Fuori dalla finestra si vedeva una grossa creatura informe che barcollava nell’aiuola. Si sentivano grugniti e mugugni. Buffy si alzò in fretta e andò alla porta in punta di piedi." 

In quel commissariato ai margini del bosco, dove la luce è sempre accesa, come a dire che, se qualcuno ne avesse bisogno, la polizia è sempre a disposizione, dove la commissaria dorme nel suo lettone al centro dell'unica cella che è sempre aperta perché non ce n'è mai stato bisogno di rinchiuderci qualcuno, dove dentro l'armadio, chiusi a chiave, ci sono sfollagente e pistola...ecco intorno proprio a quel commissariato dove ora l'unica poliziotta in servizio - la topolina Buffy - sta dormendo sodo, si sentono strani fruscii. 
Lei si sveglia e si mette all'erta. Ma, nonostante sia bravissima nel suo mestiere, un po' di timore lo prova anche lei e un po' le manca la presenza del suo vecchio collega - il commissario Gordon - con cui ragionare su quello che sta succedendo. 
Lui, da tempo, si è ritirato nella sua casetta in riva all'acqua dove va a pescare senza amo. Buffy parte per andarlo a cercare e discutere con lui di fruscii notturni e insieme sulla via del ritorno scoprono un nuovo vero caso da risolvere: la maestra con tutti i suoi piccolini è agitatissima perché due di loro sono spariti! Mancano all'appello nell'allegra combriccola Evert, lo scoiattolino e Karin la coniglietta. Sono spariti loro, i loro zaini e i loro bastoni da passeggio (quindi si può già escludere che sia stata la volpe a mangiarseli...). E sparito è anche il Libro del contadino. 


Questa è la storia di come due abili commissari, un rospo anziano a una topolina di anni zero, cercano di risolvere il complicato caso. Ma è anche la storia di come si risolve il caso dei fruscii notturni. 


Ed è pure la storia di come in ogni nuova impresa il sentirsi parte di una squadra sia più confortante dell'idea di affrontarla da soli: dall'agricoltura al lavoro di indagine, la cosa non cambia. 

I libri di Ulf Nilsson in Italia arrivano con il contagocce, ma arrivano. Fortunatamente. 
Due case editrici benemerite se ne stanno occupando. Da una parte Iperborea, apripista e scandaglio attentissimo alla letteratura scandinava da sempre, ha pubblicato Tutti i cari animaletti, uno dei migliori libri che abbiano raccontato di morte con la dovuta onestà e garbo, visto che è a dei bambini che si sta parlando. E dall'altro Lupoguido, che ha scelto meritoriamente di pubblicare la sua serie sull'ispettore Gordon. 
Già tre titoli : Il Commissario Gordon e le nocciole scomparse (2023); Il Commissario Gordon L'ultimo caso? (2024) e da non molto Il Commissario Gordon Un caso in ogni caso (2024). 
Se del libro Tutti i cari animaletti in più di un caso c'è stata occasione di dirne ogni bene, considerandolo un esempio emblematico su come si possano affrontare argomenti difficili a patto di saperli infilare in una buona storia, al contrario di Gordon, colpevolmente, si è taciuto finora. 
Forse val la pena mettere subito in chiaro che il valore di questo scrittore di culto anche quando scrive di Gordon non è minimamente messo in discussione. Anzi. 
Si può al contrario sottolinearne ancora una volta la sensibilità nell'aver creato una serie dedicata ai primi lettori. 
Le serie, per struttura, sono oggetti interessanti. 
Credo che per un piccolo lettore sia molto confortante ritrovarsi in un mondo conosciuto, tra vecchi amici di carta, si sentirà anche sollevato nel non dover ricostruire a ogni nuova storia l'intero contesto. Le atmosfere che si ripropongono, certe routine sarà un piacere vederle ripetersi con cadenza regolare: gli appunti di Gordon, i suoi dolcetti e il suo tè, i motti che vengono validati, secondo un preciso rituale, con il timbro, ca-dunc. 


Sarà contento e si sentirà un po' come a casa. Che quando stai leggendo per le prime volte, è una bella sensazione. 
Nello stesso tempo, con il fatto che caratteri e personaggi sono ormai noti, potrà dedicarsi con più entusiasmo alla risoluzione dei vari casi polizieschi. Che polizieschi lo sanno essere veramente e non si limitano a scimmiottare un genere che è di norma affare per più grandi. 


In questo ultimo libro per esempio, la sparizione di due piccoli innesca una sequenza interessante di riflessioni sull'aspetto sociale che una situazione del genere porta con sé. In questa prospettiva il coinvolgimento dell'intera comunità mi pare una questione davvero interessante da mettere all'ordine del giorno di una possibile conversazione tra grandi e piccoli. 
L'altra grande capacità che va attribuita a Nilsson sta nel modo in cui delinea il contesto e i suoi personaggi, in particolare i due commissari Gordon e Buffy. Nel farlo va ad esplorare quello che è il loro/nostro mondo emotivo, con rabbie, debolezze, prove di autostima, capacità di perdonare e via andare. 
Nel farlo non offende mai l'intelligenza dei suoi lettori, con l'essere didascalico o retorico: fa succedere, o non succedere, le cose, descrive luoghi e abitudini con la consueta grazia, ossia portando il lettore a percepire per deduzione certa serenità diffusa. Sottilmente ironico, largamente affettuoso, con pochi dettagli messi in elenco è in grado di creare il necessario spessore di caratteri e situazioni. 
Insomma, questa percezione piacevole che si prova nel ritrovarsi fra conoscenti si riverbera nelle illustrazioni di Gitta Spee.


Le sue tinte pastello, i contorni morbidi, le sfumature ovunque, certa dolcezza che dedica alle rotondità di Gordon e certa esilità che distingue Buffy in camicia da notte oppure con l'ambito berretto in testa, contribuiscono a rendere tutto così tanto accogliente, da non voler mai chiudere il libro per andare a fare altro. 

Carla